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INDICE:
Capelli lunghi o corti? - La rasatura - Il compare - Orgoglio materno - Una giornata qualunque
Quattro cuori una sola fiammaIl cane del cieco - Vittime del terrore - L'aspirante calciatore
Una nidiata nel giardino


IL COMPARE

 

Da quando la parola Padrino ha assunto un significato mafioso, è tornato di modo chiamare compare chi regge a battesimo o cresima una persona..

Il preambolo si rende necessario poiché per compare s'intende, quasi sempre, il complice di qualche impresa poco pulita e ciò non renderebbe chiaro il riferimento al personaggio che gode molto rispetto nell'ambito di ogni famiglia di religione cattolica.

Anche nella nostra famiglia era così.

Eravamo molto legati al compare di nostro figlio che vedevamo di rado perchè viveva con la moglie a Bologna, loro città natìa. mentre noi siamo a Roma.

Era stato sergente di mio marito al tempo della leva militare ed erano rimasti buoni amici e fu lui stesso ad offrirsi da padrino allorchè seppe che avrebbe avuto un figlio.

E al nostro Giulio si affezionò moltissimo vedendolo più in fotografia che di persona e non mancò mai d'interessarsi del bambino, della sua salute e dei suoi studi.

C'è da dire che lui e sua moglie Tecla non avevano avuti figlioli e consideravano il nostro ragazzo quasi come un nipote e, ad ogni ricorrenza gli inviavano qualche dono.

Così fecero quando Giulio compì i diciott'anni e una fiammante motoretta gli giunse da Bologna.

Giulio l'aveva tanto desiderata, ma noi per evitare incidenti non l'avevamo mai voluto accontentare..

Sfortunatamente l'incidente paventato avvenne dopo due mesi e per parecchi giorni fummo in preda alla disperazione per le gravi condizioni di nostro figlio.

Temendo di dare un grosso dispiacere al compare non fummo tempestivi nel dirgli che il figlioccio era caduto proprio con il suo regalo, eravamo troppo angosciati per farlo. Lo avrebbe saputo in seguito, con più calma, magari con una lettera scritta dallo stesso Giulio.

Finalmente dopo parecchi giorni di degenza nostro figlio fece ritorno a casa con una gamba ingessata e già si pensava di scrivere al compare.

Nel frattempo si era instaurata la teleselezione telefonica che avrebbe consentito telefonate dirette. e questo avrebbe facilitata anche una esauriente conversazione.

Presi l'iniziativa, mi appressai all'apparecchio telefonico e digitai il prefisso di Bologna..

Non avevo ancora composto il numero dell'utenza che la nota voce del compare, mi prevenne: "Giulio va meglio, vero? Sono stato molto in pensiero per lui, ma gli sono stato assai vicino !  State tranquilli adesso."
Sorpresa da queste parole che mi giungevano così a bruciapelo, rimasi interdetta e mentre cercavo di capire come egli ne fosse al corrente, la comunicazione cadde.

Rifeci immediatamente il numero, stavolta per intero e, dopo qualche squillo, la signora Tecla mi disse "Pronto" con voce flebile, ma mi riconobbe subito e fra le lacrime mi disse: "Cara signora, sapesse che disgrazia... mio marito... ieri ha avuto un infarto ed è morto! Un brivido mi corse per la schiena e non ebbi la forza di dirle... altro che parole di conforto.

Pure se è passato del tempo, ho ancora il dubbio di avere parlato con un fantasma. 

 

FINE

 

 

 

 




LA  RASATURA

La bambina di Elsa aveva tre anni e già parlava correttamente ed era sveglia e intelligente, sarebbe potuto essere anche più carina, se non fosse stato per quello striminzito ciuffetto di capelli scialbi che le davano un'aria spaurita quasi d'incompletezza.  La madre s'ingegnava di pettinare in vari modi quei pochi capelli che non avevano consistenza da sembrare più una peluria che una chiometta.

Aveva provato dapprima col rituale boccolone, ma ahimè!  Dopo averlo arrotolato con santa pazienza e fermato con una mollettina fiorata, non ne voleva sapere di restare in forma. La stessa cosa capitava stringendo con un nastrino la ciocchetta.  

Lisetta perdeva nastrini e mollette in continuazione.

Si potevano quasi contare i capelli di Lisetta e lei s'imbronciava vedendo le compagne dell'asilo con treccioline e crocche al sommo del capo.

Elsa che aveva sperato in un ritardo di crescita si cominciava ad allarmare pensando che sua figlia fosse destinata ad essere calva.

Pensò pure ad una carenza vitaminica o qualche altra disfunzione organica, però la bimba cresceva regolarmente di peso e di statura ed era di una irrequietezza esasperante e, ogni giorno,ne combinava di tutti i colori. Elsa, parlando di lei la denominava: la mia pila elettrica.

Non poteva neppure lamentarsi con Giordano, suo marito, che considerava sua moglie fortunata perchè stava tutto il giorno in casa "senza far niente" non avendo necessità di lavorare e per una sola figlia che avevano... quante storie!

Anche per la faccenda della capigliatura diceva che : " Capelli e guai non mancano mai! Era un vecchio detto e quindi saggio. Inoltre la esortava a non darsene cruccio che a suo tempo i capelli sarebbero spuntati.

Ma la esasperata  madre decise di portare la bimba dal pediatra per una visita di controllo. Fu lui, che dopo qualche esame fatto alla bimba diagnosticò la perfetta salute della piccina e le consigliò di farla rasare a zero per rinnovare drasticamente i bulbi capilliferi allo stesso modo di come si potano alcune piante. L' ultima frase del dottore dispiacque ad Elsa anche se il giovane medico aveva inteso fare una battuta scherzosa.

Invece la donna l'aveva presa male e l'idea che la piccola dovesse stare con la testa rapata per chissà quanto tempo le dispiaceva davvero perché già, così, qualcuno la prendeva per maschio...figurarsi senza capelli affatto.

Comunicò a Giordano il suo cruccio, ma lui, come al solito, minimizzò il fatto facendogli presente che non era la fine del mondo e che sarebbe stato per un breve periodo. Ci fu, tra loro uno scambio di botta e risposta a toni alti-

Il breve alterco dei genitori spaventò la bimba che corse allo specchio e, accarezzandosi la testolina, cominciò a piangere e le venne un' idea che non era venuta a nessuno e con vocina flebile disse alla madre: "Perché non mi fai un cappuccio come quello di Pinocchio prima di tagliarmi i capelli? Lo porterò sempre fino a che non mi ricresceranno."

Le parole della diretta interessata appianò la "vertenza".

Bastarono ad Elsa pochi giorni per approntare con cotone e uncinetto, una  calottina traforata che la bambina si portò dietro quando  suo padre la condusse dal suo barbiere per farle fare la rasatura da " maschietto".

