Ospitiamo
con vivo piacere e simpatia la scrittrice Lucia Mirabella,
vincitrice del Premio Cimitile 2002 con il suo libro IL RITORNO - Ed.
Guida - carico di un magnetismo che ci calamita dalla prima
all'ultima pagina, con un crescendo degno di una penna da best-seller!
Ricordiamo della stessa autrice anche l'avvincente romanzo LE MEMORIE E
I GIORNI, delle Edizioni Ermes.
Dedichiamo a lei questa
pagina dal titolo significativo e che vuole indicare le mete alle quali
ormai noi donne, ma anche uomini, di un'età definita "terza"
puntiamo con decisione, forza inestinguibile e fiducia.
Trascriviamo qui sotto la presentazione fatta dall'autrice e un breve
stralcio del libro IL RITORNO, forse quello più sofferto e
significativo.
Emergendo dal
suo incubo, l'uomo senza nome ritorna ma solo per ritrovarsi
in "un tempo senza tempo", dove da "spettatore
silenzioso" non può
interagire con la sua gente che, pur essendo della sua carne e del suo
sangue, sono "altro" da sé. Per riprendersi quello che gli
appartiene deve escogitare qualcosa. Subito. Non può aspettare.
Al primo oscuro
sentore, non mi riusciva di crederci. A me una scappatoia? Una ricompensa
che nel mio totale abbattimento, proprio per questo anzi, mi è stata
prospettata, oppure un semplice miraggio consolatorio? A che titolo non so
nè ho modo o facoltà di chiederlo. Da queste parti è proibito fare
domande, niente alternativa ad una legge non scritta ma cui occorre
sottostare. Ed io mi sono sottomesso perché non mi restava altro da fare.
Teso allo spasimo, non so stare fermo né oso muovermi: una molla caricata
al massimo in balia di un fuoco che da un momento all'altro può esplodere
in certezza e sconfessare, infine, la disperazione in cui mi dibatto. Come
un centometrista pronto a scattare sull'attimo dello sparo che darà il
via alla volata finale, so di avere i numeri per farcela, qualcosa però
potrebbe andare storto dopotutto, l'imprevisto potrebbe metterci lo
zampino, potrei aver capito fischi per fiaschi, chi può saperlo? Tutto un
fremito d'impazienza, non so più cosa pensare, fare, dire. L'onnipresente
cielo rovescio, sfrangiato di blu e oro, m'avvolge denso da ogni parte, ma
questa specie di cunicolo davanti a me va via via assumendo una
connotazione a sé stante, diversa da quella di un minuto fa. Davanti ai
miei occhi si va materializzando una sala interrotta da colonne altissime
che imprigionano la luce in toni stupefatti di colori simili a quelli di
certe albe estive quando il sole novello comincia ad indorare dei suoi
raggi le cime degli alberi, le alture, i pendii. Mi guardo intorno ma non
vedo nessuno. La speranza, già di per sè debole, comincia ad
affievolirsi, mi sono ingannato, mi dico, non ci sarà, non ci può essere
via d'uscita, per me, non posso essere trattato in modo speciale...
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