LA PIETRA DELLA
FELICITA'
di Liarella
Dorina era una giovanetta orfana che era stata allevata da una nonna saggia e
amorosa che le aveva insegnato tutti i lavori domestici dicendole che imparando
per bene ogni cosa avrebbe trovato un giorno la pietra della felicità.
Fin da quando era piccina Dorina aveva ascoltate queste parole che le si erano
impresse nella mente al punto che ne aveva fatta la sua meta, ma era convinta
che per trovarla dovesse essere guidata da una fata.
Con la morte della nonna, sfortunatamente la fanciulla rimase sola completamente
e non trovando nessun lavoro nel suo paese, decise di mettersi in viaggio per
andare alla ricerca della fata e della famosa pietra.
Fece un fagottello delle sue poche cose e cominciò il suo cammino sperando che
qualcuno le indicasse il percorso giusto. Camminando camminando però, oltre la
stanchezza, accusò anche la fame e poi, avvicinandosi la notte, non poteva
dormire all'aperto. Così avvicinandosi ad ogni casa chiedeva se avessero
bisogno del suo aiuto in cambio di un po' di minestra e di un posto per dormire.
Siccome sapeva fare di tutto riceveva volentieri vitto e alloggio, ma nel
sentire che andava alla ricerca della pietra della felicità, ognuno le rideva
dietro. Ma lei non si scoraggiava e non voleva credere che la nonna le avesse
detto una bugia.
Pensava invece che la gente non cercasse la pietra per pigrizia e per
indifferenza e, forse per questo, di felicità nel mondo ce n'era così poca.
Intanto il tempo passava ed ella continuava a lavorare per gli altri non
scoraggiandosi mai nella sua ricerca. Inoltre tutti si meravigliavano che pure
stancandola, quei lavori gravosi, non le facevano perdere il buonumore, anzi,
mentre lavava i panni o puliva le stalle o rigovernava le cucine la fanciulla
cantava sempre. Sapeva fare il pane, aiutava a raccogliere la frutta matura e a
fare le marmellate, a mungere il latte e a custodire i bimbi che le venivano
affidati. Però della pietra che andava cercando nessuno ne sapeva nulla. Un
giorno una vecchia signora la mandò a chiamare per farsi raccontare la storia
della pietra prodigiosa. Compreso l'insegnamento della sua saggia nonna le
domandò se voleva entrare nella sua casa per aiutarla e se ne fosse stata
meritevole avrebbe avuta la pietra tanto cercata perché era proprio custodita
nel suo scrigno. Dorina accettò volentieri di aiutare quella buona signora che
rassomigliava tanto alla sua nonna e cominciò a lavorare per lei. Passò del
tempo e, finalmente un giorno la signora, aprendo lo scrigno ne tirò fuori un
anellino con una piccola pietra rossa e scintillante, facendole credere che
fosse quella. Nel donarla alla fanciulla le spiegò che doveva continuare ad
essere brava, onesta e giudiziosa come le aveva insegnato la nonna altrimenti la
pietra avrebbe perduta la virtù di renderla felice.
Dorina vide nella vecchia
signora la buona fata che aveva tanto cercata e, lieta che la profezia della
nonna si fosse avverata, promise a se stessa di non dimenticare mai
gl'insegnamenti ricevuti che l'avevano portata ad avere la pietra della
felicità.
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RACCONTAR
FOLE
di Nonnalea
Ascoltando, recentemente, alcuni pedagoghi, con
tutto il rispetto per loro, sono rimasta sconcertata per alcune loro
convinzioni. Essi dicono che raccontar fole
ai bambini è nocivo perché mostrano realtà inesistenti. Non sono tutti dello
stesso avviso, è vero, però i più vorrebbero mettere al bando i libri scritti
per l'infanzia e che hanno fatta la gioia di molti di noi "nonni"
quando eravamo bambini.
Il criterio moderno vuole che si deve presentare la vita con realismo alle
giovani menti per evitare loro una imbottitura fantastica che potrebbe in
seguito farli scontrare con le crude realtà quotidiane.
Se posso esprimere il mio modestissimo parere, sento di essere d'accordo con
quelli che, invece, continuano a pensare che una base poetica sia necessaria
alle menti infantili per affrontare meglio le inevitabili difficoltà che
incontreranno nel loro futuro.
A dividere realtà e fantasia nel modo giusto deve essere compito di chi
racconta o legge. Questo, fortunatamente è sempre avvenuto.
Proprio le fiabe, come passatempo e come istruzione, hanno condotto sempre i
piccoli ascoltatori a riconoscere il bene dal male, magari chiedendo delle
spiegazioni su ciò che poteva essere nebuloso.
