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Un ritrovamento
emozionante fu quello di un epistolario formato da un pacco di cartoline
illustrate il cui retro, ricoperto di minutissima scrittura, traboccante
parole d'amore indirizzate da un soldato alla propria fidanzata e poi
moglie, sono testimonianza di un amore imperituro.
Vi
si snoda la storia di due giovani che s'incontrarono a Roma alla vigilia
della chiamata alle armi di lui avvenuta nel 1910.
Si può ben dire che il loro fu un vero colpo di fulmine avvenuto in una
drogheria dove lui svolgeva le sue mansioni di capo venditore; infatti,
nonostante la sua giovane età, il diciottenne Ugo aveva già raggiunta
una discreta posizione finanziaria in seno ad una delle più note Aziende
alimentari della capitale che praticava prezzi al disopra della media
corrente, ma offriva merce di prima qualità.
Anche la clientela si differenziava da quella di altri rioni romani perché
era formata, in maggioranza, da nobili, professionisti ed anche
commercianti che abitavano nei villini intorno a Piazza Cola Di Rienzo. Il
negozio a più porte occupava proprio un angolo di detta piazza ed avendo
anche l'esclusiva dei prodotti coloniali era meta continua di clienti di
buon gusto e provvisti di denaro bastevole per detti acquisti.
Ugo, con la sua chioma spavaldamente riccioluta e bionda
e gli occhi di un turchino conturbante, era un buon richiamo per la
clientela femminile che indugiava volentieri per essere servita da lui.
Oltretutto
il giovane era divenuto in breve tempo un esperto di tutti gli articoli
che facevano bella mostra nelle vetrine interne ed esterne del negozio che
il ragazzo sapeva come disporre per attirare l'attenzione della clientela
prevalentemente femminile che a lui si rivolgeva anche per essere
consigliata sulle modalità di uso sia per ricette di cucina che per
quelle di pulizia e manutenzione degli ambienti casalinghi. Ugo era per le
donne un esperto indispensabile da consultare per qualsiasi necessità.
Padrone e domestiche ne approfittavano abbondantemente e molte di loro,
adocchiando vogliose il bel biondino, vi ritornavano più volte nella
stessa giornata, sperando di essere prescelte da quegli occhi azzurri
dallo sguardo dolce e accattivante.
Il giovane, attivo e dinamico e cordiale con tutte era conscio di ciò che
accadeva attorno alla sua persona, ma restava nei limiti della cortesia e,
tranne qualche omaggio offerto dalle ditte fornitrici in occasioni delle
principali festività, non azzardava approcci diversi per non rischiare di
perdere il posto di fiducia, presso la Ditta, che si era conquistato.
Però il primo di aprile,
giorno di Sant'Ugo, avvenne l'imprevisto!
La ragazza che entrò timidamente e raggiunse il banco di vendita aveva
due occhi simili a stelle e una voluminosa capigliatura corvina che lei
portava regalmente, simile ad un diadema.
Ugo ne restò incantato e, abituato agli sguardi maliziosi di molte delle
sue clienti, notò come ella non lo degnasse di una "verifica"
particolare, ma fu molto
interessata, invece, a leggere le etichette degli articoli che stava
acquistando, dimostrando assennatezza e conoscenza. Non era affatto una
sprovveduta...anzi!
La sua serietà risaltava anche dall'abbigliamento composto e all'ultima
moda che consisteva in
una redingote di leggero panno verde scuro che modellava alla perfezione
le sue fattezze perfette mentre il collettino bianco rifinito da una rouche
incorniciava il suo volto simile ad un cammeo.
La curiosità di conoscere qualcosa di quella nuova cliente divorava il
ragazzo che si sentì quasi intimidito dalla sua serietà. Avrebbe voluto
farle qualche domanda, magari con una battuta spiritosa, ma non ne fu
capace e, solamente, dopo che la giovane era passata alla cassa, trovò la
prontezza di apporre il proprio nome in calce ad un calendarietto
profumato che pubblicizzava una Casa di cosmetici. Lo mise nelle di lei
mani nel momento che prendeva il suo pacchetto sperando di vederla
rientrare per fargli gli auguri di buon onomastico. Invece nulla!
