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Aquisgrana, conferito a Ciampi il Premio Carlo Magno

 

 

Aquisgrana, 5 maggio – Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto oggi ad Aquisgrana, in Germania, il Premio internazionale Carlo Magno. Dopo De Gasperi, Emilio Colombo e Antonio Segni, Ciampi è il quarto italiano a ricevere il prestigioso riconoscimento che viene assegnato, ogni anno, a personalità che si distinguono per il contributo dato allo sviluppo del processo di integrazione europea.
Nell’ allocuzione pronunciata per l’occasione, il capo dello Stato si è richiamato alle diverse fasi del percorso europeo evidenziando che “nessun incidente della storia, lieto o triste, ha arrestato o modificato l'avanzamento dell'Europa verso una sempre più vasta e sempre più intensa e impegnativa unificazione. Non la guerra fredda. Non la fine del grande conflitto ideologico che divideva l'Europa tra Est e Ovest. Non la caduta dei muri. Non i grandi mutamenti della realtà economica e politica su scala mondiale. Non le folli minacce e sfide di ideologie distruttive. Ogni evento epocale, ogni incidente della storia europea e mondiale - ha sottolineato - ha messo ancor più in evidenza l'indispensabilità del processo di unificazione europea”.
Dopo essersi detto orgoglioso perché l’Italia è stata prima tra i sei Paesi fondatori a ratificare il Trattato costituzionale approvato dai governi, Ciampi ha affermato che “senza un'autentica volontà politica comune dei popoli europei, senza una comunione degli spiriti e della fiducia nell'Europa, nemmeno la Costituzione sarà garanzia della necessaria governabilità. Senza la piena consapevolezza di un destino comune, senza l'adesione a un forte e sempre rinnovato spirito comunitario, nessuna riforma istituzionale basterà a sostenere lo sviluppo dell'Unione”.

Sulla politica estera comune, Ciampi ha fatto rilevare come l’ Europa non sia ancora in grado, in ogni circostanza, di parlare al mondo con una sola voce. Si è anche richiamato all’ euro “i cui effetti positivi si sono manifestati solo parzialmente” e alla lenta crescita economica attestata al di sotto del potenziale comune:“Gli Stati che partecipano all'euro, e che hanno creato la Banca Centrale Europea, che è una istituzione di stampo federale per la gestione della moneta comune, hanno il dovere di praticare, per essere coerenti con se stessi, una gestione dei loro bilanci nazionali, e una gestione del bilancio comunitario, strettamente coordinate. I risultati dell'inazione, in termini di crescita economica e di competitività, sono sotto gli occhi di tutti; ne soffre l'intera area dell'Unione Europea”.
Ciampi ha ricordato che l'Europa ha bisogno di essere identificata come uno spazio di civiltà comune e “ha bisogno di vivere con orgoglio diversità che sono parte di un condiviso retaggio, tessere di un solo grande mosaico di civiltà. La giusta difesa e la conservazione della nostra duplice identità, nazionale ed europea, comportano – ha detto Ciampi -un rinnovato sforzo delle istituzioni, nazionali e comunitarie, operanti nel campo dell'istruzione e della cultura. Fatta l'Europa, dobbiamo impegnarci a fare gli Europei”.

 

Soddisfazione per il premio a Ciampi ha espresso il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: ''Voglio rivolgere a Ciampi le mie felicitazioni e quelle di tutto il governo'', ha detto il premier rammaricandosi di non poter essere presente in Germania. Tra i primi a congratularsi con Ciampi anche il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini. Che - in un messaggio diretto al presidente - ha sottolineato come il premio ''onora la Sua limpida e solida fede europeista, ma anche il Suo personale e concreto contributo a diverse tappe cruciali della costruzione europea, come l'adozione della moneta unica e la finalizzazione del Trattato costituzionale''. Congratulazioni sono arrivate anche dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. ''Tra i tanti meriti, voglio in particolare ricordare - ha detto il leader degli industriali - il fondamentale lavoro compiuto per convincere i partners europei, allora piuttosto scettici a cominciare dai tedeschi, che l'Italia ce l'avrebbe fatta a partecipare sin dall'inizio alla moneta unica. Possiamo senz'altro considerare quel passaggio storico come decisivo per il nostro Paese''.

 
 

 

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