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Gatti

Non nego che preferisco i cani ai gatti. La loro devozione al padrone, quegli occhi languidi conquistano tutti gli amanti degli animali. Al cane si perdonano le marachelle ed anche le zampate sul pavimento lucido. Il gatto è tutt’altra cosa. La sua indipendenza e il suo orgoglio devono essere rispettati, pena una graffiata. E’ lui che sceglie il momento delle coccole e guai a volerlo costringere ad una qualsiasi azione.

La gatta di mio fratello, una comune gatta domestica, era una lady di nome e di fatto. Le sue umili origini non le impedivano di comportarsi con regale arroganza verso chiunque tranne mio fratello e mia madre. Per otto lunghi anni ho cercato di entrare nelle sue grazie, rimediando qualche doloroso graffio e per il resto totale indifferenza fino a che non abbiamo passato una notte insieme. Ero arrivata in Svizzera prima di mio fratello che si trovava ancora in viaggio. Le persone che si erano prese cura di Lady non c’erano più. Quella sera ero stanca, visto che avevo viaggiato tutta la notte precedente. Andai a letto presto e un attimo prima di addormentarmi sentii la gatta saltare sul letto. In quanto a comodità i gatti sono dei veri campioni e Lady trovò la sua posizione ideale sdraiandosi lungo il mio corpo. Purtroppo non ero abituata a dormire con una pelosa coda sul naso e mi rigirai. Lady balzò dal letto e dal suo zampettio si sentiva tutta la sua indignazione, ma dopo un po’ me la ritrovai sull’altro lato tutta stiracchiata addosso alla mia schiena. Mi arresi e cercai di non muovermi. Non durò a lungo perché appena addormentata mi svegliai per un cattivo soffio nell’orecchio e un salto sulla schiena. Evidentemente le avevo di nuovo rovinato il suo riposo. Andammo avanti così per tutta la notte, e quando venne l'ora di alzarmi ero distrutta dalla stanchezza e con occhiaie da far spavento. Meno male che volevo essere bellina per una rimpatriata con le mie compagne di scuola quel giorno. Mentre cercavo disperatamente di cancellare le tracce di questa nottata insonne, la gatta si era intanto acciambellata sopra la credenza e dormiva beata. In seguito mi trattò un po’ meglio, forse memore della nostra notte di "passione", e ogni tanto mi permise benevolmente una grattatina dietro l’orecchio.
A vedere la gatta del carrozziere di fronte al negozio di mio marito non si direbbe che abbia dei nobili natali. I suoi colori vanno dal bianco al rosso e al nero, la sua figura - mi scusi maestà! - pecca un po’ per la pancia penzoloni, ma il carattere è come se portasse una corona. In assenza del padrone abbiamo il compito di rifocillarla. La mattina, appena vede aprire il negozio, arriva con la coda alzata e chiede a gran voce la sua colazione. Quando è sicura di essere stata capita torna al suo posto e aspetta il piatto pulito con la sua razione. Per ringraziare ronfa un po’ ma guai a volerla toccare: per favore, che sarebbero mai queste confidenze...! Verso sera, ad orario fisso si ripresenta per il prossimo pasto, quindi si pulisce e senza tanti complimenti si ritira nei suoi appartamenti, ovunque essi siano.
Senza volerlo ho tessuto le lodi dei gatti trascurando completamente gli occhi languidi canini e scopro a sorpresa che ammiro i felini - e tradotto in "umano" preferisco le persone con carattere felino, anche se sono scomode e difficili da trattare, ma ci inducono a fare esami di coscienza e ci aiutano a migliorare.

Annemarie Lenz