L'amore di Marlene

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La festa organizzata nel più famoso albergo di Berlino dal conte Carlo Richer proprietario di una grande Casa farmaceutica era stata data in onore dell'avvocato Guido G. con Studio a Parigi e ritenuto il più accreditato legale del momento in campo internazionale.  I suoi clienti appartenevano alla nobiltà e al mondo della finanza europea e, al suo Studio Legale, venivano affidate cause familiari delicatissime e quelle che vertevano su interessi economici e scientifici.    
Il festeggiato, abituato a disdegnare ogni invito mondano, questa volta, non aveva potuto esimersi dal parteciparvi con la  bellissima moglie Marlene di cui era gelosissimo. Lo raccontavano le cameriere che si affezionavano facilmente alla dolce signora svizzera e che, uniche testimoni dei loro litigi,affermavano quanto ella non gliene desse motivo perché conduceva una vita discreta e molto ritirata.  Tutti gl'intervenuti alla favolosa serata, avevano ammirata la deliziosa signora molto distinta ed elegante e che non si vedeva mai  nei ricevimenti a cui partecipava il marito. Specialmente il conte Carlo promotore della festa  sembrava molto eccitato dalla presenza della bella svizzera, come aveva sottolineato in un brindisi  dedicato al brillante avvocato. L' euforia dell'anfitrione non era sfuggita a nessuno dei presenti, tanto meno alla gelosia sospettosa del festeggiato che aveva tallonato sua moglie per tutta la serata affinché non rimanesse neppure un istante a tu per tu con lo sfacciato ammiratore.    Riservandosi, a  festa conclusa, di prendersela con lei accusandola di aver provocato quelle esplosioni ammirative.  Già sull'automobile che li riportava nella suite  dell' Hotel Astoria che avevano affittato per quei due giorni a Berlino, aveva cominciato ad insinuare i suoi sospetti che fecero innervosire Marlene che si astenne dal rispondergli.  In ascensore, iniziando a sfilarsi i guanti, lei già sapeva che la sfuriata sarebbe esplosa  per un nascosto piacere di suo marito di distruggerle qualsiasi parentesi di svago.   Quella sera, un po' alticcio per le libagioni della serata, era anche più caricato. Entrati nella suite, ella fece scivolare il suo mantello da sera sul divanetto dell'anticamera e con gesto brusco  vi gettò sopra guanti e borsa, proseguendo sveltamente verso la stanza da letto.  Mentre si lasciava cadere sulla poltrona accanto al letto per sfilarsi le scarpe, fu raggiunta da Guido che accigliato la interpellò bruscamente: " Sei nervosa vero? " -Molto stanca dovresti dire...sai bene che io non sono abituata alle feste !- La pronta risposta della moglie eccitò di più l'uomo che, con cattiveria,  volle ferirla : "Fortuna che non sei abituata alle feste, perché sai civettare molto bene ! Stasera sembravi fatta di miele, tutti gli uomini erano attorno a te. Specialmente il conte, ti ha dedicato persino un brindisi infiocchettato!"

Mi sembra che il brindisi lo ha dedicato più che altro a te che sei il suo avvocato.   - Dovresti capire che ti sta un pò circuendo  con la sua tattica diplomatica, compresa la festa che ti ha organizzata.  In questo momento gli sei molto utile giacché trema  al solo pensiero di dover perdere la causa che gli stai perorando. - Sono in ballo milioni insieme al suo  onore in questa vertenza e, lui, è nelle tue mani...   Te lo sei forse  scordato?... -Altro che ammirazione per la moglie del suo avvocato! E' solo adulazione per te che comprende anche me per tenerti caro....non lo capisci?-  Guido, per non ascoltare le ragioni di sua moglie, girò con stizza la manopola dell'apparecchio radio che aveva sul comodino.  Il tono sregolato della musica chiassosa che si diffuse nella stanza, costrinse Marlene a turarsi le orecchie, mentre mormorava, stancamente: - Spegni, per favore, questo chiasso... non lo sopporto...stasera ho i nervi a pezzi e  non vedo l'ora di riposarmi per un paio d'ore che dovremo metterci in viaggio presto se vogliamo essere a casa per l'ora di pranzo.  Nel chiudere la manopola, Guido,  non poté fare a meno di sottolineare, quasi parlando a sé stesso " Poverina ha i nervi a pezzi, ma alla festa, la" signora", non sembrava tanto a pezzi!" Era forse la corte del conte che la elettrizzava?  Marlene a queste perfide parole sbottò con rabbia dolente:-  Perché sei così cattivo con me. sono tutte bugie quelle stai dicendo. Smettila  te ne prego, non voglio litigare.  - Mi devi spiegare perché hai insistito per condurmi qui a Berlino visto che non mi fai partecipare mai ai tuoi convegni....Dimmi che ti serviva la moglie di rappresentanza per non dispiacere al tuo cliente!   - Tanto più che non sono stata libera né di muovermi né di parlare con i tuoi occhi sempre fissi su di me.   -Sapessi che disagio trovarmi fra tutta quella gente sconosciuta, specialmente col tuo sguardo da "secondino" che sorvegliava ogni mia mossa.  Quanto sarei stata meglio  a casa sola e tranquilla! -  Adesso fammi il piacere di smetterla che  dobbiamo riposarci qualche ora se si deve partire presto. Marlene aveva gli occhi pieni di pianto nel pronunziare queste parole e dopo essersi coricata, non  trovò sonno, al contrario di suo marito che, dopo ogni battibecco, riusciva ad addormentarsi profondamente.  Erano quasi le quattro quando si era distesa senza un filo di sonno.  E, invece di riposare, ripassò mentalmente a occhi socchiusi, i suoi dieci anni di matrimonio che stavano dissolvendosi come nebbia al sole:-    Da tempo non c'era comprensione  fra loro  e quello che era iniziata come una storia  d'amore, si stava rivelando un legame pieno di attriti e di continui rimbrotti. 

