L'amore di Marlene |
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Mi sembra che il brindisi lo ha
dedicato più che altro a te che sei il suo avvocato. - Dovresti capire che ti sta un pò circuendo
con la sua tattica diplomatica, compresa la festa che ti ha
organizzata. In questo
momento gli sei molto utile giacché trema
al solo pensiero di dover perdere la causa che gli stai
perorando. - Sono in ballo milioni insieme al suo
onore in questa vertenza e, lui, è nelle tue mani...
Te lo sei forse scordato?... -Altro che ammirazione per la moglie del suo
avvocato! E' solo adulazione per te che comprende anche me per tenerti
caro....non lo capisci?- Guido,
per non ascoltare le ragioni di sua moglie, girò con stizza la manopola
dell'apparecchio radio che aveva sul comodino.
Il tono sregolato della musica chiassosa che si diffuse nella
stanza, costrinse Marlene a turarsi le orecchie, mentre mormorava,
stancamente: - Spegni, per favore, questo chiasso... non lo
sopporto...stasera ho i nervi a pezzi e
non vedo l'ora di riposarmi per un paio d'ore che dovremo
metterci in viaggio presto se vogliamo essere a casa per l'ora di
pranzo. Nel chiudere la
manopola, Guido, non poté
fare a meno di sottolineare, quasi parlando a sé stesso " Poverina
ha i nervi a pezzi, ma alla festa, la" signora", non sembrava
tanto a pezzi!" Era forse la corte del conte che la elettrizzava?
Marlene a queste perfide parole sbottò con rabbia dolente:-
Perché sei così cattivo con me. sono tutte bugie quelle stai
dicendo. Smettila te ne
prego, non voglio litigare. -
Mi devi spiegare perché hai insistito per condurmi qui a Berlino visto
che non mi fai partecipare mai ai tuoi convegni....Dimmi che ti serviva
la moglie di rappresentanza per non dispiacere al tuo cliente! - Tanto più che non sono stata libera né di muovermi
né di parlare con i tuoi occhi sempre fissi su di me. -Sapessi che disagio trovarmi fra tutta quella gente
sconosciuta, specialmente col tuo sguardo da "secondino" che
sorvegliava ogni mia mossa. Quanto
sarei stata meglio a casa
sola e tranquilla! - Adesso
fammi il piacere di smetterla che dobbiamo
riposarci qualche ora se si deve partire presto. Marlene aveva gli occhi
pieni di pianto nel pronunziare queste parole e dopo essersi coricata,
non trovò sonno, al
contrario di suo marito che, dopo ogni battibecco, riusciva ad
addormentarsi profondamente. Erano
quasi le quattro quando si era distesa senza un filo di sonno.
E, invece di riposare, ripassò mentalmente a occhi socchiusi, i
suoi dieci anni di matrimonio che stavano dissolvendosi come nebbia al
sole:- Da tempo
non c'era comprensione fra
loro e quello che era
iniziata come una storia d'amore,
si stava rivelando un legame pieno di attriti e di continui rimbrotti.
A lui, sempre accigliato, bastava
un lieve pretesto per creare delle liti furibonde che li lasciavano
amareggiati e immusoniti. Lei, figlia unica di una facoltosa famiglia di
Lugano, era ancora
minorenne quando si era invaghita di Guido di dieci anni maggiore e
prossimo alla laurea di avvocato. Quel
giovane studente innamorato, figlio di amici, aveva conquistato anche i
genitori della ragazza che non trovarono nulla in contrario ad accordare
il loro consenso alle nozze non appena lui le propose.
Era giovanissima e con la testa
piena di fantasie, ma a quindici anni, si era già diplomata e
continuava a frequentare il Conservatorio musicale.
Aveva precorso i tempi quella
ragazzina e prometteva di essere giudiziosa e responsabile e, la sua età
le mostrava tutto bello,
chiaro, promettente e, del matrimonio aveva una idea romantica,
influenzata anche dalla perfetta unione dei suoi genitori.
Non pensava affatto quanto sia
importante conoscere le affinità di carattere e di sentimento fra i
partner che, proprio nelle discordanze di principi, trovano le punte
aguzze che sempre più minano l'accordo.
Come tutte le ragazzine, anche
lei s'infatuò della bellezza fisica di Guido maggiore di dieci anni al
quale tutte le sue coetanee facevano il filo, ma lei ebbe più
probabilità di conquistarlo perché figlio di amici di famiglia e ben
visto anche dai suoi, ebbe la possibilità di esserle amica.
Al suo fianco si sentiva una piccola regina e sempre più si
attaccava a lui, tremando al pensiero di perderlo.
Lui fu accalappiato dalla spontaneità della bella
fanciulla che lo guardava ammirata e che stimava per i successi
scolastici che mieteva e che si stava facendo grande
sotto i suoi occhi. La figura slanciata, un casco di
capelli biondi e uno sguardo innamorato e, da non trascurare, una
famiglia generosa che per quella unica figlia sarebbe stata sempre
disponibile. Per un giovane
smanioso di arrivare vi erano tutte le premesse per contrarre un
matrimonio azzeccato e considerò una vittoria spuntarla sulle
perplessità dei genitori che alla richiesta di matrimonio,del testardo avvocato, fecero cadere
tutte le opposizioni. Di fronte alla decisione dei due
fidanzati i genitori di
Marlene offrirono anche un aiuto economico affinché
potessero acquistare una casa a Parigi dove lui voleva aprire uno
Studio Legale.. Il
futuro sembrava sorridere ai due giovani sposi
che partirono pieni di entusiasmo, con tante curiosità da
soddisfare, nella città che attira tanta gioventù.