Sta di fatto che la morale, l'educazione civica, la cattiveria, la bontà, l'invidia
e l'eroismo formano sempre il tessuto su cui si costruisce una favola; virtù e
difetti prendono forma concreta nei protagonisti e negli antagonisti e vanno
sempre ben delineati.
Questo è evidente nei molti personaggi favolistici che si ripetono in ogni
cultura e che sono rimasti a rappresentare come simboli.
Scrivendo o raccontando fole a figli e nipoti ( ed ora anche ai molti pronipoti)
ho sempre constatato che a tenere avvinta la loro attenzione è lo snodarsi del
racconto e la curiosità di giungere alla conclusione quasi a sentirsi essi
stessi protagonisti, fingendo di prendere sul serio personaggi e azioni perché
il contenuto inverosimile, fa parte della loro fantasia infantile. Il crescere
li porterà a dissipare lo stupore che sarà sostituito dalla realtà.
Più pericolosi mi sembrano le visioni che sono portati a vedere, oggi, in
solitudine davanti ad uno schermo, ove orripilanti mostri guerrieri , fomentano
la prepotenza del più forte che vuole schiacciare il debole ad ogni costo .
Sono queste nuove favole che potrebbero veramente portarli fuori di testa
facendo loro desiderare cose impossibili e facendoli credere onnipotenti.
La mia esperienza mi ha insegnato a non trascurare l'età dei destinatari e,
quindi ogni racconto, va adeguato alla singola capacità di comprensione con un
finale sempre positivo così da non lasciare in essi zone d'ombra che potrebbero
generare incubi inguaribili. E, diciamo
pure, che le favole piacciono anche ai grandi purché abbiano un lieto
fine.
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IL CORSO DI
INFORMATICA
di Annemarie
Lenz
Che cosa spinge una donna che ha finito di aiutare i figli a fare i compiti e
non deve ancora badare a dei nipotini a iscriversi ad un corso d'informatica?
Non è certo la noia perché i figli, anche se grandi, riescono a procurare
tanto lavoro; il marito mi ha affidato parte della sua contabilità, e non
vorrei neanche rinunciare al mio volontariato. Non è stato neppure uno sguardo
allo specchio - quello al massimo mi avrebbe fatto telefonare ad un istituto di
bellezza. No - la molla è stato il vecchio computer di mio figlio che da parte
mia riceveva una delicata spolverata, e da parte di Lorenzo quasi mai una
attenzione. Alle mie insistenze per poter usare quel PC Lorenzo aveva solo un
sorriso di circostanza per dirmi: A che ti serve, tanto non lo capirai mai. Per
Bacco! Vi faccio vedere io se non capisco e quindi mi iscrivo al corso.
Arriva la prima lezione ed il
fatto che la nostra insegnante è della mia generazione mi rincuora. Non avendo
ancora dei computer a disposizione ci illustra a parole e con l'aiuto di
materiale didattico questo meraviglioso strumento. Sarà... se mi avessero
consegnato l'elenco telefonico di Pechino avrei capito esattamente lo stesso!
Per un paio di mesi andiamo avanti così ed il mio entusiasmo si riduce in
briciole, ma come disse Alfieri: volli, e volli sempre, fortissimamente volli!
Finalmente arriva il grande giorno: sono arrivati i computer. Mi siedo davanti,
prendo il mouse... ma dove va? Gira in modo incontrollato su tutto lo schermo.
Aiuto! Maria Felice ci insegna a muoverlo, ci fa fare le partite di carte per
imparare bene a controllarlo. Quasi quasi mi accontenterei di saper giocare, mi
riesce bene, non combino guai, ma Maria Felice è implacabile. Tocca scrivere,
formattare, disegnare... oh Dio dove è finita la tavolozza di una nostra
compagna? Facciamo in continuazione disastri, e alla nostra insegnante spunterà
tra poco l'aureola per la pazienza che ha con noi pasticcioni.
Passa il tempo, impariamo ad usare clip art e word art, excel e publisher,
scriviamo con disinvoltura testi e il PC questo sconosciuto diventa un amico - a
volte... Le risorse di questa macchina sono infinite e Maria Felice non sarà
mai senza lavoro. Vorrei averla sul mio desktop ogni volta che incorro in
qualche problema.
A proposito, il vecchio PC di Lorenzo è stato relegato in un cantuccio, un
nuovo meraviglioso apparecchio ha preso il suo posto, e il sorriso di
circostanza adesso è tutto mio. Datemi l'elenco telefonico di Pechino, se non
altro ve lo copio!
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