La chiesa sopra il colle

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La giornata era splendente, pur conservando il vento che dal giorno precedente stava sfrondando gli alberi, strappando via i petali delle acacie che, fluttuando, si adagiavano in terra a ricoprire sassi e gramigna, formando un tappeto, candido e soffice da calpestare. 
La penetrante essenza aveva impregnata così fortemente l'atmosfera da stordire la figuretta gentile che s'inerpicava veloce come sospinta, anch'essa dal vento. 
Non avvertiva il profumo né pensava di cogliere le more che occhieggiavano dalle siepi. Né si rallegrava, come di solito, del cinguettio degli uccelli che sembravano salutarla.
Poteva dire di conoscere ogni ciottolo di quella stradella solitaria che, fin da piccina, era abituata a percorrere insieme alla nonna. 
Quella mattina no... troppo ansiosa di raggiungere la chiesa sulla cima del colle non badava a nulla la diciottenne Rita. 
Si sentiva triste e sola da quando aveva perduta l'amatissima nonna che le aveva anche fatto da nutrice sostituendosi a sua madre, spirata nel metterla alla luce. 
Le braccia di nonna Giustina, straziata per la prematura morte della sua unica figlia, si offrirono di slancio per accogliere la nipotina doppiamente amata.
Perciò, alla piccola, non erano mancate le amorose cure e le premure che ogni figlio desiderato trova in un seno materno.  L'andamento della casa si sarebbe scoordinato se, al momento della disgrazia, ella non si fosse assunto il gravoso compito.      
La piccola, a sua volta, l'aveva consolata, facendole accantonare la disperazione di quei giorni e, solo in memoria della scomparsa, trovò la forza di dare al genero che, da solo, non avrebbe potuto accudire alle necessità della neonata.. Con la sua disponibilità, evitò la presenza di gente estranea che non l'avrebbe assistita con il medesimo affetto e, forse, le avrebbe causato traumi per carenza di amore. La buona nonna, invece, fu una perfetta educatrice per la bambina che crebbe modesta, assennata e attiva, tanto da distinguersi nella scuola dell'obbligo per diligenza  condotta e profitto.
La stessa cosa avvenne quando, presso le suore, frequentò Corsi di cucito e di economia domestica.  
Le sue volenterose manine ben si ingegnavano nello svolgere i lavori casalinghi così da essere ben presto anche di aiuto alla nonna. Che era fiera di avere una nipotina bella, brava e buona.   
Fino a poco tempo addietro, era stata una vita semplice e serena quella della piccola famiglia, e la ragazza non aveva mai sofferto di solitudine. Perché mentre svolgevano i lavori giornalieri, lei e la nonna parlavano apertamente di qualsiasi cosa e, la più anziana, col suo bel carattere comunicativo e scherzoso, era prodiga d'insegnamenti Da quando nonna Giustina non c'era più, era diventata più taciturna perché non aveva più nessuno con cui comunicare e la casa era molto silenziosa. Aveva suo padre è vero! Ma con lui, il legame era stato sempre un pò dissociato e poco espansivo perché lui aveva un carattere chiuso e, quindi non abituato a fare e ricevere coccole. Semplicemente per la minima disponibilità di tempo da trascorrere insieme, non si era stabilita mai quella confidenza che induce al dialogo.  
Pur amandosi immensamente non erano mai avvenuti, fra loro due, discorsi confidenziali ed espansivi come con la nonna perché egli non era loquace altrettanto. Appassionato del suo lavoro, era amato e benvoluto da tutti il signor Alfonso perché onesto e giusto con i suoi dipendenti e collaboratori e, preso da troppi impegni,. non aveva avuta mai la possibilità di giocare con la sua bambina e neppure di svagarsi. Non tralasciando di provvedere al benessere materiale delle due donne e rifornendo sempre la casa di ogni necessità, lui era certo di espletare il suo ruolo paterno nel migliore dei modi..  E non dimenticando ad ogni suo viaggio di fare acquisti per la figlia con qualche presente anche alla suocera, alla quale doveva molta riconoscenza vedendo che l'andamento della casa non aveva sofferto per la morte prematura di sua moglie.       
