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BESTIALITA'
di Annemarie
Lenz
A volte l’amore
per gli animali ha dei risvolti inaspettati. Lo sapeva bene mia madre che
tutte le sere dovette prendere i calzoni di mio fratello con una certa
cautela, visto che il piccolo Hans amava riempire le sue tasche con api,
vermi, lucertole e quant’altro gli aveva attraversato la strada durante
il giorno. Voleva salvare tutti. Qualche anno più tardi anch’io
sviluppavo le mie passioncelle; solo che col senno del poi devo ammettere
che più che amica delle creature sembravo Crudelia. Collezionavo
coccinelle che ficcavo senza complimenti in una scatola di fiammiferi,
annaffiavo con una costanza infinita i formicai lungo il muro del nostro
giardino ed ero già da piccola un killer provetto delle povere mosche,
abilità che tra l’altro conservo ancora oggi. In altre parole, mentre
Hans era un discepolo di San Francesco, il mio amore per gli animali era
più selettivo. E’ pur vero che da bambina giocavo con le bisce,
numerose nel piccolo parco cittadino vicino a casa, ma in genere tutto
ciò che ronzava, strisciava o tesseva ragnatele non era compreso nel mio
amore. |
La storia dei miei molluschi portati con tanto di sabbia ed acqua del lago
a casa finì in breve e tragicamente, visto che presto uscirono degli
strani vermi dalle valve, probabilmente per il mancato ricambio d’acqua.
Però il funerale celebrato in compagnia di tutti i nostri amici era
grandioso. Naturalmente non poteva mancare il gatto. Un giorno una nostra vicina ci portò questo gomitolino bianco e nero. Miagolava da fare pena e fu subito amore. Chicco gradì il piattino pieno di latte tutto per lui, dato che prima dovette spartire tutto con i suoi tanti fratellini. Il risultato di questa abbuffata fu molto visibile la mattina dopo. Preparammo allora un bagnetto privato a Chicco e per due giorni marcammo stretto il micino fino che non aveva capito a che cosa servisse. Quando inizio ad uscire da casa, ogni qual volta che aveva un bisogno fisiologico corse nella sua toilette in bagno e guaio se trovava la finestra chiusa; la sua voce diventava potente. I primi tempo Chicco sostituiva egregiamente il televisore, (che a quei tempi non possedevamo) regalandoci delle serate gioiose con i suoi giochi, e un giorno non c’era più. Per tre lunghi giorni lo cercammo in tutto il vicinato e solo all’imbrunire del terzo giorno Papà sentì un debole lamento dall’alto di un albero. Il gattino non sapeva più scendere da solo. Con una lunga scala lo tirammo giù; era in condizioni pietose e affamato come un lupo. Crescendo divenne un bel gatto, ma rimase sempre un po’ selvaggio. I risultati delle suo lotte erano ben visibili: perse un occhio, le sue orecchie erano a frange e l’ultima ferita ad una zampa era tanto grave da doverla medicare con una fasciatura. Mamma perse molto tempo a fare un bel lavoro, ma finito la medicazione, Chicco con una sola mossa si levò la fasciatura e sparì. Aveva perso molto sangue ed è possibile che sia morto; non lo abbiamo mai più visto. In casa nostra era passato anche un canarino di nome Beppe fino che non aveva posato un uovo nel suo nido: dopo si chiama Giuseppina. L’ultimo compagno è stata la nostra cagnetta. Papà era assolutamente contrario fino che non ci hanno portato il risultato di una scappatella di una cockerina. Il padre era un barbone gigante ed il batuffolo in questione aveva un pelo metà riccio e metà ondulato con una lunga coda che sembrava una felce. La cagnolina ancora incerta sulle sue zampette si diresse verso Papà e lo conquistò al volo. Netti era entrata nella nostra famiglia. Rincominciò l’addestramento del bagno, questa volta ad ogni accucciata una corsa in giardino. Per il resto abbiamo completamente fallito nell’educazione di Netti. Di notte si mangiava gli angoli del tavolo della cucina, di giorno scarpe, pantofole e angoli di tappeti. Aveva una sua dieta, ma accompagnava i nostri pasti con il suo abbaiare. Le passeggiate erano una vera tortura, perché Netti non camminava mai al guinzaglio, correva e tirava. In macchina era tranquilla finché non vedeva un bosco: allora impazziva mettendo in pericolo l’autista. Almeno si fosse divertita da sola nella foresta - ci costrinse invece a lanciare pigne che non riportava mai fino che non ci venne il gomito del tennista. Abbiamo anche pagato qualche conto del veterinario perché Netti non tollerava altri cani davanti casa, tranne quando era in calore. C’era un fedelissimo ammiratore, un bassotto, che passò tutte le tre settimane "critiche" di Netti davanti al cancello. La padrona lo portò ogni tanto a casa per rifocillarlo, ma Bobby non si arrese mai, e questo per ben nove anni! Dopo la morte del mio Papà Netti era la consolazione di Mamma, ma i problemi sono sorti quando ho sposato un italiano e Mamma per venirci a trovare doveva affidare la cagnetta a zia. Mia zia abita in campagna e quindi Netti era libera come il vento, se non si fosse alleata con il cane della vicina fattoria. Insieme andarono a giocare nel pollaio, uno prendeva la coda e l’altra la testa delle galline e facevano il "tiro alla fune". Zia pagò più di una gallina senza per altro riceverla, e in futuro non volle più ospitare Netti. Da molti anni anche Netti è nel paradiso degli animali e chissà se ha incontrato tutti gli altri i nostri compagni ed hanno parlato di questa famiglia strana che senza animali proprio non poteva esistere. |