La scala di seta

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LA MIA ECO - COM’ERA BELLO! - AMICIZIA E DOVERE - COME NASCE UNA POESIA - TUTTA UNA VITA - DALL’ALTO - PASSEROTTI -IL DOPO E IL PRIMA
MATTINO DI FESTA IN CAMPAGNA - RICORDO D’UNA MANO - È BELLO - COSA INSEGNA LA VITA - LE RONDINELLE - MOMENTI - GRAZIE PAPÀ - MADRE ADDORMENTATA - LE MIE MANI - SOGGIORNO UMANO - RINASCITA - DOLCE AUTUNNO - IL FULMINE - CIO' CHE NON FU - LA FINE - GLI ANNI NUOVI
LIBERAZIONE - SFACELO - GIORNATE INUTILI - TRISTE CARNEVALE - SENZA RANCORE - DAVANTI AL QUADRO DELLA DEVOZIONE - INCANTAMENTO
CADE UNA STELLA - C’È SEMPRE DA IMPARARE - UNO SPRONE - NOSTALGIA D’UNA ROSA - UN PUGNO DI RICORDI - BACI - OLTRE LA VITA - CANTICO D’AMORE - NOTTURNO - IO E TE - INVERNO SCONSOLATO - ESTREMI - ODIO LE CATENE - INGRATITUDINE - FANCIULLA SPENSIERATA - SINFONIA CAMPESTRE - LA GUIDA OCCULTA - GEMMA RADIOSA - I VERI EMARGINATI - DONARE - MADRE CORAGGIO - LA NUOVA LEBBRA - DONNA - TRITTICO
TRE PENSIERI - MURO D’ORRORE - ADOZIONE - A TANTE VITTIME INNOCENTI - POVERI MICI - LA FODERA DI PLASTICA


LA SCALA DI SETA


Mi han donato una scala di seta
dai gradini leggeri leggeri
per salire alle porte del cielo
e scrutare dall’alto quaggiù.

L’ha intessuta una bianca farfalla
con il filo d’un piccolo baco,
l’ha Intrecciata con tanta pazienza
e ne ha fatto una scala sicura.
 

Me l’ha data un’amica fidata
dagl’impulsi decisi e sinceri
per ascendere senza pensieri
ai confini del cosmo... lassù.

È sicura la scala di seta
che s’innalza fra nubi rosate
ed lo rapida salgo nel vento
ove regna sovrana la pace.

E l’amica sarà assai felice
nel vedermi salire... salire...
Quando alfine raggiunto avrò il sole
da lontano il mio bacio si avrà.

Riporrò quella scala di seta
nelle fulgide anse del cielo
e godrò fra cortine dorate
d’ogni cosa assai bella che c’è.

Scorderò della terra la vita,
le tristezze, le offese, i rancori
e sarò finalmente appagata
che non vorrò ridiscendere più.

 


LA MIA ECO

Ascolto un’eco che viene da lontano!
E' fatta di parole conosciute...
E come se prendessi per la mano
I miei ricordi e li portassi indietro!

Sento una voce che mi dice: Andiamo!
Un’altra, cara... Vlenimi vicino!..
Non fare questo ... no, non puoi sbagliare!
Oppure un’altra: Mettiti a pregare!

Son tutte ricordanze care al cuore,
son cose gli vissute e gli passate
e pure, se da tanto l’ho perdute,
ml tornano d’accanto... tutte vive.

Mio Padre, santo, che mi dice: Studia!
Mia Madre, ancora, che mi chiama: Amore!...
E la speranza, che m’esorta, Prova!
Ed il coraggio, che m’incita, Vai!

E la pietà, comanda, Cosa fai?...
Non sai che questo è tempo d’aiutare?
Muoviti, svelta, non star lì a pensare?!!
È un’eco, questa, molto personale

che mi riporta tutti gl’ideali...
Ma ormai son qui da sola a meditare
che tutto è già appassito come un fiore
e l’eco... m’accompagna a tutte l’ore.

 


COM’ERA BELLO!

Stanotte ho fatto un sogno
il più bello che ci sia...
Io me ne andavo a spasso
insieme con la fantasia:Com’era
bello girare cosi
e dei pensieri sentirsi svuotare!

Com’era bello sentirsi felici
e tutti gli affanni dimenticati!

Gli uccelli tutti in coro
cantavano con me e della vita intera
mi svelavano i perché.

Perché muoiono le mamme;
perchè soffrono i malati,
perché mai non c’è lavoro,
perché esistono i cattivi.

Com’era bello sapere i perché
aver risposta a qualunque problema!

Com’era bello saper che i misteri
tutti nel sogno s’erano svelati!

Io volavo senza ali
e cantavo senza voce
e sentivo gli ultrasuoni
e vedevo cose arcane.
Ma svegliandomi d’un tratto
è svanito il sogno bello
e dimenticato ho tutto...
Tutto quello che ho saputo!

Non è più bello pensare ai perché
domandarsi di nuovo: Cos’è?
E ritrovarsi frammezzo ai misteri
e non capire gli uccelli parlare!

 


AMICIZIA E DOVERE

Non formano radici
quelle parole fatue
che volano nell’aria
e presto si dissolvono
come bolle di spuma.
Pure se son dettate
da giuste motivazioni
all’istante si ascoltano
poi, nel vento svaniscono.
Sarebbe molto bello
se invece radicassero!

E spero che radici
prendano i miei pensieri,
sofferti e meditati
chè tutti son fissati
su fogli immacolati...
Saldi! A testimoniare
Il mio terreno omaggio
a quella cosa immensa
che sa fare e disfare
• che su questa terra
viene chiamata vita.

Queste le mie radici!
E s’esse germogliassero
darebbero dei fiori
Invero molto rari
che avrebbero per nome:
Amicizia e Dovere!

 


COME NASCE UNA POESIA
 
C’è un seme dentro l’anima, che solo,
non ha vitalità nè forza alcuna,
ma si feconda con il patimento
e con i sentimenti più sublimi.

Si nutre di ricordi e nostalgia
e s’accompagna alla malinconia
e, qualche volta, a sprazzi d’euforia
e quando è in boccio è colmo di passione.

Passione insinuante e travolgente
che avvince, incanta, logora e consola
fino a che esplode come sinfonia
in un tripudio di note deliranti.

Covato con amore è ognor quel fiore
che sboccia fra contrasti e delusioni
e chi è assetato di dolcezze arcane
trova soltanto in esso appagamento.

