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Bush, ok all'energia pulita



Washington, 28 settembre 2007 - Il presidente degli Stati Uniti George Bush nel corso di una conferenza sul cambiamento climatico da lui sostenuta, ha dichiarato che l'America sta prendendo "molto sul serio" la questione ambientale, ma questa "non può e non deve frenare l'economia". La temperatura nel mondo sta aumentando e questo è causato dall'azione umana, ha ammesso Bush che ha aggiunto: "Sviluppando nuova tecnologia a bassa energia possiamo diminuire i gas a effetto serra. Abbiamo un'opportunità. Ci sono vari meccanismi di mercato per creare incentivi e per far investire le aziende in nuove forme di energie alternative. Abbiamo responsabilità comuni, portando avanti le tecnologie pulite potremo anche incentivare l'economia". In ogni caso Bush ha specificato che si tratta di un obbiettivo a lungo termine e che ogni paese deve poter decidere come crede la sua strategia. Nessuna apertura dunque sul taglio delle emissioni di gas serra da parte degli Stati Uniti. 2,5 i milioni di dollari investiti finora in tecnologia pulita con una buona risposta dal settore privato. E' stato prodotto un primo impianto a emissioni zero.

Bush ha poi dichiarato di essere favorevole al nucleare "Ci sono 439 impianti nucleari e mettendoli tutti in opera ci sarebbe meno anidride carbonica nel mondo. Speriamo di poter costruire altri vettori nucleari". Ma, aggiunge il presidente degli usa, "Dobbiamo espandere anche l'energia eolica e quella solare in modo che possano essere competitive sul mercato e dobbiamo modificare il modo in cui utilizziamo i nostri veicoli , per poter ridurre la dipendenza dal petrolio sviluppando etanolo". E aggiunge: "Abbiamo investito 1,2 i miliardi di dollari per sviluppare veicoli ad idrogeno". Bush ha quindi proposto un fondo per la tecnologia pulita affinchè si contribuisca a finanziare tecnologia pulita nei paesi in via di sviluppo.

Intanto gli scienziati lanciano l'allarme: il Polo Nord si scioglie più in fretta del previsto. In base al satellite della Nasa, i ghiacciai si sarebbero già ridotti di circa il 20%. In 50 anni la calotta del mare Artico potrebbe sparire del tutto, aprendo la possibilità a uno sfruttamento più facile del petrolio e del gas presenti.

 

 

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