Dopo
una cerimonia fastosa e gaia la coppia partì per la Francia
per una lunga luna di miele e, infine s'insediarono nella loro
nuova casa che avevano deciso di arredare quando fossero stati sul
posto. E
la vita a due ebbe inizio. Lei,
con la casa d'arredare e lui, con lo studio da avviare, avrebbero avuto
il loro daffare impegnandosi in modo pieno.
Le
loro giornate si dimostrarono subito
molto attive e snervanti col solo conforto di ritrovarsi a sera
per raccontarsi le loro esperienze e le loro vittorie.. Non desideravano
neppure uscire spesso perché insieme si completavano e
preferivano godersi la loro intimità piena di racconti e scambi
affettuosi. Nelle due
ore di riflessione nella quiete della stanza da letto, l'insonne
Marlene,non ricordava come e quando fossero iniziate le diversità. Quel
loro cielo azzurro iniziò
ad annuvolarsi allorché lui dimostrò il suo dispotismo pretendendo
obbedienza cieca dalla moglie che si ostinava a considerare bambina e
sprovveduta Prese a
bocciare ogni sua idea e ogni sua iniziativa sottolineando che aveva un
cervello da bambina. Criticava
specialmente i suoi modi affabili e cordiali che la facevano
amare da tutti, ritenendoli
immaturi e non adatti ad una donna sposata.
Sradicata
dalla sua città nativa, la povera moglie, si sentiva disprezzata e
avvilita dalle rampogne di
un marito dittatore che la umiliava in continuazione.
Nella vita parigina, non aveva modo d'inserirsi per i troppi
divieti che non le consentivano la normalità di conoscenze di luoghi e
persone. Guido, per la sua
professione, aveva la possibilità di conoscenze e di contatti locali,
lei, strettamente legata alle sue giornate casalinghe, cominciò a
desiderare di poter tornare talvolta a visitare i suoi parenti.
Quanto
le mancava la luminosità della sua Lugano!L'avvocato, preso da
clientela e udienze non aveva tempo per la moglie e, secondo lui,
bastava il telefono a mantenere i contatti con le loro famiglie e
rintuzzava ogni richiesta con la scusa di essere sempre oberato di
lavoro Nella
sua attività non aveva
veramente soste perché vi si era gettato anima e corpo con la bramosia
di primeggiare e farsi un nome. A distanza di qualche anno furono i
genitori di entrambi a
spostarsi verso Parigi
per qualche rapido soggiorno presso di loro.. Marlene,
non trovava giusti i dinieghi
e non capiva perché suo marito fosse così scorbutico; era
ferita nel sentirlo così insensibile alle sue necessità e poco
rassicurante come marito. Inoltre,
la sua, era gelosia patologica e gl'impediva
di capire come mai sua moglie non riuscisse ad essere infatuata di
Parigi come lo era lui senza considerare che le giornate di lei così
monotone e solitarie potevano
esserle molto pesanti.
Vivere
a Parigi o in qualsiasi altro luogo sarebbe stato ugualmente monotono in
quelle condizioni! Marlene
che si era avvalsa di una esperta arredatrice
per sistemare l'appartamento, riuscì a farne una dimora di tutto
rispetto e, dedicandovi la
maggior parte del suo tempo, non finiva
mai di rifinirla e abbellirla.
Realizzava piccoli prodigi con le sue mani sempre attive,
realizzando così la sua vena artistica e quadretti, cuscini e tovaglie mostravano
la sua maestria fino a ché non ebbe quasi più nulla da fare. Per
giunta, non aveva mai ricevuto un complimento per tutto ciò che creava,
perché a lui sembrava
tutto dovuto. O
forse non voleva darle soddisfazione per tema che s'inorgoglisse?
A lui piaceva tenerla sottoposta e tenere nelle proprie mani
i fili della sua esistenza
che riteneva di sua esclusiva proprietà.
Terminata la sistemazione della casa, si trovò ad aver esaurito
molto del suo daffare e non sapendo come riempire alcune ore, riprese lo
studio del pianoforte con una Maestra del vicino Conservatorio che le
veniva a dare le lezioni a
domicilio Ma questo non
bastava ad allietarla giacché le ore di solitudine erano troppe e la
mente vagava nell'estenuante attesa di un coniuge sempre assente e che
non riteneva necessario avvisarla dei suoi spostamenti che potevano
anche essere viaggi di lavoro della durata di più giorni. E nessun
diversivo colmava la sua amarezza..
Semmai, della città, avvertiva la bigia atmosfera di certe
giornate che le causavano una grande malinconia poiché la confrontava
alla solarità del suo Paese. Rimpiangeva
anche le distese candide e innevate dei campi da sci, i laghi e
soprattutto la vita sociale spigliata e serena.
Da piccola frequentava
i concerti con sua madre, lei stessa una discreta pianista.
Il suo maggiore sconforo era la mancanza di un figlio che non si era mai annunziato.
Specialmente in Marlene questo desiderio di maternità era acuto
e insistente e non aveva neppure amiche
con cui scambiare pareri ed opinioni o, semplicemente per avere un po'
di compagnia. La mancanza
di amicizie era da attribuirsi a suo marito che non desiderava avere
rapporti neppure con le famiglie dei suoi colleghi.