Trovava commoventi le cure con cui circondava la nipote e, da come Rita cresceva, era evidente che sapeva bene educarla. Questo per il vedovo era fonte di molta tranquillità e, sempre di più egli ritrovava in quella bambina le buone qualità che aveva avute sua moglie. 
Quindi l'insegnamenti della signora Giustina erano validissimi e il vedovo era vissuto convinto di essere un buon padre perché, dalle due donne, non aveva ricevuto mai lamentele. Nonna e nipote erano molto legate alla chiesetta in cima al colle che era sempre stata la meta delle loro passeggiate. preferendola a quella più grande e pomposa situata al centro del paese. Curavano assiduamente la cappella senza averne avuto uno specifico incarico e, solo, ne avevano la riconoscenza dei poveri fraticelli che vi si alternavano saltuariamente poiché se ne erano addirittura assunta la manutenzione come fosse una parte della loro casa.       
Sempre loro due, pensavano a ricamare e tenere immacolate le tovaglie dell'altare, e sotto l'immagine miracolosa della Vergine non mancavano mai i fiori freschi.. .Vivendo di "questua" e di elemosine i frati non avevano un alloggio fisso nella piccola chiesa, ma vi giungevano da pellegrini in gran numero, soltanto una volta l'anno per organizzare una solenne funzione. In quella occasione una processione scendeva a valle nella chiesa del paese trasportandovi la la Sacra Immagine che dopo la benedizione ritornava in sede. Per tutta quella settimana la cima del colle splendeva di luci e, i cori dei cantori, si diffondevano all'intono mentre i devoti, a perenne ricordo, lasciavano sulle pareti i segni della loro riconoscenza con ex voti per "Grazie" ricevute.  Rita gioiva in quei giorni di festeggiamenti e ne attendeva, con impazienza, la data.        
Da piccina sentiva del rancore verso la Madonna per non aver protetta la sua mamma, ma, al momento della Prima Comunione, le si era riconciliata in pieno. La nonna l'indirizzava verso giudizi meno lapidari facendole capire quanto anche la Santa Madre, avesse dovuto soffrire per la morte atroce del figlio Gesù. Eppure non si era attirata quella pena! Seppe che con le sofferenze superate si acquisisce la santità e coloro che poi la meritano debbono essere di esempio.. La savia nonna le dava da leggere libri di antichi eroi, di scienziati e di Santi. Da questi ultimi, la ragazzina era affascinata e si dispiaceva nel constatare quanto alcuni fossero più popolari e festeggiati mentre altri sono ricordati solamente da chi ne porta il nome. Lei, col suo, si sentiva privilegiata perché Rita da Cascia è amata e venerata da tutti.      
Associava a lei anche le rose che, in vita e in morte, erano legate a lei per molti prodigi e pure Rita le amava, specialmente quelle selvatiche di cui il bosco era pieno. Leggendo la sofferta storia della Santa, se ne era inebriata e aveva compreso come la Fede aiuti a superare i triboli di alcune vite. Era pure a conoscenza dei miracoli avvenuti per suo tramite e, non per nulla, viene chiamata Santa delle cose impossibili! Negli ultimi tempi le aveva rivolta una supplica, ma non ne vedeva l'esito. Forse non era meritevole di miracoli! Eppure era sempre stata una buona cattolica e aveva anche vagheggiato di prendere i voti, attirata dalla vita monastica, ammaliata dall'operato delle sue maestre suore che vedeva sempre disponibili verso i poveri e gli ammalati Soprattutto pazienti con loro bambini che non riuscivano ad imparare le orazioni in latino. Aveva palesata anche alla nonna l'idea di farsi suora e la risposta che ne ricevette la fece molto riflettere: "Che ne vuoi sapere tu della vita di convento se le monache le vedi soltanto quando ti fanno lezione?" Per queste decisioni deve arrivare la vocazione! " Ci penserai quando sarai più grande se, invece di sentire il canto di un bel principe, sentirai davvero la santa chiamata di Dio". Come fare a riconoscere " la santa chiamata ? Si chiedeva l'ingenua Rita? Lei, lo ignorava e non capiva quale possibilità avesse di ascoltare il canto di un principe nel loro paese dove c'era solo gente semplice di campagna. I soli canti erano quelli del pollaio e degli uccelli e il suo canticchiare mentre sfaccendava.  Dacché si sentiva triste e inutile neppure cantava più Preferiva attendere i ritorni di suo padre leggendo libri o ricamando il corredo ma ciò non riusciva a cancellare la melanconia. che era diventata sua compagna inseparabile.
