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La Francia dice "no" alla Costituzione europea

 

Roma, 30 maggio 2005 – La Francia è il primo paese che dice “no” alla Costituzione europea. I dati definitivi registrano il 54,87 % per il no e il 45,13 per il sì. Nel prendere atto del risultato, il presidente francese Jacques Chirac ha affermato  che “la Francia resta naturalmente in Europa e manterrà tutti i suoi impegni”.

In un dichiarazione congiunta il presidente di turno dell’ Unione europea Jean-Claude Juncker, premier lussemburghese, quello della Commissione Ue Josè Manuel Barroso e quello del Parlamento europeo Josep Borrell hanno dichiarato che il processo di costruzione europea “non si ferma” e che “le istituzioni comunitarie continuano a funzionare normalmente”.

Come è noto, la validità del Trattato europeo è legata alla ratifica da parte di tutti i paesi membri dell’ Unione. A ratificarlo sono stati già nove paesi, pari a quasi la metà della popolazione europea. Adesso, secondo quanto si apprende negli ambienti comunitari, si cercherà di trovare il modo per superare questo “stop”, peraltro preannunciato dai sondaggi. Si attende, intanto,  il risultato del voto olandese previsto entro questa settimana, che i sondaggi anticipano come negativo anche per l’effetto “traino” del risultato francese.  

In Italia il presidente della Repubblica Ciampi, dopo essersi detto dispiaciuto per il risultato,  ha auspicato uno “sforzo propositivo da parte di tutti i Paesi che hanno a cuore il successo del progetto europeo, a cominciare dalla Francia, nello spirito ideale comunitario che essa stessa ha promosso”.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini, rappresentante del Governo italiano nella Convenzione che ha elaborato la Carta costituzionale europea, sottolinea il rispetto per la volontà pienamente espressa dagli elettori francesi  e ritiene che “le procedure di ratifica del Trattato costituzionale debbano proseguire nei vari Stati membri dell’Unione, secondo le forme e i calendari previsti”.

Da parte sua Romano Prodi si è detto enormemente dispiaciuto dei dati che provengono dalla Francia e che “bisogna riflettere e ascoltare questi segnali di disagio. Ma pur tenendone conto  - ha affermato l’ex-presidente della Commissione europea - bisogna far proseguire lo stesso con tenacia il progetto europeo”.

Per il ministro delle Riforme Roberto Calderoli il voto francese “chiude una fase, quella dell’Europa nata a tavolino e dalla carta bollata”.


 
 

 

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