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LA MIA PASQUA
di Mariella Viola

Serenamente, anzi gioiosamente ho trascorso la Pasqua più bella degli ultimi anni. Ho visitato posti bellissimi, con una compagnia affettuosa, attenta e  piena di delicatezza nei confronti, delle mie necessità.
 I posti visitati erano di una bellezza sublime illuminati da una sole che Dio aveva scelto per l’occasione. Case bianche, ulivi centenari modificati dalle necessità dell’uomo che non avevano più rami ma braccia scivolanti verso il basso per agevolare la raccolta dei frutti copiosi.
Una spianata di acqua viola in  contrasto con un cielo di un azzurro sbiadito dai raggi del sole lambiva rocce da paesaggio lunare. Questa è la Puglia che il mio grande amico e sposo chiamava “terra amata”.
Ma non è tutto, l’ora dei pasti è stato un tripudio di manicaretti con le tavole colme di tutto ciò  che la terra sa produrre: verdure dai colori gialli dei peperoni, verde di tonalità diverse dei broccoletti, cime di rape, carciofi, asparagi ed i viola delle melanzane e dei tipici “lampacioni” frutto dei quali, gli abitanti di questa benedetta regione sono golosissimi. I lampacioni, sono cipolline  viola di dimensioni piccole come una nocciola, di gusto amarognolo e sugosissimi. Vengono cotti in forno e serviti caldi insieme ad una purea di fave ovviamente cotte. Era il piatto dei poveri, me che più poveri  non era  possibile. Infatti una piatto così composto dava nutrimento e sazietà ed era di facile reperibilità, perché nascono, i lampacioni, spontaneamente nei luoghi un po’ umidi ed in abbondanza, quindi ce n’era per tutti.
Diceva S. Agostino, l’uomo che non ha viaggiato, è come colui che possedendo un libro non abbia lette che solo la prima pagina. Non è certo il caso mio.