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DALLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE
NUOVE CURE PER LE PARALISI


di Lea Mina Ralli

 

Tra le ricerche più recenti ve n’è una su cui la scienza medica sta approfondendo gli studi. Si tratta di sperimentare le funzioni motorie del corpo umano in assenza di gravità con l’obiettivo di trovare nuove cure per i soggetti colpiti da paralisi, morbo di Parkinson e per gli emiplegici con problemi di equilibrio.
Il 25 febbraio è stato varato il progetto Elite-S2 progettato dal gruppo di ricerca di Bioingegneria Del Politecnico di Milano, coordinato da Giancarlo Ferrigno e finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana.
È stato realizzato con la collaborazione di sistema Kaiser Italia S.r.l. e del Centre Nazionale d'Etudes Spatiales francese (del Cnes)per la ricerca di nuove cognizioni attraverso l’analisi di immagini televisive sui movimenti del corpo umano ricostruiti e riprodotti in modo tridimensionale sui monitor di uno speciale Elaboratore.
I dati raccolti verranno poi inviati immediatamente sulla a Terra per ulteriori elaborazioni che verranno effettuate attraverso Test eseguiti su due astronauti che si sono prestati a fare da cavie : il primo è Leopold Eyharts che resterà in orbita fino alla metà di marzo e l’altro è Garrett Reisman, che resterà fino al termine della missione.
Il politecnico di Milano garantisce la precisione estrema degli Schemi di adattamento del Sistema Nervoso Centrale in grado di fare emergere una diversa prospettiva degli aspetti della fisiologia umana in assenza di gravità da consentire nuove tecniche riabilitative nelle patologie neurologiche determinanti paralisi.
Mentre gli astronauti utilizzano l'apparecchiatura italiana nello spazio, il pool di scienziati del Politecnico può seguire da terra, in tempo reale, le ulteriori fasi della sperimentazione con la possibilità di comunicare contemporaneamente con gli uomini a bordo della Iss sottoposti allo studio.
La missione si svolge secondo il protocollo Move (Movement in Orbital Vehicle Experiments) che prevede l'esecuzione ripetuta di movimenti di puntamento di un target posto di fronte all'astronauta, i cui dati vengono registrati dal sistema grazie ai marcatori posti sul suo corpo.
Il protocollo è ripetuto in due o tre sessioni distanziate, in modo da monitorare le capacità di adattamento del sistema neuromotorio all'assenza di gravità che diventa molto rilevante anche in relazione alle future missioni spaziali prolungate per l'esplorazione del sistema solare, durante le quali l'esercizio fisico degli astronauti è essenziale per contrastarne gli effetti negativi.
Dallo spazio, dunque, ci si attendono nuovi indirizzi per dare speranza di guarigione ai portatori delle malattie suddette.