Per due settimane non la rivide più e il pensiero di Ugo correva spesso
alla fugace visione di quella figuretta femminile che l'aveva tanto
colpito, augurandosi di poterla rivedere. Chissà se abitava nei pressi?
Oppure si serviva da altri fornitori ed era entrata per caso nel loro
esercizio? Questi dubbi lo facevano star male. Poi soffermandosi agli
acquisti da lei fatti ricordò che aveva acquistato della farina di grano
raffinata, della fecola, dei lieviti, dello zucchero vanigliato e una
bottiglietta di alkermes; ricordò anche la sua soddisfazione nel
trovare le marche di suo gusto, precisando che quelle qualità le aveva
tanto cercate. Quindi doveva
essere una ragazza di famiglia, esperta di cucina e, allo esaurirsi delle
merci acquistate, c'era da sperare che sarebbe tornata a rifornirsene.
Da quel momento, ad ogni aprirsi della porta a vetri dell'ingresso, i suoi
occhi ansiosi vi si volgevano speranzosi.
Fu proprio all'avvicinarsi delle feste pasquali che il suo cuore ebbe un
tuffo travolgente perché la giovane sconosciuta entrò, più disinvolta
della volta precedente e, con un sorriso si rivolse proprio a lui.
"Lei è Ugo vero? Ho
letto il suo nome sul calendario anzi la ringrazio per avermelo dato ...
di quel profumo ne è ancora piena la mia borsetta".
A quelle parole il giovanotto si sentì avvampare di piacere e, prendendo
la palla al balzo, rispose:
"Sono contento che il calendarietto le sia piaciuto, ma ora che sa il
mio nome, mi dica anche il suo". La giovane, arrossendo a sua volta,
non si fece pregare oltre e pronunziò il nome che le avevano dato e che a
lei non era mai piaciuto: "Giuseppina".
Quel nome, Ugo, lo avrebbe tenuto in cuore oltre la vita.
Un paio di volte al mese la bella cliente si riforniva dei prodotti per
fare dolci in casa, che a lei, riuscivano meglio della mamma - disse -
per la gioia, specialmente, dei suoi tre fratelli, una sorella di
due anni inferiore e due fratellini più piccoli che andavano pazzi per la
sua specialità soffice e dolcissima : "la Bocca di Dama" fatta
con molti tuorli di uovo freschissimi battuti lungamente con lo zucchero.
Giuseppina parlava con Ugo di queste cose, con molta naturalezza mentre
lui la serviva sollecito, ma le loro conversazioni si esaurivano in quei
pochi minuti senza entrare in ulteriori confidenze, trattandosi con il
"lei" che imponeva, fra banchista e clientela, una educata
distanza.
Il giovanotto, che nel frattempo aveva fatte indagini, aveva saputo che la
sua fiamma abitava in via G. Belli, quindi vicinissima cosicché prese
l'abitudine di gironzolare in bicicletta per quella strada ogni volta che
poteva e, una domenica la vide uscire in compagnia del fratellino più
piccolo che teneva per mano. L'incontro fu inevitabile e ci fu tra loro un
saluto cordiale, mentre lui allungava una carezza al piccolo che seppe
chiamarsi Fernando e che non gli staccò gli occhi di dosso neppure un
istante. Nessuno sapeva allora che quel bimbo sarebbe divenuto da grande
un inventore di sofisticate apparecchiature elettriche.
Ugo abitava con la sua numerosa famiglia in Via Ripetta e quindi, in
bicicletta, in pochi minuti raggiungeva la casa dell'amata e che sembrava
gradire i suoi ...fortuiti incontri domenicali fino al momento di essere
sicura che non per caso il bell'Ugo si trovava sulla sua via ogni volta
che era libero dal lavoro. In uno di tali incontri, finalmente, lui esternò
i suoi sentimenti amorosi a bassa voce per la costante presenza di
Fernandino e la sua interlocutrice parve non aspettasse altro che dirgli
che lo accettava come fidanzato.
I due erano al settimo cielo, si guardavano parlandosi soltanto con gli
occhi scoprendo così di essere innamorati con eguale intensità.