Ed ogni fiore reca il “suo” profumo
e la “sua” propria musica... divina.
ch’ogni poesia s’evolve come un fiore
e spande intorno... note di violini.

 


TUTTA UNA VITA
 
C’è un’alba che nasce precoce
sull’ala di insonni pensieri
e porta ricordi fugaci
dl tenere cose perdute!

Ci sono carezze leggere
e tante sciocchezze infantili;
si sentono voci passate
con le sensazioni più lievi.

Parole che furono arcane
per il nostro orecchio bambino
e tutte quell’ore sognate
In notti fantasticate.

Ritornano le storie liete
e giuochi dl niente farciti
e ancor... delusioni cocenti
con piccole pene ingrandite...
S’avvertono i dolci profumi
di candidi baci rubati;
e Ideali sublimi
d un mondo pur semplice e vivo.

E tante parole sincere
di favole credute vere
che poi, col passare del tempo,
non hanno più tracce ... sparite.

Nel mentre che l’alba scompare
si avverte, con grande rimpianto,
che nel breve spazio d’un’alba
passata è già tutta una vita.

 


DALL’ALTO

Guardare dall’alto la notte,
è prender coscienza del mondo;
coi fusti e le cime d’attorno
si sente il passare del tempo.

È come un librarsi nel buio!

Par facile pure volare
se in pace si sta a meditare!

Sfiorati da acuti pensieri
si vede, dall’alto, più chiaro
e i campanili solenni
con tutti confusi col cielo
e piccoli, accanto alle stelle.

Quegli astri che ardon silenti
con chiari ricami lucenti
e argentei che pungon la notte
consimili a fiaccole vive
che tremule, vibrano e cantano.

Ovunque un respiro possente
sa prendere sensi e pensiero
e l’animo, a un tratto, s’espande
e avverte che alfine... è felice!

 


PASSEROTTI

Passerotti smaniosi di volare,
avidi di vedere, di scoprire,
per nuovi cieli presto volerete
dimentichi dei dì che l’ale implumi
bramavano l’appoggio e l’imbeccate.

Ma appena forti e liberi da’ lacci,
verso nuovi orizzonti e cieli azzurri
vi librerete in voli spensierati.

Ogni curiosità sarà appagata
ed ogni prova... un’esperienza nuova.
Nidi novelli in coppia intesserete
fra albori evanescenti e rame in fiore.

Conoscerete primavere ardite,
sorvolerete ostacoli funesti
fintanto che la gioia di cantare
non si dissolverà con la certezza
ch’ò breve per ognuno giovinezza.

 


IL DOPO E IL PRIMA

Dopo la dipartita
sprofonderò negl’Inferi
per scontarvi la vita?

Oppure in lidi eccelsi
m’assiderò beata
per essere appagata
d’ogni desto terreno?

Tale quesito incognito
posi ai sapienti Avi
ed ai precoci allievi
filosofi e futuribili.

Ma le risposte multiple
furono parallele,
arcane e sibilline...
L’unica ad esser logica
fu eguale per ognuno:

C’è una certezza atavica
da non dover discutere...
per l’argomento postumo
prima s’ha da morire!

Inver chi è trapassato
giammai l’ha raccontato
e chi dirà del dopo...
l’avrà solo inventato!

 


MATTINO DI FESTA IN CAMPAGNA

Il fresco pungente dell’aria serena
ritempra le membra, raddrizza la schiena
curvata dall’opre più dure e snervanti
nei boschi, sui campi e fra spighe fragranti.

Mattino festivo, riposo goduto!...
Ognun va in cerca del tempo perduto.
Quest'aria frizzante che da il buonumore
ridona a ogni fisico il giusto tenore.

Che sembra alienato, del tutto scordato
da che sta solingo, penato, sudato,
a trarre da terra il suo pan quotidiano
e sembra lontano dal genere umano.

Ma non altro luogo c’è al mondo in cui “festa”
vuoI dire veramente:- Non muoverti! Resta!
Respira quest’aria che sa di pulito,
rilassati e, alfine, ti senti più ardito.
E quando, più tardi, goduta la siesta...
Stirando le membra, dirai:- Questa è festa!

 


RICORDO D’UNA MANO

Serbo il ricordo d’una mano scarna
che tenera lisciava la chiometta
d’una ingenua bambina, un po’ scontrosa
che spallucciando ognora si scherniva.

Quando, copioso, il pianto dilagava
quella esile mano era lì, pronta,
a ripetere lieve la dolce carezza,
sfiorando gli occhi intrisi
e il volto mesto... tacita l’asciugava
quell’accorato e misterioso pianto.
Ed assorbiva, muta, quei dolori
dei quali,tutti, indovinava i temi.

Mai ne chiese i perché!
Mai fu indiscreta!
Eppur silente, quante mai volte
le morbide falangi hanno risolto
i nodi più tenaci d’un avverso destino,
così ineluttabilmente disperato...

Or quella mano è infisa nel ricordo
nel gesto grave e si pieno d’amore
mentre indicava, ferma, a me il cammino

 


È BELLO

È bello tener desto
un bel ricordo
ci aiuterà nell’ora
burrascosa
dell’esistenza scura
e inappagata,
allor che assai inaspriti
e sconsolati
ci troveremo soli
e non amati.

È bello ritrovare
le dolcezze
di chi s’è amato un tempo
e constatare
che ciò ch’è stato
non s’è mai scordato
e che riposti con estrema
cura
sempre son vivi gli echi
del passato.

È bello assaporare
la carezza
che scaturisce dalla
tenerezza
senza secondi fini nè malizia.
Così sincera, semplice
e pulita
saprà riconciliarti
con la vita.

 


COSA INSEGNA LA VITA

La vita insegna sempre tante cose
pur se la trama non è tutte rose,
ma essa unicamente è vera scuola
anche se gl’ideali spesso invola.
Inutile è forzar gli avvenimenti
senza conoscer prima i nostri eventi;
la vita stessa per chi avrà imparato
garantirà alla fine il risultato.
Chiunque avrà seguito il giusto metro
non si ritroverà del tutto indietro;
il tempo forgia le indoli ribelli
e da coraggio ai pigri ed agl’imbelli.
Pertanto alcune regole accertate
sarà opportuno che vengano accettate,
io ve le elenco appresso tutte quante
e voi vedrete che non sono tante:

Allontanare il male con fermezza
e mitigare qualsia smodatezza,
accontentarsi della sobrietà
vivendo di lavoro e d’onestà;
non bestemmiare nè invidiar nessuno
che tanto... c’è una pena per ognuno.
Semplici norme e facili da usare,
la vita questo insegna nel suo andare.

