I VOSTRI RACCONTI
III°

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LA PIETRA DELLA FELICITA'
di  Liarella  
Dorina era una giovanetta orfana che era stata allevata da una nonna saggia e amorosa che le aveva insegnato tutti i lavori domestici dicendole che imparando per bene ogni cosa avrebbe trovato un giorno la pietra della felicità. Fin da quando era piccina Dorina aveva ascoltate queste parole che le si erano impresse nella mente al punto che ne aveva fatta la sua meta, ma era convinta che per trovarla dovesse essere guidata da una fata.
Con la morte della nonna, sfortunatamente la fanciulla rimase sola completamente e non trovando nessun lavoro nel suo paese, decise di mettersi in viaggio per andare alla ricerca della fata e della famosa pietra. Fece un fagottello delle sue poche cose e cominciò il suo cammino sperando che qualcuno le indicasse il percorso giusto. Camminando camminando però, oltre la stanchezza, accusò anche la fame e poi, avvicinandosi la notte, non poteva dormire all'aperto. Così avvicinandosi ad ogni casa chiedeva se avessero bisogno del suo aiuto in cambio di un po' di minestra e di un posto per dormire. Siccome sapeva fare di tutto riceveva volentieri vitto e alloggio, ma nel sentire che andava alla ricerca della pietra della felicità, ognuno le rideva dietro. Ma lei non si scoraggiava e non voleva credere che la nonna le avesse detto una bugia. Pensava invece che la gente non cercasse la pietra per pigrizia e per indifferenza e, forse per questo, di felicità nel mondo ce n'era così poca. Intanto il tempo passava ed ella continuava a lavorare per gli altri non scoraggiandosi mai nella sua ricerca. Inoltre tutti si meravigliavano che pure stancandola, quei lavori gravosi, non le facevano perdere il buonumore, anzi, mentre lavava i panni o puliva le stalle o rigovernava le cucine la fanciulla cantava sempre. Sapeva fare il pane, aiutava a raccogliere la frutta matura e a fare le marmellate, a mungere il latte e a custodire i bimbi che le venivano affidati. Però della pietra che andava cercando nessuno ne sapeva nulla. Un giorno una vecchia signora la mandò a chiamare per farsi raccontare la storia della pietra prodigiosa. Compreso l'insegnamento della sua saggia nonna le domandò se voleva entrare nella sua casa per aiutarla e se ne fosse stata meritevole avrebbe avuta la pietra tanto cercata perché era proprio custodita nel suo scrigno. Dorina accettò volentieri di aiutare quella buona signora che rassomigliava tanto alla sua nonna e cominciò a lavorare per lei. Passò del tempo e, finalmente un giorno la signora, aprendo lo scrigno ne tirò fuori un anellino con una piccola pietra rossa e scintillante, facendole credere che fosse quella. Nel donarla alla fanciulla le spiegò che doveva continuare ad essere brava, onesta e giudiziosa come le aveva insegnato la nonna altrimenti la pietra avrebbe perduta la virtù di renderla felice. 
Dorina vide nella vecchia signora la buona fata che aveva tanto cercata e, lieta che la profezia della nonna si fosse avverata, promise a se stessa di non dimenticare mai gl'insegnamenti ricevuti che l'avevano portata ad avere la pietra della felicità.      

                                              