A lui, sempre accigliato, bastava un lieve pretesto per creare delle liti furibonde che li lasciavano amareggiati e immusoniti. Lei, figlia unica di una facoltosa famiglia di Lugano,  era ancora minorenne quando si era invaghita di Guido di dieci anni maggiore e prossimo alla laurea di avvocato.  Quel giovane studente innamorato, figlio di amici, aveva conquistato anche i genitori della ragazza che non trovarono nulla in contrario ad accordare il loro consenso alle nozze non appena lui le propose.  

Era giovanissima e con la testa piena di fantasie, ma a quindici anni, si era già diplomata e continuava a frequentare il Conservatorio musicale.  

Aveva precorso i tempi quella ragazzina e prometteva di essere giudiziosa e responsabile e, la sua età le mostrava tutto   bello, chiaro, promettente e, del matrimonio aveva una idea romantica, influenzata anche dalla perfetta unione dei suoi genitori.   

Non pensava affatto quanto sia importante conoscere le affinità di carattere e di sentimento fra i partner che, proprio nelle discordanze di principi, trovano le punte aguzze che sempre più minano l'accordo. 

Come tutte le ragazzine, anche lei s'infatuò della bellezza fisica di Guido maggiore di dieci anni al quale tutte le sue coetanee facevano il filo, ma lei ebbe più probabilità di conquistarlo perché figlio di amici di famiglia e ben visto anche dai suoi, ebbe la possibilità di esserle amica.  Al suo fianco si sentiva una piccola regina e sempre più si attaccava a lui, tremando al pensiero di perderlo.   Lui fu accalappiato dalla spontaneità della bella  fanciulla che lo guardava ammirata e che stimava per i successi scolastici che mieteva e che si stava facendo grande  sotto i suoi occhi. 

La figura slanciata, un casco di capelli biondi e uno sguardo innamorato e, da non trascurare, una famiglia generosa che per quella unica figlia sarebbe stata sempre disponibile.  Per un giovane smanioso di arrivare vi erano tutte le premesse per contrarre un matrimonio azzeccato e considerò una vittoria spuntarla sulle perplessità dei genitori che alla  richiesta di matrimonio,del testardo avvocato, fecero cadere tutte le opposizioni.   

Di fronte alla decisione dei due fidanzati  i genitori di Marlene offrirono anche un aiuto economico affinché  potessero acquistare una casa a Parigi dove lui voleva aprire uno Studio Legale.. 

Il futuro sembrava sorridere ai due giovani sposi  che partirono pieni di entusiasmo, con tante curiosità da soddisfare, nella città che attira tanta gioventù.     

Dopo una cerimonia fastosa e gaia la coppia partì per la Francia  per una lunga luna di miele e, infine s'insediarono nella loro nuova casa che avevano deciso di arredare quando fossero stati sul posto.  

E la vita a due ebbe inizio.  

Lei, con la casa d'arredare e lui, con lo studio da avviare, avrebbero avuto il loro daffare impegnandosi in modo pieno.  

Le loro giornate si dimostrarono subito  molto attive e snervanti col solo conforto di ritrovarsi a sera per raccontarsi le loro esperienze e le loro vittorie.. Non desideravano neppure uscire spesso perché insieme si completavano e  preferivano godersi la loro intimità piena di racconti e scambi affettuosi.   Nelle due ore di riflessione nella quiete della stanza da letto, l'insonne Marlene,non ricordava come e quando fossero iniziate le diversità.     

Quel loro  cielo azzurro iniziò ad annuvolarsi allorché lui dimostrò il suo dispotismo pretendendo obbedienza cieca dalla moglie che si ostinava a considerare bambina e sprovveduta  Prese a bocciare ogni sua idea e ogni sua iniziativa sottolineando che aveva un cervello da bambina.   Criticava  specialmente i suoi modi affabili e cordiali che la facevano amare da tutti,  ritenendoli immaturi e non adatti ad una donna sposata.   

Sradicata dalla sua città nativa, la povera moglie, si sentiva disprezzata e avvilita  dalle rampogne di un marito dittatore che la umiliava in continuazione.  Nella vita parigina, non aveva modo d'inserirsi per i troppi divieti che non le consentivano la normalità di conoscenze di luoghi e persone.  Guido, per la sua professione, aveva la possibilità di conoscenze e di contatti locali, lei, strettamente legata alle sue giornate casalinghe, cominciò a desiderare di poter tornare talvolta a visitare i suoi parenti.   

Quanto le mancava la luminosità della sua Lugano!L'avvocato, preso da clientela e udienze non aveva tempo per la moglie e, secondo lui, bastava il telefono a mantenere i contatti con le loro famiglie e rintuzzava ogni richiesta con la scusa di essere sempre oberato di lavoro      Nella sua attività  non aveva veramente soste perché vi si era gettato anima e corpo con la bramosia di primeggiare e farsi un nome. A distanza di qualche anno furono i genitori di entrambi  a spostarsi verso  Parigi  per qualche rapido soggiorno presso di loro..  

Marlene, non trovava giusti i dinieghi   e non capiva perché suo marito fosse così scorbutico; era ferita nel sentirlo così insensibile alle sue necessità e poco rassicurante come marito.  Inoltre, la sua, era gelosia patologica e  gl'impediva di capire come mai sua moglie non riuscisse ad essere infatuata di Parigi come lo era lui senza considerare che le giornate di lei così monotone e solitarie  potevano esserle molto pesanti.   