 


LE RONDINELLE

Là, sull’estremo lido,
ove s’abbraccia al mare
un orizzonte chiaro,
solo, un vegliardo stanco
volge lo sguardo al cielo.

Guarda la migrazione!
Sopra di se, compatti,
gli stormi vanno a volo.
Migran le rondinelle!
L’ultime di quel lido.

L’osserva l’occhio attento
di chi fu già emigrante
e sa che il vento gelido
le spingerà oltremare,
malgrado il vento infido

e quando giungeranno,
coll’ale intirizzite
sopra quell’altra riva,
sarà ostile l’approccio
per un nuovo domani.

Lui, non trovò fortuna
quando negli anni arditi
partì con la speranza
di tanti sogni ambiti
che gli erano di sprone.

Trovò solo l’amore
d’un cuore giovinetto
che l’aiutò a sperare
e tutto sopportare
con più tenacia e ardore.

Colei che l’amò tanto
era una fresca bimba
con i capelli al vento
e un amoroso canto,

quasi una rondinella!...
Ma quelle trecce brune
il tempo non sbiancò
e triste l’emigrante
con il suo baldo cuore
fedele a lei restò.

Dolenti rimembranze
tornano nel tramonto
mentre una goccia calda
scivola inavvertita
giungendo fino al cuore.

Lavando quel dolore
che non trova conforto
nel vespro settembrino
mentre le rondinelle
migrano via... lontane.

S’attarda col pensiero...
E par d’udire il canto
della sua bimba bella
che s’ebbe un breve volo...
quasi di... Rondinella!

 


MOMENTI

Intimo è quel momento che di sera
caldo avviluppa i sensi e li ristora.
Dolce è il momento allor che il sole d’oro
discioglie della notte il velo nero.
Pure il momento tenue del tramonto
che sulla spiaggia invoglia ad indugiare
è bello e consolante.
Tenero è il momento in cui sentiamo bisogno
di curar l’altrui ferite seppur le nostre
non sono ancor lenite.
E quel momento che s’ascolta assorti
le note d’un concerto mozartiano
che sa portar la mente verso vette sublimi
e affascinanti è pur solenne.
Limpido e soave... altro momento
quando tra gli effluvi grati
d’un bel giardino che ti placa il core
e ti distende e incanta te ne stai rapito.
Momenti tuoi! Che niun ti può rubare!
E sono belli. E sono assai importanti...
Attimi dolci che non puoi donare!

 


GRAZIE PAPÀ

Papà, tu m’insegnasti a compitare
e i misteri del mondo a penetrare,
a amare tutto ciò che s’ha d’amare
e i valori del mondo a rispettare.

Ed io attraverso Te potei vedere
quanto importante e valido è il sapere.
Ho divorato libri a non finire
pure quelli più ardui da capire.

Chi legge e scrive sa ciò che vuoi dire
e spesso è sprone per chi vuole agire.
Ed avida fui anch’io d’ogni pensiero
lasciato d’ascendenti al mondo intero.

Storie d’ogni paese e civiltà
ho appreso tutto come fossi là.
E sola, con gli scritti d’ogni tempo
son certa che mai ho perso, il mio, di tempo.

Di questo Padre ti ringrazio assai,
Tu m’iniziasti e non io scordo mai.
Ed or che anch’io m’ingegno di tracciare
novelle e poesie da tramandare

più non mi sei accanto Papà mio
per legger meco ciò che scrivo io.

 


MADRE ADDORMENTATA

Guardo una mano in grembo abbandonata...
È quella di mia Madre addormentata,
accanto a lei io sto discreta e muta,
a sorvegliare il suo dolce riposo.

E quella mano, volitiva un tempo,
quando tracciava con gesto assai deciso
la sorte dei suoi figli insofferenti,
ora è poggiata sulle sue ginocchia...

Quanto scarna e sottile è diventata
e diafana la pelle sulle vene
in cui la vita fluisce piano piano.

Vecchia è la mano, eppure tanto bella!

La testa reclinata dolcemente
racchiude del passato ogni ora andata
pure se il suo pensiero è spesso assente.

Smorzati gli entusiasmi e i sentimenti
e l’impennata della gioventù...
Ora essa è lì, in riposo, soavemente
e i suoi doveri non l’affannan più.

La guardo!... È la Mammetta mia adorata
quella vecchietta stanca accanto a me?
Madre!... Piccola Madre addormentata,
quanta mai tenerezza mi fai tu!

 


LE MIE MANI

Non ho mani di fata, beninteso,
non sono bianche, lunghe, affusolate.
Vorrei che tutto ciò non sia frainteso
che non invidio, no, la gran Signora
che sa soltanto riposarsi ognora.
Ma le mie mani sanno ciò che han dato
perchè sono nervose, vive, attive.
E quel che è certo... mai non hanno oziato.

Sono un po' gonfie e un poco screpolate?
È pei bucati che hanno strofinato!
L’han buchettate spilli e punte d’ago?
Ma certo! Indubbiamente hanno cucito!
Sono brunite e poco levigate?
Dedite al giardinaggio, hanno potato!

Infine poi... si sono riposate
scrivendo versi e... si son consolate!

 


SOGGIORNO UMANO

Simile a volo d’aquila
nell’aria
o a guizzo di delfino
dentro il mare.
Tale è il soggiorno
umano
sulla terra.
Ognuno, il posto giusto
ha già segnato!
L’uomo nasce,
respira,
opera e spera
In alto
o giù nella meschina grotta
giammai tale passaggio
resta vano!
Sia lungo o breve,
ardito
Oppur negletto,
sempre traccia rimane
della vita!

 


RINASCITA

Mi son levata presto stamattina
e tosto la finestra ho spalancata,
m’ha ritemprata l’aria ossigenata
dei platani vetusti della strada.

Tra poco un bagno caldo e profumato
m’avrebbe tutta quanta rinnovata
e quella notte d’incubo passata
un’altra volta ancor l’avrei scordata.

Quando l’angoscia mi teneva avvinta
persino il cuore s’era un po' arrestato
mentre la mano mi si rattrappiva...

