Le 12 disavventure
di Amarilla e Romolino

mappa

 

NEL GIARDINO - NELLA  CHIESA - IL TELESCOPIO - IL RICEVIMENTO - IN  VISITA - IN TRENO - L’ACQUAZZONE - AI GRANDI MAGAZZINI

GITA AL MARE - AL CAMPEGGIO - LA ROULOTTE


Prima  disavventura

LA GATTA

Amarilla casco d’oro

Romolino nero nero

Fratellini assai graziosi

Ma dai giuochi tempestosi.

Per la mano assai carini

Se ne andavano i bambini

Passeggiando assai contenti

Curiosando bene attenti.

  Se potevano i tesori


Dispensavano favori

Ma talvolta  tant’impicci

Combinavano e…pasticci.

Bisticciavano assai spesso

Pur amandosi lo stesso

E legavano a dovere

Quando avevano in cantiere

Nuovi giuochi da provare

E dei guai da …combinare.

 

Raccontiamo oggi la storia

Della gatta di zia Doria

Che chiamavano Dorina

Perché giovane e carina.

Di nessuno mai invidiosa

Ed adesso assai gioiosa

Perché presto la gattina

Diventava una mammina.

 

Questo disse ai due ragazzi

Che filaron  come razzi

A scovare nella cantina

Una  comoda cestina

Da donare a zia Dorina.

Assai lieta fu la Dora

Che attendeva giusto l’ora

Che nascessero i micini

Per donarli ai nipotini.

 

 E in un giorno di gran vento

Si compì quel lieto evento

Mentre appunto la Dorina

Si trovava alla Dottrina.

Amarilla assai  compunta

Mise in terra una trapunta

Nel frattempo Romolino

Preparava un gran catino

Pieno d’acqua saponata

Per lavare la nidiata.

                                      

 Lui credeva che i neo nati

Van lavati e strofinati.

Non sapeva che  i micini

Son  diversi dai bambini

E’soltanto mamma Gatta

Che li lecca in tutta fretta

Per far loro la toletta

Che di solito è perfetta.

 

Nel tornar dopo mezz’ora

Disperata fu zia Dora.

Quando vide  mamma Gatta

Diventata quasi matta

Con accanto i suoi figlietti

Pulitissimi e perfetti

Stranamente fermi e zitti.

ma per sempre addormentati

che parevano incantati.

E lo disse ai genitori

Di quei bimbi guastatori.

 

Romolino ed Amarilla

Furon chiusi nella villa

Dal papà che assai infuriato

E per giunta disperato

Nel vedere i suoi bambini

Servizievoli e carini

Combinando quel pasticcio

L’hanno messo in un impiccio.


 

 


Seconda disavventura

 

NEL GIARDINO

 

Per la mano spensierati

Che già s’erano scordati

Del gastigo che papà

Aveva dato giorni fa

Allorché molto arrabbiato

Disse lor tutto d’un fiato:

“Non andrete per tre giorni

a girare pei dintorni

così almeno è da sperare

noi potremo rifiatare.”

                                          

Ma trascorse tre giornate

Con tante ore condannate

A far cose assai noiose

O a  restare inoperose

Fu la mamma  a intervenire

Piena d’ansia …da svenire

      Nel vedere i figlioletti

Tristi come coniglietti.

Così il babbo perdonò

E in giardino li mandò.

 

Iniziarono   così

A far danni pure lì!

Calpestarono le aiuole

Dove c’erano le viole

Poi si misero a innaffiare

Tanto tanto da affogare

Delle grosse dalie belle

Che parevan tante stelle.

Questo fu un gran dispiacere

Per Peppino  il giardiniere

                                           

Che per mesi avea curato

Quelle piante assieme al prato

Che oramai così allagato

Era tutto rovinato.

Figurarsi la mammina

Che restò tutt’avvilita

Nel veder le pianticelle

Diventate miserelle.

 

 Richiamò i suoi bimbi belli

Ma dai giuochi da monelli.