Marlene l'aveva assecondato volentieri tutta presa dalla
sistemazione della casa,
ma finì per capire che, declinando ogni invito, lui,
soddisfaceva la propria volontà che era quella di
tenerla isolata da tutti per una gelosia insensata e immotivata
che sempre di più la offendeva. Si fece strada in lei il dubbio che non
era quello l'Amore con l'A maiuscola che lei aveva vagheggiato. Si dava
colpa per non averlo saputo suscitare in lui e se ne sentiva
rammaricata, Non
aveva pensato minimamente che sposandosi dovesse accettare una
condizione da oppressa non
motivata da nulla giacché la sua vita
che scorreva trasparente e tutta dedicata ai doveri casalinghi
non meritava questo. La
solitudine la opprimeva e
se si provava a parlarne col suo compagno, veniva tacitata con stizza:-
" Cosa ti manca? Con
una casa da mandare avanti non hai motivo di annoiarti.
" Licenzia la
domestica e fai da te ogni cosa...e poi, dove vorresti andare da sola
se quì non conosci nessuno.?"
Così sbrigava le esigenze di sua moglie e non si compenetrava
di ciò che lei sentiva. Non
poteva però non accorgersi quanto fosse inappagata e invece di darle
tenerezza aumentava le scene di gelosia e, sempre più le imponeva
l'osservanza passiva dei suoi ordini giacché erano veri ordini quelli
che imponeva a sua moglie.. La
trattava, insomma, non da pari, ma come un cane alla catena.
La
costante clausura induceva Marlene
a fare ragionamenti filosofici.
Non riuscendo a considerare giusti quei
punti di vista che
la facevano soffrire, pensava come poteva essere giusto nella
professione. Secondo
lei che stava iniziando a conoscerne i suoi tanti lati negativi, capiva
che la sua obiettività era da discutere e non trovava in lui la mente
aperta e analitica del vero legale disposto a capire chi a lui si
confida cercandone l'appoggio.
L'avvocato dovrebbe essere come un confessore purché abbia
larghe vedute.
Guido,
giurista alla moda, avendo una visione della umanità tutta volta al
pessimismo e con scarsi sentimenti umanitari, come si regolava nel
perorare le cause? Quale
era il suo metro di valutazione?
Marlene, giovane, bella ed elegante avrebbe potuto avere una vita
più brillante se solo lui avesse dimostrata più cordialità con le
persone che accostava: Molti
di costoro avrebbero anche ambito essergli
amici. Sfortunatamente si
stava convincendo di quanto egli fosse venale e arrivista e, cosa
terribile, aveva dei sentimenti gretti e retrogradi
e neppure credeva nell'amicizia.
Nell'animo della donna si faceva strada la convinzione di avere
un marito senza anima dominato
soltanto dalla passione di guadagno e dallo sfrenato desiderio di
sovrastare i colleghi. Quello
che non riusciva a comprendere era da dove derivasse
la gelosia morbosa con cui la stava asfissiando, non era abituata
a fare e ricevere telefonate tranne quelle dei parenti svizzeri e, fra
coloro, che aveva il numero di casa c'era il conte Carlo che talvolta
col pretesto di parlare col suo avvocato,
scambiava qualche saluto con la signora.
Nulla di più ed anche se a Guido non faceva piacere non poteva
certo palesarlo al suo cliente che mai avrebbe mai immaginato quanto
accadeva dopo una sua innocente telefonata.
Durante i suoi viaggi, Guido, la chiamava
in continuazione per essere sicuro di trovarla
in attesa, come una Penelope e mai aveva espresso il desiderio di
condurla seco per farle conoscere un po' di mondo.
Neppure mai una vacanza si erano concessi
e quel sacrificare al lavoro anche un po' di relax distensivo,
Marlene non lo aveva mai condiviso
Negli ultimi tempi le stava sorgendo il dubbio che la tradisse e,
probabilmente il non volere che lei prendesse contatti con alcuno,
poteva nascondere il timore che lei venisse a conoscenza di qualche suo
comportamento peccaminoso. Gli anni che si stavano accumulando erano colmi di monotonia
e insoddisfazione.
La città proponeva tante belle cose storiche e artistiche da
poter conoscere, sarebbe stato bello e istruttivo partecipare alle
visite di luoghi e Musei e, magari, in compagnia di mogli di suoi
colleghi ! Anche di
questo era stata privata e non aveva avuto il piacere di conoscerne
alcuna. Si era
adeguata ai suoi voleri, pensando che un giorno le cose si sarebbero
modificate. Voleva credere che, una volta raggiunta la solidità nella
professione,egli avrebbe
accondisceso a prendersi
qualche vacanza, inserendosi in una esistenza più simile a quella di
tante altre coppie che si
concedevano parentesi di svago e di allegria.
In questo contesto, anche il carattere espansivo di lei si era
andato modificando e della giovane e gaia Marlene non restava che una
donna avvilita, dallo sguardo grave e pensoso che mal si addiceva al suo
fisico fiorente e sano. Era
anche ammirata e, forse, invidiata
la bella signora svizzera, sì tanto riservata e nascosta che soltanto
in casi eccezionali, compariva a fianco del marito.
Per
questo le avevano affibbiato l'appellativo di superba mentre
Marlene, non lo era affatto, anzi sarebbe stata desiderosa di
contatti umani e non di vivere all'oscuro come una cenerentola, infelice
e senza compagnia alcuna. Nessuno, infatti,
metteva radici nella loro casa, tutti vi passavano come fantasmi!
Neppure il personale di servizio.
