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Incontro a Bruxelles sui "diamanti della guerra"



Bruxelles, 13 giugno 2007 – Esperti economici e rappresentanti di governi, su invito della Commissione europea partecipano ad una riunione sul fenomeno dei “diamanti della guerra” che finanziano la maggior parte dei conflitti civili in Africa. L’obiettivo è quello di monitorare la situazione e migliorare il funzionamento del processo di Kimberly, promosso dalle Nazioni Unite. L’accordo, entrato in vigore nel 2003 e firmato da 72 paesi, prevede il controllo della produzione e del commercio dei preziosi e pertanto le spedizioni internazionali devono avvenire in contenitori antimanomissione ed essere accompagnati da certificati rilasciati dalle autorità nazionali per assicurare che i diamanti grezzi non provengono da zone di conflitto. Ispezioni in loco e analisi di dati e statistiche assicurano il rispetto dei requisiti richiesti ai paesi che altrimenti non possono più vendere i diamanti.

L’attuale sistema di sorveglianza e di certificazione statale ha già dato buoni risultati, ha incrementato l'impegno dei paesi membri e favorito dall'impegno congiunto di società civile, governi e industrie. L'Unione europea ha sostenuto fin dall'inizio l'attuazione del processo di Kimberly e dal gennaio scorso ne ha assunto la presidenza. Il commissario per le relazioni esterne e la politica europea di vicinato, Benita Ferrero-Waldner, ha dichiarato che “i diamanti non sono più i migliori amici dei ribelli proprio perché il processo di Kimberley è riuscito a fare la differenza, grazie al suo carattere inclusivo, trasparente e flessibile. Tuttavia occorre migliorare il meccanismo di controllo paritetico e rafforzare la cooperazione con la comunità internazionale, in particolare con le Nazioni Unite, che metta l'accento sulla prevenzione dei conflitti e sul tema dello sviluppo".

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