Li sgridò per un ‘oretta

Poi li  chiuse in cameretta

A scontar senza mangiare

Quel bel modo di giocare

E il pensiero che avea in core

Le ridiede il buonumore;

“Forse un po’ di clausura

riportava la misura

nei pensieri e nei giochetti

dei suoi cari …diavoletti”.



 

 

Terza    Disavventura

NELLA  CHIESA

Amarilla e Romolino

hanno scritto nel destino

Che  se fanno qualche cosa

Riesce sempre disastrosa.

Un bel giorno per esempio

Vanno in visita in un tempio

E si sa che sull’altare

Ci si ferma per pregare.

                                             

Ma i bambini impertinenti

Procedendo indifferenti

Non compresero il mistero

             Di quel luogo assai severo

Che richiede anche un momento

Pieno di raccoglimento.

Essi invece assai festanti

Disturbarono gli astanti.

 

Quasi fossero ai giardini

Si lanciaron sassolini

E poi fecero cadere

La candela e candeliere

Che avvamparono i tappeti

Poi le panche e le pareti.

Tosto avvenne un tafferuglio

Provocando un tafferuglio.

                                               

Quindi giunsero i pompieri

Che innaffiando i candelieri

Rintuzzarono quel fuoco

Allagando tutto il luogo

E poi fecero un rapporto

Tutto giusto e circoscritto

               Perché vennero a sapere

Ogni fatto per dovere.

 

Ricondussero alla villa

Romolino ed Amarilla

Nella gip del Comandante

Che con la voce tonante

Li sgridò da vero orso

Lungo tutto quel percorso.

Giunti poi dai genitori

Aveva gli occhi quasi fuori.

E parlando esasperato

Disse:  “E’un caso disperato

                                               

E per me questi bambini

Sono veri sbarazzini

Li terrete ben legati

E forsanco imbavagliati

Altrimenti solamente

La prigione è conveniente.

E quel luogo vi assicuro

È per noi tutti più sicuro

Solo la questi bambini

Capiranno che giocare

Non vuol dire devastare.

 

A quel punto i genitori

Già tremando a quei pensieri

Li rinchiusero a dovere

Nella casa del portiere

Che munita d’inferriate

Avea uscite ben sprangate

Permetteva sicurezza

E per tutti la salvezza.

E così per qualche giorno

Li levarono da torno.


 

 


Quarta Disavventura

 

IL TELESCOPIO

 

Pien di stelle il cielo brilla

Romolino ed Amarilla

Se le stavano a ammirare

Senza tanto chiacchierare

E quei punti tremolanti

Li facevano contenti

E vedendo il telescopio

Che appartiene a zio Procopio

Vi si misero a giocare

Senza nulla domandare 

                                                 

Finalmente !Non par vero

Di guardare il cielo vero

Solo che …quel telescopio

Non lo han chiesto a zio Procopio

Ma da soli l’han scovato

Nel suo armadio riservato

Dove tiene  quei tesori

Che gli sono tanto cari.

Ma i nipoti impertinenti

Hanno pronti altri intenti.

 

Ora stanno lì a guardare

Quelle stelle da contare

Finché dopo una mezz’ora

Sono stufi e ..allora ..allora

E’ soltanto zio Procopio

Che conosce il telescopio

Quell’aggeggio misterioso

Che per loro è prodigioso

Non lo sanno manovrare

Masi mettono a svitare

                                              

E cominciano a smontare

Per poterlo un po’ studiare

Quanti vetri ! quante viti!

E quei binbi intraprendenti

Tolgon tutti gl’ingredienti

Che son belli e assai  lucenti

Specialmente poi le lenti

       Così grandi e trasparenti.

Tutte messe a precisione

Nella giusta posizione.

 

Amarilla e Romolino

Ci capiscono pochino

Tanto che per sistemare

Non san dove cominciare.