La sua vita era cambiata dal dì che suo padre portò seco un ospite e lei fu presa da timore perché non si era mai cimentata con pranzi importanti e i suoi piatti erano semplici e non tanto ricercati. Chissà com'erano i gusti di quel forestiero?  Non era tanto il disagio per l'ospite, quanto per il giudizio di suo padre che avrebbe considerati i suoi menù come un esame. A lui sicuramente premeva fare una buona figura !.. Chi era e che abitudini avesse questo signore di cui non aveva mai sentito parlare, era un mistero. Da quando il padre aveva annunciata quella visita Rita ripassò mentalmente le "ricette" che le aveva insegnato sua nonna e che le riuscivano meglio. Era solita cucinare di tutto e suo padre era sempre soddisfatto, ma in pranzi classici, non si era mai cimentata e ospiti importanti non ne avevano mai avuti.. Fu il discorsetto del babbo a metterla a disagio: "E' un ospite cittadino e vorrei che tu facessi del tuo meglio perché ora sei la " padroncina di casa" quindi ci tengo in modo particolare" Queste parole la misero in allarme e la costrinsero a ripassare mentalmente le ricette dei piatti, Importante, fare attenzione al sale che la sua mano era troppo prodiga. Nei sughi era brava, ne sapeva fare di tutti i tipi e per ogni qualità di pasta, da loro, quasi sempre fresca. La carne sapeva cucinarla in più modi e i contorni non le davano problemi, potendo fare affidamento sul sapore, genuinità e freschezza delle loro produzioni. Non per nulla papà Alfonso era uno dei più quotati produttori della regione. Era orgogliosa di suo padre che aveva fatto del lavoro, lo scopo principale della sua vita, dopo la morte dell' adorata moglie.. Sempre pronto a condividere manualità e responsabilità coi suoi mezzadri e i suoi braccianti e fronteggiando in proprio anche le annate di scarsi raccolti.       
Dall'alba al tramonto fra i campi e poi ai mercati e alle fiere era sempre stato un vero esempio di operosità  Con un pò di soggezione, la suocera aveva sempre cercato di estraniarlo dalle piccole questioni casalinghe, vedendolo così impegnato e lo ammirava anche perché aveva mantenuta la sua vita privata molto dignitosa anche dopo la vedovanza.. Aveva sempre esortata la nipote a non disturbarlo perché "lui"aveva cose più importanti da fare ". Pertanto la ragazzina non si era mai abituata ad aprirsi con lui. Come dirgli ciò che le pesava sul cuore ultimamente ? Lui neppure avrebbe immaginato che, involontariamente ne era stato la causa portando a casa quel suo ospite. Giunta sul sagrato, dopo il lungo e affrettato cammino, ansimava al punto che dovette appoggiarsi con forza al portone per riprendere fiato, indi girò la maniglia cesellata e fu ingoiata dall'oscurità dell'interno.  