Vivere a Parigi o in qualsiasi altro luogo sarebbe stato ugualmente monotono in quelle condizioni!  Marlene che si era avvalsa di una esperta  arredatrice per sistemare l'appartamento, riuscì a farne una dimora di tutto rispetto  e, dedicandovi la maggior parte del suo tempo, non  finiva mai di rifinirla e abbellirla.   Realizzava piccoli prodigi con le sue mani sempre attive, realizzando così la  sua vena artistica e quadretti, cuscini e tovaglie mostravano la sua maestria fino a ché non ebbe quasi più nulla da fare. Per giunta, non aveva mai ricevuto un complimento per tutto ciò che creava, perché a lui  sembrava tutto dovuto.  

O forse non voleva darle soddisfazione per tema che s'inorgoglisse?   A lui piaceva tenerla sottoposta e tenere nelle proprie mani  i fili della sua  esistenza che riteneva di sua esclusiva proprietà.    Terminata la sistemazione della casa, si trovò ad aver esaurito molto del suo daffare e non sapendo come riempire alcune ore, riprese lo studio del pianoforte con una Maestra del vicino Conservatorio che le veniva a dare le  lezioni a domicilio  Ma questo non bastava ad allietarla giacché le ore di solitudine erano troppe e la mente vagava nell'estenuante attesa di un coniuge sempre assente e che non riteneva necessario avvisarla dei suoi spostamenti che potevano anche essere viaggi di lavoro della durata di più giorni. E nessun diversivo colmava la sua amarezza..  Semmai, della città, avvertiva la bigia atmosfera di certe giornate che le causavano una grande malinconia poiché la confrontava alla solarità del suo Paese.  Rimpiangeva anche le distese candide e innevate dei campi da sci, i laghi e soprattutto la vita sociale spigliata e serena.   Da piccola  frequentava i concerti con sua madre, lei stessa una discreta pianista.   Il suo maggiore sconforo era la mancanza di un figlio che  non si era mai annunziato.  Specialmente in Marlene questo desiderio di maternità era acuto e insistente e non aveva neppure  amiche con cui scambiare pareri ed opinioni o, semplicemente per avere un po' di compagnia.  La mancanza di amicizie era da attribuirsi a suo marito che non desiderava avere rapporti neppure con le famiglie dei suoi colleghi.   Marlene l'aveva assecondato volentieri tutta presa dalla sistemazione della  casa,   ma finì per capire che, declinando ogni invito, lui, soddisfaceva la propria volontà che era quella di  tenerla isolata da tutti per una gelosia insensata e immotivata che sempre di più la offendeva. Si fece strada in lei il dubbio che non era quello l'Amore con l'A maiuscola che lei aveva vagheggiato. Si dava colpa per non averlo saputo suscitare in lui e se ne sentiva  rammaricata,  Non aveva pensato minimamente che sposandosi dovesse accettare una condizione  da oppressa non motivata da nulla giacché la sua vita  che scorreva trasparente e tutta dedicata ai doveri casalinghi non meritava questo.   

La solitudine la opprimeva  e se si provava a parlarne col suo compagno, veniva tacitata con stizza:- " Cosa ti manca?  Con una casa da mandare avanti non hai motivo di annoiarti.   "  Licenzia la domestica e fai da te ogni cosa...e poi, dove vorresti andare da sola  se quì non conosci nessuno.?"     Così sbrigava le esigenze di sua moglie e non si compenetrava  di ciò che lei sentiva.  Non poteva però non accorgersi quanto fosse inappagata e invece di darle tenerezza  aumentava le scene di gelosia e, sempre più le imponeva l'osservanza passiva dei suoi ordini giacché erano veri ordini quelli che imponeva a sua moglie..  La trattava, insomma, non da pari, ma come un cane alla catena.  

La costante clausura induceva Marlene  a fare ragionamenti filosofici.  Non riuscendo a considerare giusti quei  punti di vista  che la facevano soffrire, pensava come poteva essere giusto nella professione.   Secondo lei che stava iniziando a conoscerne i suoi tanti lati negativi, capiva che la sua obiettività era da discutere e non trovava in lui la mente aperta e analitica del vero legale disposto a capire chi a lui si confida cercandone l'appoggio.   L'avvocato dovrebbe essere come un confessore purché abbia larghe vedute.      

Guido, giurista alla moda, avendo una visione della umanità tutta volta al pessimismo e con scarsi sentimenti umanitari, come si regolava nel perorare le cause?   Quale era il suo metro di valutazione?     Marlene, giovane, bella ed elegante avrebbe potuto avere una vita più brillante se solo lui avesse dimostrata più cordialità con le persone che accostava:  Molti di costoro avrebbero anche ambito  essergli amici.  Sfortunatamente si stava convincendo di quanto egli fosse venale e arrivista e, cosa terribile, aveva dei sentimenti gretti e retrogradi  e neppure credeva nell'amicizia.   Nell'animo della donna si faceva strada la convinzione di avere un marito senza anima  dominato soltanto dalla passione di guadagno e dallo sfrenato desiderio di  sovrastare i colleghi.  Quello che non riusciva a comprendere era da dove derivasse  la gelosia morbosa con cui la stava asfissiando, non era abituata a fare e ricevere telefonate tranne quelle dei parenti svizzeri e, fra coloro, che aveva il numero di casa c'era il conte Carlo che talvolta col pretesto di parlare col suo  avvocato, scambiava qualche saluto con la signora.  Nulla di più ed anche se a Guido non faceva piacere non poteva certo palesarlo al suo cliente che mai avrebbe mai immaginato quanto accadeva dopo una sua innocente telefonata.   Durante i suoi viaggi, Guido, la chiamava  in continuazione per essere sicuro di trovarla  in attesa, come una Penelope e mai aveva espresso il desiderio di condurla seco per farle conoscere un po' di mondo.    Neppure mai una vacanza si erano concessi  e quel sacrificare al lavoro anche un po' di relax distensivo, Marlene non lo aveva mai condiviso    Negli ultimi tempi le stava sorgendo il dubbio che la tradisse e, probabilmente il non volere che lei prendesse contatti con alcuno, poteva nascondere il timore che lei venisse a conoscenza di qualche suo comportamento peccaminoso.  Gli anni che si stavano accumulando erano colmi di monotonia e insoddisfazione.         La città proponeva tante belle cose storiche e artistiche da poter conoscere, sarebbe stato bello e istruttivo partecipare alle visite di luoghi e Musei e, magari, in compagnia di mogli di suoi colleghi !   Anche di questo era stata privata e non aveva avuto il piacere di conoscerne alcuna.    Si era adeguata ai suoi voleri, pensando che un giorno le cose si sarebbero modificate. Voleva credere che, una volta raggiunta la solidità nella professione,egli  avrebbe accondisceso a  prendersi qualche vacanza, inserendosi in una esistenza più simile a quella di tante  altre coppie che si concedevano parentesi di svago e di allegria.   In questo contesto, anche il carattere espansivo di lei si era andato modificando e della giovane e gaia Marlene non restava che una donna avvilita, dallo sguardo grave e pensoso che mal si addiceva al suo fisico fiorente e sano.