Pur con tutta l’attenzione

È un’ardita operazione

Da lasciare allo zietto

Che tranquillo dorme a letto.

Meglio andarlo a interrogare

Per potersi consigliare

                                                    

E veder di sistemare

Al suo posto ogni oculare…

Ma non tennero in buon conto

Che lo zio non era tonto

Al risveglio  così brusco

Fece un viso assai corrusco.

Poi al vedere quel macello

    Sentì un colpo nel cervello

E come prima reazione

Alzò subito  il bastone.

 

Per poter così affibbiare

Un castigo salutare

Ai terribili nipoti

Ch’era meglio averli idioti.

Ma al frastuono vien papà

Con al seguito mammà

Che acciuffaron pei capelli

Quei due discoletti belli.

Per sottrarli all’ira sorda

Che al momento era tremenda

                                                       

Li nascosero in cantina

Dopo un’altra ramanzina.

E pensando nel frattempo

Che seppur passava il tempo

Quei birbanti di fanciulli

Inventavano trastulli

Che facevano irritare

E tanti soldi da versare

Giacché un nuovo telescopio

Attendeva zio Procopio.


 

 


Quinta  Disavventura

                                         

IL RICEVIMENTO

 

Romolino e la sorella

Stavan chiusi nella villa

E pensavano a giuochini

Da bambini birichini

E già pronti per la festa

In onor della Maestra

Invitata a desinare.

Per poterla festeggiare

Si sentivano in dovere

Di potere un po’ aiutare.

                                           

Per la festa organizzata

La mammina indaffarata

Da più giorni lavorava

E ogni cosa sistemava.

Gl’invitati erano tanti

Importanti tutti quanti

Giacché oltre l’insegnante

C’era pure una cantante.

A seguire un generale

Con un  altro commensale

 

E un amico di papà

D’un gran mucchio di anni fa.

Mamma a un tratto dov’è andare

Altre cose ad acquistare .

“Faccio un salto in drogheria

compro il vino e vengo via

dopo aver pagato il conto

perché tutto è quasi pronto.

State fermi e state buoni !”

Son parole … fermi e buoni !

                                                 

Molto astruse  per la prole

Che fa sempre quel che vuole

E i bambini…tuttofare

     Com’è  loro naturale

Inziarono a …strafare

Pur convinti di aiutare

Così bimbo e sorellina

S’infilarono in cucina

In aiuto alla mammina .

Tanto stanca poverina.

 

Ed accesero il braciere

Sotto il pollo da scaldare

Perché il pollo al barbacù

Va scaldato un po’ di più

E poi al babbo e alla zia Rita

piace solo a scottadita.

E successe … che  peccato !

Che quel pollo andò bruciato

Mentre tutto il bel gelato

Fuor del frigo s’è squagliato

                                                

Poi per meglio apparecchiare

Iniziarono a spostare

I biglietti segnaposti

           Che finirono scomposti.

E la mamma allor rientrata

Tutto vide …e fu annientata.

Con le mani nei capelli

Inveì contro i rampolli

Mentre il padre li scansava

Che a qualcosa già pensava

Per potere rimediare

Quella festa da …scordare.

 

“Non si mangia mica qua!”

disse agli ospiti papà!”

e seppure a malincuore

li condusse a pranzo fuori

in un grande ristorante

con pietanze buone e tante

anche se pagando il conto

non ci fu gran tornaconto.

Ma i suoi figli il desinare

Lo dovettero scontare .

                                                

Per tre giorni  bello o brutto

Solamente pane asciutto

Che per bene meditare

Molto meglio è digiunare.


 

 


Sesta  Disavventura

                                      

IN  VISITA

 

Amarilla e Romolino

Col suo nuovo vestitino

Deliziosi e assai ammirati

Sono in visita arrivati.

La signora Dulcamara

Grande amica di zia Mara

Li riceve nel salotto

Ove tiene anche il suo bassotto.