Ho detto: Grazie! Alla mia “trinitrina”
allor che vita in me ricominciava...
E, stamattina, come affascinata,
rigodo il sole e l’aria adamantina.

Sento il brusio dè passeri in amore
che annunziano ch’è pronta la covata
e a me, affacciata presso il davanzale
sussurra il coro, lieto ed augurale:“

Non fare scherzi piccola donnina,
scandisci ancora il ritmo della vita,
ritorna allegria come da bambina!...”

L’ascolto!...e ricomincio la giornata!...
Or son qui, operosa e indaffarata,
a riordinare la casa e la cucina...
fino al prossimo attacco dell’angina.

 


DOLCE AUTUNNO

Autunno, dolce autunno
che al fine dell’estate
rechi ancora giornate
purissime e serene.
In ogni foglia morta
che cade accartocciata
resta un p6 di quel sole
che ardente ha sfolgorato.
Le mattinata fresche
e i boschi rugiadosi
proponi, dolce autunno,
prima del grande gelo.
Inviti a passeggiare
con gli occhi fisi al cielo
per aspirare le essenze
degli ultimi arbusti in fiore.
Assaporar dell’aura
la brezza adamantina
che assidera ogni germe
prolificante al sole.
Autunno, tu sai lavare
ad ogni temporale
e con la tua nettezza
riporti la purezza.
Non è fine, ma inizio,
l’autunno che sopravviene
e crea la condizione
che tonifica il cuore
spingendo l’intelletto
a crear cose nuove.

 


IL FULMINE

Di colpo, fra la pioggia,
rapido arriva il fulmine
come un’oscura Nemesi
schianta, rovina, incenera.
Sul secolare albero
lancia il suo dardo infido
e subito all’istante
il pino s’è schiantato.
Chissà se aveva un’anima?
Se serba dei ricordi?
Di certo bimbi e vecchi
all’ombra della chioma
entro l’antro del bosco
goduto han del suo fresco.
E uccelli d’ogni specie
han riposato l’ale
sui suoi rami capaci.
Sopra il suo tronco adusto
un sull’altro si posero
più multipli d’un lustro,
ma come ogni altro essere
pur grande e meritevole
oppure molto misero
che al mondo nasce e muore
percorre il suo destino
e giunge al suo declino
anche se non lo vuole.

 


CIO' CHE NON FU

Amico della dolce età felice
che parlavi sereno de’ tuoi sogni
con entusiasmo credulo e veemente.
Enfatico illustravi il tuo futuro
che già tracciavi con precisa meta
mentre attendevi il mio giudizio incerto
di timida e inesperta adolescente.
Nel volgere del tempo l’ho scordata
l’estate afosa dell’età innocente.
L’eco di serenate assai sofferte
che tremule salivano alle stelle
raccontavano con note di mandole
l’ascosa e pur immensa infatuazione
che ti rendeva nelle notti insonni
cantore così ardito e spumeggiante.
Dormivo sogni pieni di candore
mentre cantavi sotto il mio balcone.
Giammai ne ricevesti un solo grazie
od un accenno lieve di consenso
chè il core mio rimase indifferente
al fior d’amore, semplice e innocente,
che solo in te sbocciò ... soavemente.

 


LA FINE

C’è un tronco coricato
che muore, ormai invecchiato!
Fu un ercole possente
ed ora.. .giace inerte
coi suoi rami stroncati
pari ad arti allargati
che sembrano ancor raccogliere
da terra linfa e vita.
Più mai essi avranno foglie
nè riterranno spoglie
di nidi e i passerotti
giammai si poseranno, implumi,
nei suoi anfratti
per rimaner nascosti
ai tiri degli schioppi.
Quel platano finito
siccome corpo immoto
fa parte dell’ignoto.
Se questa è la sua fine,
eguale ad altra cosa
che nasce, vive e muore,
giammai sarà una fine.
Ritornerà a comporre
l’insieme che dal nulla
rinasce sugli umori
disfatti del terreno...
Qual cellula d’infinito
riforma un nuovo ordito.

 


GLI ANNI NUOVI

Verranno gli anni nuovi
che smorzano gli ardori,
livellando i dolori
di quei che spariranno.

Ed altri cresceranno,
forti ed intemerati,
con grandi ingegni alati
e desideri ardenti
avranno quelle menti.

Ma quali soluzioni
vedranno gli anni nuovi?
Saranno ancora e sempre
dei sogni solamente?

Ma i giovani virgulti
non vogliono illusioni
che placando i tumulti
non danno soluzioni.

Di più si applicheranno

per poter valutare
i compiti e le azioni
perciò vieppiù sicuri
e tutti solidali
faranno gli anni nuovi
con ampie basi nuove.

 


LIBERAZIONE

S’infrange sopra un foglio
l’oppressione
mentre la mano traccia
infatuata
le forme che dispiegano
il pensiero.
In esso vive ogni terrena
speme
e nulla più pare del mondo
ostile.
C’è un’aurea leggiadra
d’emozione
ch’avvolge l’alfabeto
e lo conquide...
Poi lo conforma nel verbo
suadente e persuasivo
mentre la trama libera
in un giuoco
parole vecchie e nuove
e le riallaccia.
Ogni desìo di viaggi
e conoscenza
e sentimenti intimi,
opprimenti
s’appaga nello scritto
così che in esso cade
infranta
qualsia barriera ch’ogni core
sente.
Dinanzi ad ogni nuova
creazione
tutto appare più limpido
lineare.
Ed è così ch’ogni opera
si crea!
Pur se costa fatica e assillo
e pena, frammista all’umiltà
e alla passione,
sarà pur sempre
una liberazione.

 


SFACELO

Io vedo un mondo
ch’è trasformato,
se ne va a fondo
tutto il creato.
Solo l’istinto
prevale ognora
e si disperde
la civiltà.

Per tanti secoli
si è costruito
ora ai primordi
si tornerà.
Siam tutti inermi
di fronte al male
che sta sommergendo
l’umanità.

Aridi frutti
raccoglieremo
se non si argina
tanto sfacelo.
Ma le parole
son solo trappole
che non risolvono
tanti problemi.

Se non collabora
tutta la terra
con mano ferma
e tanta bontà.

 


GIORNATE INUTILI

Si consumano le ore
lunghissime
sopra un letto di rovi,
intorno pareti ostili
opprimono gli slanci
e rinserrano gli aneliti.

Innumeri le spine
trafiggono il cuore!