Era anche ammirata e, forse,  invidiata la bella signora svizzera, sì tanto riservata e nascosta che soltanto in casi eccezionali, compariva a fianco del marito.  

Per questo le avevano affibbiato l'appellativo di superba mentre  Marlene, non lo era affatto, anzi sarebbe stata desiderosa di contatti umani e non di vivere all'oscuro come una cenerentola, infelice e senza compagnia alcuna.   Nessuno, infatti,  metteva radici nella loro casa, tutti vi passavano come fantasmi!    Neppure il personale di servizio.  Le domestiche vi si avvicendavano di   continuo  perché la sua mente malata vedeva come un pericolo l'affezionarsi troppo alla "signora" di qualche fantesca  che avrebbe potuto divenirne complice contro di lui.

Il vivere pesava oramai da troppo tempo sulla  padrona di casa che non era padrona di nulla, neppure dei suoi pensieri.   Talvolta  aveva prospettata l'idea di  tornare a vivere Lugano dove c'erano anche i suoi genitori e, questo cambiamento di residenza, non avrebbe pregiudicato neppure l' attività dello Studio  che contava una vasta clientela in ogni parte di mondo.  Le risposte erano sempre ciniche : "Ti piacerebbe tornare a farti viziare dai tuoi genitori eh!  E poi, essi ti monterebbero la testa in mille modi, criticando la nostra vita moderna." Più o meno erano queste le frasi che zittivano la donna e che la intristivano sempre di più.  Marlene era giunta a un grado di saturazione insopportabile e bastava un nonnulla per farle crollare i nervi e, purtroppo, non aveva nessuno con cui confidarsi e, giunta al momento di prendere una decisione, doveva farlo da sola.  Cosicché presa la vita nelle sue mani, decise di andarsene per un periodo nella sua casa paterna.. Approfittando della udienza definitiva della causa Richer per la quale suo marito sarebbe dovuto rimanere una settimana a Berlino,l'infelice moglie decise di fare un colpo di testa.  Lasciò in una lettera le sue spiegazioni essendo convinta di potersi concedere una vacanza  presso i suoi genitori, non precisando quanto lunga sarebbe stata. Ella, coscientemente, aveva previsto il risentimento di Guido, ma mai avrebbe pensato a quello che in realtà accadde.  Egli non ricevendo risposta alle sue ripetute telefonate, ritornò l'indomani a Parigi e, letto il messaggio, immaginò che dietro la fuga di sua moglie ci fosse un altro uomo e, rimuginando un tradimento, ritornò a Berlino andando difilato dal conte Carlo a chiedere conto di sua moglie. Naturalmente il conte cadde dalle nuvole e offeso da quanto lo stava accusando, lo sfidò a duello.  Lo scandalo enorme che ne scaturì riempì le cronache dei giornali  e, seppure l'esito dello scontro non fu cruento, riducendosi ad alcune scalfitture, il conte Richer affidò la sua causa ad un altro studio legale e, come sempre, Guido ne ritenne responsabile sua moglie.  Appena rimessosi dagli esiti dello scontro,  si presentò a casa dei suoceri con aria bellicosa, minacciando la moglie che, sempre più si convinse quanto fosse giusto   liberarsi di un tal uomo per il quale non sentiva più nulla..   La famiglia di Marlene, tranquilla e serena, fu sconvolta dall'atteggiamento di questo "sconosciuto" genero e fu pronta ad appoggiare le decisioni della sventurata moglie che iniziò le pratiche per il divorzio che nessuno prevedeva quanto lunga e difficile sarebbe stata.  Furono messi in luce gl' impossibili dieci anni di vita coniugale, ma sia i cavilli che i rinvii furono talmente numerosi che la causa si protrasse per lunghi anni causando nella   protagonista  continui stati depressivi da impensierire seriamente gli angosciati genitori.   Fu solo col loro amore che Marlene riuscì a sconfiggere l'abbattimento e lo sconforto, ma ci vollero mesi e mesi  prima che lei potesse guardare di nuovo la vita serenamente.   Rinnovata l'amicizia con la sua vecchia maestra di piano ella iniziò a dare lezioni di musica inserendosi così gradatamente nel tessuto cittadino e negli ambienti artistici dove veniva apprezzata e ricercata.  Facendo un resoconto della sua vita, capì quanto fosse stata ingenua nel credere vero amore quello che le aveva dato il marito che fresco di laurea e con belle speranze, si era appoggiato alla dote della moglie che le assicurava un appartamento lussuoso a Parigi tanto per iniziare la carriera.  Anche per lei, l'infatuazione per quell'amico di famiglia che l'avrebbe portata in Francia, era stata scambiata per un vero sentimento che, probabilmente era una radice che andava "concimata e protetta"come si fa coi teneri germogli..  All'opposto, egli la costrinse ad una esistenza meschina, interessato solamente alla sua carriera  e, sempre in viaggio, si permetteva una vita da scapolo.  Di sua moglie a lui importava solo la bella presenza e la fedeltà perché paventava le corna che avrebbero scalfito il suo onore.  A differenza della moglie, non aveva mai  desiderato avere figli proprio per questa sua liberalità di vita  che disdegnava più grandi responsabilità..  Molte cose non aveva capito del suo uomo la povera Marlene e, invano, aveva dedicato a lui tutti i suoi pensieri e la sua gioia di vivere.   Si era di buon grado assoggettata ai suoi voleri per quieto vivere e perché credeva che davvero fossero dettati da semplice gelosia amorosa.    Si persuase con grande tristezza che averlo ritenuto sensibile e innamorato era stato un grande sbaglio che le aveva rovinata l'esistenza e per quanto avesse desiderato amare ed essere ricambiata, egli aveva distrutto anche nel suo cuore quel puro sentimento dato di slancio nella prima estate della vita....  Se non fosse diventato così arido e, anche violento nei momenti d'ira, dimostrandole affetto e comprensione, la loro vita sarebbe stata diversa.   Queste riflessioni non vengono in mente ad una quindicenne e, dopo, è troppo tardi... Ella si ritrovava sola e abulica e aveva soltanto venticinque anni, doveva scrollarsi di dosso quella pesantezza dovuta al fallimento matrimoniale e doveva accettare l'amicizia delle tante persone che aveva ritrovate, felici di poterla riavere fra loro.   Sia parenti che amici furono lieti di riaverla fra loro; fra essi Erica sua compagna di liceo che era divenuta concertista.  Frequentando l' amica, Marlene aveva ritrovato l'entusiasmo per i Concerti e per un'altro strumento che amava al pari del piano. Il violino allo studio del quale si applicò con passione.  Le sue giornate ricominciarono ad essere piene d'interessi e se ne sentiva appagata. Era certa di sentirsi corazzata  verso altre pene d'amore e credeva che mai più si sarebbe fatta irretire dalle parole di qualche spasimante che cominciava ad apparire al suo orizzonte.  Le occasioni di incontri non le mancavano ed erano tutte conoscenze nell'ambito artistico, superficiali  e senza seguito.  Ne parlava con Erica che, felicemente sposata  la esortava a non disdegnare nuove occasioni per ricominciare a vivere..  Alle affettuose esortazioni dell'amica, Marlene rispondeva con un sospiro sfiduciato mentre giocava col piccolo Michel, figlio della concertista che le si era subito affezionato chiamandola zia..    