"La rasatura - sentenziò l'esperto - andrebbe fatta a tutti i bambini quando sono piccolissimi per togliere completamente i capelli di nascita che spesso sono troppo fini e opachi, come una lanugine e solo, dopo, rinasceranno folti e robusti. E' come le potature che si fanno alle piante per ridargli vigore".

Quando Elsa seppe ciò che il vecchio barbiere aveva detto a suo marito, ricordò che anche il medico aveva usata la stessa similitudine e lei se ne era adombrata prendendo il suo sorriso come uno scherno. Tanto può la permalosità!

Bastarono pochi mesi e si videro gli ottimi risultati sulla testa di Lisetta che poté sfoggiare per sempre una copiosa capigliatura dove si sbizzarriva a mettere nastrini e forcine non solamente per la sua vanità, ma anche per quella di sua  madre.     

 

FINE

 

 




QUATTRO CUORI UNA SOLA FIAMMA

 

 

 C'era una volta una piccola famiglia: babbo, mamma e due sorelline che avevano le cose giuste e non desideravano nulla di più.

Il babbo,premuroso e gentile, escogitava  mille passatempi per le sue bimbe e specialmente pensava a provvederle di libri illustrati affinché si abituassero per tempo alla lettura    

La mamma, con le sue mani sempre attive preparava gustosi menù in cucina e, alla macchina da cucire, confezionava indumenti per tutta la famiglia.

Le due bambine si differenziavano fisicamente, ma andavano d'accordo e si volevano un bene dell'anima.

Nella, la maggiore non era bellissima,ma la sua grande comunicativa, la rendeva ben accetta  e con la sua frangetta castana sempre ordinata dava subito l'impressione di ragazzina educata e rispettosa, con fare da donnina già grande.

Contribuiva a ciò il comportamento protettivo verso la piccola Lilli, minore di circa tre anni che era una radiosa frugoletta paffutella e tutta bionda con tanti ricciolini e come  diceva la mamma: "In ogni suo riccio vi era un capriccio". 

Dispettosa e irruenta, a volte faceva piangere la sorella perché la mamma attribuiva alla più grande le sue marachelle, ingannata da quel sembiante da cherubino.

Nella però, non era capace di serbarle rancore e dimenticava subito perché quella sorellina era come una bambola  per lei e ne era  così orgogliosa da paragonarla ad una principessina perchè, vedendo le venuzze che la sua pelle bianchissima lasciava trasparire, diceva che era di sangue blu.

Queste ed altre erano le osservazioni di Nella che a volte sbalordivano pure i  genitori che cominciavano a vedere in quella bambina seria e pensosa, la futura studiosa che sarebbe diventata.

Il padre, specialmente, alimentava la sua sete di conoscenza facendole leggere libri di viaggio e di avventura adatti alla sua età.

La mamma, osservava le sue figlie senza parere ed era contenta di vederle farsi compagnia in buon accordo, così poteva disbrigare faccende e lavori in tutta tranquillità.

Un certo giorno il babbo portò in casa un cucciolo di razza volpina con la certezza di fare impazzire di gioia le bimbe, la mamma lo gradì meno perché avrebbe aumentato il suo lavoro, fortuna che avevano un capace balcone ove sistemare la cuccia.

Come previsto,le bambine si scatenarono appresso a quel minuscolo giocherellone che chiamarono Chichì, specialmente la piccola a quel balocco nero con una mascherina bianca sul muso, dava certe strette da togliere il respiro.

Nella, più posata, si era messa in testa di insegnargli la "buona educazione" facendolo stare, a comando, ritto sulle zampe posteriori per porgere lo zampino in segno di saluto e fu soddisfatta quando, dopo parecchio tempo il cane imparò.

Le bambine, col loro compagno di giochi erano al colmo della gioia allorché nei giorni festivi, il papà che era un igienista, decideva di condurre la famiglia all'aperto per  "ossigenarsi"- come diceva - nel mentre costruiva l'aquilone col suo lungo rotolo di refe da snodare in allegria sui prati che avrebbero raggiunto.

Originale e abile, li costruiva anche un pò per sé stesso,ricordando il tempo che, ragazzo, per un soldino, ne costruiva di bellissimi variopinti e di ogni misura per ogni compagno di scuola.

La mamma rideva nel sentirlo parlare ed era orgogliosa di avere un marito così bravo e disponibile e, dal canto suo, preparava le buone cose per il picnic.  

Ed erano pranzetti al sacco preparati e incartati con cura e che avrebbero consumato sull'apposito tavolino smontabile che sempre portavano dietro.

Giornate indimenticabili che si concludevano con la raccolta di fiori campestri

e la stanchezza accumulata si sarebb0e disciolta nel refrigerio del bagno consueto bagnetto serale che ben le disponeva al sonno.

Quelle notti, però, dormivano più saporitamente, sognando l' aquilone, il cane, le corse e le allegre risate.

Gioie domestiche, semplici e serene, consapevoli di aver godute le bellezze della natura senza troppe esigenze e senza invidie per i divertimenti di gente più agiata.

Erano quattro cuori che si amavano profondamente in una fiamma unica alimentata da educazione, rispetto e tanta comprensione: basi necessarie per garantire benessere e serenità.

 

  

  

FINE

 

 

 



IL CANE DEL CIECO

 

Molte razze canine sono dotate di capacità  straordinarie che destano ammirazione e meraviglia.

Per questo si  prestano ad essere addestrate in vari modi  per accentuarne le attitudini che saranno insostituibili in alcuni casi

I San Bernardo, ad esempio,che scavano la neve per ricercare chi vi è sepolto quante vite hanno salvato ? E i cani da guado che affrontano il mare anche in tempesta per lo stesso motivo?

Come i fedeli barboncini così servizievoli, pronti sempre a fare commissioni.

Ci sono quelli che scovano la droga e altri che sentono l'avvicinarsi di un pericolo e, infine, quelli che , per i non vedenti , sostituiscono la vista.

Questo è proprio il racconto di una di queste bestie a cui manca soltanto la parola .

A seguito di una rosolia contratta in tenera età un bambino , rimase privo della vista  e nessuna cura né operazione chirurgica, poté restituirgliela poiché la retina era stata distrutta dall'esantema che non era uscito sulla pelle con tante bollicine, come avviene sempre in questa crudele malattia, ma si era annidato solo negli occhi.

Bastò una notte per bruciargli gli occhi e non vide più le sembianze della sua mamma disperata e del suo babbo che avrebbe data la vita per potergliela restituire.

Crebbe il piccolo Daniele con questa sofferenza nel cuore e, da grandicello dovette entrare in una Istituto adatto per potersi istruire ed imparare anche l'alfabeto speciale "Braille" col quale poté scrivere e leggere anche la musica per la quale sentì di avere una speciale predilezione e nel suo mondo oscuro fu solo componendo brani musicali al pianoforte,che si sentì appagato .

Divenne così un apprezzato professore di musica tanto da insegnarla , poi, al Conservatorio e fu proprio allora che sentì la necessità di avere un cane guida per potersi spostare facilmente da casa al Conservatorio ed anche per sentirsi autonomo e svincolato da accompagnatori improvvisati.