Serve ai bimba dei biscotti

E al fratello dei confetti

 

Che lui invece di succhiare

Nella tasca fa sparire

Mentre ascolta attentamente

Chi conversa argutamente.

Per un pezzo –fatto strano-

I due bimbi sul divano

Stanno fermi e ben composti

                                                  

Che perfino sembran mesti.

Poi da rigidi e compunti

    D’improvviso come punti

Da formiche o da zanzare

Si cominciano a agitare

 

Vanno in giro pel salotto

Stuzzicando il can bassotto

Ed aprendo la finestra

Con precisa mossa destra

La manina del maschietto

Tira fuori un suo confetto

E lo lancia con la fionda

Dritto dritto nella fronda

Di un bell’albero in giardino

Dove dorme un uccellino.

                                                 

Poi un confetto nuovamente

Vien lanciato sveltamente

E colpisce  nel di dietro

Ben centrato il signor Pietro

Che alla macchina appoggiato

Con un grido s’è voltato

Intuendo chi ha lanciato

Il confetto disgraziato

Scatta come indemoniato

E un rimbrotto vien laciato

 

Proprio verso i due bimbetti

Che appaiono angioletti

Fa d’un b alzo lo scalone

E da al piccolo un ceffone

Che gl’imporpora un po’il viso

E di pianto inonda il viso

Romolino nega tutto

Ma poi in tasca detto fatto

Gli scovò un altro confetto

Che testimoniò quel fatto.

                                                    

Il sor Pietro  lo raccolse

E ben bene poi lo avvolse

Per mostrarlo ai genitori

Di quei  discoli tesori

Senza scampo Romolino

Si nascose a un angolino

Ascoltando vergognoso

Un discorso molto iroso

Che spiegando il triste fatto

Chiese d’esser soddisfatto

 

A chi aveva per dovere

Anche il modo di punire.

Toccò questo a babbo e mamma

Che mettendoli poi a nanna

Esternarono il progetto

Di legarli al loro letto.

Questo fece inorridire

I due piccoli e che dire?

Formularono promesse

Che restarono…promesse!

 


 

 


Settima Puntata

 

IN TRENO

 

Amarilla e Romolino

Coi cugini Fabio e Nino

Vanno con l’elettrotreno

Affidati al Capotreno 

Caro amico di papà

Che all’arrivo chiamerà

E lo rassicurerà

E tranquillo lui starà.

I ragazzi alla campagna

Son diretti … Che cuccagna!

                                                 

Vanno giù alla fattoria

Dell’affezionata zia

E le vanno a consegnare

Tanti pacchi  da donare

A dei poveri pupetti

Che da lei sono protetti.

                   Viaggio lungo! E per diletto

Vanno aprire un bel pacchetto

Poi continuano a disfare

Tutti i pacchi per guardare

 

I regali ben avvolti

Presto furono disciolti

Tutto quanto mescolato:

Tè  liquore e cioccolato

Il caffè col  parmigiano

Ed il latte conservato.

Su babucce e  su  sciallette

Son finite le zollette

E ben presto nel vagone

Ci fu molta confusione.

                                                    

Sopraggiunto il Capotreno

Fece un grande salto indietro

Nel vedere che i marmocchi

Hanno preso per balocchi

Quei regali assai importanti

Che costavano contanti

E quei danni nel vagone ?

Costeranno un bel milione!

E pensare che i piccini

Hanno sguardi da Santini!

 

Sistemato un po’ il vagone

Sopraggiunse la stazione

Ed i bimbi turbolenti

Ben scortati dagli agenti

Tutt’in fila e ben guardati

Da zietta accompagnati.

La vecchietta già in vedetta

Venne loro incontro in fretta

Per tenerseli sul cuore

Circondandoli d’amore.

                                                     

Ma gli agenti per sventura

Gli mostraron la fattura

Per i danni fatti al treno

Ma lei svenne per davvero.

Si riprese ed implorò

Di aiutarla ancora un pò

Per salvarla dal malore

Che le dava crepacuore

Riportando presto al treno

Quei nipoti senza freno.

