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LA RAGAZZA DEL TRENO
di Lea Mina Ralli

Lo scompartimento era stipato e due donne tenevano persino i figli sulle ginocchia. La giovane che sedeva presso il finestrino non poteva passare inosservata poiché con la testa sovrastava tutti gli altri occupanti e i suoi capelli biondo naturale brillavano sotto il raggio di sole che di sbiego la colpiva. Pure il viso ne era illuminato anche se ne era visibile soltanto il profilo giacché si teneva costantemente girata verso l'esterno estraniandosi completamente da ciò che le accadeva intorno.
La visione del paesaggio che le si snodava dinanzi nel procedere del treno, sembrava assorbirla completamente. Nessuno avrebbe immaginato che la sua mente fosse affollata di pensieri niente affatto rosei che mal si addicevano alla sua giovane età.
Persino lo scopo del suo viaggio non era così ameno come avrebbe lasciato presupporre la destinazione di quella linea ferroviaria diretta ad una stazione balneare della riviera,ricercata e affollatissima nella stagione estiva, come dimostrava l'allegria euforica dei compagni di viaggio diretti a godersi il loro periodo di spensierato riposo.
Non così per Lara che provvista di una sola capace sacca sportiva e con indosso gonna blu e casacca a pois rossi e blu minutissimi, induceva a pensare che fosse diretta a consuete compere mattutine. Il particolare che colpiva del suo abbigliamento era la cravatta rossa a fiocco sul davanti della scollatura che sottolineava la sua giovanile età.
Composta e ferma in quella posizione restava assente dalle banali e frammentate chiacchiere degli occasionali compagni di viaggio, assorbita com'era a guardare il paesaggio fuori del finestrino.
Quella parte d'Italia la incuriosiva veramente perché le era sconosciuta anche se, studiandola  a suo tempo, l'aveva ammirata per il clima e e per la produzione dei suoi magnifici fiori che esportava in tutto il mondo e che rappresentava una cospicua fonte di guadagno per la zona. Si era prefissa più volte di visitarla minuziosamente. Ma non ora!
Nell'attuale circostanza, il suo viaggio sarebbe stato forzatamente breve perché si sarebbe concluso in un tempo determinato e affatto piacevole che non prevedeva svaghi.
Nell'approssimarsi della periferia della città, le siepi e soprattutto i balconi delle abitazioni stavano offrendo al suo animo un intimo godimento per la profusione di sgargianti fiori multicolori che inebriavano l'atmosfera e che la distraevano dai suoi cupi pensieri.
Era il conforto del quale abbisognava la ragazza il quel momento così grave per lei che stava per affrontare una dura prova con esiti incerti.
Si notava che era pervasa da un  evanescente nervosismo che la portava a tamburellare ritmicamente le mani sulla rivista che teneva piegata in grembo, che non aveva neppure aperta.   Il ritmare delle dita sembrava seguire una musica che solo lei sentiva e che le teneva compagnia. Era gradevole guardarla! E, qualcuno, stava ammirando quella piacevole visione  da molto tempo ormai. Difatti, il giovanotto giunto per ultimo in quel vagone, non avendo trovato posto, se ne era rimasto all'impiedi sull'uscio dello scompartimento proprio affascinato da quella figuretta addossata al finestrino.
Avrebbe però voluta vederla in pieno viso e aveva atteso inutilmente che lei si voltasse.
Il tempo era trascorso ed egli era divenuto sempre più impaziente di ammirarla in pieno viso giungendo a pensare persino che fosse sordomuta poiché neppure il frignare di uno dei bimbi era riuscita ad interessarla. Lui, pendolare di quel percorso, non l'aveva mai incontrata prima ed era pieno di curiosità nei suoi riguardi: era forse una studentessa che si recava ad un esame?

Oppure doveva presentarsi ad un lavoro? L'esiguità del suo bagaglio lasciava prevedere proprio un brevissimo viaggio.Ma che serietà perbacco ! Quella era vera apatia! Ed era un nonsenso in una ragazza così bella e giovane.
Possibile che non fosse incuriosita dai compagni di viaggio? Macché, neppure per un istante si era sgranchita da quella posizione.
L'interesse di Marco era diventato esasperante e nel giungere a destinazione stava rimuginando un pretesto per avvicinarla.
Nel frattempo i viaggiatori si stavano preparando all'arrivo, ma non la ragazza.
Egli fu il primo a scuotersi per lasciar passare tutti gli altri, tenendosi a distanza per vederla uscire visto che il treno era giunto al suo capolinea.
Il vagone si era ormai svuotato, ma della fanciulla non c'era traccia.
Quasi automaticamente, Marco si ritrasse verso lo scompartimento ormai vuoto e la vide che con le braccia sollevate che stava per ritirare la sacca dall'alta reticella, ma fu lui che, sveltamente gli prestò aiuto con un sorriso: Se permette faccio io, signorina!
La sicura e gentile voce maschile e le robuste braccia che avevano afferrata la tracolla del suo bagaglio, colsero di sorpresa Lara che, istintivamente, si voltò verso di lui rivelandogli il suo segreto... Lo  sfregio della parte sinistra che deturpava un sì bel volto, rese molto imbarazzato il  giovane che subito mise a fuoco una serie di riflessioni conclusive per le supposizioni fatte in precedenza, rimproverandosi persino la sua irruenza.
Sconcertato si sentì in una posizione d'inferiorità, vergognandosi di averla quasi costretta a mostrarsi e, nel contempo, avvertiva grande commozione per la bella adolescente che doveva convivere con la parte brutta di sé stessa.
Certo che per lei doveva essere molto difficile accettarsi  e, specialmente, superare la curiosità altrui. Si spiegava così l'atteggiamento che aveva tenuto per tutto il viaggio: Meglio tenersi in disparte che dare spiegazioni!
Fu lei a toglierlo d'impaccio sorridendo:  Ringrazio per l'aiuto ... ma ora devo sbrigarmi per giungere in porto.  Poi, ridendo addirittura, volle rettificare la sua frase: Non alludo al Porto di questa città, ma al mio personale giacché mi toglierà da un incubo che dura da tre anni. Vado infatti alla Clinica di chirurgia plastica ove ho prenotato questa operazione, sperando che riesca bene.   
Marco, rincuorato, da tanta positività insistette per tenerle la pesante sacca e insieme scesero dal convoglio incamminandosi verso l'uscita della stazione.
Nel frattempo Lara spiegò come si era sfregiata:
Devo incolpare me stessa giacché ho voluto strafare per migliorare il mio primato nella Corsa a ostacoli e, sbattendo proprio contro uno degli ostacoli mi sono rotta uno zigomo e la sutura fatta d'urgenza per arrestare l'emorragia mi ha lasciata questa cicatrice. Ora spero che la mia faccia torni com'era. Ora però debbo affrettarmi che mi aspettano fra un'ora.
Il giovanotto, incoraggiato dalla serenità di quella bella figliola, si mise a sua disposizione  in quanto residente, era pratico della città e l'avrebbe accompagnata volentieri alla Clinica.
Lara accettò ben volentieri e quello fu l'inizio di una bella amicizia che servì a confortare i suoi giorni di degenza e che permise a entrambi di conoscersi a fondo e di capire che erano fatti l'uno per l'altra.