Il piccolo aveva sei anni e lei s' inteneriva a guardarlo e, talvolta,  il rimpianto per la famiglia che non si era concretizzata, la sovrastava.   Non voleva soffermarsi su questi pensieri per non soffrire e scacciava la malinconia, insegnando musica a  piccoli allievi.   Erica le parlava spesso di suo fratello Afro   che da qualche anno svolgeva ricerche biologiche sul DNA in America essendosi laureato in biologia.  

Marlene ricordava vagamente quel ragazzo magrissimo e pallido che le faceva gli occhi dolci, ma pur avendo la sua stessa età, non lo aveva considerato, presa com'era dall'infatuazione per Guido.   Essendosi sposata giovanissima e trasferita in Francia aveva perduto i contatti con tutti.  Un certo giorno Erica la informò che Afro stava per arrivare a Lugano  per un periodo di riposo e lei voleva dare un ricevimento  per fargli ritrovare gli amici di un tempo.  Naturalmente Marlene fu coinvolta nei preparativi per la festa che doveva riuscire magnifica.

I due coetanei si rividero in casa di Erica e mentre per la donna fu come una nuova conoscenza, per il biologo fu un tuffo nel passato rivedere la compagna di scuola di sua sorella che per prima le aveva fatto battere il cuore.  Minorenne e timido non aveva osato farle capire ciò che provava, tenendo nell'animo  il dolce ricordo.   

Considerava una felice coincidenza ritrovarla a Lugano, ancora grande amica di sua sorella e ciò le avrebbe data la possibilità di approfondirne la conoscenza..     

Marlene l'aveva trovato molto simpatico  e anche piacente nel suo aspetto grave di scienziato con la breve barba bruna che le incorniciava il mento. Al  ricevimento parteciparono parenti e amici comuni e tutto si svolse in un clima gioioso ingentilito anche dalle esibizioni musicali delle due artiste alle quali, inaspettatamente, si aggiunse  la voce da tenore del bellissimo biologo. Quel trio musicale improvvisato fu molto applaudito e i tre decisero di riproporsi in seguito.  Difatti si ritrovarono spesso in casa della concertista che era felice di aver dato l'avvio a quei piacevoli concertini privati.    

Nelle piacevoli serate musicali  ebbero modo di fraternizzare e si scoprirono molto simili  nei sentimenti e negli ideali e affiatatissimi nei loro duetti, le richieste di bis da parte dei presenti  erano molteplici   Fra loro si stava stabilendo una corretta amicizia  per la gioia nascosta di Erica che avrebbe visto con gioia la loro unione perché  formavano pure una bellissima coppia  ed  era pure a conoscenza della passione segreta di suo fratello per la sua bella amica.  Lo aveva saputo da sempre!  Spesso Marlene e Afro si ritrovavano ad essere sopraffatti dalla commozione nell'ascolto e nella esecuzioni di brani musicali ed erano momenti ineffabili e pieni di poesia. E veramente la vena poetica dello scienziato venne alla luce e fu un'altra nota gentile che si aggiunse alle molte sue qualità,.  Egli nei canti che interpretava vi metteva l'emozione che la vicinanza della bella Marlene gli suscitava.  