Le domestiche vi si avvicendavano di
continuo perché la
sua mente malata vedeva come un pericolo l'affezionarsi troppo alla
"signora" di qualche fantesca
che avrebbe potuto divenirne complice contro di lui. Il
vivere pesava oramai da troppo tempo sulla
padrona di casa che non era padrona di nulla, neppure dei suoi
pensieri. Talvolta
aveva prospettata l'idea di
tornare a vivere Lugano dove c'erano anche i suoi genitori e,
questo cambiamento di residenza, non avrebbe pregiudicato neppure l'
attività dello Studio che
contava una vasta clientela in ogni parte di mondo. Le risposte erano sempre ciniche : "Ti piacerebbe
tornare a farti viziare dai tuoi genitori eh!
E poi, essi ti monterebbero la testa in mille modi, criticando la
nostra vita moderna." Più o meno erano queste le frasi che
zittivano la donna e che la intristivano sempre di più.
Marlene era giunta a un grado di saturazione insopportabile e
bastava un nonnulla per farle crollare i nervi e, purtroppo, non aveva
nessuno con cui confidarsi e, giunta al momento di prendere una
decisione, doveva farlo da sola. Cosicché
presa la vita nelle sue mani, decise di andarsene per un periodo nella
sua casa paterna.. Approfittando della udienza definitiva della causa
Richer per la quale suo marito sarebbe dovuto rimanere una settimana a
Berlino,l'infelice moglie decise di fare un colpo di testa.
Lasciò in una lettera le sue spiegazioni essendo convinta di
potersi concedere una vacanza presso
i suoi genitori, non precisando quanto lunga sarebbe stata. Ella,
coscientemente, aveva previsto il risentimento di Guido, ma mai avrebbe
pensato a quello che in realtà accadde.
Egli non ricevendo risposta alle sue ripetute telefonate, ritornò
l'indomani a Parigi e, letto il messaggio, immaginò che dietro la fuga
di sua moglie ci fosse un altro uomo e, rimuginando un tradimento,
ritornò a Berlino andando difilato dal conte Carlo a chiedere conto di
sua moglie. Naturalmente il conte cadde dalle nuvole e offeso da quanto
lo stava accusando, lo sfidò a duello. Lo scandalo enorme che ne scaturì riempì le cronache dei
giornali e, seppure l'esito
dello scontro non fu cruento, riducendosi ad alcune scalfitture, il
conte Richer affidò la sua causa ad un altro studio legale e, come
sempre, Guido ne ritenne responsabile sua moglie.
Appena rimessosi dagli esiti dello scontro,
si presentò a casa dei suoceri con aria bellicosa, minacciando
la moglie che, sempre più si convinse quanto fosse giusto
liberarsi di un tal uomo per il quale non sentiva più nulla.. La famiglia di Marlene, tranquilla e serena, fu
sconvolta dall'atteggiamento di questo "sconosciuto" genero e
fu pronta ad appoggiare le decisioni della sventurata moglie che iniziò
le pratiche per il divorzio che nessuno prevedeva quanto lunga e
difficile sarebbe stata. Furono
messi in luce gl' impossibili dieci anni di vita coniugale, ma sia i
cavilli che i rinvii furono talmente numerosi che la causa si protrasse
per lunghi anni causando nella
protagonista continui stati depressivi da impensierire seriamente gli
angosciati genitori. Fu
solo col loro amore che Marlene riuscì a sconfiggere l'abbattimento e
lo sconforto, ma ci vollero mesi e mesi
prima che lei potesse guardare di nuovo la vita serenamente. Rinnovata l'amicizia con la sua vecchia maestra di
piano ella iniziò a dare lezioni di musica inserendosi così
gradatamente nel tessuto cittadino e negli ambienti artistici dove
veniva apprezzata e ricercata. Facendo
un resoconto della sua vita, capì quanto fosse stata ingenua nel
credere vero amore quello che le aveva dato il marito che fresco di
laurea e con belle speranze, si era appoggiato alla dote della moglie
che le assicurava un appartamento lussuoso a Parigi tanto per iniziare
la carriera. Anche per lei,
l'infatuazione per quell'amico di famiglia che l'avrebbe portata in
Francia, era stata scambiata per un vero sentimento che, probabilmente
era una radice che andava "concimata e protetta"come si fa coi
teneri germogli.. All'opposto,
egli la costrinse ad una esistenza meschina, interessato solamente alla
sua carriera e, sempre in
viaggio, si permetteva una vita da scapolo.
Di sua moglie a lui importava solo la bella presenza e la fedeltà
perché paventava le corna che avrebbero scalfito il suo onore.
A differenza della moglie, non aveva mai desiderato avere figli proprio per questa sua liberalità di
vita che disdegnava più
grandi responsabilità.. Molte
cose non aveva capito del suo uomo la povera Marlene e, invano, aveva
dedicato a lui tutti i suoi pensieri e la sua gioia di vivere.
Si era di buon grado assoggettata ai suoi voleri per quieto
vivere e perché credeva che davvero fossero dettati da semplice gelosia
amorosa. Si
persuase con grande tristezza che averlo ritenuto sensibile e innamorato
era stato un grande sbaglio che le aveva rovinata l'esistenza e per
quanto avesse desiderato amare ed essere ricambiata, egli aveva
distrutto anche nel suo cuore quel puro sentimento dato di slancio nella
prima estate della vita.... Se
non fosse diventato così arido e, anche violento nei momenti d'ira,
dimostrandole affetto e comprensione, la loro vita sarebbe stata
diversa. Queste
riflessioni non vengono in mente ad una quindicenne e, dopo, è troppo
tardi... Ella si ritrovava sola e abulica e aveva soltanto venticinque
anni, doveva scrollarsi di dosso quella pesantezza dovuta al fallimento
matrimoniale e doveva accettare l'amicizia delle tante persone che aveva
ritrovate, felici di poterla riavere fra loro.