Un attimo di buio completo per i suoi occhi ancora pieni di sole mentre si dirigeva all'acquasantiera bagnandovi la punta delle dita e segnandosi con gesto abituale. Finalmente era nella sua chiesa dove si sentiva protetta. La pace e l'oscurità la indussero al raccoglimento e, inginocchiata, con le mani giunte, fu sommersa dal suo dolore.
I recenti avvenimenti avevano segnata una nota dolorosa nel suo diario e ne ripassava, piangendo i dettagli..: L'immagine che non riusciva ad allontanare da sé era proprio quella del giovane bruno dall'alta statura e magrissimo che, dieci mesi addietro era arrivato a casa La tristezza dei suoi occhi, la colpì immediatamente quando le fu presentato da suo padre. .Leandro non si presentò come un grande parlatore e, in questo, le parve simile a suo padre e spesso intercalava alle frasi sguardi profondi e larghi sorrisi, A quegli sguardi e a quei sorrisi si sentiva rimescolare.    
All'arrivo, poche parole di saluto e altri convenevoli, in attesa  del pranzo, che la giovane aveva già avviato. I due uomini si chiusero per due ore nello studio del babbo per prendere visione del lavoro da compiere.
Ne uscirono che Rita stava per portare in tavola ed ella lo annunciò con voce allegra:- Avete fatta provvista di appetito perché io ho cucinate tante buone cose?  Preparatevi che porto in tavola!-. Le "buone cose" ebbero successo e la "bella padroncina" fu soddisfatta. Dopo il caffè i due uomini tornarono alle loro carte e per lunghe ore non uscirono dalle studio perché era necessario che il commercialista avesse una esatta spiegazione della situazione Amministrativa dell'Azienda. Dal giorno dopo,Leandro passò più tempo nello studio che fuori e la ragazza lo vedeva solo per la colazione, il pranzo e la cena che lui gustava facendo molti complimenti.
Il soggiorno sarebbe dovuto durare una settimana, ma egli terminò in tre giorni ciò per cui era stato chiamato. Pensò, quindi, di dover prendere congedo. A ciò si oppose il signor Alfonso che soddisfatto della rapidità con cui aveva eseguito il suo compito, gli offrì di restare per il tempo prestabilito. Poteva considerarsi in vacanza e impiegare il tempo a modo suo o anche, seguirlo nei suoi giri d'ispezione aziendale. Tale progetto fu scompigliato da una lettera che richiamava in città il coltivatore.
Il signor Alfonso, a malincuore dovette partire raccomandando alla figlia di non trascurare l'ospite.  Fu una consegna precisa e Rita vi si attenne scrupolosamente. Il commercialista, non avendo nulla da fare usciva mattino e pomeriggio per non intralciare i lavori domestici della ragazza e si meravigliava di vederla sempre indaffarata fra le pulizie di casa e i fornelli. Lui abituato ai pasti affrettati delle trattorie, gradiva veramente vedersi preparare menù completi e variati da quella giovane bella e attiva. Ad ogni rientro aveva la strana sensazione che un angelo custode lo stesse aspettando, inviato dal cielo sulla sua strada perché si prendesse cura di lui e sentiva l'animo espandersi in una beatitudine che non aveva mai conosciuta.
Rita, lusingata dalla sua discreta ammirazione, ascoltava compunta ogni cosa che lui diceva. Conobbe a spezzoni gli episodi dolorosi che l'avevano colpito e spesso non riuscì a trattenere le lacrime. Lui la vide talmente commossa in alcuni momenti che dovette interrompersi per non turbare troppo quell' anima candida. Non era superficiale, affatto, quella giovanetta che si compenetrava fin troppo delle sue tragedie. Ma lei volle ascoltare fino in fondo la storia della sua vita. Seppe così l' origine della sua aria triste e rassegnata, a soli 27 anni.    