Erica, alla quale nulla sfuggiva, temeva il rifiuto dell'amica  ad una eventuale dichiarazione di Afro, sapendo come fosse mal disposta verso gli uomini.  Una cosa la semplice amicizia, ma altri legami non ne voleva più ed Afro era a conoscenza di tali remore causate specialmente dal divorzio ancora non concluso, ma non faceva nulla per superare quella fortezza inespugnabile, anche se sarebbe stato pronto ad offrirgli un amore sincero. Non voleva però, esporsi ad un rifiuto che avrebbe potuto incrinare anche la loro bella amicizia ; sperava nel tempo; del resto erano ancora in età di poter attendere e sperare in eventi favorevoli.  Si avvicinava la fine del periodo di vacanza e Afro si approssimava a tornare in America.                 

Marlene trascorreva intanto in una serena letizia,  quel suo rinnovarsi di corpo e di spirito. Si sentiva veramente rinascere col cuore sgombro da rimpianti e passioni e, si augurava di restare così per sempre!   Apprezzava l'amicizia di Afro e il suo sguardo amoroso che attribuiva alla compassione per quanto ella aveva patito  Non percepiva altro Marlene o aveva paura di percepire dell'altro   Più che probabile ch'ella non volesse approfondire oltre quella sua cordialità, sapendo che fra poco doveva tornare in America e non volendo soffrire per altre delusioni amorose, teneva a mantenersiintegra un' amicizia così bella.   Era veramente una brava persona Afro ed era  contenta di averlo incontrato, si limitava ad approfondire le sue doti canore quando nei loro duetti trovavano simultaneamente le note giuste.  Inoltre era confortante il suo parlare  che la faceva sentire compresa.   Il loro incontro era quello di due anime buone, ancora rispettose dei veri valori.   Ma il calice di Marlene doveva ancora colmarsi di altre amarezze che le riportarono sconforto e timori  e fu nel ricevere un telegramma di George, assistente di Guido, che ogni tanto si faceva vivo con lei per inviarle comunicazioni ufficiali. Il telegramma che la sconvolse era redatto così::- " Guido avuto incidente gravissimo suo dovere essergli accanto. George."  Seguiva l'indirizzo di un ospedale di Parigi.   Null'altro di questa notizia e quasi l'ordine di tornare per assistere il marito.  Eppure sapeva che stavano divorziando. Chi gli aveva detto di chiamarla? Perché non si era rivolto ai suoi suoceri?  Un cumulo di amarezza sommerse il cuore della povera donna che si vedeva costretta a compiere un dovere di moglie che non sentiva più. Erano passati tre anni dal giorno della fuga ed ora che si stava riprendendo, ripiombava nell'angoscia .  Pensò, persino ad uno stratagemma o, addirittura, a un complotto per trattenerla forzatamente in Francia al fine di annullare  la causa di divorzio prossima alla conclusione.

Si consigliò con Afro che giudiziosamente cercò di calmare le sue apprensioni e le suggerì di partire accompagnata dal padre non prima di aver contattato telefonicamente l'ospedale per avere notizie più precise.  Furono le parole consolanti dell'amico a tranquillizzarla e decise di seguire i suoi consigli pratici e disinteressati.    E di lui si poteva fidare.         

Per telefono fu edotta delle condizioni davvero critiche dell'avvocato che aveva avuto un grave incidente di macchina, dove la donna in sua compagnia era morta e lui, immobilizzato da varie fratture, si trovava ancora in fase di accertamenti medici.  La partenza divenne improrogabile e Marlene partì insieme a suo padre.  Fu molto accorato il distacco da Afro, sapendo che al ritorno non lo avrebbe trovato perché l'indomani avrebbe dovuto imbarcarsi per la sua sede di lavoroadilà dell'Oceano.  Proprio in quel momento egli trovò il coraggio di rivelarle il suo amore, ma la risposta non la chiedeva subito. Avrebbe accettata qualunque decisione,  anche un diniego se lei amava restare libera, chiese soltanto di non spezzare la loro bella amicizia.    Indicibilmente commossa, dalle parole di Afro che gli giungevano in un momento così delicato, Marlene, rimase confusa non trovando le parole giuste per ingraziarlo e prendere tempo.   Mai partenze furono più malinconiche perché avvenivano in un clima d'incertezze e il loro futuro era tutto un mistero perché andavano verso due diverse strade che forse potevano non incontrarsi più.   Il feeling fra loro non poteva interrompersi così bruscamente, ma nessuno sapeva prevedere il futuro di quelle due anime che si lasciarono con la speranza di scriversi.                         

Fine prima parte 
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L'AMORE di MARLENE                          

Seconda parte                 

Marlene e suo padre giunsero a Parigi in una giornata di pioggia, fitta e insistente che rese il percorso fino all'ospedale molto laborioso giacché con quel tempo, tutti i taxi venivano presi d'assalto da lunghe file di gente in attesa ed anche loro due dovettero attendere parecchio alla stazione, mordendo il freno...  La figlia, in special modo,  non riusciva a contenere l'agitazione che la tormentava dal momento che aveva ricevuto il telegramma di George.

Quella chiamata perentoria del  segretario di suo marito che conosceva appena, l'aveva disorientata, non riuscendo a comprendere con quale autorità l'avesse fatto perché non era redatta in modo soltanto informativo.  Era una vera e propria imposizione al suo dovere di moglie, di recarsi presso il marito immobilizzato in ospedale a causa di un  incidente. Si vedeva nuovamente sotto il giogo di un dittatore, ancora più tiranno ed esigente dal momento che era infermo.   Pensò persino che fosse una strategia partita proprio da questi per annullare la causa di divorzio. Ne aveva già tirati fuori tanti di cavilli che  poteva anche essere vero questo dubbio.   Con parole affettuose l'amico Afro, la dissuase di pensare il peggio " Con tuo padre accanto, non devi temere complotti, parti tranquilla"     La grande angoscia si era un po' diluita, ma non era tranquilla del tutto.    Alla perplessità di questo avvenimento vi si aggiunse il dispiacere per la partenza di Afro che sarebbe avvenuta proprio mentre lei doveva trattenersi in Francia.    Si sarebbero dovuti salutare, in modo  molto affrettato e questo dispiacque molto alla donna perché avrebbe voluto farlo in modo più adeguato. .        