 

E gli agenti assai commossi

si sentivan gli occhi rossi

e il soggiorno in fattoria

durò solo un’ora e via.

 

 

 


Ottava  Disavventura

                                           

L’ACQUAZZONE

 

Amarilla capo biondo

Romolino nero e tondo

Sono ancora quei bambini

fan giuochi birichini.

Tutto quanto il vicinato

Vive sempre assai angustiato

Che ogni giorno c’è un allarme

E necessita un gendarme

Per far fronte alle sorprese

Delle tristi loro imprese.

                                              

Poi però tutto si aggiusta

Se si trova la via giusta

Per quei bimbi saputelli

Che  seppure tanto belli

Sono birbe  e assai monelli.

E purtroppo sempre quelli!

       Oggi proprio un acquazzone

Gliene reca l’occasione…

Romolino e la sorella

Ne hanno fatta un’altra bella !

 

Disse mamma: “ Che burrasca!

Su  chiudete la finestra

Che quest’acqua torrenziale

Entra dentro il davanzale,”

I bambini con un salto

Obbediron …detto fatto

Ma ciascuno  fu distratto

Si dimenticò di un fatto

Che  all’aperto sul balcone

Son rimaste le poltrone…

                                                 

Quelle antiche trapuntate

E  di   rosso colorate

Ora l’acqua micidiale

Fino in fondo l’ha impregnate

Sgocciolando la tintura

Sulla strada a dismisura

Combinando una sventura

Quasi quasi da paura

A una donna sul portone

Che indossava un bel giaccone.

 

 

Era bianco quel giaccone!!!

Appurato poi il balcone

Donde cala quel colore

Che alla donna da dolore

Fino all’uscio è risalita

Così tanto inviperita

e a mammà che non sa niente

chiede soldi assai veemente:

“ questa giacca è da buttare

me la deve ripagare!”

                                                     

Ora mamma ha risarcito

Il giaccone scolorito

E Amarilla e Romolino

Sorbiranno il suo cantino

E anche quello di papà

Che fra poco rientrerà

E per via dell’acquazzone

Resteranno in punizione

Per un pezzo la TiVù

Non si vedrà proprio più.


 

 


Nona   Disavventura

                                                

AI GRANDI MAGAZZINI

 

Amarilla e Romolino

Hanno avuto un cagnolino

E alle dieci del mattino

Lo conducono al giardino

Camminando spensierati

Vanno dritti elettrizzati

col guinzaglio rallentato

e di questo ha approfittato

il furbetto Fidolino

per entrar nel Magazzino

                                                   

Dove un mucchio di clienti

Acquistavano alimenti.

                    Visto il cane che correva

Qualcheduno sorrideva

Non pensando  che fra poco

Avvenisse  il…terremoto

E difatti  Romolino

Nel rincorrer Fidolino

Sbatte contro uno scaffale

Fino a farlo rovesciare.

 

Cadde merce e scatolame

Lui restò come un salame

A guardare l’accaduto

Che non era preveduto.

Amarilla  poverina

Si nascose giù in cantina

Non sapendo come fare

Per poter di lì scappare.

Della grande confusione

Si allarmò la Direzione

                                                       

Che al megafono  all’istante

Calmò tutta quella gente.

Nel frattempo sequestrava

Il cagnetto che latrava

Sopraggiunse un ufficiale

Che con viso assai glaciale

Distendendo il suo rapporto

Scrisse tutto : danni e costo.

Poi condusse  ai genitori

I bambini distruttori

 

Che in finale come pena

Ci rimisero la cena

Mentre al babbo questo fatto

Ha causato un mezzo infarto.


 

 

 

Decima  Disavventura

                                           

GITA AL MARE

 

Amarilla e Romolino

Che han riavuto Fidolino

Verso il mare son diretti

E già fanno dei progetti

E seduti stanno già

Dentro l’auto di papà.

