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MANNAGGIA, MA GLI ITALIANI SON PROPRIO COSI’?
"Grande, Grosso e... Verdone"
di Giuseppe Trabace


 

(scheda)

Questa storia è ben sorretta da una sceneggiatura che,  pur tra qualche caduta di gusto, rende credibile da un verso il ridicolo comportamento dei cafoni arricchiti e dall’altro la sostanziale solitudine e il vuoto esistenziale da cui  i tre protagonisti sono afflitti. Eppoi finalmente si ride con gusto. Verdone rispolvera il personaggio del giovane coatto romano Ivano del film “ Viaggi di nozze “. Ne riscopre tutta la volgarità e la presunta sicurezza, ci aggiunge un velo di malinconia  che non dispiace . Come nelle sue migliori performance di attore riesce a dare umanità anche a personaggi negativi. Finalmente il simpatico Carlo in questo episodio riesce a trovare una valida spalla nella fascinosa Claudia Gerini che impersona con una bella carica vitale la buffa e infelice moglie di Leo.

Film nel complesso non riuscito. Attendiamo Verdone ad una prova più impegnativa, possibilmente senza i lacci  e laccioli di un produttore sensibile……..agli incassi.

 

Carlo Verdone per tre. La trovata del film è di riproporre dopo oltre venti anni in tre distinti episodi i personaggi di tanti suoi film di successo da “Un sacco bello“ a “Borotalco“ a “Compagni di scuola“ a “Troppo forte“ a “Viaggi di nozze“. Lui è il comico più dotato del cinema italiano dopo la scomparsa dei grandi artisti della risata sulla breccia dal dopoguerra fino agli anni ottanta. Citiamo nomi quali l’inarrivabile Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi ed infine, non ultimo, Alberto Sordi, di cui Verdone sarebbe l’erede.
Il film, che dura 131 minuti- troppi per un film comico secondo gli insegnamenti di Woody Allen, può definirsi una frittata dai molti ingredienti ma riuscita solo in parte. In sintesi è un panorama crudele che Verdone, regista e co-sceneggiatore, ci offre di quello che siamo diventati noi italiani o almeno una bella fetta di noi. Ecco sotto la lente deformante della comicità vengono in evidenza i difetti che purtroppo tanti italiani mostrano giornalmente al colto ed all’inclita: l’arroganza esibizionista, lo scarso senso del dovere, l’ipocrisia occultata dal velo della ricchezza, la volgarità dilagante, infine la sostanziale mancanza di valori.

Il primo episodio verte sulla squallida avventura cui va incontro l’ingenuo Leo - con annessa famigliola immersa nella mediocrità – a fronte dell’improvvisa morte dell’anziana madre. La sepoltura della defunta è messa a rischio dall’avidità ed indifferenza degli impresari di pompe funebri. Il povero Leo, oppresso dall’arroganza di un polemico fratello, ne passerà di tutti i colori. La storia è di gusto discutibile, realizzata con uno stile deteriore che ricorda i film “comico-natalizi“ di Neri Parenti. Si ha l’impressione che quì ha giocato un ruolo il produttore Aurelio De Laurentis, campione del box office e forse motivato a corrispondere per fini puramente commerciali ai gusti più pacchiani del pubblico. Verdone come attore non è al meglio, anche perché circondato da un cast di scarsa qualità.

Il secondo episodio narra di un ignobile rapporto padre figlio. Il professore universitario Cagnato, plurivedovo e dotato di boria incredibile, “perseguita“ il figlio ventenne tentando di imporgli una carriera di pianista. A fronte degli scarsi risultati del ragazzo ritiene che il riscatto potrebbe avvenire ove intervenissero rapporti amorosi con una sua giovane allieva.. L’uomo ha una vita privata del tutto incompatibile con il suo ruolo di docente e questa sua doppiezza provoca l’odio dei due ragazzi  disposti anche a derubarlo pur di fuggire da quell’incubo. Una situazione senza vie di uscita anche perché il professore non si rende conto che i problemi esistenziali del figlio dipendono esclusivamente da lui.
L’episodio nelle sequenze iniziali pare ben congegnato. In seguito il personaggio del padre è troppo caricato, le vicende raccontate si ingarbugliano al punto che pure il figlio pare non meno colpevole del genitore. Si ride poco. Verdone ce la mette tutta come interprete ma il suo personaggio sembra costruito a tavolino ed, a parte qualche momento, non riesce ad incidere.

Il film prende quota solo nel terzo episodio. L’arricchito e maturo commerciante Moreno va in vacanza in un lussuoso hotel di Taormina. L’uomo pensa di potere dare tranquillità al suo nucleo familiare composto dalla bella e insoddisfatta moglie e da un figlio adolescente un po’ scapestrato nonché –manco a dirlo ! – fanatico amante del calcio. Il trio suscita scandalo tra i raffinati clienti dell’hotel per il  linguaggio disinibito e la grossolanità del comportamento. Il disagio viene fuori. Leo tenta di  uscirne corteggiando una bionda fatalona mentre la moglie subisce senza problemi le “premure “di un bello e vuoto attore di fiction. Finirà male per tutti due che forse riscopriranno un nuovo slancio nel loro rapporto, ma  la delusione è tanta………
 

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