Scrosci di pioggia
battenti sui vetri
vorrebbero, forse,
lavare il dolore
mentre il vento distrugge
ogni debole foglia.

Un rombo stridente d’aereo
spezza l’immobilità
e il silenzio non è più tale.
Il vento, la pioggia, i pensieri!...
Desiderio profondo di lacrime!

Ma il pianto non viene.
Anche gli occhi oramai
non servono più.
Sono aridi, disseccati, cupi,
nel contemplare la vita!

 


TRISTE CARNEVALE

Intorno a me c’è tanta gente allegra
che ride, scherza, danza, anzi, folleggia,
ma il riso mio non viene sulle labbra
ormai è disperso... non lo trovo più.

S’è rannicchiato dentro una ferita
che sanguina copiosa da tant’anni.

E pure allora s’era a carnevale!...
E Mamma mia moriva!...
E da quel giorno tutta è sparita
l’allegrezza mia...

D’allora, quando torna carnevale,
quella ferita torna a dolorare:
tutto rivive, vivo e trasparente
nel luccichìo d’un abito lucente
già pronto, preparato da mia madre...

Ma l’abito argentato e seducente
giammai fu più indossato e, solamente,
fra quelle pieghe morbide e fluenti,
rimasto c’è il mio pianto, crudelmente.

 


SENZA RANCORE

Non ho rancore
per le cose belle
che a me non fu mai
dato di godere

Non ho invidiato
vite spensierate
trascorse in mezzo
al lusso ed al piacere

Negletta e schiva
sono sempre stata
e pur di cose eccelse
son vissuta

Ho amato i boschi verdi
e i prati in fiore
e ognora m’incantavo
assorta e muta

E quando stanca alfin
del gran lavoro,
per riposarmi,
amavo verseggiare...

Portando sulla carta
quei pensieri
che nuova Iena
davano al mio andare.

 


DAVANTI AL QUADRO DELLA DEVOZIONE

Davanti a me c’è un quadro
alla parete
incorniciato d’ebano
pesante.
Un dolce volto spicca,
il fondo è scuro,
rivolto verso l’alto
scruta il cielo.
Negli occhi trasparenti
color mare
splende una luce casta,
celestiale;
le mani bianche a fuso,
levigate,
son giunte accosto
nella devozione.
I chioma sciolta bionda,
inanellata,
circonda come aureola
il bel viso
e nel candore della sua
preghiera
l'immagine conquista
perchè appare
siccome un dolce Angelo
smarrito.

Immaginar non so
quei suoi pensieri
nascosti
dalla fronte alabastrina,
non so se implora grazia
oppur perdono
l’adolescente prona
in devozione...
Senti soltanto che
da commozione
sono
pervasa tutta
ogni qual volta
ammiro il quadro...
nella
casa antica.

 


INCANTAMENTO

Amore che diventa incantamento
amalgamando corpo e sentimento
che fa battere il core senza scampo
e rifuggire fa il ragionamento.
riempie il mondo e nulla più si brama
l’immagine adorata di chi s’ama,
ogni ora sarà sì meravigliosa
che la vita diviene color rosa.
Trasforma ogni difetto in pia virtude
senza capir che a volte ci s’illude
perché mancano mete o fondamento,
ma quando il dardo scocca e va a ferire
è bello solo credere e sognare.
Eppure amare vuole dir soffrire!
Ne ci si chiede se a colmare i vuoti
d’un anima sincera e innamorata
saranno verità fatte d’amore
oppure rimasugli di dolore.
Si vive come in estasi gioendo
perché l’amore da l’incantamento.

 


CADE UNA STELLA

Guardando una stella
che cade
evade il pensiero
dal mondo,
si perde fra gli astri
d’argento
vaganti nel gran
firmamento.

Che sono le stelle?
Son macchie di luce
o anime elette?
Son Angeli puri
o note divine
di musiche nuove?

E la stella
che solca veloce
avrà forse una meta
precisa?
Ella muore o risorge?
Chissà!...

Io vedo soltanto
una striscia
che passa veloce un istante
e che cade... laggiù...
Nè più su quel punto,
la stessa,
se non dopo secoli
ritornerà.

 


C’È SEMPRE DA IMPARARE

Vita non mi lasciare!
Ho tanto da imparare,
vedere e sviscerare,
misteri d’altri cieli;
scrutar fra tanti soli,
contar tutte le stelle
cercando di scoprire
tante altre cose belle.
Vita sei troppo breve!
Non dai consolazione
che nel tuo breve spazio
dal solo delusione.
Circondi d’allegrezza
le cose in giovinezza,
ma agli anni che poi vanno
rechi soltanto affanno.
Perchè non sei diversa?
Che vita non è vita
sa non sa soddisfare
chi opera e lavora,
chi ama e sa aspettare,
pur senza biasimare,
ciò che dovrebbe avere.
vita non mi sfuggire!
Ma lasciami capire
cos’è quell’insondabile
che rende il mondo instabile.
Cos’è che sa ancorare
i sogni e i sentimenti
a questa terra ignobile
che pure si fa amare.

Deh! Fammelo intuire!
Che in veglie di notti insonni
cercato ho di carpire
tanti misteri labili
che non
son percepibili
fra
tutti quei frastuoni
che il giorno butta fuori.
Vita non t’arrestare!...
Ch’io non vorrei morire
prima d’aver
certezza
che vivere è dolcezza.

 


UNO SPRONE

Ciascuno segue ignaro
il suo destino:
l’eroe che ignoto
muore alla trincea
come chi a stento
supera il domani.

Ma per ognuno c’è
consolazione
e mai per nulla
si dovrà piegare.
La collettività
che sta a guardare
avrà sempre qualcuno
d’ammirare.

La trama della vita
va intessuta
ora per ora,
come ragnatela,
ogni vicenda umana
bella o amara
si fissa in essa
dandole colore.

Ma quello che non s’ha
mai da scordare
è che si ha in se
la forza per lottare
e con fermezza
saprà districare
I nodi che improvvisi
può trovare.

Dinanzi a un sasso
che interrompe il passo
bisogna essere pronti
a scavalcare
e sempre avanti,
senza tentennare.
Ciò che si vuole,
s'ha da conquistare!

 


NOSTALGIA D’UNA ROSA

Oh! Quanta nostalgia
sento nel core
per una rosa rossa
porporina.
Quel fiore profumato
dallo stelo strappai
e a Mamma mia donai.

