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Italia, studio Istat sulla povertà



Roma, 4 ottobre 2007 - Nel 2006 le famiglie italiane in situazione di povertà relativa erano due milioni 623 mila e rappresentavano l'11,1 per cento delle famiglie residenti, un valore che è rimasto stabile rispetto al 2005. Si tratta di 7 milioni 537 mila individui poveri, pari al 12,9% dell'intera popolazione. La povertà è di casa nel Mezzogiorno: il 65% dei poveri sono infatti concentrati nel Sud del Paese. E' stato il Nord-Est l'unica macroaerea italiana a crescere nel 2005, quando l'incremento del Pil nazionale si è attestato ad appena lo 0,1% rispetto al 2004. In particolare, segnala l'Istat, quell'anno il Pil è diminuito sia nell'Italia meridionale che nel Nord-Ovest (rispettivamente -0,4% e -0,2%), mentre è aumentato nel Nord-Est (+1%) ed è rimasto praticamente invariato al Centro (+0,1%).

Circa due milioni di famiglie italiane, l'8,1% del totale, sono a rischio povertà. Infatti il 3,9% delle famiglie italiane spende fino al 10% in più rispetto a quanto spende una famiglia considerata povera, mentre un altro 4,2% spende tra il 10 e il 20% in più.  Una famiglia di due componenti si definisce povera se la sua spesa media mensile nel 2006 è stata pari o inferiore a 970,34 euro, cioè la spesa mensile media pro capite nel Paese. Nel Mezzogiorno le famiglie a rischio povertà sono il 17% del totale: il 6,8% spende fino al 10% in più rispetto alla soglia del 970,34 euro, il 6,5% tra il 10 e il 20%.  

La povertà è inoltre fortemente associata a bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali (definiti "woorking poor") e all'esclusione dal mercato del lavoro: l'incidenza della povertà tra le famiglie nelle quali due o più componenti sono in cerca di occupazione e' di quasi quattro volte superiore a quella delle famiglie senza disoccupati. La percentuale di incidenza e' pari al 28,2% a livello nazionale e sale di 10 punti percentuali se si analizza la condizione del Mezzogiorno. La povertà ha una incidenza del 49,4% nelle famiglie senza occupati ne' pensionati.

Il fenomeno della povertà, osserva infine l'Istat, si caratterizza non solo per la sua diffusione ma anche per la sua gravità. L'intensità della povertà nel 2006, infatti, e' risultata pari al 20,8%. In termini reali, il valore aggiunto risulta in crescita solo nei servizi (+0,9% contro +1% a livello nazionale) mentre scende negli altri comparti produttivi: -5,6% nell'agricoltura, -3% nell'industria e -0,8% nelle costruzioni. In particolare, all'andamento negativo dell'industria in senso stretto hanno contribuito quasi tutti i settori, ad eccezione dell'attività estrattiva (+14,7%), dell'energia elettrica (+1,7%), del settore della carta (+1,6%) e della fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+0,7%).

 

 

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