Al suo rientro a casa lei ne mise subito al corrente sua madre che non
usciva quasi mai perché di recente le era nata un'altra bimba e non aveva
ancora avuto modo di vedere il bel droghiere.
Lo fece quanto prima recandosi con sua figlia nel negozio. Una bellissima
madre, constatò il giovane mentre la signora Ludovina, dall'aria austera,
ammise che sua figlia era stata fortunata nell'aver conosciuto un
giovane a modo, serio e di bell'aspetto.
Ne avrebbe parlato anche a suo marito che, avendo delle terre in Sabina,
in quel momento era appunto colà a sorvegliare la raccolta del grano. Ugo
non stava in sé dalla felicità.
Proprio in quei giorni era giunta al giovanotto la cartolina di precetto
per il servizio di leva e fu allora che Giuseppina scoprì di essere
maggiore di un anno. Fatto questo che la sconvolse e la fece decidere a
rompere il fidanzamento su due piedi.
Il povero Ugo implorò il perdono perché non avrebbe mai pensato che un
anno di età di differenza avrebbe modificato i loro rapporti, ma il
carattere intransigente di lei vedeva in quella omissione di precisione,
una bugia premeditata che lo faceva considerare un bugiardo.
Il giovane era frastornato e, lui, che da buon romano, aveva vagheggiato
di porsi sul capo il piumetto da bersagliere quando fu alla scelta del
Corpo, ripeté, quasi abulico, l'ultimo suggerimento di sua madre che, con
molta apprensione vedeva partire il suo primogenito in un momento cruciale
per l'Italia. La recluta scelse
così la località più vicina, con la speranza di potersi permettere
qualche rapido viaggio per vedere Giuseppina.
Questi improvvisi impulsi lo fecero decidere di entrare nel Corpo della
Sussistenza il cui Comando Generale aveva sede a Napoli, una città
effervescente e gaia della quale amava il folclore e, soprattutto le
appassionate canzoni.
Qualche giorno prima di partire tentò la sua ultima carta per rientrare
nelle grazie della fidanzata, organizzando una serenata notturna sotto le
sue finestre, scegliendo appunto di far cantare da un amico napoletano
alcune struggenti melodie d'amore con accompagnamento di chitarre e
mandolini.
Fu la mossa giusta che commosse il cuore romantico di lei che finì per
perdonargli ...la minore età e accompagnarlo alla stazione con madre,
fratelli e suocera e l'addio
si concluse in un mare di lacrime, fra baci scambievoli e la promessa di
tenersi a contatto con un'assidua corrispondenza.
Le cartoline ritrovate restano a testimoniare che questa ultima promessa
fu mantenuta per ben otto anni consecutivi, ché tanto durò la loro
forzata lontananza a causa delle guerre sopraggiunte e che portarono il
soldato Ugo a peregrinare nelle molteplici località dove il servizio lo
richiedeva.
Dalla gavetta ai gradi di sottufficiale, dispiegò una onorevole carriera
al servizio della Patria, giungendo sempre fra i primi nelle prossimità
delle trincee.
Nella Campagna Libica sopraggiunta quasi al termine del periodo di leva,
raggiunse Tripoli dopo una traversata marina faticosa e pericolosa e dove
trascorse un lungo periodo di malesseri gastrici che ne indebolirono il
fisico al punto da fargli perdere completamente i capelli, cosa questa che
fece molto soffrire la fidanzata.
Seguì, subito dopo, lo scoppio della Grande Guerra che impedì il congedo
a tutti i componenti il loro Nucleo Speciale addestrato ad impegni della massima
importanza: trovare i campi per impiantare i Forni Weiss che permettevano
di sfornare in continuazione il pane per sostentare le truppe e istituire
i necessarissimi Posti di Ristoro, prima tappa per i richiamati
che dovevano essere riforniti dell'equipaggiamento e dei genere di
prima necessità.
Il sottufficiale Ugo stava rivelando le sue ottime qualità organizzative
e di vari coordinamenti e, da buon psicologo, sapeva, come il caffè, la
cioccolata e le sigarette per quelli che le desideravano, erano
particolarmente necessari per rigenerare le energie , in special modo,
il morale di combattenti provati dalle fatiche e dai disagi perciò
non dovevano mai mancare.