La pietra della felicità

  Una giornata d'autunno
  Raccontar fole
 Il corso di Informatica


































RACCONTAR FOLE                 
di Nonnalea
Ascoltando, recentemente, alcuni pedagoghi, con tutto il rispetto per loro, sono rimasta sconcertata per alcune loro convinzioni. Essi dicono che raccontar fole ai bambini è nocivo perché mostrano realtà inesistenti. Non sono tutti dello stesso avviso, è vero, però i più vorrebbero mettere al bando i libri scritti per l'infanzia e che hanno fatta la gioia di molti di noi "nonni" quando eravamo bambini.
Il criterio moderno vuole che si deve presentare la vita con realismo alle giovani menti per evitare loro una imbottitura fantastica che potrebbe in seguito farli scontrare con le crude realtà quotidiane.
Se posso esprimere il mio modestissimo parere, sento di essere d'accordo con quelli che, invece, continuano a pensare che una base poetica sia necessaria alle menti infantili per affrontare meglio le inevitabili difficoltà che incontreranno nel loro futuro. A dividere realtà e fantasia nel modo giusto deve essere compito di chi racconta o legge. Questo, fortunatamente è sempre avvenuto. Proprio le fiabe, come passatempo e come istruzione, hanno condotto sempre i piccoli ascoltatori a riconoscere il bene dal male, magari chiedendo delle spiegazioni su ciò che poteva essere nebuloso. Sta di fatto che la morale, l'educazione civica, la cattiveria, la bontà, l'invidia e l'eroismo formano sempre il tessuto su cui si costruisce una favola; virtù e difetti prendono forma concreta nei protagonisti e negli antagonisti e vanno sempre ben delineati. Questo è evidente nei molti personaggi favolistici che si ripetono in ogni cultura e che sono rimasti a rappresentare come simboli.
Scrivendo o raccontando fole a figli e nipoti ( ed ora anche ai molti pronipoti) ho sempre constatato che a tenere avvinta la loro attenzione è lo snodarsi del racconto e la curiosità di giungere alla conclusione quasi a sentirsi essi stessi protagonisti, fingendo di prendere sul serio personaggi e azioni perché il contenuto inverosimile, fa parte della loro fantasia infantile. Il crescere li porterà a dissipare lo stupore che sarà sostituito dalla realtà.
Più pericolosi mi sembrano le visioni che sono portati a vedere, oggi, in solitudine davanti ad uno schermo, ove orripilanti mostri guerrieri , fomentano la prepotenza del più forte che vuole schiacciare il debole ad ogni costo . Sono queste nuove favole che potrebbero veramente portarli fuori di testa facendo loro desiderare cose impossibili e facendoli credere onnipotenti.
La mia esperienza mi ha insegnato a non trascurare l'età dei destinatari e, quindi ogni racconto, va adeguato alla singola capacità di comprensione con un finale sempre positivo così da non lasciare in essi zone d'ombra che potrebbero generare incubi inguaribili. E, diciamo pure, che le favole piacciono anche ai grandi purché abbiano un lieto fine.  


IL CORSO DI INFORMATICA
di Annemarie Lenz
Che cosa spinge una donna che ha finito di aiutare i figli a fare i compiti e non deve ancora badare a dei nipotini a iscriversi ad un corso d'informatica? Non è certo la noia perché i figli, anche se grandi, riescono a procurare tanto lavoro; il marito mi ha affidato parte della sua contabilità, e non vorrei neanche rinunciare al mio volontariato. Non è stato neppure uno sguardo allo specchio - quello al massimo mi avrebbe fatto telefonare ad un istituto di bellezza. No - la molla è stato il vecchio computer di mio figlio che da parte mia riceveva una delicata spolverata, e da parte di Lorenzo quasi mai una attenzione. Alle mie insistenze per poter usare quel PC Lorenzo aveva solo un sorriso di circostanza per dirmi: A che ti serve, tanto non lo capirai mai. Per Bacco! Vi faccio vedere io se non capisco e quindi mi iscrivo al corso.
Arriva la prima lezione ed il fatto che la nostra insegnante è della mia generazione mi rincuora. Non avendo ancora dei computer a disposizione ci illustra a parole e con l'aiuto di materiale didattico questo meraviglioso strumento. Sarà... se mi avessero consegnato l'elenco telefonico di Pechino avrei capito esattamente lo stesso! Per un paio di mesi andiamo avanti così ed il mio entusiasmo si riduce in briciole, ma come disse Alfieri: volli, e volli sempre, fortissimamente volli!
Finalmente arriva il grande giorno: sono arrivati i computer. Mi siedo davanti, prendo il mouse... ma dove va? Gira in modo incontrollato su tutto lo schermo. Aiuto! Maria Felice ci insegna a muoverlo, ci fa fare le partite di carte per imparare bene a controllarlo. Quasi quasi mi accontenterei di saper giocare, mi riesce bene, non combino guai, ma Maria Felice è implacabile. Tocca scrivere, formattare, disegnare... oh Dio dove è finita la tavolozza di una nostra compagna? Facciamo in continuazione disastri, e alla nostra insegnante spunterà tra poco l'aureola per la pazienza che ha con noi pasticcioni.
Passa il tempo, impariamo ad usare clip art e word art, excel e publisher, scriviamo con disinvoltura testi e il PC questo sconosciuto diventa un amico - a volte... Le risorse di questa macchina sono infinite e Maria Felice non sarà mai senza lavoro. Vorrei averla sul mio desktop ogni volta che incorro in qualche problema.
A proposito, il vecchio PC di Lorenzo è stato relegato in un cantuccio, un nuovo meraviglioso apparecchio ha preso il suo posto, e il sorriso di circostanza adesso è tutto mio. Datemi l'elenco telefonico di Pechino, se non altro ve lo copio!