Sia parenti che amici furono lieti di riaverla fra loro; fra essi
Erica sua compagna di liceo che era divenuta concertista.
Frequentando l' amica, Marlene aveva ritrovato l'entusiasmo per i
Concerti e per un'altro strumento che amava al pari del piano. Il
violino allo studio del quale si applicò con passione.
Le sue giornate ricominciarono ad essere piene d'interessi e se
ne sentiva appagata. Era certa di sentirsi corazzata
verso altre pene d'amore e credeva che mai più si sarebbe fatta
irretire dalle parole di qualche spasimante che cominciava ad apparire
al suo orizzonte. Le
occasioni di incontri non le mancavano ed erano tutte conoscenze
nell'ambito artistico, superficiali
e senza seguito. Ne parlava con Erica che, felicemente sposata
la esortava a non disdegnare nuove occasioni per ricominciare a
vivere.. Alle affettuose
esortazioni dell'amica, Marlene rispondeva con un sospiro sfiduciato
mentre giocava col piccolo Michel, figlio della concertista che le si
era subito affezionato chiamandola zia..
Il
piccolo aveva sei anni e lei s' inteneriva a guardarlo e, talvolta,
il rimpianto per la famiglia che non si era concretizzata, la
sovrastava. Non
voleva soffermarsi su questi pensieri per non soffrire e scacciava la
malinconia, insegnando musica a piccoli
allievi. Erica le
parlava spesso di suo fratello Afro
che da qualche anno svolgeva ricerche biologiche sul DNA in
America essendosi laureato in biologia.
Marlene
ricordava vagamente quel ragazzo magrissimo e pallido che le faceva gli
occhi dolci, ma pur avendo la sua stessa età, non lo aveva considerato,
presa com'era dall'infatuazione per Guido.
Essendosi sposata giovanissima e trasferita in Francia aveva
perduto i contatti con tutti. Un
certo giorno Erica la informò che Afro stava per arrivare a Lugano
per un periodo di riposo e lei voleva dare un ricevimento
per fargli ritrovare gli amici di un tempo.
Naturalmente Marlene fu coinvolta nei preparativi per la festa
che doveva riuscire magnifica. I
due coetanei si rividero in casa di Erica e mentre per la donna fu come
una nuova conoscenza, per il biologo fu un tuffo nel passato rivedere la
compagna di scuola di sua sorella che per prima le aveva fatto battere
il cuore. Minorenne e
timido non aveva osato farle capire ciò che provava, tenendo nell'animo
il dolce ricordo.
Considerava
una felice coincidenza ritrovarla a Lugano, ancora grande amica di sua
sorella e ciò le avrebbe data la possibilità di approfondirne la
conoscenza..
Marlene
l'aveva trovato molto simpatico e
anche piacente nel suo aspetto grave di scienziato con la breve barba
bruna che le incorniciava il mento. Al
ricevimento parteciparono parenti e amici comuni e tutto si
svolse in un clima gioioso ingentilito anche dalle esibizioni musicali
delle due artiste alle quali, inaspettatamente, si aggiunse
la voce da tenore del bellissimo biologo. Quel trio musicale
improvvisato fu molto applaudito e i tre decisero di riproporsi in
seguito. Difatti si ritrovarono spesso in casa della concertista che
era felice di aver dato l'avvio a quei piacevoli concertini privati.
Nelle
piacevoli serate musicali ebbero
modo di fraternizzare e si scoprirono molto simili
nei sentimenti e negli ideali e affiatatissimi nei loro duetti,
le richieste di bis da parte dei presenti
erano molteplici Fra
loro si stava stabilendo una corretta amicizia
per la gioia nascosta di Erica che avrebbe visto con gioia la
loro unione perché formavano
pure una bellissima coppia ed
era pure a conoscenza della passione segreta di suo fratello per
la sua bella amica. Lo
aveva saputo da sempre! Spesso
Marlene e Afro si ritrovavano ad essere sopraffatti dalla commozione
nell'ascolto e nella esecuzioni di brani musicali ed erano momenti
ineffabili e pieni di poesia. E veramente la vena poetica dello
scienziato venne alla luce e fu un'altra nota gentile che si aggiunse
alle molte sue qualità,. Egli
nei canti che interpretava vi metteva l'emozione che la vicinanza della
bella Marlene gli suscitava.
Erica,
alla quale nulla sfuggiva, temeva il rifiuto dell'amica
ad una eventuale dichiarazione di Afro, sapendo come fosse mal
disposta verso gli uomini. Una cosa la semplice amicizia, ma altri legami non ne voleva
più ed Afro era a conoscenza di tali remore causate specialmente dal
divorzio ancora non concluso, ma non faceva nulla per superare quella
fortezza inespugnabile, anche se sarebbe stato pronto ad offrirgli un
amore sincero. Non voleva però, esporsi ad un rifiuto che avrebbe
potuto incrinare anche la loro bella amicizia ; sperava nel tempo; del
resto erano ancora in età di poter attendere e sperare in eventi
favorevoli. Si avvicinava
la fine del periodo di vacanza e Afro si approssimava a tornare in
America.
