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TERESA GERVASI RABITTI

La Galleria artistica della Palestra si arricchisce di un'altra firma illustre:
Teresa Gervasi Rabitti, mamma e nonna che oltre all'animo sensibile di scrittrice/poetessa raffinata ha unito la sua decennale attività come Capogruppo nell'Opera di Nazareth, fondata nel 1944 dal Padre gesuita Angelo Tomè. Giovanissima, esplicò la sua attività sociale presso il Centro delle Suore Dorotee del Gianicolo continuando tuttora il suo apostolato di aiuto e di preghiera.
Pubblichiamo la presentazione fatta dal suo editore sul retro del libro che vedete qui a lato:

TERESA GERVASI RABITTI, poetessa romana, sposata e madre di tre figli. Ha pubblicato con i Fratelli Palombi Editori di Roma le raccolte di poesia "É fiorito l'acanto" (1990); "Sul Sicomoro" (1993); "Funtanelle de Roma" (in vernacolo - 1985). Numerosi racconti per ragazzi (circa 40), articoli e poesie sono stati pubblicati su periodici e giornali. Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui: Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1989); Primo Premio "Città di Roma" (1989); Primo Premio "Concorso Internazionale di Poesia Nazareno" (1990 e 1993). Alcuni quotidiani e riviste, tra cui "Il Tempo", "Il Messaggero", "L'Osservatore Romano", "La Sicilia", "Cronache & Opinioni" hanno recensito la sua opera poetica. "Acquerello familiare di un poeta" è la prima opera narrativa dell'autrice.


Due poesie dell'autrice tratte da questo libro:

IL GRANELLO DI FEDE

Un granello di fede
è quanto basta
per sentirsi vivi
In esso ha sede
il futuro
la forza
ogni conquista.
 Nella tempesta
trovi la salvezza,
nel buio la luce,
nell'opaco l'ebbrezza,
nel declino
il piglio ilare
della giovinezza.
Questa scintilla
che ha del sovrumano
è il più grande tesoro,
non si cambia
con niente e con nessuno.

 

ER TEATRINO DE  PURCINELLA

Quante vorte l'ho visto 'sto teatrino
e 'gni vorta ce godo e me diverto,
puroquanno er secchiello scegne sverto
e ce butta un sordino er regazzino.

Piccoli e granni ce  vanno a festino
cor sole che sbarbaja a celo aperto
sur Giannicolo o ar Pincio cor concerto
sgranocchianno fusaje ar cartoccino.

Ma er ricordo più bello e più lontano
so' io a cavacecio de mi' padre
cor core in festa e er palloncino in mano,
de rimpetto a la stessa baracchetta.

Nu la ponno rubba' le gazze ladre
'sta gioia così pura e benedetta.