Appena ventenne, aveva contratto un matrimonio sbagliato e ne stava pagando le conseguenze. Per compiacere sua madre, aveva accettato di sposare una cugina di secondo grado, giovane e bella, ma che rivelò, a breve distanza di tempo, di avere un cervello poco equilibrato che non resse alla catastrofe di due gravidanze interrotte prematuramente.
Dopo anni e anni di cure fu necessario ricoverarla in una clinica perché era diventata pericolosa anche verso sé stessa. L'infausto epilogo di questa unione ebbe un effetto disastroso anche sulla stessa sua madre che si ritenne responsabile della infelicità dell'unico figlio sino a morirne. Quest'ultimo tragico avvenimento mise a terra definitivamente il povero giovane che sentì spegnersi ogni energia portandolo a trascurare anche la sua attività. Eppure aveva bisogno di lavorare per far fronte alle necessità della povera moglie ricoverata in una clinica prestigiosa.   
Sapendo che il signor Alfonso stava cercando un commercialista capace e onesto, comuni amici, li avevano messi a contatto sempreché fosse stato disposto a trasferirsi per la durata di una settimana. nella sua casa fuori città.  
Il giovane aveva accettato ed era felice di averlo fatto. La storia commovente, raccontata sottovoce, colpì moltissimo Rita che da quel momento lo guardò con molta tenerezza e raddoppiava inconsciamente le attenzioni per consolare la sua tristezza. Lui ricambiava con occhiate tenere e monosillabi di gratitudine. La vicinanza quotidiana della ragazza cominciò a scaldare il cuore del giovane uomo che, per anni, si era precluso nuovi legami.  Ben presto la stessa simpatia s'insinuò nell'animo di lei che si stava abituando alla dolce compagnia rendendola più vigile e attenta alle di lui necessità. Stavano bene insieme e le ore correvano veloci senza chiedersi altro. 
L'idillio ebbe una breve durata e seppure non vi erano stati scambi affettivi men che educati e il feeling che si era creato fra loro era puro e sincero, essi non si sarebbero più dimenticati. Lui capì che non doveva rivelargli la piena dei suoi sentimenti per non illuderla con promesse vaghe e inconsistenti   Il suo futuro era legato a un dovere che non poteva infrangere che non dava chiarezza all'avvenire e la sua maggiore età gl'imponeva di agire correttamente. Lui solo e infelice... era! E tale doveva rimanere! La realtà della loro situazione si rivelò con più crudezza al momento della partenza perché fu un addio. Anche i rapporti di lavoro sembravano conclusi, ma Leandro, memore delle gentilezze ricevute, sentiva il dovere d'inviare una cartolina di saluti alla "Famiglia". Misero tentativo di non farsi dimenticare ed era sempre la dolce Rita a ringraziare e ricambiare con molta rapidità con un 'altra cartolina. Egli era persuaso che per la sua giovane età, la fanciulla presto avrebbe dimenticato lui e le sue vicende che avevano provocata la sua compassione. Non altro!    
Invece Rita stava languendo e aveva anche perduto l'appetito e il suo pensiero insistentemente correva sempre a lui. Leandro l'aveva colpita al cuore facendole sentire i primi palpiti d'amore e lei si era accesa con l'entusiasmo dell'adolescenza. Oramai, avviluppata in quella rete gioiva e soffriva però non poteva né voleva scappare. Si crogiolava nel dolore di non poter rivedere quel volto triste toccato dalla tragedia che lei avrebbe voluto consolare. Con sentimento casto non sapeva che fosse amore, ma soltanto tenerezza verso una persona sofferente. L'affinità di animo e di educazione che i due giovani avevano scoperto di avere, li aveva legati, loro malgrado, l'una inconsapevole dell'altro. E lo spasimo della lontananza li stava unendo con eguale tormento. L'uomo, facendo forza a se stesso, aveva evitato di dichiararsi, per ragioni plausibili non volendo farla soffrire. 
Era stato un balsamo per lui, l'affetto che la ragazza le aveva mostrato, ma suo dovere era non alimentarlo anche per rispetto verso il signor Alfonso. 