Marlene
trascorreva intanto in una serena letizia,
quel suo rinnovarsi di corpo e di spirito. Si sentiva veramente
rinascere col cuore sgombro da rimpianti e passioni e, si augurava di
restare così per sempre! Apprezzava
l'amicizia di Afro e il suo sguardo amoroso che attribuiva alla
compassione per quanto ella aveva patito
Non percepiva altro Marlene o aveva paura di percepire dell'altro
Più che probabile ch'ella non volesse approfondire oltre quella
sua cordialità, sapendo che fra poco doveva tornare in America e non
volendo soffrire per altre delusioni amorose, teneva a mantenersiintegra
un' amicizia così bella. Era
veramente una brava persona Afro ed era
contenta di averlo incontrato, si limitava ad approfondire le sue
doti canore quando nei loro duetti trovavano simultaneamente le note
giuste. Inoltre era
confortante il suo parlare che
la faceva sentire compresa. Il
loro incontro era quello di due anime buone, ancora rispettose dei veri
valori. Ma il calice
di Marlene doveva ancora colmarsi di altre amarezze che le riportarono
sconforto e timori e fu nel
ricevere un telegramma di George, assistente di Guido, che ogni tanto si
faceva vivo con lei per inviarle comunicazioni ufficiali. Il telegramma
che la sconvolse era redatto così::- " Guido avuto incidente
gravissimo suo dovere essergli accanto. George."
Seguiva l'indirizzo di un ospedale di Parigi.
Null'altro di questa notizia e quasi l'ordine di tornare per
assistere il marito. Eppure sapeva che stavano divorziando. Chi gli aveva detto di
chiamarla? Perché non si era rivolto ai suoi suoceri? Un cumulo di amarezza sommerse il cuore della povera donna
che si vedeva costretta a compiere un dovere di moglie che non sentiva
più. Erano passati tre anni dal giorno della fuga ed ora che si stava
riprendendo, ripiombava nell'angoscia .
Pensò, persino ad uno stratagemma o, addirittura, a un complotto
per trattenerla forzatamente in Francia al fine di annullare
la causa di divorzio prossima alla conclusione. Si
consigliò con Afro che giudiziosamente cercò di calmare le sue
apprensioni e le suggerì di partire accompagnata dal padre non prima di
aver contattato telefonicamente l'ospedale per avere notizie più
precise. Furono le parole
consolanti dell'amico a tranquillizzarla e decise di seguire i suoi
consigli pratici e disinteressati.
E di lui si poteva fidare.
Per
telefono fu edotta delle condizioni davvero critiche dell'avvocato che
aveva avuto un grave incidente di macchina, dove la donna in sua
compagnia era morta e lui, immobilizzato da varie fratture, si trovava
ancora in fase di accertamenti medici.
La partenza divenne improrogabile e Marlene partì insieme a suo
padre. Fu molto accorato il
distacco da Afro, sapendo che al ritorno non lo avrebbe trovato perché
l'indomani avrebbe dovuto imbarcarsi per la sua sede di lavoroadilà
dell'Oceano. Proprio in
quel momento egli trovò il coraggio di rivelarle il suo amore, ma la
risposta non la chiedeva subito. Avrebbe accettata qualunque decisione,
anche un diniego se lei amava restare libera, chiese soltanto di
non spezzare la loro bella amicizia.
Indicibilmente commossa, dalle parole di Afro che gli giungevano
in un momento così delicato, Marlene, rimase confusa non trovando le
parole giuste per ingraziarlo e prendere tempo.
Mai partenze furono più malinconiche perché avvenivano in un
clima d'incertezze e il loro futuro era tutto un mistero perché
andavano verso due diverse strade che forse potevano non incontrarsi più.
Il feeling fra loro non poteva interrompersi così bruscamente,
ma nessuno sapeva prevedere il futuro di quelle due anime che si
lasciarono con la speranza di scriversi.
Fine
prima
parte L'AMORE
di MARLENE
Seconda
parte
Marlene
e suo padre giunsero a Parigi in una giornata di pioggia, fitta e
insistente che rese il percorso fino all'ospedale molto laborioso giacché
con quel tempo, tutti i taxi venivano presi d'assalto da lunghe file di
gente in attesa ed anche loro due dovettero attendere parecchio alla
stazione, mordendo il freno... La
figlia, in special modo, non
riusciva a contenere l'agitazione che la tormentava dal momento che
aveva ricevuto il telegramma di George. Quella
chiamata perentoria del segretario
di suo marito che conosceva appena, l'aveva disorientata, non riuscendo
a comprendere con quale autorità l'avesse fatto perché non era redatta
in modo soltanto informativo. Era
una vera e propria imposizione al suo dovere di moglie, di recarsi
presso il marito immobilizzato in ospedale a causa di un
incidente. Si vedeva nuovamente sotto il giogo di un dittatore,
ancora più tiranno ed esigente dal momento che era infermo. Pensò persino che fosse una strategia partita proprio
da questi per annullare la causa di divorzio. Ne aveva già tirati fuori
tanti di cavilli che poteva
anche essere vero questo dubbio.
Con parole affettuose l'amico Afro, la dissuase di pensare il
peggio " Con tuo padre accanto, non devi temere complotti, parti
tranquilla"
La grande angoscia si era un po' diluita, ma non era tranquilla
del tutto. Alla
perplessità di questo avvenimento vi si aggiunse il dispiacere per la
partenza di Afro che sarebbe avvenuta proprio mentre lei doveva
trattenersi in Francia.
Si sarebbero dovuti salutare, in modo
molto affrettato e questo dispiacque molto alla donna perché
avrebbe voluto farlo in modo più adeguato. .
L'amico
solerte e devoto, avrebbe meritato di essere salutato in modo meno
formale e affrettato se non altro perché aveva contribuito unitamente
alla sorella a renderle più piacevole l'ultimo periodo..
