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IL MESE |
Una premessa è utile. L’alta tecnologia di cui si avvalgono i mass media produce l’effetto che spesso in tempo reale tutti siamo informati di quanto di bello e di drammatico succede nel mondo. Tutto questo coinvolge emotivamente l’utente ma comporta duri prezzi per molti degli operatori dell’informazione. Anche il 2001 ci ha dato esempi di quanti giornalisti, fotografi, cameramen sono stati sacrificati sull’altare della notizia o dello scoop. Un esempio tra i tanti, la barbara uccisione nel novembre 2001 dell’inviata del "Corriere della Sera" Maria Grazia Cutuli, trucidata in Afghanistan dai Talebani in fuga sotto l’incalzare dell’offensiva armata delle truppe statunitensi. Tornando al 2001 gli aspetti positivi di quest’anno in Italia e nel mondo sono pochi e a volte stentano a farsi riconoscere. Un attimo di speranza la troviamo nei progressi della scienza in materia di ricerca sul cancro anche se, oltre ad un maqgiore impegno degli Stati sui finanziamenti, sarà essenziale, per scacciare dolorose illusioni, la puntuale verifica su quante vite umane saranno risparmiate negli anni a venire. Conforta che nel 2001 nel nostro paese un qualificato rapporto dell’Associazione italiana del Registro tumori ci informa che a 5 anni dalla diagnosi di cancro la sopravvivenza è intorno al 40% per gli uomini e a poco meno del 60% per le donne. Una ventata di novità pare giungere dall’Europa. Gli Stati avanzano con sicurezza sulla strada dell’unificazione economica. Col 2002 è stato tagliato il traguardo dell’Euro. La volata delle nazioni in gara è stata lunga e combattuta, qualcuno si è sfilato, ma la speranza dei cittadini di Europa è di uno sviluppo effettivo che porti stabilità economica e progresso sociale. Altro traguardo dell’Europa è l’unificazione politica. Un faticoso cammino, irto di ostacoli e diffidenze, che è proseguito nel 2001 con risultati forse non esaltanti ma complessivamente positivi. Senza indulgere a partigianerie va constatato che, pur con errori tattici ed incertezze, il Governo di centro destra del nostro paese, insediatosi a metà del 2001, ha fatto sentire, dopo anni di pigra acquiescenza ai diktat di Germania e Francia, la sua voce nell’agone europeo tentando finalmente di far valere su quel tavolo le nostre specificità. Nell’anno trascorso sono riemersi fenomeni di rivolta sociale in Italia e in molte altre parti della terra. Tanti giovani avvertono, ora con rabbia ora con cupa rassegnazione, quel fenomeno della globalizzazione che potrebbe assumere in concreto aspetti negativi ove le nazioni più ricche si rinchiudessero in una torre d’avorio e non dessero l’indispensabile rilievo a fenomeni sociali quali la disoccupazione mondiale, la lotta contro la fame e il flagello dell’Aids nei paesi più poveri. Focolai di ribellione, alimentati dagli immancabili professionisti della violenza urbana, sono spuntati in occasione di consessi internazionali ed i fatti di Genova del luglio 2001 ne sono un emblematico esempio. La vita di un giovane di soli vent’anni è stata sacrificata in un contesto di duro scontro tra forze dell’ordine e manifestanti. Ci stiamo avviando sulla brutta strada degli anni di piombo del terrorismo? Il 2001 è stato forse, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, l’anno più duro sul piano della recrudescenza delle guerre locali. Il medio oriente è ormai una polveriera. Drammatica la crisi dei rapporti tra il popolo di Israele ed i palestinesi. Già dai primi mesi del 2001 attentati sanguinosi da parte di frange estremiste del popolo palestinese contro i cittadini di Israele ha provocato pesanti azioni di rappresaglia dell’esercito. Le continue stragi, la chiusura verso ogni seria trattativa di pace del Governo conservatore di Israele di Sharon, la sottovalutazione dei pesanti rischi per la pace da parte del presidente Busch, hanno infiammato il mondo islamico e si sono messe in moto centrali fanatiche del terrorismo. In nome di Allah, sotto la regia dello sceicco miliardario Osama bin Laden, l’11 settembre di quest’anno infausto è stato perpetrato il più grave attentato della storia moderna. Due aerei di linea sono stati dirottati da Kamikaze arabi e scagliati da quei folli piloti contro le torri gemelle di New York e contro il Pentagono a Washington. Come in un incubo doloroso rivediamo ancora le immagini spietate che la TV ci ha mandato: l’incendio pauroso che provoca il crollo di quelle immense costruzioni, le persone che terrorizzate dal fuoco si gettano nel vuoto, i soccorritori a loro volta travolti dalle macerie. Il bilancio di circa 6000 vittime e di tanti feriti porta ad azioni durissime di guerra degli Stati Uniti contro il Governo talebano dell’Afghanistan che dà rifugio e coperture ai capi del terrorismo distruttore. L’Europa non può stare a guardare ed interviene senza indugi a fianco di quella nazione più potente della terra che è stata ferita gravemente ma non vinta. Il Governo italiano gioca un ruolo, almeno nella prima fase, secondario forse per timore delle reazioni degli immancabili pacifisti nostrani. Nel mese di novembre Berlusconi, a fronte di studiati atti di emarginazione del nostro paese da parte delle nazioni europee di maggior prestigio, assume posizioni più decise ed i primi contingenti militari vengono mobilitati. L’anno si chiude con i bombardamenti a tappeto degli aerei statunitensi su quel martoriato territorio e con azioni di terra che costringono alla fuga, fino all’abbandono della capitale Kabul, dei Talebani. Continua la caccia ad Osama bin Laden che persiste nel predicare la distruzione degli Stati Uniti. La guerra pare volgere a favore degli Stati Uniti ma, come spesso avviene, si profila in ogni caso una vittoria amara. Quante vittime civili pagano senza colpe per gli effetti di questa guerra ? Quanta fame, quanta povertà per un Afghanistan già afflitto da gravissimi problemi economici? La reazione bellica alle infamie dei terroristi era passaggio inevitabile ma occorre che le potenze della terra tengano i nervi saldi e non si facciano travolgere da logiche che vedano nella distruzione totale la soluzione di tutti i problemi. La violenza indiscriminata non può portare che all’escalation della violenza stessa, ad una guerra infinita con il rischio di sfociare nel baratro di un futuro terzo conflitto mondiale. Un anno durissimo è trascorso. Speriamo che nel 2002 si aprano spiragli di pace per l’umanità. |
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GIUSTIZIA,
E LA BUFERA CONTINUA… |
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Novembre:
per ricordare Per
coloro che vi hanno partecipato è stato come visitare un Museo insolito
e, grazie alle esaurienti spiegazioni delle guide ben preparate da
appositi corsi, hanno appreso storie, leggende e curiosità legate a
questo luogo e alle personalità che vi sono sepolte. La
storia romana vi si ritrova nei suoi svariati cambiamenti insieme |