L'amico solerte e devoto, avrebbe meritato di essere salutato in modo meno formale e affrettato se non altro perché aveva contribuito unitamente alla sorella a renderle più piacevole l'ultimo periodo..  La sfortunata donna in quegli ultimi tre anni era stata depressa e quasi abulica per le infauste vicissitudini causatele da un matrimonio infelice e dalla interminabile causa di divorzio che il marito ostacolava fortemente.  L' affetto dei suoi genitori e della famiglia di Erica, erano stati salutari per lei  e, specialmente le riunioni musicali anche insieme ad Afro nelle ultime settimane,   l'avevano riconciliata con la vita   donandole giornate più serene e spensierate..   

Si vedeva ripiombare nel buio dell'incertezza senza più quel caro amico vicino di cui avvertiva già l'assenza.   Egli, discretamente, le era stato di grande conforto e si doleva che le sue vacanze fossero terminate e, con esse, anche la loro bella amicizia.   Essi non avevano mai toccato argomenti più personali perché non avevano mai pensato a un rapporto fisico, solamente vera amicizia era  sgorgata  fra loro perché avevano identici punti di vista.. Almeno da parte di Marlene, fintanto che era stata all'oscuro del trasporto di lui che risaliva addirittura all'adolescenza.   Glielo aveva confessato in quei pochi minuti di saluti prima del distacco e ne era rimasta stupita al punto di non saper rispondere nulla. Dov'era finita la decisione di non più soccombere all'amore per la sfiducia che aveva del sesso maschile?  Ora capiva  che era amore, invece,  quel lieve turbamento che le si insinuava nell'anima ogni volta che gli era accanto.    

L'aveva attribuito alla gioia di essere   spensierata nel mentre facevano musica o andavano a fare qualche passeggiata al lago     Si era abituata alle belle ore trascorse fra musica e poesia e se ne era ristorata senza pensare a nulla.    Non si persuadeva, che tutto dovesse  aver fine per cause di forza maggiore.  L'imprevisto infortunio di quel consorte che si sforzava di dimenticare e a cui era ancora legata da un nodo difficile da sciogliere la riconduceva su di un percorso penoso che la faceva soffrire.  Nelle ultime ore si stava tormentando  in questi pensieri che l'angustiavano al massimo.   Non riusciva a vedere come la sua esistenza potesse reincanalarsi in un percorso normale se tutto congiurava contro di lei anche ora che aveva compiuto i ventotto anni e si considerava un relitto, al quale mancava quella forza di decisione che aveva dimostrata dieci anni prima allorché si era legata senza molto riflettere al bellissimo avvocato che l'aveva fatta innamorare e poi, resa infelice. La penosa unione,l'aveva maturata si, ma aveva perdute le certezze.  Ripercorrendo le strade parigine, risentiva attuale la pesantezza del passato menage, sempre chiusa in una casa che le era diventata sempre più ostile.  Con questo stato d'animo si stava avviando verso il nosocomio dove avrebbe, conosciute le vere condizioni fisiche di colui che era stato il suo primo amore e anche il suo carnefice.  Era molto grata a suo padre, la cui compagnia la gratificava.   Con la mamma, egli l'aveva sempre sostenuta trasfondendogli coraggio e serenità.   Di lui apprezzava anche il suo innato umorismo che sdrammatizzava ogni precaria situazione. Con un'alternanza di meditazioni che la tennero assorta lungo tutto il percorso La questione era seria e complessa poiché era lo stesso avvocato ad essere responsabile dell'accaduto. Difatti era lui alla guida della potente macchina che si era capovolta per l'eccessiva velocità, tanto da finire in un fossato dove la sia accompagnatrice aveva trovato la morte.  Anche di questo avrebbe dovuto rispondere l'avvocato.  Il resoconto dei fatti fu illustrato nei dettagli dal primario dell'ospedale che per il momento vietava di visitare il degente ancora in prognosi riservata. Fece presente però,alla signora, che  in qualità di coniuge, era lei a doversi assumere le responsabilità del marito. Per la donna fu una doccia fredda sapere Che la questione era difficile e spinosa per varie responsabilità civili e penali molto complesse ed anche perché vi erano da valutare pesanti risarcimenti la vittima. La vicinanza del padre attutì il colpo di quelle impreviste verità che le fecero gelare il sangue nelle vene.  E fu lui a prendere in mano la situazione allorché la vide impallidire,prossima a svenire ; fece presente che  essendo avvocato, suo genero poteva disporre dei suoi collaboratori a cui affidare la faccenda. Sarebbe stato giusto anche giuridicamente perché i due coniugi stavano divorziando per di più,lui, aveva già fatta la separazione dei beni. Nelle circostanze attuali questi precedenti dispensavano la moglie da ogni responsabilità..           

Seppure la sentenza di divorzio non era stata ancora pronunziata la loro separazione di fatto sussisteva da oltre tre anni e questo la discioglieva già dal legame.       