La sfortunata donna in quegli ultimi tre anni era stata depressa
e quasi abulica per le infauste vicissitudini causatele da un matrimonio
infelice e dalla interminabile causa di divorzio che il marito
ostacolava fortemente. L'
affetto dei suoi genitori e della famiglia di Erica, erano stati
salutari per lei e, specialmente le riunioni musicali anche insieme ad Afro
nelle ultime settimane, l'avevano
riconciliata con la vita donandole
giornate più serene e spensierate..
Si
vedeva ripiombare nel buio dell'incertezza senza più quel caro amico
vicino di cui avvertiva già l'assenza.
Egli, discretamente, le era stato di grande conforto e si doleva
che le sue vacanze fossero terminate e, con esse, anche la loro bella
amicizia. Essi non
avevano mai toccato argomenti più personali perché non avevano mai
pensato a un rapporto fisico, solamente vera amicizia era
sgorgata fra loro
perché avevano identici punti di vista.. Almeno da parte di Marlene,
fintanto che era stata all'oscuro del trasporto di lui che risaliva
addirittura all'adolescenza.
Glielo aveva confessato in quei pochi minuti di saluti prima del
distacco e ne era rimasta stupita al punto di non saper rispondere
nulla. Dov'era finita la decisione di non più soccombere all'amore per
la sfiducia che aveva del sesso maschile?
Ora capiva che era
amore, invece, quel lieve
turbamento che le si insinuava nell'anima ogni volta che gli era
accanto. L'aveva
attribuito alla gioia di essere
spensierata nel mentre facevano musica o andavano a fare qualche
passeggiata al lago
Si era abituata alle belle ore trascorse fra musica e poesia e se
ne era ristorata senza pensare a nulla.
Non si persuadeva, che tutto dovesse
aver fine per cause di forza maggiore.
L'imprevisto infortunio di quel consorte che si sforzava di
dimenticare e a cui era ancora legata da un nodo difficile da sciogliere
la riconduceva su di un percorso penoso che la faceva soffrire.
Nelle ultime ore si stava tormentando
in questi pensieri che l'angustiavano al massimo. Non riusciva a vedere come la sua esistenza potesse
reincanalarsi in un percorso normale se tutto congiurava contro di lei
anche ora che aveva compiuto i ventotto anni e si considerava un
relitto, al quale mancava quella forza di decisione che aveva dimostrata
dieci anni prima allorché si era legata senza molto riflettere al
bellissimo avvocato che l'aveva fatta innamorare e poi, resa infelice.
La penosa unione,l'aveva maturata si, ma aveva perdute le certezze.
Ripercorrendo le strade parigine, risentiva attuale la pesantezza
del passato menage, sempre chiusa in una casa che le era diventata
sempre più ostile. Con
questo stato d'animo si stava avviando verso il nosocomio dove avrebbe,
conosciute le vere condizioni fisiche di colui che era stato il suo
primo amore e anche il suo carnefice.
Era molto grata a suo padre, la cui compagnia la gratificava.
Con la mamma, egli l'aveva sempre sostenuta trasfondendogli
coraggio e serenità. Di
lui apprezzava anche il suo innato umorismo che sdrammatizzava ogni
precaria situazione. Con un'alternanza di meditazioni che la tennero
assorta lungo tutto il percorso La questione era seria e complessa poiché
era lo stesso avvocato ad essere responsabile dell'accaduto. Difatti era
lui alla guida della potente macchina che si era capovolta per
l'eccessiva velocità, tanto da finire in un fossato dove la sia
accompagnatrice aveva trovato la morte. Anche di questo avrebbe dovuto rispondere l'avvocato.
Il resoconto dei fatti fu illustrato nei dettagli dal primario
dell'ospedale che per il momento vietava di visitare il degente ancora
in prognosi riservata. Fece presente però,alla signora, che
in qualità di coniuge, era lei a doversi assumere le
responsabilità del marito. Per la donna fu una doccia fredda sapere Che
la questione era difficile e spinosa per varie responsabilità civili e
penali molto complesse ed anche perché vi erano da valutare pesanti
risarcimenti la vittima. La vicinanza del padre attutì il colpo di
quelle impreviste verità che le fecero gelare il sangue nelle vene.
E fu lui a prendere in mano la situazione allorché la vide
impallidire,prossima a svenire ; fece presente che
essendo avvocato, suo genero poteva disporre dei suoi
collaboratori a cui affidare la faccenda. Sarebbe stato giusto anche
giuridicamente perché i due coniugi stavano divorziando per di più,lui,
aveva già fatta la separazione dei beni. Nelle circostanze attuali
questi precedenti dispensavano la moglie da ogni responsabilità.. Seppure
la sentenza di divorzio non era stata ancora pronunziata la loro
separazione di fatto sussisteva da oltre tre anni e questo la
discioglieva già dal legame.
Rimaneva
da organizzare l'assistenza all'infortunato e a ciò avrebbero pensato i suoi genitori che sarebbero giunti a
distanza di poche ore. Padre e figlia decisero di alloggiare per qualche
giorno in albergo per attenderli
e concertare insieme il da farsi. Con
i suoceri erano stati mantenuti buoni rapporti e pure quando Marlene
aveva fatto ritorno nella loro terra, nessuno l' aveva giudicata male
ben sapendo da che parte stavano i torti.
Neanche per i suoi genitori, Guido, aveva mai avuto molte
attenzioni ed essi avevano sempre patito la sua noncuranza.
Quel figlio egoista e presuntuoso,sembrava averli dimenticati
mentre,loro, da buoni genitori erano accorsi al suo capezzale per far
fronte alle sue necessità attuali che erano gravissime e complesse. Lo
fecero trasportare in una clinica più attrezzata dove avrebbe potuto
avere cure più aggiornate e un assistenza personalizzata.