Ma saran bravi davvero

Per un giorno tutto intero?

Si pregusta già il piacere

Di nuotare e gareggiare

                                               

Sulla sabbia a far castelli

Per premiare quelli belli…

Però giunti all’arenile

Si sentirono svenire

Perché c’era la bandiera

Prevedente una bufera.

Non più bagni in quel frangente

Ma in spiaggia solamente

Nel frattempo i” cavalloni”

Han spruzzato i pantaloni

 

Di papà che s’è infuriato

Al vedersi sì bagnato

Intanto il cane elettrizzato

Dentro il mare s’è tuffato

Romolino vuol salvarlo

E fra l’onde va a pescarlo.

A quel punto l’Amarilla

Ha paura e forte strilla

E va mamma ad abbracciarla

E di baci  a ricoprirla

                                               

Mentre mormora allarmata:

“Che giornata scalognata!”

Esortando  i suoi piccini :

“Asciugati i vestitini

Perché qui cari bambini

Noi dovremo rincasare

           Perché il vento fa ammalare.”

Poi si accinge a preparare

Qualche cosa da mangiare

E lo stomaco riempire.

 

E ricerca quei panini

Che ha incartato nei cestini

Ma ricorda che i pacchetti

Li ha affidati ai marmocchietti

Or l’assilla tal pensiero

E già vede tutto nero

Non ha più l’aria giuliva

E le manca la saliva:

vuoi vedere che anche stavolta

qualche cosa è andata storta?

                                                 

Cerco ..cerco… ma non trovo

Proprio nulla …manco un uovo

Non c’è carne né frittata

Manco frutta né crostata.

Tutto quel mio faticare

E tant’ore a preparare

          E realizza che i pacchetti

Li han scordati i suoi lupetti

Proprio la sul tavolino…

E adesso …addio spuntino!

 

Non avendo da mangiare

Ci si affretta a ritornare

Terminando la giornata

Tanto tesa e angustiata.

Era meglio non uscire

E restarsene a dormire.

Ed intanto un bel rabbuffo

È già pronto e non è buffo

Da vedere e da sentire

perch’è triste ogni suo dire

                                                  

che alla prole sbarazzina

la materna ramanzina

fa l’effetto d’una doccia

perch’è proprio quella goccia

che ben presto porterà

alla sentenza di papà:

   “finirete per scontare

tutto il nostro dispiacere!

Chi non sa collaborare

È perché non lo vuol fare

E non dovrà neppur mangiare.”


 

 

 

Undicesima  Diasavventura

                                                    

AL CAMPEGGIO

 

 Con  un grosso sconticino

Amarilla e Romolino

Sono andati a campeggiare

E ne avranno di dafare…

Che fra tende da montare

Indumenti da lavare

Le patate da mondare

Le stoviglia da nettare

Avran piene le giornate

Di nuove cose conosciute.

                                                    

Però pur di stare assieme

Niuna cosa adesso preme

Ed i ventitre ragazzi

Son partiti  come razzi

Tutti  svelti  bravi arditi

Questo …quando son partiti!

Già soltanto a fine viaggio

         Fa difetto anche il coraggio

Allorché sono arrivati

Sono già mortificati

 

Nel vedere e constatare

Quanto c’è da lavorare.

Se credevano di fare

ecursioni e solo gare

specialmente le avventure

tipo Tarzn sulle alture…

l’Assistente assai severo

fa un  tracciato di sentiero

e come tanti soldatini

marceranno i suoi bambini.

                                                    

Così vanno a incominciare

Nel cercar di che mangiare

Tutti insieme alla ricerca

D’erbe  fiori e frutta fresca

Ci saran   da   preparare

I giacigli per dormire

Con le tende da drizzare

Ed il fuoco d’attizzare

poi a turno cucinare

ed infin rigovernare.

 

Ma la vita organizzata

Presto stanca la masnada

Che persino mentre prega

Si organizza in una …lega

Romolino capobanda

E Amarilla sua seconda .