Con naturalezza, Rita, nella sua ingenuità, non nascondeva la gioia con cui preparava il desinare, per lui, suo unico commensale nei tre giorni di assenza di suo padre. Tre giorni sono niente per legare due vite! Eppure! Era bastato all'inesperta giovane vedersi considerare amica dal suo bellissimo ospite che aveva messo a nudo le sue sofferenze per sentirsi il battito del cuore più accelerato. L'aveva attribuito soltanto alla drammaticità di quanto raccontava. 
Solo dopo la sua partenza, si rese conto di non poter più vivere senza rivederlo.  A un certo momento anche la posta s'interruppe e ciò significò per la giovane che in lui era finito anche il ricordo. Quando, un certo giorno, il signor Alfonso, di ritorno da un viaggio, si presentò nuovamente in compagnia del suo commercialista.      
Si scusò con la figlia per non aver preavvisato il loro arrivo, ma avendolo incontrato per caso, aveva saputo che era reduce da un intervento di appendicectomia. Conoscendo la sua situazione, gli aveva proposto di fare la convalescenza nella sua casa perché era sicuro che l'aria ossigenata della collina gli avrebbe fatto bene.  Inoltre, mangiando cibi sani e sostanziosi a casa sua si sarebbe meglio ristabilito, ne aveva già fatta una precedente esperienza. Aggiunse pure che, in compagnia, forse avrebbe mangiato un pò di più anche sua figlia che, da tempo, stava seguendo la dieta delle "ragazze grissino" ed era diventata tutta pelle e ossa.  
Egli non sapeva che "quei due " erano dimagriti per lo stesso motivo: Male d'amore. Al loro giungere improvviso, la gioia della ragazza trasparì da tutti i pori e riuscì a nascondere la sua felicità facendosi forza per non svenire. nel veder riapparire l'uomo che non era mai uscito dai suoi pensieri.      Furono sufficienti un paio di giorni all'incarnato per ritrovare la sua vivezza e alla bocca per ritrovare il sorriso mentre ad ogni sguardo dell'amato il suo cuore batteva all'impazzata. 
Papà Alfonso, tutto preso dalle operazioni della vendemmia, si assentava spesso e la coppia si faceva buona compagnia nella sua attesa. Ripresero le conversazioni del passato e sempre più la confidenza divenne totale e la dura battaglia che Leandro aveva sostenuto per evitare d'iniziare una storia impossibile con la figlia del suo amico, venne dimenticata allorché, quest'ultima, esternò la sofferenza di quei mesi. Furono giorni d'immensa felicità, scoprendo che il loro tormento per la lontananza era stato di pari intensità. Ma pur giurandosi eterno amore non erano liberi di programmare un futuro insieme perché lui era pur sempre un uomo coniugato. La dura realtà si fece evidente al momento del distacco. E, stavolta il distacco, dovette essere un vero addio. 
La ragazza, in breve tempo, perdette il coraggio che l'aveva sostenuta per lunghi giorni. Ritrovarsi sola dopo avere avuto accanto Leandro la fece piombare in grande prostrazione. Sentì che non sarebbe stata capace di sopportare ancora la lontananza, forse per sempre. La solitudine della sua grande casa, il padre sempre in viaggio e lei a logorarsi dietro il monotono impegno dei lavori quotidiani, senza più la gioia del suo primo amore accanto. No! La vita non era più accettabile Meglio morire! Rimuginò questo pensiero per giorni e giorni finché decise di mettere in pratica questo insano proposito. Troppo religiosa per non chiedere prima perdono.nella sua chiesa.  Iinginocchiata sullo scalino diaccio dell'altare chiedeva alla Vergine d'intercedere per lei. Era certa che una volta scomparsa, dopo i primi giorni di dolore, tutti avrebbero dimenticata la sua inutile persona. Intenta a compiangersi, scossa da un pianto convulso, non si avvide che qualcuno le era accanto e una mano lieve le accarezzava i capelli.  
