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SUGLI SCHERMI
"Changeling"
Una madre indomita
di Giuseppe Trabace

 

(scheda)

Storia vera anche se ovviamente romanzata. La sceneggiatura puntuale e di notevole efficacia è di Michael Straczynski ma la tara del film proviene dalla mano sensibile di un Eastwood ancora una volta più che convincente. In primo luogo la Los Angeles degli anni 20 viene ricostruita con un’attenzione ai particolari che stupisce, fatto inusuale per il cinema dei nostri tempi. L’abilità del regista trova il suo acme nel suo far scorrere questa storia ad alta tensione drammatica con semplicità, ma mai sottraendosi ad un approfondimento dei caratteri. Il risultato lo raggiunge adottando un gioco di chiaroscuri che pone in evidenza la drammaticità delle situazioni. Riesce infine, senza sottolineature, a mostrarci l’arroganza e la brutalità di autorità che dovrebbero tutelare i cittadini, senza trascurare il senso di responsabilità di tante persone che testimoniano in favore di quella madre perseguitata. Le musiche, di cui è autore lo stesso regista, accompagnano con dolcezza avvenimenti così truci. Gli attori sono coinvolti in pieno nella storia. Christine è impersonata da Angelina Jolie. Una diva affermata ma che pure riesce a cogliere le sensibilità di una madre privata dell’unico affetto della sua vita. John Malkovich, nel ruolo del sacerdote della chiesa presbiteriana, è concentrato e sobrio come la parte richiede. Eccellente l’apporto dei caratteristi che continuano ad essere il sale del cinema USA.
 

Nelle sequenze finali del film “Changeling“ il sacerdote presbiteriano, convinto difensore della sfortunata madre protagonista della storia, afferma “il Signore opera in modi misteriosi, eccome se opera!“ Come non vedere le mani del creatore per spiegare come questa madre riesca in qualche modo ad uscire dal tunnel di una vera e propria persecuzione da parte di istituzioni corrotte e spietate. Il grande regista statunitense Clint Eastwood ci offre una storia - per alcuni aspetti tremenda - attraversata da una intensa umanità che entra nell’intimo dello spettatore e che offre una speranza di riscatto per le persone in apparenza prive di difesa.
Siamo a Los Angeles nel marzo 1928. La giovane centralinista Christine rientra a casa nel tardo pomeriggio dopo una giornata di lavoro. Non trova il figlio di nove anni Walter. E’ sparito nel buio, la disperazione di questa donna sola è completa. La polizia si muove per rintracciare lo scomparso ma si è in presenza di un’autorità corrotta e senza scrupoli come con coraggio denuncia in una trasmissione radiofonica locale un combattivo sacerdote della chiesa presbiteriana. Passano i mesi, il caso assume una rilevanza mediatica di forte spessore.
Finalmente dopo cinque mesi la polizia consegna a Christine un bambino un poco somigliante allo scomparso, quasi obbligandola a credere che si tratta di suo figlio. E’ una losca operazione della polizia che tende con questa falsificazione a recuperare un’immagine decente per la pubblica opinione. La donna accoglie il bambino in casa ma subito si rende conto dell’inganno subito, protesta con vigore, denuncia il tutto ai giornali.
Il capitano di polizia del luogo, pressato dai suoi capi e dall’ambizioso sindaco, comprende che quella donna non molla e, seguendo una prassi consueta verso i cittadini "ribelli", fa ricoverare Christine per disturbi mentali in un ospedale psichiatrico.
La protagonista subisce il ricatto dei medici compiacenti che la vorrebbero costringere ad ammettere che il bambino ritrovato sia in effetti suo figlio, spiegandole che in caso contrario non uscirà dalla segregazione.
Non demorde, anzi si collega agli altri ricoverati ingiustamente perseguitati dalla polizia.
Interviene con una campagna a tamburo battente il coraggioso sacerdote e costringe la polizia a liberare tutte le persone odiosamente segregate. Mentre la donna continua la sua battaglia, saltano fuori una serie di omicidi di bambini da parte di un folle. Alcune testimonianze comprovano che una delle presunte vittime sarebbe il piccolo Walter. La donna, pur straziata dal dolore, continua la sua lotta. Fa condannare i suoi persecutori e tenta di conoscere dall’assassino se veramente il figlio sia tra le sue vittime. Perde questa seconda battaglia a fronte di in uomo spietato che nulla le dice neppure dinanzi al patibolo che porrà fine alla sua infelice vita. Passano gli anni, viene ritrovato un ragazzo sfuggito dalle grinfie dell’assassino,testimonia che Walter era fuggito con lui ma che l’aveva perso di vista. Questa madre coraggio non si rassegnerà mai.

Consigliamo di andarlo a vedere, riteniamo arduo che nelle sale cinematografiche in questo periodo si possano trovare storie così ben raccontate.
 

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