Sbrigate insieme a loro queste incombenze, Marlene e suo padre
presero la strada del ritorno.
La
sera stessa dell'arrivo Marlene chiese ad Erica notizie del fratello
e, fra le lacrime, le confidò la confessione che Afro le aveva
fatto poco prima di partire e che per lei era stata una rivelazione.
Non aveva mai saputo che
il "fratellino" di Erica quindicenne nutrisse amore per lei
che stava per sposarsi. Eppure avevano la medesima età! Ma i quindici
anni di una ragazza non possono compararsi a quelli di un maschio.
Erica comprese quanto la sua amica fosse rimasta scossa dalla di
lui dichiarazione e condivideva quel rammarico che le era rimasto
nell'anima. Si rimproverava specialmente di non essere stata esauriente
nelle risposte perché colta di sorpresa ed anche perché si trovava
spiazzata di dover ricredersi sul giudizio che aveva sugli uomini e che
l'aveva portata a giurare a sé stessa di non credere più a nessuno.
Infine, non era ancora definita la causa di divorzio e con i
nuovi eventi, sarebbe rimasta in sospeso ancora chissà quanto.
La correttezza di questi seri ragionamenti commosse Erica che
consolò l'amica rassicurandola
che lei stessa avrebbe parlato con suo fratello per chiarire eventuali
equivoci. Stava intuendo
anch'essa che Marlene era in un momento di confusione.
Novità positiva però era quanto ella temesse di perdere Afro . Che fosse amore? Erica gioì in cuor suo dinanzi a questa eventualità e si affrettò a consolare l'amica affermando che suo fratello se l'aveva amata per tanti anni in silenzio, avrebbe anche avuta la pazienza di aspettarla ancora. Anche Marlene si ripromise di scrivergli una lunga lettera aprendole l'animo senza reticenze, precisando quanto forte fosse il desiderio di averlo sempre accanto e chiedendogli solo di avere pazienza fino al momento in cui,finalmente libera, avrebbe potuto decidere della propria vita. Fine
parte
seconda L'AMORE
di MARLENE
Parte
terza Dopo
due anni di scritti e lunghe telefonate, finalmente Afro poté disporre
di un consistente periodo da trascorrere a Lugano dove era atteso con
ansia non solamente da sorella e nipotino. Sapeva già che in casa di
Erica avrebbe trovata anche
Marlene. Fu uno slancio amoroso che li spinse l'uno nelle braccia
dell'altra e la gioia di rivedersi venne condivisa da tutta la famiglia
perché il biologo era amato da tutti. Finalmente le conversazioni
represse fra i due innamorati, furono più espansive e sostanziali,
riuscendo a cancellare quei
dubbi che non avevano più motivo di sussistere Durante la lunga
lontananza molte cose si erano appianate e per Marlene era giunto anche
il certificato di divorzio. Era questo un fatto decisivo che avrebbe
permesso a lei e Afro di considerarsi fidanzati. Iniziò così per la
coppia un periodo d'ineffabile felicità perché nulla più avrebbe
ostacolata la loro unione.
Lei, che aveva già apprezzato il suo carattere come amico, ne
scoprì anche qualità maggiori come fidanzato e si rimproverò di aver
perduto altri anni, lacerandosi in perplessità inutili e fantasiose.
Con lui accanto, cominciò a capire la realtà di un amore vero e
sincero perché si sentiva compresa e protetta e in ogni suo gesto c'era stima e amore che la conquistava sempre di più fino a far
sparire la riluttanza che
aveva avuta verso una nuova storia. Com'era stata sciocca a non valutare
appieno i pregi del caro amico e, soprattutto la sua lealtà che
traspariva da tutto il suo essere! Doveva ammettere che l'amore
che la spingeva verso di lui era veramente qualcosa di grandioso che la
sconvolgeva e che non aveva mai conosciuto. Vi univa anche un sentimento
di riconoscenza per la pazienza con cui aveva atteso che lei fosse
pronta a donargli il suo cuore. Il momento era giunto e la decisione
presa per questo iniziarono i loro preparativi per le nozze che
dovevano essere celebrate entro il tempo della sua permanenza a Lugano.
Afro voleva ritornare al suo lavoro di ricerca accompagnato da
sua moglie. Troppo
lungo era stato il calvario dell'attesa e non voleva che ne passasse
dell'altro senza avere la sua Marlene accanto intenzionato com'era a
farle dimenticare
angustie e dolori. L'ancor giovane divorziata era dello stesso avviso, certa di ricambiarlo con la medesima intensità e appagata di averlo vicino. Afro meritava tanto e a lei pareva di sognare di aver trovato sulla sua strada un'anima così nobile e meritevole e voleva renderlo il più felice degli uomini. L'amore vero Marlene lo aveva trovato sulla sua strada e, se non fosse stata tanto impulsiva, lo avrebbe capito molti anni addietro. risparmiandosi dieci anni d'infelicità. Adesso era deciso a tenerselo stretto per formare con lui la famiglia che avevano, da sempre,entrambi, vagheggiata. In questo clima di gioiosi preparativi. giunse il giorno delle nozze e la coppia uscì dal Municipio radiosa e felice. Festeggiati da amici e parenti, si eclissarono subito dopo il ricevimento già pronti ad intraprendere il viaggio verso una vita nuova in tutti i sensi, almeno per lei che avrebbe potuto esprimere sé stessa, accanto ad un uomo degno di questo nome. |