Si riscosse alzando il viso intriso di lacrime e si vide accanto un frate sconosciuto con una lunga e folta barba bianca che gli sorrideva.. Egli la sostenne mentre si alzava e la condusse verso una panca sedendogli accanto. "Perché piangi figliola? Ti vedo disperata, vuoi parlarmi dei tuoi dispiaceri?"  Ella sembrava attendere l'invito perché, senza vergogna, fu pronta a svuotare dall'animo, l'ingombro che le dilaniava l'anima. Il vecchio frate ascoltò tutto il racconto fino all'ultima terribile decisione senza interromperla. Indi la pregò di ascoltare quello che gli avrebbe raccontato lui. Iniziò parlando della sua infanzia di povero orfano, senza una casa e senza affetti, fino al momento della Rivelazione di Dio che lo portò in un Eremo con altri confratelli che come lui vivevano di elemosina offrendo le loro preghiere per l'umanità infelice. Lui che da principio aveva patito di solitudine non era più solo in compagnia della Croce.      
Quando pensava di essere inutile avveniva qualcosa che lo faceva ricredere. Come nel momento che era entrato nella chiesa, dove i suoi passi lo avevano condotto e, ascoltando il suo dolore, chiedeva al cielo le parole per consolarla. Le chiese però di mettersi nella giusta disposizione di animo per pentirsi e meditare le sue parole. Se era una buona cattolica doveva sapere che Iddio non dimentica nessuno e ciascuno deve avere la forza di superare gli ostacoli della vita.  Sperando nel domani è più facile vivere senza farsi venire cattivi pensieri. Nel mondo vi è sempre chi soffre più di noi per menomazioni fisiche o per gravi malattie e pure trovando la forza di consolarsi, superano i momenti più difficili e vanno avanti.
A suo padre Rita non pensava? Lui, per amor suo, era riuscito a superare i momenti difficili della vedovanza, continuando a vivere e lavorare per il benessere della sua figliuola. Non sentiva riconoscenza per lui? Come poteva infliggergli il dolore del suo suicidio?
E se lo avesse fatto anche lui alla scomparsa della moglie? Bisogna ricordare sempre che la vita è un dono e rifiutarla è una grave offesa per Colui che la dona" Via via che il frate parlava, l'angoscia da cui Rita era pervasa si andava placando mentre la mente ritrovava in filo logico su cui poter fondare nuove possibilità di vita. Sospirando si fece il segno di croce e si accomiatò dal buon frate e si avviò sulla strada del ritorno. L'eco della sua ultima benedizione l'accompagnò a lungo: "Vai cara figliuola, non disperare e affidati al buon Dio, prega con fervore e Lui ti aiuterà! Anch'io pregherò per te." Con più coraggio vide dinanzi a sé la possibilità di prendere in considerazione un percorso di vita del tutto diverso. Ci vollero dei giorni per elaborare nel giusto modo le esortazioni del vecchio frate. Gli gli aveva fatto capire la bestialità del gesto che voleva compiere che era pure un grosso peccato.
Un poco suggestionata dalle parole caritatevoli e altruistiche che aveva udite, provò a chiedersi se l'incontro col frate non fosse un segno del destino per farle scegliere la vita del chiostro. Dopo essersi tanto angustiata, perché non scegliere quella vita serena e pacifica che già l'aveva Attirata da bambina? La sua mente rievocava la vita delle monache sante che era intenzionata di emulare. Alcune avevano avuto la vocazione di cui aveva parlato sua nonna, ma altre si erano chiuse in convento per cocenti delusioni o per riparazione di eventi scabrosi.
Giunse a casa elettrizzata da questi pensieri e s' immerse nei lavori che quella mattina aveva trascurati. Si! Doveva decidersi a dire addio al sogno d'amore impossibile e avrebbe scelto la penitenza del chiostro.  