Mi torna sempre in mente
che Lei mi ringraziò
con un sorriso,
con la sua mano bianca
tanto lieve
m’accarezzo tremante...
La vita ci ha divise
e l’ho un po’ trascurata,
ma quella rosa ardente
non l’ho dimenticata.

Nostalgia d’una rosa
che ridendo donai
a chi tanto m’amava.
E Lei che già soffriva
sì tanto la gradì
che quasi di nascosto
ne fece un souvenir
fino a che un mal crudele
per sempre la rapi
e a me la nostalgia
rimase di quel dì.

 


UN PUGNO DI RICORDI

Dolce Signora che non vuoi invecchiare,
ti guardi nello specchio e fai un sospiro.
Qualche capello bianco e qualche ruga...
solo negli occhi ancora hai una gran luce.

La tua bellezza, pure s’è sfiorita,
tu la ritrovi tutta nei pensieri
che li rivedi ognora gli anni d’oro
quando ballavi con l’innamorato...

Ti divertivi a farlo disperare
facendo la civetta con gli amici,
ma amavi lui soltanto... Era pur vero!
E quando un giorno alfine l’hai perduto
ne sei rimasta con l’amaro in cuore.

Ti distruggesti quasi nel rimpianto
e rinnegasti il tuo comportamento
che allor scherniva i sentimenti veri...

Venne poi la saggezza col dolore!
Ti maturasti e fosti più sincera!
Ed ora che rammenti la tua vita
t’avvedi che in un pugno di ricordi
sta tutta la tua storia, oh mia Signora.

Ma in fondo, pur se sei un po' sconsolata,
tal quale è stata... la vivresti ancora!

 


BACI

È con un bacio caldo e appassionato
che prende ardire un cuore innamorato
perchè quale suggello dell’amore
sarà la dose d’una gran passione.

Un bacio sa parlare senza dire
e promette il ritorno nel partire.
Un bacio è portante d’armonia
che lega sentimento e compagnia
e spesso sa fugare ogni dolore
ponendo tosto fine a ogni rancore.

Ma da un bacio negato o ripudiato
sarà per sempre l’animo ferito...
ne rimarrà come una scia funesta
la rimembranza più accorata e mesta.

 


OLTRE LA VITA

Sei il sole
che riscalda i miei pensieri

Sei musica
che fa cantare il cuore

Sei come dolce nettare
che appaga
l’esile farfalletta
sopra il fiore

e la carezza lieve
del tuo amore
discioglie dentro l’anima
il dolore.

Basta il sorriso tuo
così sereno
per rischiarare a un tratto
tutte l’ore

e a te, mio tutto,
sovrumano amore
con dedizione tenera
e infinita

io sarò accanto sempre
oltre la vita.

 


CANTICO D’AMORE

Il canto ch’era nato in una sera
si trasformò, sbocciando a primavera
e diventò quel Cantico d’Amore
che per la vita unisce il nostro cuore.

E tante sono già le primavere
che han fuso insieme il Cantico d’Amore
e ancora cento e cento primavere
rifioriranno attorno al nostro Amore.

 


NOTTURNO

Notte che parli
di desii d'amore
e rechi effluvi
di dolcezze arcane
mi fai sentire
il core adolescente
mentre la mente
spazia all’infinito.

Oh! Notte chiara,
colma di mistero,
rattieni nel tuo grembo
ogni respiro
e mentre son qui sola
che sospiro
l'eco del mio dolor
porta lontano.

 


IO E TE

Di te mi parla il vento,
di te mi parla il mare,
mentre lavoro o parlo
la mente vola a te.
Quando mi sento triste
e sono più accorata
ti parlo con il cuore,
ti sento accanto a me.
Tutte le mie tristezze
d’un tratto volan via,
la forza del tuo amore
m’aiuta a sopportare.
Vorrei solo una notte
bagnarmi in riva al mare
uniti nell’abbraccio
sotto il chiaro di luna.
Per ogni goccia d’acqua
un bacio sulla bocca.
ogni grano di sabbia,
un sospiro d’amore.
Cosa vorrei sognare
io e te, soli sul mare!

 


INVERNO SCONSOLATO

Inverno sconsolato
per quei che lì, accampati,
non si sanno staccare
dai luoghi aviti e amati.

Sotto le terre smosse
Intrise dalla pioggia,
sotto le travi storte
coperte dalla neve,
il fiato s’è arrestato,
il cuore s’è diacciato.

È duro per chi resta
lasciare i trapassati!

Han perso affetti e cose
tutte tanto preziose...
neanche più le lacrime
avranno per lavare
tutto il loro dolore,
ma i loro morti soli
giammai li lasceranno
e al gelo veglieranno
i resti... dell’amore.

E restano a patire
e restano a vegliare
senza saper capire
perché di quel morire...
Con la speranza sola
che dopo il crudo inverno
ritornerà, dorato,
il sole a sfolgorare!

 


ESTREMI

Atelier
Ambiente sofisticato,
drappi rossi,
luccicante d’argenti
e luci vive;
profumi penetranti,
aria discreta,
intorno, cose preziose
od allettanti.
Musica dolce si diffonde
in giro e allieta
le signore rilassate
che sorridono belle
e soddisfatte.

Lavatoio:
Torrente tumultuoso
argini incerti,
panni sfregati a forza
sopra i sassi,
quei pochi panni
tutti lisi e poverelli
che sanno di diuturni
accoramenti
velati di speranze
evanescenti.
Le grida dei piccini
tutt’attorno
fanno greve il dovere
a donne insoddisfatte.
Gradi sociali estremi
e differenze
che niuna civiltà
giammai risolve.
Nè guerre, nè rivolte
o propagande
livelleranno mai
le divergenze.
Eppure l’esigenze
sono eguali
per ogni creatura
d'ogni polo
che per gratificar
l'intimo duolo
un grano di gioia
se la prende a volo.

 


ODIO LE CATENE

Io sento in ogni viscere
odio per le catene!

Quante catene avvinghiano
coi loro anelli e nodi
gli slanci più sinceri
di chi devotamente
sa dare pure il cuore.

Spesso queste catene
motivate da falso amore
invece in se nascondono
egoismo e disamore.

Gli slanci più altruisti
ne restano inceppati
mentre che dilaniano
distruggono ogni ardori.

Catene insopportabili
a ogni essere vivente
nato per esser libero
nel consorzio terreno.

