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Italia, integrare i Balcani nell’Ue



Lubiana, 9 settembre 2007 – Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha visitato il Museo di Caporetto che ricorda la tragica battaglia della prima guerra mondiale in cui persero la vita migliaia di soldati italiani. Incontrando la comunità italiana di Lubiana, Prodi ha detto che “dobbiamo far finire una volta per tutte la tragedia della ex Jugoslavia e dimostrare alla Serbia che c'è un' Europa che la attende”. Per il presidente del Consiglio sarebbe un passo avanti l'approvazione di una legge che dia tutela in modo definitivo alle minoranze. Prodi ha rimarcato la completa unità di vedute su quello che il governo italiano deve fare. E ha aggiunto: "C'é un rapporto con il governo sloveno perché tutti i problemi che ruotano attorno all'applicazione del bilinguismo vengano adottati con costanza, serietà e responsabilità". Domani sono previsti gli incontri bilaterali tra Prodi e il premier Jansa.
Della situazione nei Balcani hanno discusso ieri i ministri degli esteri nel Consiglio europeo a Viana do Castelo, promosso dalla presidenza portoghese. A margine dei lavori il ministro degli esteri Massimo D’Alema ha detto di ritenere che si debba “cercare di accelerare il processo di avvicinamento della Serbia nello spirito di un'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea, che noi consideriamo importante per la stabilità dell'intera regione e per la sua definitiva pacificazione". D’Alema ha poi ricordato che “ci siamo battuti per un anno perché riprendesse il negoziato per l'accordo di associazione” e che “questa battaglia italiana alla fine ha avuto successo con la ripresa del negoziato. L'apertura a Belgrado infatti - ha proseguito D’Alema - creerebbe l'ambiente migliore per incoraggiare la Serbia a trovare un accordo sul Kosovo. Tuttavia è evidente che se un accordo sul Kosovo non ci sarà, tutto il processo di integrazione dei Balcani nell'Ue rischia una battuta d'arresto". D’Alema ha annunciato che presto tornerà a Belgrado e ha auspicato che il dibattito politico in Serbia guardi ai propri interessi di fondo e non rimanga prigioniero degli spettri del passato e che anche i kosovari abbiano una certa flessibilità e soprattutto dimostrino ben altro impegno nel rispetto delle minoranze.

 

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