Si covò nel petto il discorso da fare a suo padre che sarebbe rientrato fra due giorni sperando nella sua approvazione per la scelta fatta. Al suo rientro il babbo era di ottimo umore e Rita prese coraggio per esporgli il suo proponimento, forte della sua maggiore età. Iniziò con impeto mettendo in rilievo che erano molti anni che pensava di indirizzare la sua vita futura verso una vita monastica. Finalmente, era venuta alla decisione di entrare in convento. Il signor Alfonso, mentre la figlia parlava, non cessò di guardarla, insospettito dall'enfasi che sua figlia metteva nel convincerlo che sarebbe stata felice di prendere il velo. La vocazione in sua figlia non l'aveva mai vista! Non era affatto tipo da lasciarsi abbindolare dalle spiegazioni di quella figliola che conosceva molto bene pur se da lei non avesse ricevute mai molte confidenze.  Il suo temperamento sincero e immediato gli aveva sempre permesso di capire i suoi pensieri anche senza molto parlare.    
Leggeva in lei come in un libro aperto e non gli erano sfuggite molte cose che Rita neanche immaginava. Lasciò finire il suo sfogo e poi iniziò a rispondere con molta ironia: " Non mi sono mai accorto di questo tuo desiderio di farti monaca! Avevo avuta invece la sicurezza che ti stessi preparando per essere una brava moglie perché sai dirigere una casa ed ora saresti pronta.. Questa voce evidentemente si è sparsa perché proprio ieri ho ricevuto una richiesta matrimoniale che ti riguarda." La ragazza avvampò nel vedere che suo padre non aveva prese seriamente le sue parole. E all'ultima sua frase sbottò con violenza:" Ti sbagli non sono pronta e non voglio nessuno perché desidero farmi suora e non so neppure chi è quello che ha fatta questa richiesta. " Il saggio agricoltore la lasciò sfogare e continuò imperterrito: " Perché ti arrabbi tanto ? dopotutto non dovresti offenderti se qualcuno ti ama e vuole farti sua sposa....bisognerà pur rispondergli. Francamente, ora, questo incarico lo passo a te direttamente, perché io mi sono compromesso col giovane in questione quasi accettando. E giacché stimo la persona e penso che meriti la risposta dalla tua stessa voce. Per questo, lo farai tu." Quasi col pianto in gola Rita, per la prima volta, rispose in modo alterato a suo padre: " Non posso credere che tu abbia scelto il marito per me!... Avrei dovuto prima conoscerlo... non credi? " Suo padre con viso smorto la riprese:" Scusami! Non credevo di offenderti così tanto, ma sentendo l'amore che ha per te questo tuo pretendente, ho pensato che fosse proprio l'uomo giusto. E ti apprezza infinitamente ! Te lo avrebbe detto direttamente se avesse potuto correre qui." - Allora perché non è venuto e ha preferito parlare con te?- " Ne è stato impossibilitato perché molto occupato a sistemare tante cose per il trambusto che si è verificato dopo la morte della ex moglie ricoverata da tempo."
Ascoltando queste ultime parole, Rita dovette sedersi per l'emozione Aveva capito bene ? Prese a piangere, senza ritegno, mentre suo padre la consolava: "Calmati cara, vedo che hai capito di chi si tratta e penso che la risposta che gli darai sarà diversa da quella che hai data a me. So che anche tu l'ami altrettanto e potrai dirglielo domani, appena arriverà."  Rita, felice, non riusciva a credere che, finalmente, il suo amato Leandro era libero, senza più i lacci che avevano incatenato il loro amore  Commossa e trepidante la giovane non poté esimersi d'inviare il suo pensiero riconoscente al buon frate consolatore che con le sue buone parole le aveva impedito l'insano gesto che le avrebbe impedito di essere felice con l'uomo che il destino aveva messo sul suo cammino e che mai più avrebbe lasciato.        

F I N E