Per molte di queste sue iniziative, egli si ebbe solenni encomi e
gratificazioni sul campo per Meriti Speciali e, a fine conflitto, la Croce
di Guerra, il Cavalierato di Vittorio Veneto e la Commenda del Supremo
Ordine Scaligero Ospedaliero e Militare della Concordia che
unitamente al grado di Maresciallo gli diedero prestigio anche nel suo
futuro di borghese.
Intanto i suoi scritti quotidiani alla fidanzata, sfollata nella casa in
Sabina coi suoi, divennero quasi diari e partivano dai luoghi della guerra
senza sapere quando e come sarebbero stati ricevuti dalla destinataria
che, a sua volta, rispondeva con lo stesso ritmo, identica passione
e con l'ansia nel cuore.
Cartoline di ogni luogo e di ogni genere e, serie complete d'immagini
amorose , a volte imbustate, più spesso in franchigia, sia durante i
quattro anni di fidanzamento che dopo le nozze, avvenute nel 1916 a Roma,
durante una licenza malattia di quattro giorni che permise loro
una brevissima luna di miele a Frascati nella Suite reale del più
bell'albergo del luogo , unico regalo che lo
sposo ebbe la possibilità di offrire alla regina del suo cuore,
prima di ritornare in prima linea.
I due coniugi continuarono i loro dialoghi cartacei, cullando la speranza
di riunirsi che da lunghissimi anni li aveva sorretti e nella notte del 4
Novembre 1918, Ugo insieme al suo tenente costruirono una statua di gesso
raffigurante l'Italia Vittoriosa, destinata ad essere distrutta dalle
prime piogge, per esternare gratitudine alle migliaia di eroi caduti e un ringraziamento ai valorosi combattenti che finalmente
avrebbero rivisto le loro famiglie.
Anche in questo frangente la sua lungimiranza lo ispirò a scattare delle
foto coi commilitoni accanto alla statua le cui copie furono distribuite a
tutti.
Ma proprio i componenti della Sezione Panettieri fu l'ultima ad essere
congedata perché ancora doveva dare "sussistenza" al Comando
che si spostava in luoghi stabili per periodi più o meno lunghi,
requisendo per ragioni militari, Municipi e Scuole.
Improvvisamente, per la coppia innamorata questo divenne il periodo più
appagante e felice giacché Giuseppina ebbe il permesso di raggiungere
l'amato e di seguirlo negli spostamenti lungo l'arco di un anno, nei
luoghi più significativi dell'alta Italia e, mentre il marito svolgeva le
sue mansioni, ella ne visitava i Monumenti e le Ville che la guerra aveva
risparmiato.
Da Cormons a Padova, da Modena a
Verona, da Bassano a Mestre,
da Pieve di Cento a Vicenza, la sposina romana, ebbe modo di farsi una
cultura artistica su buona parte del Veneto mentre portava avanti una
ottima gravidanza. E proprio a Vicenza, in una delle più belle sale del
Palazzo Comunale, affrescate dal Palladio, messa loro a disposizione dal
Comando, nacque la loro prima figlia a coronamento del loro Amore. Per la
sua creatura le abili mani della tenera Pina, come la chiamava Ugo,
avevano ricamato un corredino delizioso, tutto fiocchi e merletti.
In seguito, col rientro a Roma, insediatisi in una bella e grande casa di
nuova costruzione presa a riscatto, nacque una seconda figlia che completò
la famiglia, punto di riferimento per tutti i fratelli e nipoti che si
affidavano fiduciosamente al consiglio del Maresciallo, carico di buon
senso e, sempre disponibile, a mettere la sua esperienza di uomini e cose
a disposizione di chi ne avesse bisogno.
Il grande e vero Amore di due semplici creature dall'animo generoso, non
fu mai scalfito dal minimo screzio rimanendo sempre limpido e profondo
tanto che alla morte dell'adorata Giuseppina nel 1955 lui scrisse sulla
sua tomba: con la Tua dipartita s'interrompe un romanzo d'Amore che rimarrà
incompiuto.
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