Nei suoi momenti di riflessione Daniele era giunto a capire che se non avesse avuto quella tremenda infiammazione oculare che gli aveva tolto la facoltà di vedere, con molta probabilità il suo talento musicale non sarebbe venuto fuori e non si sarebbe mai avviato ad una carriera che gli stava dando grandissima soddisfazione.

In qualunque avversità si deve essere fiduciosi nell'attesa di un qualche compenso per cui valga la pena di vivere e Daniele accettò il suo stato e iniziò le  pratiche necessarie per avere  un amico cane.

E Nerone entrò nella sua vita. Era un esemplare dal pelo fulvo e lucente e con occhi mansueti e attenti che lasciavano trasparire intelligenza e prontezza di riflessi.

Uomo e animale fecero insieme l'addestramento per entrare in sintonia .

Forse nel suo cuore di cane  c'era fin dalla nascita l'impegno di farsi onore e di essere utile al pari di  certe persone che sanno svolgere i loro compiti con passione e serietà.

In breve tempo seppe trasfondere nel suo padrone la medesima sicurezza che per i suoi impegni sempre più pressanti era costretto a viaggiare spesso per partecipare a convegni musicali o a lezioni private.

In ogni occasione Nerone sembrava trovarsi a suo agio ed intuiva i pensieri del suo padrone anche trovandosi in luoghi sconosciuti sapendosi destreggiare sia nel traffico delle città che in luoghi solitari con un orientamento perfetto.

Daniele e il suo cane formavano un meraviglioso esempio di amichevole solidarietà che ben disponeva chi aveva la fortuna di vederli.

Al mondo però non vi sono solo brave persone , purtroppo ne esistono anche di malvage che attentano al benessere dei buoni .

Una di queste anime  perfide esisteva anche al Conservatorio nella persona del bidello che guardava sempre l'accompagnatore del professore con occhio torvo e malevolo e a furia di vedere   con pazienza attendeva il suo padrone accucciato pazientemente fuori dell'ingresso , escogitò un piano criminoso.

Cominciò a rendersi amico di Nerone offrendogli qualche biscotto con intenzione perversa e, quando capì  che il cane lo avrebbe seguito fiduciosamente lo attirò nel capanno degli attrezzi del giardiniere che aveva in cura il parco del Conservatorio che si trovava abbastanza distante dalle aule in cui si svolgevano le lezioni musicali.

Una volta entrati nel capanno, immobilizzò la bestia facendogli annusare una spugna imbevuta di cloroformio avvolgendogli la testa con la sciarpa che abitualmente portava , avviò il motore e... via.  Ritornò al suo posto di lavoro quasi subito, assistendo allo stupore del musicista quando, a fine lezione, non trovò la sua guida al posto in cui avrebbe dovuto attenderlo..

Il bidello finse di essere sorpreso e si diede da fare a cercare Nerone mentre il professore non si dava pace per l'inspiegabile scomparsa del suo fedele amico.

All'insaputa di tutti,  Daniele sporse una denunzia telefonica alla Polizia e attese gli eventi.

L'indomani al Conservatorio giunse una lettera senza affrancatura indirizzata al professore dove  si chiedeva un riscatto. Il professore, accondiscese alla richiesta della grossa somma e,pur di riaver Nerone  seguì le istruzioni che vi erano dettate,con l'indirizzo in cui doveva lasciare il pacco col denaro richiesto.

"Nel prossimo giorno festivo e senza intervento di polizia, ne va della vita del cane", questo diceva la missiva.

Il cieco a mezzo di un taxi si recò all'appuntamento, ma non proprio al punto dove doveva lasciare il pacco . Là sarebbe arrivato a piedi però all'autista aveva detto di tornare a prenderlo dopo circa  mezz'ora pensando di dovervi salire in compagnia di Nerone.

Chi stava in agguato ad attenderlo doveva vedere che era solo e, senza agenti..

S'incamminò infatti lungo il sentiero del lago camminando adagio  per trenta passi e poi lasciare il pacco che teneva sotto il braccio. Questo era l'ordine sulla lettera.

Daniele aveva fatto appena dieci passi che il pacco gli fu strappato in malo modo e la spinta lo fece cadere in acqua mentre il malvivente fuggiva precipitosamente .

L'autista che stava ritornando per prendere il suo cliente vide un uomo fuggire senza capire chi fosse mentre le grida del cieco che stava per affogare giungevano fino a lui.

Dovette quindi accorrere a salvarlo e fece appena in tempo a tirarlo fuori dall'acqua, ma del fuggitivo non seppe dire nulla .

Dopo due giorni il professore ritrovò il suo cane al posto dove era stato rapito e ne fu felice.

La vita per i due riprese come prima , ma nessuno notò che il bidello quel giorno era di riposo.

Rientrò in servizio , come nulla fosse , ma non appena Nerone lo vide, fiutando l'odore della sua inseparabile sciarpa , gli si avventò contro ringhiando addentandolo ad una gamba mentre il malvagio autore del misfatto ruzzolava a terra fra grida di dolore ,coloro che accorsero fecero fatica a far mollare la presa a quella bestia che mai aveva manifestato tanta ferocia .

Al cieco fu evidente che quell'attacco insolito era motivato dall'aver riconosciuto il suo rapitore.

Alla polizia bastò intuire questo per andare a perquisire la casa del bidello dove una parte della somma  fu ritrovata perché i biglietti di banca erano stati segnati dal cassiere prima di consegnarli al musicista cieco.

Senza l'uso della parola Nerone aveva contribuito all'arresto del malfattore.

 

 

 

 



CAPELLI LUNGHI O CAPELLI CORTI ?

 

 

Osservo mia figlia diciassettenne che è dinanzi allo specchio.

Ha lunghi capelli  biondo cenere sciolti sulle spalle appena lavati e asciugati e li sta ravviando con un pettine a denti larghi e con un movimento carezzevole.

Con l'altra mano liscia la chioma dopo ogni pettinata con gesto lentissimo e senza alcuna fretta.

Per i miei gusti, dovrebbe già  essere giunta al termine fin dalle terza pettinata, ma non è così perché quando credo che abbia finito, comincia a cotonare ciocca per ciocca  la bella capigliatura liscia  e lucente per farla diventare poco dopo un groviglio inguardabile.

Auguro in cuor mio che non la lascerà in quel modo!

Difatti poco a poco quell'arruffìo lo raccoglierà in un grosso ciuffo al sommo del capo, mentre la spazzola a rotolo  che ha sostituito il pettine vi passa sopra a ripetizione cercando di lisciarlo alla superficie. Con una precisione, degna di miglior causa, il ciuffo è ora allisciato e arrotolato come un grosso cannolo e viene fermato immediatamente con una miriade di forcelle  microscopiche d'ambo le parti. Con le sue lunghe braccia, ora sta sistemando la nuca, badando che neppure un capello sfugga alla sua presa, nel contempo vigila dallo specchio posteriore se tutto è perfetto sia di prospetto che di profilo. Una spruzzata di lacca pone termine alla cerimonia.