Catene di Handicap,
Catene dl soprusi,
catene dl violenze
crudeli e assai spietate...

Ed Io che non ammetto
l’inganno e l’oppressione,
ebbene sì, io sento
dl odiarle queste catene!

 


INGRATITUDINE

Figlio che illanguidivi di dolore
nel misero lettuccio d’ospedale;
tua madre ti vegliava, addolorata;
silente t’asciugava quel sudore
che assai copioso ti bagnava il viso
mentre sbiancavi tutto nel soffrire.

Pareva il sangue tuo tutto involato
dopo il lungo intervento, disperato...
Lei non pensava ai pasti nè a dormire,
spiava te soltanto ad ogni istante,
la mente colma di pensieri cupi.
Tenne i tuoi piedi diacci fra le mani
per riscaldarli, come da piccino,
assieme a te pativa e, in se, pregava.

Alfine vinse la tua tempra forte
e si spezzò quell’incubo funeste
e rinascendo a vita... sorridesti,
scherzando come era tuo costume
e presto ogni dolore fu scordato.

La vita consueta ti riprese
e lievemente tu dimenticasti
di tutto quel patire l’ore nere
e mamma che chiamavi nel penare
da sola la lasciasti ad aspettare.

 


FANCIULLA SPENSIERATA

Signorinella dagli occhi spensierati
tanti sinceri auguri son per te
nel mentre ti prepari all’avvenire
e vai sognando un mondo più cordiale.

Sei come una farfalla evanescente
che vive fra le aiuole profumate
e al par d'un fiore fulgido e speciale
tu sei cresciuta con estrema cura.
Quelli che ami e che ti son vicino
s’attendono da te messi gioiose
che possano appagar le loro attese.
Sta in te far si che tutto ciò s’avveri
per coronar mill'anni ognor sereni
con tanta gioia nel tuo cor gentile.
Prepara serenamente il tuo futuro
semplicemente e senza affanno alcuno
ed otterrai un radioso risultato

 


SINFONIA CAMPESTRE

fl verde dei prati,
l’azzurro del cielo,
inondano l’essere
di pace divina.

L’odor delle messi,
di frutta matura,
qu fanno desiare
di più la natura.

Di fronte a distese
di fieno, di grano,
più piccolo e gramo
è il genere umano.

Corolle di fiori,
colline dorate,
son tutto un incanto,
n’è pieno il creato.
Or l’occhio s’inebria
e l'anima canta
pian piano, sommessa
per tanta grandezza.

 


LA GUIDA OCCULTA

Allor che l’alma mia
lieta s’invola
dietro un pensiero
dolce e appassionato
mi sento accanto
un Istruttore muto
che guida le mie idee
con la mia mano.

E traccio segni
che non son grafia,
ma sono i moti
della vita mia
e l’Istruttore approva,
ascoso e muto,
l’elaborato che via via
si spiega.

Non so chi sia Colui
ch’ognor s’affianca
nell’attimo fecondo
del creare
mentre che dal mio core
sensitivo
si va sciogliendo, piano,
ebbrezza e pianto.

Eppure è lì!...
Quella sapiente Guida
che volge in rima
e in prosa il mio
pensiero.
E ad ogni “Fine”
dico sempre: Grazie!
al buio che mi reca
tanta luce.
Che pur senza toccarmi
mi conduce
verso sentieri fecondi
e mai inebrianti.

 


GEMMA RADIOSA

Chi non ha Amore
è solo e poverello
e dal suo scrigno
mancherà un gioiello:

La Gemma più radiosa
e portentosa
che alla lunga
compensa d’ogni cosa.

Le magiche virtù
ch’essa possiede
infonderanno sempre
forza e fede.

Va conservata
con estrema cura
sopra una base
di fervida premura

e ricambiata
con la comprensione
ch’e sempre la più valida
espressione.

L’Amore vero,
tenero e gentile,
conserverà
i profumi dell’aprile
giacchè sarà per sempre
primavera
se tale Gemma è accanto
per la vita intera.

 


I VERI EMARGINATI

D'emarginati ce ne sono tanti
dentro i “gironi” d’infernali “Canti",
ma l’era nostra, caotica e rissosa,
le antiche specie le diffonde a iosa.

E son quei che come parassiti
vivon da vermi fomentando liti:
bugiardi, traditori e opportunisti,
ladri, devastatori ed arrivisti.

Sono così inseriti nel sistema
che sanno prosperare senza tema,
ma il gran difetto sta nell’acquiescenza
con cui viene accettata la violenza

ch’essi pongono in atto per violare
qualsiasi legge alfin di ben campare.
Però la società li ha già bollati:
essi soltanto son veri emarginati!

 


DONARE

Sovente nel mondo si prende
più assai di quanto si doni!
si dona perchè si può fare?
oppure per bella figura?
Son validi entrambi i motivi
purchè chi ha bisogno riceva.

Ma quando si da con piacere
qualcosa che sta proprio in noi
sia il sangue od i reni,
sieno gli occhi od il cuore,
il gesto avrà immenso valore.

Comunque, a trapianto avvenuto,
s’instaura un legame fraterno
fra quello che ha avuto e chi ha dato.
Ma il grazie di chi ha ricevuto...
giammai non l’udrà il Donatore!

 


MADRE CORAGGIO

Madre che ha conosciuto
angoscia e pianto
per la creatura tua
che hai amato tanto.

Placa, ti prego,
tutto il tuo tormento
e pensa ch’Egli ancora
ti sta accanto
e si rattrista nel vedere
il pianto degli occhi tuoi
che rider più non sanno.
Oh! Madre!!!
Devi aver tale coraggio
di ricordar soltanto
il breve tempo
del tuo fanciullo gioioso
e tenerello.
Rammentalo così...
Così soltanto!

E pensalo lontano,
fuor del tempo
ov'Egli paziente
ti starà aspettando
e fra cent'anni,
in un preciso istante
ti prenderà per mano
dolcemente
e rimarrete insieme
eternamente.

 


LA NUOVA LEBBRA

Un grido d’allarme si leva dovunque
e nell’ascoltarlo ciascuno è dolente.

La nuova lebbra diffonde paura
e assilla il presagio di Nemesi oscura.

Quel morbo crudele si deve arginare,
con tutte le forze si deve annientare

Il virus che dilaga, distrugge e divora
le leve fiorenti di questa nostra Era,
si deve volere per potere attuare
qualcosa che serva davvero a spianare

la strada più idonea che sappia sanare
coloro che inermi non sanno che fare.
Il bene supremo per tutti è la vita
perciò va protetta da tanta sventura!