Rimaneva da organizzare l'assistenza all'infortunato e a  ciò avrebbero pensato i suoi genitori che sarebbero giunti a distanza di poche ore. Padre e figlia decisero di alloggiare per qualche giorno in albergo per  attenderli e concertare insieme il da farsi.  Con i suoceri erano stati mantenuti buoni rapporti e pure quando Marlene aveva fatto ritorno nella loro terra, nessuno l' aveva giudicata male ben sapendo da che parte stavano i torti.   Neanche per i suoi genitori, Guido, aveva mai avuto molte attenzioni ed essi avevano sempre patito la sua noncuranza.  Quel figlio egoista e presuntuoso,sembrava averli dimenticati mentre,loro, da buoni genitori erano accorsi al suo capezzale per far fronte alle sue necessità attuali che erano gravissime e complesse. Lo fecero trasportare in una clinica più attrezzata dove avrebbe potuto avere cure più aggiornate e un assistenza personalizzata.   Sbrigate insieme a loro queste incombenze, Marlene e suo padre presero la strada del ritorno.         

La sera stessa dell'arrivo Marlene chiese ad Erica notizie del fratello  e, fra le lacrime, le confidò la confessione che Afro le aveva fatto poco prima di partire e che per lei era stata una rivelazione.  Non aveva mai saputo  che il "fratellino" di Erica quindicenne nutrisse amore per lei che stava per sposarsi. Eppure avevano la medesima età! Ma i quindici anni di una ragazza non possono compararsi a quelli di un maschio.   Erica comprese quanto la sua amica fosse rimasta scossa dalla di lui dichiarazione e condivideva quel rammarico che le era rimasto nell'anima. Si rimproverava specialmente di non essere stata esauriente nelle risposte perché colta di sorpresa ed anche perché si trovava spiazzata di dover ricredersi sul giudizio che aveva sugli uomini e che l'aveva portata a giurare a sé stessa di non credere più a nessuno.  Infine, non era ancora definita la causa di divorzio e con i nuovi eventi, sarebbe rimasta in sospeso ancora chissà quanto.  La correttezza di questi seri ragionamenti commosse Erica che consolò l'amica  rassicurandola che lei stessa avrebbe parlato con suo fratello per chiarire eventuali equivoci.  Stava intuendo anch'essa che Marlene era in un momento di confusione.    

Novità positiva però era quanto ella temesse di perdere Afro . Che fosse amore?   Erica gioì in cuor suo dinanzi a questa eventualità e si affrettò a consolare l'amica affermando che suo fratello se l'aveva amata per tanti anni in silenzio, avrebbe anche avuta la pazienza di aspettarla ancora. Anche Marlene si ripromise di scrivergli una lunga lettera aprendole l'animo senza reticenze, precisando quanto forte fosse il desiderio di averlo sempre accanto e chiedendogli solo di avere pazienza fino al momento in cui,finalmente libera, avrebbe potuto decidere della propria vita.                               

Fine parte seconda 
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L'AMORE di  MARLENE             

Parte terza  

Dopo due anni di scritti e lunghe telefonate, finalmente Afro poté disporre di un consistente periodo da trascorrere a Lugano dove era atteso con ansia non solamente da sorella e nipotino. Sapeva già che in casa di Erica  avrebbe trovata anche Marlene. Fu uno slancio amoroso che li spinse l'uno nelle braccia dell'altra e la gioia di rivedersi venne condivisa da tutta la famiglia perché il biologo era amato da tutti. Finalmente le conversazioni represse fra i due innamorati, furono più espansive e sostanziali, riuscendo a  cancellare quei dubbi che non avevano più motivo di sussistere Durante la lunga lontananza molte cose si erano appianate e per Marlene era giunto anche il certificato di divorzio. Era questo un fatto decisivo che avrebbe permesso a lei e Afro di considerarsi fidanzati. Iniziò così per la coppia un periodo d'ineffabile felicità perché nulla più avrebbe ostacolata la loro unione.     Lei, che aveva già apprezzato il suo carattere come amico, ne scoprì anche qualità maggiori come fidanzato e si rimproverò di aver perduto altri anni, lacerandosi in perplessità inutili e fantasiose.  Con lui accanto, cominciò a capire la realtà di un amore vero e sincero perché si sentiva compresa e protetta e in ogni suo gesto c'era  stima e amore che la conquistava sempre di più fino a far sparire la riluttanza  che aveva avuta verso una nuova storia. Com'era stata sciocca a non valutare appieno i pregi del caro amico e, soprattutto la sua lealtà che  traspariva da tutto il suo essere! Doveva ammettere che l'amore che la spingeva verso di lui era veramente qualcosa di grandioso che la sconvolgeva e che non aveva mai conosciuto. Vi univa anche un sentimento di riconoscenza per la pazienza con cui aveva atteso che lei fosse pronta a donargli il suo cuore. Il momento era giunto e la decisione  presa per questo iniziarono i loro preparativi per le nozze che dovevano essere celebrate entro il tempo della sua permanenza a Lugano.  Afro voleva ritornare al suo lavoro di ricerca accompagnato da sua moglie.   Troppo lungo era stato il calvario dell'attesa e non voleva che ne passasse dell'altro senza avere la sua Marlene accanto intenzionato com'era a farle  dimenticare  angustie e dolori.  

L'ancor giovane divorziata era dello stesso avviso, certa di ricambiarlo con la medesima intensità e appagata di averlo vicino. Afro meritava tanto e a lei pareva di sognare di aver trovato sulla sua strada un'anima così nobile e meritevole e voleva renderlo il più felice degli uomini. L'amore vero Marlene lo aveva trovato sulla sua strada e, se non fosse stata tanto impulsiva,  lo avrebbe capito molti anni addietro. risparmiandosi dieci anni d'infelicità.  Adesso era deciso a tenerselo stretto per formare con lui la famiglia che avevano, da sempre,entrambi, vagheggiata.   In questo clima di gioiosi preparativi. giunse il giorno delle nozze e la coppia uscì dal Municipio radiosa e felice.  Festeggiati da amici e parenti, si eclissarono subito dopo il ricevimento   già pronti ad intraprendere il viaggio verso una vita nuova in tutti i sensi, almeno per lei che avrebbe potuto esprimere sé stessa, accanto ad un uomo degno di questo nome.