La testa così acconciata risulta piuttosto sbilanciata, ma la mia ragazzina, ha il vantaggio di avere un collo lungo e una figura alta e slanciata  così il voluminoso capo non è troppo sgradevole.

La nuova acconciatura "a banana" sembra riesumata da quella delle nostre ave che imbottivano le chiome per poter sostenere i voluminosi cappelli che vi sovrapponevano.

Riguardando alcune foto d'epoca viene da  compatire quelle poverette che per seguire la moda si sottoponevano a tali torture compresi i busti con le stecche..

Le donne che si sono liberate di crinoline e sottovesti ingombranti, qualcosa debbono sempre patire per seguire le novità e adesso è arrivata questa  banana che, oltre tutto, è stancante e ruba tanto di quel tempo che sarebbe meglio occupare in altro modo.

Se si pensa alla battaglia ingaggiata attorno agli anni  trenta, per liberarsi di una  chioma che, talvolta, non era mai stata tagliata, sembra impossibile di rivedere acconciature pesanti ed elaborate!

Si sa di donne timide e riservate che furono capaci di ribellarsi ai loro uomini per poter portare i capelli alla "maschietta" o alla "bebè" cioè cortissimi.

Poi di nuovo la moda comanda un inversione di marcia  e, a distanza di un ventennio, si torna all'antico!

Lo dimostra mia figlia che si assoggetta a lunghe sedute dinanzi allo specchio pur di farsi questa benedetta chioma trofeo che ha il solo merito di restare immobile per tutta la giornata.

Il guaio giunge quando il trofeo si deve disciogliere e ricomporre  perché i capelli sono talmente imbrigliati, fra cotonatura e lacca, che invece di lavare e pettinare, sarebbe più facile rasare del tutto la chioma.

Non bastano allora le proprie mani, ma si richiedono altri aiuti  di madri, di zie, di sorelle e anche di nonne se sono a portata di richiamo, mentre il nervosismo intorno sale e se qualcuno si lascia sfuggire un appunto la ragazza diventa pure scontrosa  e immusonita.

La casa si ferma dinanzi alla fanciulla che si acconcia!

Sospirando, chi è avanti negli anni ed ha desiderato avere una chioma corta e spicciativa, si chiede se valeva la pena di lottare tanto accanitamente per poi ritornare al punto di partenza.

Ma chi ascolta ? La moda è moda e va seguita!

C'è solo da augurarsi che gli stilisti tornino a considerare quanto sia più giusto avere capelli corti che più si addicono al dinamismo del progresso..

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Questa digressione modaiola, l'ho ritrovata fra i miei scritti di trent'anni orsono.

Da quel tempo le teste di donne e uomini hanno subito varie trasformazioni acconciandosi nei modi più stravaganti,  fino alla calvizie di massa in cui le parrucche sanno risolvere molti problemi.

Nessuno si stupisce più nel vedere capelli bicolori e  a tinte innaturali e fra uomini e donne non v'è più nessuna differenza.  Ora,  il terzo  millennio ha portato in auge l'innesto di capelli che con rapidità sorprendente ne può cambiare la lunghezza a piacere  purché si disponga di un borsellino ben fornito...

E il taglio dei capelli non è più un problema  per nessuno giacché ciascuno è libero di adottare capelli lunghi, capelli corti o niente capelli.       

 

  

 

 

 



UNA GIORNATA QUALUNQUE

 

 

Comincia una giornata!

La luce che filtra dalle imposte mi ha già annunciato il nuovo giorno, ma sono tentata di richiudere gli occhi e tirarmi le coperte sulla faccia per non sentire e non vedere e, finire il mio sonno che è sempre troppo poco.

Sarebbe bello pure starmene a fantasticare in un dolce dormiveglia, senza obblighi e senza doveri!

Però la famiglia e la casa hanno bisogno di me e devo andare avanti....Un profondo sospiro mi fa decidere a uscire dalle coltri e a mettere i piedi fuori del letto.

L'attimo dopo sono con le gambe penzoloni, ma lo scendiletto, scivolato via, fa sentire ai piedi il gelo del pavimento e, il brivido, mi sveglia del tutto col primo impatto negativo della giornata.

Forza e coraggio...e sono in piedi, pronta ad affrontare le mie battaglie quotidiane.

Le calde pantofole mi rinfrancano le estremità che dovranno attivarsi per correre ed ore.

Guardo l'orologio! E' ancora presto per gli altri e sono sempre io a levarmi ad ore antelucane affinchè possa usufruire del bagno in santa pace.

Ogni istante che posso anticipare sarà molto prezioso per organizzare al meglio tutti i miei lavori e, per arrivare a tutto, ho imparato a bandire la pigrizia e a non dire mai : "Lo farò dopo!"

No! Meglio farlo prima di averlo pensato!

Questo è pure il modo di fare più cose di quanto le forze ne potrebbero permettere..Ma dov'è la madre che pensa a questo ? Il giorno che avanza mi sollecita a fare la prima panoramica di ciò che mi circonda ed io...annaspo, sperando in un miracolo! Come quello del folletto delle favole che, di notte, andava ad aiutare chi era in difficoltà.

Ma quì... altro che folletto! Tutti i giorni lo stesso scenario!

Ogni componente la famiglia mi fa trovare la sua scia e la casa sembra un campo di battaglia.

Figli e marito, concepiscono l'ordine a modo loro e se gli si fa un appunto la risposta è sempre uguale: " Quale disordine se io lascio sempre le mie cose al solito posto! "

Si, e vero, ma nel solito posto sbagliato ! Specialmente le cianfrusaglie che ritrovo da tutte le parti. Perfino i loro orari che sono differenziati, fanno disordine e mi creano patemi d'animo.

Il capofamiglia, commerciante, non ha orari fissi e, naturalmente, ogni giornata sarà imprevedibile sia per le uscite che per i rientri.

Figurarsi poi, quando non ha impegni e si alza e si rimette a letto e ciondola per casa in pigiama o in tuta da ginnastica impedendomi le quotidiane pulizie casalinghe perché non ama le finestre spalancate, i pavimenti bagnati e niente rumore di elettrodomestici.

E quando il cane dell'inquilino sottostante abbaia gli viene il malumore  e, quel cagnolino, abbaia soltanto quando sente i suoi passi...si vede che ricambia la... simpatia.

Per i figlioli, conciliare gli orari è ancora più difficile e debbo far ricorso a una saggia comprensione degna di un corso di psicologia poiché è necessario captare le sfumature belle e brutte di ogni singolo carattere.

Nel nostro nucleo familiare i figli sono quattro con personalità del tutto differenti.

Il maggiore è tranquillo e metodico, persino pignolo nel tenere in ordine le sue cose però è di una distrazione unica. Perde la calma soltanto quando si accorge che qualcuno dei fratelli si appropria, sia pure momentaneamente di qualche sua cosa, fosse pure un libro o un disco.

