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MATRIMONI MISTI? PRUDENZA! di Giuseppe Trabace |
Tentiamo di chiarire con semplicità e concretezza come è maturata nella organizzazione ecclesiastica una presa di posizione forse discutibile ma di certo coraggiosa. E’ sotto gli occhi di tutti noi che in Italia - ma anche in tutto il così detto mondo civile – l’istituto del matrimonio è in crisi. Già nei primi tre anni di convivenza matrimoniale le statistiche ci evidenziano che una elevata percentuale di coppie si separano o divorziano. Le motivazioni? Tante. I casi più ricorrenti sono la superficialità con cui si affronta quella che è una svolta nell’esistenza di una persona, la disinvoltura con cui molti scelgono la via della libertà sessuale, il diverso modo di affrontare il tema dell’educazione civile e religiosa dei figli, le violenze familiari di cui quasi sempre il maschio è il protagonista, le ben note incompatibilità di carattere con l’aggravante che ben poca è la voglia, di uno o di entrambi i coniugi, di trovare soluzioni per un equilibrato compromesso.
I sociologhi di una ben definita area culturale sostengono che le persone che intendono sposarsi, pur essendo di religioni differenti, sono consapevoli dei rischi che corrono, sono disponibili al dialogo e pronti a confrontarsi tra di loro sulle complicate questioni che man mano vengono fuor nel corso della vita coniugale. Una posizione rispettabile ma che rischia di essere un’opinione di elite. Piuttosto la società, nei diversi aspetti con cui si esprime, non può restare inerte sulla sponda del fiume ma, nell’obiettivo di proteggere l’istituzione familiare, prendere atto che occorre operare con interventi mirati a che coloro che intendono aprirsi alla vita matrimoniale, pur appartenendo a religioni diverse, valutino preventivamente a cosa andranno incontro, soppesando i pro e i contro.
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