Si deve sapere per potere prevenire
coloro che poi dovremo educare.
La vita è un dovere, talvolta assillante,
ma poi questo impegno sarà ripagante;

Avremo dei figli più degni e più forti
invece che spoglie di poveri morti!

 


DONNA

Se sei regina oppure contadina
ciascuno innanzi a te sempre s’inchina.
Ed il tuo cuore pure s’è in pensione
sospira per un bacio o una canzone.
Pei figli lotti, fra biasimi e perigli,
senza badare a sofferenze e a scogli.

E allor che, sola, affronti i tuoi doveri
spesso non troverai che dispiaceri.
Compenso magro e triste in verità,
ma è il solo che ti da la società.

 


TRITTICO

EMOZIONI
Ogni emozione è un dono e ci vien dato
per sovrapporsi ad ogni costrizione
e nasce da ogni cosa del creato.

La fresca brezza che scompiglia il capo,
un suono dolce od un lieve richiamo
spesso portano gli echi del passato.

Si distendono i sensi in un sospiro
e si aspetta con fede l’avvenire.

CONCERTINO
Sento nell’aria un gaio concertino
che m’infonde la gioia di cantare
è fatto di sussurri, trilli e voli
unito al dolce suono di campane.

È un concertino che fa bene al cuore
e che disperde tosto ogni dolore
anch’io perciò mi unisco al dolce coro
anche se non ho voce per cantare.

IL MIO RIFUGIO
In ogni accadimento della vita
sempre ritrovo Te, Poesia gentile,
sei la mia forza con il tuo conforto
e l’unico alimento che ristora.

Quando le ambasce turbano i pensieri
e le giornate son piene di timori
non resta a me che rifugiarmi in Te
e mai rifugio sarà più sicuro.

 


TRE PENSIERI

MIRAGGIO
Miraggio d’un amore sconosciuto
che forse un giorno accanto m’è passato,
non ci fu tempo di guardarmi indietro
e dietro le mie spalle s’è perduto.

È GIÀ AMORE
Sopra il tuo labbro dè un tremito
sottile
vi passo sopra il dito e tu
lo baci
nient'altro v’è tra noi, ma è già
l’amore.
 
DUE + DUE = UNO
I tuoi occhi mi guardarono
mi scelsero, mi legarono.
I miei occhi ti notarono
ti compresero, ti conquistarono.
E fu tutto!
In un solo sguardo...
Due occhi:,..i tuoi
Due occhi:...i miei
Un unico Amore.

 


MURO D’ORRORE

Muraglia grigia e squallida
eretta a rappresaglia
servi solo a dividere
fratelli e umanità.
Quale elemento ignobile
ostacoli le imprese
di menti eccelse e valide
che restano aldilà.
Costringi a sopravvivere
con l’ansia e col dolore
destando solo orrore
unito a perplessità.
Che non si può capire
se il mondo sta in progresso
qual sia stato il concetto
se non stupidità,
che consigliò a sopprimere
il diritto alla libertà
e questo resta indubbio
esempio d’inciviltà.

 


ADOZIONE

Un giorno t’incontrai piccolo giglio,
mi fosti figlio, doppiamente figlio
perchè volli donarti il grande affetto
d’una famiglia che ti tenesse stretto.

Ti amai di slancio, assai profondamente,
come se ti avessi creato veramente
e nel chiamarmi ...Mamma, dolcemente
mi sciolsi in pianto e fui riconoscente

A quell’incontro che quasi per magia
sconvolse, a un tratto, tutta la vita mia.
Da quel momento, sempre fui pervasa
da un’emozione nuova, mai provata

ed ogni giorno mio ti dedicai
ed ogni forza mia ti prodigai,
plasmando il corpo tuo e i tuoi pensieri,
raggiungendo risultati lusinghieri.

Fintanto che fugate le amarezze,
dimenticasti le tue insicurezze
e fummo felici di esserci incontrati
perchò noi, insieme, ci siamo completati.

Con tanta fede, pazienza e volontà
abbiam raggiunta la serenità;
felice Mamma e felice anche un Bambino
pur se quella famiglia la formò il destino.

 


A TANTE VITTIME INNOCENTI

Sui quotidiani titolo angoscianti
fanno tremar le membra ai benpensanti.
I volti di tante vittime innocenti
ci recano pensieri deprimenti;
per questa Nemesi che grava sulla gente
ciascuno è ossessionato apertamente.

Che dire? Cosa fare? Non c’è scampo!
Par la rivoluzione scesa in campo!
Si sono sovvertiti gl’ideali
e si diffondono nuovi e oscuri mali.
Ma i Santi, su nel cielo, sono assenti?
Non sentono i lamenti delle genti?

Non sanno neppur loro cosa fare
per arginare tutto questo male!
Ch’è dilagante e troppo allucinante!
Eppure c’è chi spera e prega tanto...
Ma il cielo è muto non risponde al pianto!

Seguiteranno a cadere gl’innocenti!?
Ma tra di noi saran qui... tutti presenti!

 


POVERI MICI

Mici randagi, quanti quanti siete!
Voi che guardinghi andate sotto il sole
alla Piramide antica v’accostate
e, miagolando, il pasto voi implorate,
ma chi v’ascolta? Non si sa chi ha cuore!

Che quadro di tristezza presentate!
Quanti passanti se ne vanno ignari
senza pensar che un’anima voi avete!
Lo sanno solamente le persone
che v’amano e a cui voi date calore.

Con esse dividete casa e amore
disperdendo così la solitudine.
d’anime buone e piene di virtude.
che solo coi miei accanto passan l’ore.

 


LA FODERA DI PLASTICA

La fodera di plastica incolore
racchiude un diano, il diario del mio cuore;
l’ho scritto con inchiostro rosso fuoco
e l’ho sofferto tutto a poco a poco.

Ci son ricordi, appunti, date, inezie,
ma date retta a me, non son facezie.
Dediche argute e punte di malizia,
sonetti d’amore e versi d’amicizia.

Romane storie ed italiane glorie
e d’ogni anima le piccole vittorie.
e l’ho cantate sempre con amore
per dar conforto all’altrui dolore.

Lo dono al mondo, ai posteri, ai miei figli
e sono paga se può dar consigli.