Preciso anche negli orari è l'unico che non ha bisogno di sveglia perché, il suo orologio, sembra  averlo nella testa ed essendo mattiniero è quello che si alza subito dopo di me, si custodisce, fa colazione e scappa, andando a piedi in ufficio per fare un poco di footing.

Debbo sinceramente dire che è quello che mi crea meno problemi e gliene sono grata.

Non così per il mio spilungone secondogenito che è sempre in lotta con l'abbigliamento dato che cresce a vista d'occhio ed è anche quello che debbo chiamare e richiamare cento volte per tirarlo fuori dal letto, poi si alza e, con gli occhi ancora chiusi e brancolando e sbadigliando, entra in bagno e da lì inizia a farmi l'inventario di ciò che vuole indossare che io mi affretto a mettergli in mostra sul suo letto, convinta di aiutarlo a far presto. Ma, invariabilmente, comincia a criticare ogni cosa, il colore della camicia no va d'accordo con quello dei pantaloni e così i calzini e la cravatta e, dato che deve sbrigarsi per andare nel negozio dove lavora, comincia a tirar fuori dal suo cassetto mille indumenti ammucchiandoli alla rinfusa mentre, bontà sua, chiede il mio parere. per poi indossare e vuole che le stia accanto perché, bontà sua, qualche volta chiede il mio parere.

Infine, si decide e sceglie la prima "mise "che gli avevo preparata. Vedendo le mille cose che dovrò ripiegare e riassettare, misi rizzano i capelli pensando che, alla sua uscita pomeridiana,si ripeterà una nuova cerimonia di "vestizione".

Lui è il così detto: figlio esigente che mi crea più lavoro per lavare, smacchiare e stirare e i fratelli glielo rimproverano continuamente.

Nel frattempo l'orologio continua a girare e, alla mia sollecitazione, dopo un'altra rimirata allo specchio, scende le scale a precipizio e inforca il motorino in un lampo, lasciandomi col cuore in gola fino al momento che arriva un squillo di telefono che, senza parlare, mi avvisa che è giunto nel luogo di lavoro. Tirando un sospiro di sollievo passo oltre!

Mi avvicino alla mia terza rampolla..( si può dire? ) che è una signorinetta che si affaccia alla vita con molta timidezza e qualche impennata.

Spesso spensierata e gaia, si diverte a stuzzicare il fratello "elegantone" pretendendo di dargli i suoi pareri sulla moda...Figurarsi lui, se li accetta da una che tratta ancora da bambina e la che offende chiamandola " saputella". Dopo queste baruffe, neppure lei accetta le sue interferenze e se ne resta immusonita e scostante per giorni.

Di sicuro è nell'età più incerta e se l'adolescenza è difficile anche per i maschi sono sempre le ragazze a risentirne maggiormente perché pensano di essere incomprese e talvolta rischiano di subirne dei complessi caratteriali.

Quanta pazienza, in questi periodi debbono mettere in pratica i genitori che vorrebbero aver seguito un precedente corso d'insegnamento se... esistesse. Fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo!

La mia bambina-signorina non prende mai l'iniziativa per fare lavori domestici e se ci prova, non li porta a compimento perché, terminate le scuole medie, si sente perennemente in vacanza.

"Perché alzarsi presto - dice- se ho tutta la giornata per fare le cose?"

 Ed io fra me - dico- "E se anch'io la pensassi alla stessa maniera ? Vorrei vedere i reclami di tutti voi!"  La rivedo bambinetta, quando voleva aiutarmi e mi stava sempre attorno anche a costo di far danni...dov'è sparita quella iniziale buona volontà?

Le chiedo qualche servizio, ma non voglio costringerla, perché a me più che un aiuto, vorrei essere certa che impari quello che faccio. Servirà a lei stessa quando avrà una famiglia sua.

Il più piccolo componente la famiglia va in prima media ed è il cocco di tutti così roseo e rubicondo e con gli occhi colore del cielo come suo nonno, cioè mio padre.

Egli, fra tanta confusione mattiniera, fa sempre dei " ripassi " ad alta voce e qualcuno gli rifà il verso facendolo arrabbiare. Non così la sorella che è sempre pronta a difenderlo e che ricontrolla cento volte la sua cartella, cosa che fa anche lui e fin sulla soglia di casa la riapre e la richiude per vedere se ciò che ha usato per il ripasso, sia ritornato al giusto posto.

Questi sono i momenti che mi saltano i nervi: "Basta adesso! Quand'è che esci che io devo pulire e fare la spesa!" A quel punto mi schiocca un bacio accompagnato dal suo luminoso sorriso che mi rimescola.

Caro il mio piccolo, espansivo, intelligente e creativo con le sue pitture infantili piene di colore!

Lo seguo col pensiero fin quando penso che sia giunto a scuola che per fortuna e molto vicina alla nostra abitazione.

Mi sento stanca e sfinita e, mentre abbraccio con lo sguardo il mio "Regno", penso: Da dove cominciare? Non lo so neppure io e meccanicamente cerco di procedere secondo l'abitudine.

Vado verso la cameretta di mia figlia con la segreta speranza che sia in già vestita, forse potrebbe andare lei a fare le compere più urgenti e le dò una voce:" Sei pronta? Se mi aiuti faremo più presto che oggi dovrei anche stirare!"

La sua riposta pronta e gentile mi fa piacere: "Si, mamma vengo subito!" e subito dopo: " Ho già messo l'elastico alla coda!" Questa frase infelice mi raggela.perché la "coda" dei suoi lunghi capelli biondi è quella che le da più da fare e dubito assai che sia già in ordine e che, invece non abbia in mentre di inaugurare una nuova pettinatura!!!

Comincio a canticchiare per farmi compagnia e, col metodo collaudato da anni di fatiche domestiche so che non guardando l'orologio e procedendo di seguito e senza soste riuscirò facilmente ad aver ragione dello scempio che abitualmente trovo ovunque mi giri.

Però mia figlia è pronta davvero e, sveltamente gli affidò la nota della spesa perché nel frattempo ho rimosso mentalmente una serie di menù che avevo in animo di fare perché non avrei il tempo materiale di attardarmi attorno ai fornelli e debbo escogitare qualcosa di più rapido e gradito a tutti. Che poi al giungere dell'ora di desinare... dev'essere tutto in tavola!

Fortunatamente, mentre il piccolo ripassava le sue lezioni ho appuntato la nota della spesa, che con la furia di uscire, lei non mi sarebbe stata neppure a sentire.

"Mammettì, ciao torno subito così ti aiuterò ad apparecchiare!"