Basta solo una giornata

E la quiete è frastornata.

L’Assistente poveretto

Ha capito quel dispetto

                                                  

Perché ogni ordine che dà

Al rovescio si farà

Non sa cosa deve fare

Per potersi destreggiare

Finalmente verso sera

Ha trovata la maniera :

“ Chi non vuole lavorare

Non avrà più da mangiare

Questa regola si sa

Vale in ogni società!”

 

Improvvisa una fischiata

Tronca quella chiacchierata.

L’Assistente è furibondo

Perché ha visto un capo biondo

Dietro un altro molto tondo

Che si trova proprio in fondo

Che con mano lesta lesta

Getta dentro la foresta

Il fischietto disgraziato

Che da poco ha sibilato .

                                                       

Quel monello  lui trascina

Lì davanti …alla berlina

E poi spiega  che il migliore

È colui che si fa onore

Per cui i bimbi impertinenti

Non avranno complimenti

Specie quelli dispettosi

Diverranno a tutti odiosi

E per questo in società

Mai nessuno li vorrà.

 

Piangon bimbo e sorellina

A sentir la ramanzina

Mentre gli altri “campeggiati”

Sono tutti perdonati.

Cosicché pure al campeggio

Si son comportati al peggio

E tenuti un po’ in disparte

Fino al giorno che si parte

E assai meglio non sarà

Presso la  mamma e il papà.

 


 
 

 

Dodicesima  Disavventura

                                             

LA ROULOTTE

 

Romolino ed Amarilla

In Roulotte color lilla

Sono pronti per partire

Per un viaggio da stupire

Senza nulla da ridire.

Un periodo rilassato

Che papà ha organizzato

E che  ha molto ben studiato 

Perché vuole star tranquillo

Con nemmeno più uno strillo

                                                    

Babbo e mamma son contenti

Pur se un attimo sgomenti

Ben sapendo che i bambini

Sempre più son birichini.

Chissà  mai se si asterranno

Per un mese di far danno?

Oramai chi li conosce

Più di nulla si stupisce!

Ma è il momento di partire

Non si possono intristire

 

E rimane da conforto

Che il percorso non è storto

E ben presto arriveranno

E beati lì staranno.

Prendon posto tutti quanti

Bimbi dietro e mamma avanti

Proprio accanto al conducente

Che è papà …questo è evidente!

Dove andranno non si sa

Papà ancor non lo dirà

                                                       

All’arrivo lo vedranno

E di gioia salteranno.

I pensosi  demonietti

Tutto il viaggio stanno zitti

Che se il babbo dice NO!

Non c’è scampo col suo NO.

Meglio allor fantasticare

Su quei luoghi da vedere:

Quanti mai nuovi amichetti

Troveranno ..e che giochetti!!!

 

Finché quasi all’imbrunire

Ci si ferma per dormire

E si svelerà il mistero

Ch’è mistero per davvero!

Han dinanzi una distesa

Senza neanche una pretesa

Non v’è traccia d’esistenza

Né si avverte la presenza

Né di piccoli animali

O di parchi naturali

                                                

Che siam giunti sulla luna?

Dice mamma un po’ delusa

E papà cui l’occhio brilla

     Le risponde. sta tranquilla!

Vuoi davvero riposare

Senza troppo faticare?

Questi sono luoghi adatti

Per non diventare matti

E tenersi ben vicini

Dei bambini  diavolini.

 

E vedrai si calmeranno

Senza fare più alcun danno

Tanto tempo per giocare

Ed un poco per studiare

Con  la radio d’ascoltare

La Tivù per divagare

Le formiche da contare

Ci sarà da passeggiare

E tante ore per dormire

Che fa bene riposare.

                                                    

Fu così che per un mese

Niente drammi e brutte imprese

Nella landa sconfinata

Da sembrare un po’ incantata

E incredibile da dire

Nessun bimbo da punire.