Guardò dalla finestra la sua flessuosa figuretta che si allontana e continuo la mia opera di ricostruzione e faccio in tempo a terminare e ad entrare in cucina da dove non uscirò fino all'ora di pranzo. Intanto è rientrata la mia spensierata figliola che ha fatto in tempo appena a stendere la tovaglia sul tavolo del tinello che deve andare ad aprire al primo arrivato che è suo padre e che, gettato il giornale sul divano va difilato a sciacquarsi le mani e si siede a tavola affamato, cominciando a sbocconcellare il pane croccante.

Scolo la pasta e mentre la condisco con sugo e formaggio, arrivano ragazzi..

Finalmente riuniti attorno al desco, gli affamati di famiglia.

Sono contenta nel vederli divorare tutta la mia fatica mangereccia e il mucchio di piatti da lavare quasi puliti, mi confermano che hanno gradito tutto, ci mancava che mangiassero anche quelli.

Passo di nuovo in cucina mentre mia figlia finisce di sparecchiare e con la coda dell'occhio vedo già il disordine intorno I giubbotti all'ingresso, la cartella su di una poltrona, il giornale sul tavolo la tracolla di maglia al manico di una porta e un libro nuovo nuovo accanto alla radio...

So già a chi abbinare ogni oggetto e, tranne il libro, so già a chi toccherà rimettere in ordine.

Mentre la macchina del caffè sibila ed io lavo le stoviglie, ascoltò una canzoncina in voga in camera della ragazza che si è sdraiata sul letto leggendo la sua rivista,

Sono stanca e sola, strofino e pulisco e mentre lavoro penso e mi sembra di avere quattro mani.

E così sarà domani e quell'altro ancora.

 





VITTIME  DEL  TERRORE

 

 

Quel giorno, il quinto dall'inizio del "Terrore" che imperversava su Parigi, il cielo era grigio  e minaccioso e un vento impetuoso s'infiltrava sibilando nelle case e nelle strade piene di barricate.

Sui volti delle poche persone che, frettolose, transitavano  nei pressi della Bastiglia, si leggevano paura e preoccupazione e, se non fosse stato per motivi di vera necessità, nessuno si sarebbe azzardato  a mettere a repentaglio la propria vita.

Nel clima di tragedia che incombeva sulla Francia non vi era la certezza che la Rivoluzione avrebbe poi recato  modifiche positive al popolo che è sempre quello a patire in conseguenza di beghe politiche.

Le incertezze erano molte e altrettante le domande che, in quel momento, non potevano avere  risposte.

Queste le avrebbe date la Storia!

Erano le tetre  giornate del Terrore che avrebbero arrecati disagi inumani e lo sfacelo del capoluogo francese.

Portato dal vento, sempre più violento, l'eco dei cannoni  cupo e angosciante,  si univa al crepitìo delle mitraglie che erano più d'appresso, ma la persona che avanzava sembrava non udire quel frastuono perché continuava a camminare frettolosa proprio nella direzione dove la battaglia era più intensa.

Era un' esile figura femminile avvolta in un ampio scialle nero che pareva ignara di quanto le accadeva intorno.

Ella avanzava mentre la sua voce rotta dai singhiozzi implorava soccorso:" Un medico, per favore! Un medico per la mia bambina che muore!

Ma la voce s'infrangeva sulle imposte sprangate delle case in cui vivevano persone che non avevano possibilità di prestare aiuto.

La povera donna non s'accorgeva del pericolo a cui andava incontro, era troppo angosciata e tutta tesa alla ricerca di un dottore e nessuno raccoglieva la sua implorazione.

Chi era disposto in quel frangente a prestare orecchio alla supplica per quel caso disperato, se la disperazione era in ogni animo?.

Inconsciamente la dolente madre si approssimava verso lo sbarramento dei rivoluzionari che, infervorati dagli eventi, neppure si accorsero di lei; essi con le armi  imbracciate, avevano l'ordine di sparare su chiunque si fosse approssimato cercando di oltrepassare la linea di sbarramento.

Era già capitato che persino chi aveva il lasciapassare, rilasciato dal Comitato di Salute Pubblica, fosse stato colpito per non aver avuto la prontezza di mostrarlo.

Anelante nella sua accorata ricerca, la misera  donna, che era prossima allo sbarramento non fece neppure l'atto di fermarsi, pensando alla sua bimba malata che, forzatamente, aveva dovuto lasciare sola per andare alla ricerca di chi poteva provvedere a salvarla.

E la madre era col pensiero accanto a quel lettino dove la piccola rantolava e non udì neppure l'intimazione arrogante della sentinella che di fronte all'impudenza di colei che non si era fermata al suo ordine, fece scattare immediatamente  il fucile.

La donna stramazzò a terra, colpita in pieno petto ed. esalando l'ultimo respiro, implorava ancora: "Un medico, per favore, un medico!"

Si spense così la povera madre per un atto di amore e nello  stesso istante, nel misero abituro, chiuse gli occhi per sempre anche la sua creatura innocente.

Vittime del Terrore entrambe! 

Come vittime sono quelli che, inermi e pacifici, soccombono alle furie delle rivoluzioni e delle guerre che dovrebbero essere bandite per sempre giacché, seppure dettate da lungimiranti idee di miglioramenti, quasi mai raggiunte, lasciano sempre disastri  e distruzione e, a risentirne i malefici effetti  purtroppo, sono sempre i  più miseri. Vittime designate...

 


 



L'ASPIRANTE CALCIATORE

 

 

Appena sveglio, Massimo, rimase sorpreso dal silenzio che regnava in casa, si stropicciò gli occhi  per meglio raccapezzarsi e accese la luce per guardare l' orologio appeso alla parete e d'improvviso ne comprese la ragione.

Era il primo giorno senza scuola e aveva dormito così profondamente da rimuovere l'ansia  che fino a ieri  l'aveva reso insonne.

Tornò col pensiero ai precedenti giorni di esami, rivivendoli uno ad uno,Si! Aveva la consapevolezza di avercela fatta, con qualche riserva sugli orali di latino...Ma fra una settimana  avrebbe avuta la conferma della promozione.

Proprio così, aveva fatto degli esami ottimi e aveva terminate le scuole medie.

Era sempre stato un ragazzo studioso e disciplinato con la volontà precisa di farsi onore ed ora, giunto alla fine della scuola media, doveva decidere se continuare gli studi o prendere qualche altra strada e, forse, dedicarsi alla sua passione.

Di temperamento vivace e irrequieto, non si sentiva adatto a lavori monotoni e sedentari, avrebbe desiderato un'attività dinamica e creativa anziché passare agli studi classici come desiderava la famiglia.

La sua grande passione era lo sport, precisamente il football che lo elettrizzava e per qualche corsa dietro il pallone, tralasciava  pure di mangiare.

Fino ad ora, poi, non erano state vere partite le sue, ma aveva dovuto accontentarsi di giocarlo alla buona coi compagni in qualche prato e soltanto per divertimento.

Lui, invece voleva addentrarsi in questo sport perché si sentiva spinto a gareggiare con delle regole precise   e covava la segreta speranza d'inserirsi  fra i  "Pulcini" della  Squadra del Dopolavoro, considerata molto bene dai tifosi.

Non cos la pensava suo padre che voleva vederlo laureato.

Massimo aveva presa la decisione di cercare di convincerlo, parlandogli a cuore aperto.

La chiave che girava nella serratura dell'ingresso lo riscosse dai suoi pensieri.

Sua madre che stava rientrando dalle compere giornaliere, vedendo la luce accesa nella stanza del figlio le diede una voce: Buongiorno Massimo ! Hai dormito bene?  Finalmente  senza pensieri!

Ora alzati e vieni a fare colazione, lo sai che sono quasi le undici!."

Mamma Anna, mentre parlava, sistemava nel frigo e nella credenza ciò che aveva acquistato

lasciando però un involto bianco sul tavolo della cucina  e si accingeva a scaldare il caffellatte al suo figliolo che negli ultimi giorni aveva mangiato svogliato preso, com'era, dagli esami.

"Vieni caro ch'è pronto!" La voce di  Massimo che si stava lavando nel bagno, rispose allegramente - " Eccomi,eccomi, ho una fame!" - mentre arrivava in vista del tavolo.

La sua allegria aumentò vedendo l'involto. "Maritozzi con la panna ?...Addirittura due. Grazie mamma, sei grande!" Lo disse mentre schioccava un bacio affettuoso sul suo volto ridente

Per lei, donna semplice e di vedute modeste, non era un problema l'avvenire dell'unico figlio giacché col loro negozietto ben avviato di generi alimentari egli non avrebbe avuto difficoltà a dare loro una mano, fino a che avesse deciso per qualche altra cosa.

Infine era  ancora quasi un ragazzino!

Mentre Massimo consumava la sua golosa colazione, la madre le andava dicendo che per qualche giorno poteva permettersi di fare il poltrone, ma con l'inizio della prossima settimana sarebbe stato bene che si fosse prestato ad aiutare il babbo in negozio, sostituendola per qualche ora.

"Se ti ricordi...gli avevi promesso che gli avresti dedicato due ore al giorno, mattina o pomeriggio.. scegli tu." Occupato a gustarsi i suoi maritozzi, il ragazzo ascoltava sua madre e capì che ingraziandosi suo padre fin dall'inizio, forse sarebbe riuscito a raggiungere la sua aspirazione.

Fu pronto quindi a dire a sua madre che sarebbe andato subito.

A sua madre piacque la decisione e lo vide prepararsi in fretta e precipitarsi già per le scale.

Fischiettando Massimo entrò in negozio e, alla sorpresa del padre, disse subito ch' era venuto a ad aiutarlo. " Aiutarmi a chiudere, vorrai dire...è quasi ora di pranzo ! Se vorrai aiutarmi davvero, è la mattina presto che devi venire!"

Il ragazzo rise mentre diceva che l'indomani si sarebbe alzato alle sette, " Ma domani è domenica e il negozio è chiuso! Massimo rimase sconcertato e capì che si doveva organizzare come aveva detto sua madre, stabilire fin da subito, quando scendere a bottega così anch'essa avrebbe saputo regolarsi.   

Difatti la settimana seguente il ragazzo iniziò il suo tirocinio, mordendo il freno perché voleva dire a suo padre che non sarebbe stato per sempre.

Per sempre non lo voleva neppure papà Alberto perché desiderava farlo studiare fino alla laurea. Ma  suo figlio aveva altre idee e, dopo qualche giorno gliele espose.

Gli disse che era disposto a fare l'apertura del negozio affinché lui dormisse un poco di più e anche nel pomeriggio gli sarebbe stato accanto agevolando la mamma che avrebbe avuto più tempo da dedicare alla casa. Inoltre avrebbe imparato a tenere i conti dell'esercizio risparmiando la  spesa del commercialista...In cambio però gli chiedeva di poter iscriversi ad una squadra di calcio.. Suo padre che lo aveva ascoltato senza interromperlo... fece sentire la sua voce: "Apprezzo le tue proposte che sono ben intenzionate, ma io non mi sento ancora in età pensionabile per il solo fatto che tu hai terminato le scuole medie.. Se vuoi essermi un pò d'aiuto nel periodo estivo, accetto e te ne sono grato. Anche nei riguardi di tua madre che potrebbe stare un pò di più a casa...Ma io la vedo altrimenti circa il tuo futuro!

Mi piacerebbe vederti professionista con una vita di relazione più ricercata e con un buon reddito.

La facoltà puoi sceglierla come più ti aggrada. Anche la serietà con cui vorresti affrontare il mondo dello sport ti fa onore però devo dirti che tanta veemenza e altrettanto entusiasmo, non bastano per emergere" Alzò la mano verso suo figlio che stava per replicare. " Ascoltami ancora, prima di parlare, devi sapere che ci vuole tanta, ma tanta preparazione non solo di allenamenti fisici, ma anche culturale e sacrifici, senza contare l'esperienza di vita che tu ancora non hai essendo quasi un ragazzino, vissuto fra le quattro mura di casa nel benessere e senza pensieri.

Come potresti destreggiarti da solo, a questa età, fra trasferte, traumi fisici che sono frequenti in questo tipo di sport. Devi prima farti le ossa, caro mio e  poi si vedrà. Intanto continua a studiare e a tirar calci al pallone quanto vuoi, ma solo spensieratamente  e, se avrai la stoffa di un vero campione, riprenderemo il discorso e mi vedrai dalla tua parte".

Papà Alberto, spiegò ancora al ragazzetto di non credere facile anche il lavoro svolto in bottega che un'attività di pubblica utilità  dove ci sono orari da rispettare, badare all'arrivo delle merci, controllarle, sistemarle, prezzarle tenendo conto delle loro scadenze  e pure....alle scadenze dei pagamenti.. Tutto ciò porta all'esercente fatica e impegno che ingloba pure il tempo che dovrebbe essere dedicato al relax. " Dopo questo esauriente sermone Massimo rimase pensieroso e ci mise parecchi giorni per digerirlo e, convincendosi alfine, che suo padre aveva ragione.

L'argomento per due mesi fu come dimenticato e Massimo frequentò il negozio secondo l'esigenze  e continuò a tirar calci rabbiosi al pallone insieme con gli amici come aveva sempre fatto.

Fu nell'ultimo mese di vacanza che suo padre affrontò la questione con una domanda precisa; "Allora, cosa hai deciso di fare, si può sapere?" Il ragazzo che si aspettava la domanda da più giorni, fu pronto a rispondere: " Si! Penso d'iscrivermi a Ragioneria e alla sera ad una Palestra."

Poche e decise parole che convinsero Papà Massimo che suo figlio cominciava a " ragionare" da uomo!  Fu il padre stesso ad affidarlo alla Palestra di un ex campione che lo prese a cuore preparandolo coscienziosamente perché aveva scoperto nel giovane l'impetuosità e l'energia che dovevano essere incanalate nel giusto modo.

Passarono così regolarmente i lunghi anni di studio in cui  Massimo seppe farsi onore e dopo il diploma, fu in età giusta per disputare le vere "Partite" che aveva sempre sognate e il suo nome cominciò ad essere citato sui giornali sportivi.

Giunse così, con giusto merito e disciplina,  al traguardo sognato e anche i suoi genitori godettero  delle glorie di quel bravo figlio che impegnandosi costantemente aveva raggiunto la sua meta.     

 


 



ORGOGLIO MATERNO

 

Il vasto giardino condominiale, situato nel Centro storico di Roma era divenuto il dominio incontrastato della gatta Cleofe. La grossa gatta nera era stata accettata da tutti  e benvoluta soprattutto per la capacità di dare la caccia ai topi.

Sapendo che c'era Cleofe  tutti vivevano tranquilli!

Il felino era anche molto prolifico  e ad ogni trimestre sfornava la sua nuova nidiata, diventando in quei periodi molto aggressiva e pericolosa.

La signora del primo piano era quella che più degli altri se ne prendeva cura, fornendole dei buoni bocconcini  e una ciotola di latte, ma senza troppo avvicinarsi per non urtare la sua suscettibilità.

La gelosia della gatta per i suoi piccoli, fu messa in evidenza durante un furioso temporale.

Allo scrosciare della pioggia improvvisa mista a grandine, la signora "assistente" da dietro la sua vetrata chiusa notò la Cleofe che stava trasportando, uno alla volta, i suoi cinque neonati da sotto la grande palma  dov' erano nati  entro un secchio che stava un pò più  riparato dall'acqua.

La signora, intenerita da quell'andirivieni frettoloso, credette di poterla aiutare, prese un' ombrello e scese dabbasso recando una capace cesta foderata da un vecchio scialle di lana e molto rapidamente ci mise i micetti, Tornata in casa si sentì soddisfatta di aver sistemati i gattini nella cesta e, sotto l'androne al riparo dall'acqua e non ci pensò più per un paio di ore. Consumò la sua solitaria cena e prima di coricarsi, curiosò fuori della finestra e rimase di stucco vedendo la cesta vuota e i gattini ammucchiati nel secchio  dove la madre li aveva riportati, incurante dei loro miagolii di protesta.

Dormì male la signora, quella notte, pensando ak disagio dei piccoli.

Si alzò di buon'ora per rendersi conto del loro stato.

Per fortuna la pioggia doveva essere cessata da molte ore, ma nel secchio rigurgitante di acqua  era vuoto e al riparo dell'androne, la cesta conteneva i micetti allineati, uno accanto all'altro che dormivano beatamente.

L'orgoglio di mamma Cleofe, non aveva accettato l'aiuto di una estranea ed era stata  spinta a rifiutare la calda cesta, ma vista l'acqua piovana che stava riempiendo il secchio, aveva ripresi i piccoli inzuppati  e ve  li aveva riportati.

Aveva fatto molto male a risentirsi di quell'aiuto premuroso. Chissà che non avesse capito  che non le sarebbe convenuto alienarsi la benefica assistenza quotidiana  della signora "Gattara".

In certi casi è bene non peccare di orgoglio!        

 

 

 



UNA NIDIATA NEL GIARDINO  

 

       

Studiando il comportamento degli animali che ci vivono accanto, ci rendiamo conto quanto la loro sensibilità istintiva li renda capaci di gesti affettuosi che appaiono superiori a quelli umani.

Basta soffermarsi ad osservare i giuochi di una famigliola di micetti e se ne avrà conferma.

Vale veramente la pena di dedicarvi un pò di tempo come ho fatto io in una calda giornata estiva mentre sferruzzavo in giardino e la nidiata della nostra gatta se ne stava discosta godendo del lieve venticello creato dallo smuoversi delle foglie degli alberi alti e ombrosi.

Mamma gatta,sorniona se la dormiva acciambellata e sembrava estranea alle mosse dei suoi tre figlioletti che si mordicchiavano l'un l'altro e la scavalcavano in continuazione, ma lei, impassibile, pareva non vedere e non sentire...

Ogni tanto, io, interrompevo il mio lavoro a maglia per gustarmi quel fuori  programma delizioso cercando di entrare nella loro mentalità.

Sembravano esibirsi in una pantomima predefinita perché si rotolavano sull'erba battuta ed era per rinfrescarsi, i loro dispetti reciproci, erano affettuosità e pure,il loro finto azzuffarsi, era fatto allo scopo di giocare.

Mi stavo accorgendo che i tre avevano caratteri diversi,Il più indolente, che ogni tanto cercava di sdraiarsi accanto alla madre,era quello preso di mira dagli altri due che, più chiassosi, non stavano un attimo fermi saltando e correndo. Non tralasciando neppure di rubare qualche boccone dalla loro ciotola colma di croccantini. Il "pigrotto" solo allora si alzava di scatto, e come un razzo piombava addosso ai fratellini che scappavano veloci,

Come lui ritornava accanto a mamma gatta che solo col fremito della coda mostrava di essere attenta e vigile, i fratelli ricominciavano a fare gazzarra.

Erano di pelo nero con un triangolo bianco al sommo del capo che comprendeva anche le orecchie come se portassero una cuffietta.

I deliziosi micini  a un certo punto ritrovarono fra le aiuole la loro pallina e impazzirono di gioia. La fecero ruzzolare, togliendosela l'un l'altro in una scorribanda che interessò tutti e tre mentre la madre paziente, fingendo di dormire, sorvegliava di sottecchi quei discoletti che ogni tanto le saltavano addosso disturbando il suo riposo.

Per farli smettere, alzò ingobbendo il dorso per stirarsi e gli sbuffò contro, rimettendosi subito lunga stesa. Il gesto improvviso, impaurì i suoi piccoli che, come a un comando, si allontanarono e a eguale distanza si voltarono contemporaneamente a guardarla per saggiarne l'umore...

Proprio come fanno i bambini dopo una marachella, paventando il castigo.

Se ne stettero buoni per qualche minuto e ripresero a ruzzare colla stessa vivacità.

Il mio lavoro che era proseguito indisturbato fin'allora destò la loro curiosità perché il gomitolo, fuoruscito dalla borsa portalavoro, fu una tentazione troppo forte e non se la lasciarono scappare.

Me li vidi accanto in un baleno mentre la "palla di lana" schizzava lontano spinto dalle loro zampe.

Mi alzai per raccattarla  e subito sparirono dalla mia vista e non appena tornai a sedermi, eccoli riavvicinarsi a passi felpati, ma privati ormai del giocattolo, non vennero verso di me, ma s'indirizzarono dalla parte della madre.

Ammoniti dal suo soffio precedente avevano capito che i giuochi dovevano terminare e quindi si muovevano più tranquilli. O forse erano stanchi ?

Il fatto è che si sdraiarono pigiandosi l'un  l'altro accosto alla madre facendole le fusa e piano piano si addormentarono saporitamente.

La loro giornata era terminata.