(scheda) |
Questa storia è ben sorretta da una sceneggiatura che,
pur tra qualche caduta di gusto, rende credibile da un verso il
ridicolo comportamento dei cafoni arricchiti e dall’altro la
sostanziale solitudine e il vuoto esistenziale da cui i tre
protagonisti sono afflitti. Eppoi finalmente si ride con gusto.
Verdone rispolvera il personaggio del giovane coatto romano
Ivano del film “ Viaggi di nozze “. Ne riscopre tutta la
volgarità e la presunta sicurezza, ci aggiunge un velo di
malinconia che non dispiace . Come nelle sue migliori
performance di attore riesce a dare umanità anche a personaggi
negativi. Finalmente il simpatico Carlo in questo episodio
riesce a trovare una valida spalla nella fascinosa Claudia
Gerini che impersona con una bella carica vitale la buffa e
infelice moglie di Leo.
Film nel complesso non riuscito. Attendiamo Verdone ad una prova
più impegnativa, possibilmente senza i lacci e laccioli di un
produttore sensibile……..agli incassi.
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Carlo
Verdone per tre. La trovata del film è di riproporre dopo oltre venti anni
in tre distinti episodi i personaggi di tanti suoi film di successo da “Un
sacco bello“ a “Borotalco“ a “Compagni di scuola“ a “Troppo forte“ a “Viaggi
di nozze“. Lui è il comico più dotato del cinema italiano dopo la scomparsa
dei grandi artisti della risata sulla breccia dal dopoguerra fino agli anni
ottanta. Citiamo nomi quali l’inarrivabile Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi,
Nino Manfredi ed infine, non ultimo, Alberto Sordi, di cui Verdone sarebbe
l’erede.
Il film, che dura 131 minuti- troppi per un film comico secondo gli
insegnamenti di Woody Allen, può definirsi una frittata dai molti
ingredienti ma riuscita solo in parte. In sintesi è un panorama crudele che
Verdone, regista e co-sceneggiatore, ci offre di quello che siamo diventati
noi italiani o almeno una bella fetta di noi. Ecco sotto la lente deformante
della comicità vengono in evidenza i difetti che purtroppo tanti italiani
mostrano giornalmente al colto ed all’inclita: l’arroganza esibizionista, lo
scarso senso del dovere, l’ipocrisia occultata dal velo della ricchezza, la
volgarità dilagante, infine la sostanziale mancanza di valori.
Il primo episodio verte sulla squallida avventura cui va incontro l’ingenuo
Leo - con annessa famigliola immersa nella mediocrità – a fronte
dell’improvvisa morte dell’anziana madre. La sepoltura della defunta è messa
a rischio dall’avidità ed indifferenza degli impresari di pompe funebri. Il
povero Leo, oppresso dall’arroganza di un polemico fratello, ne passerà di
tutti i colori. La storia è di gusto discutibile, realizzata con uno stile
deteriore che ricorda i film “comico-natalizi“ di Neri Parenti. Si ha
l’impressione che quì ha giocato un ruolo il produttore Aurelio De Laurentis,
campione del box office e forse motivato a corrispondere per fini puramente
commerciali ai gusti più pacchiani del pubblico. Verdone come attore non è
al meglio, anche perché circondato da un cast di scarsa qualità.
Il secondo episodio narra di un ignobile rapporto padre figlio. Il
professore universitario Cagnato, plurivedovo e dotato di boria incredibile,
“perseguita“ il figlio ventenne tentando di imporgli una carriera di
pianista. A fronte degli scarsi risultati del ragazzo ritiene che il
riscatto potrebbe avvenire ove intervenissero rapporti amorosi con una sua
giovane allieva.. L’uomo ha una vita privata del tutto incompatibile con il
suo ruolo di docente e questa sua doppiezza provoca l’odio dei due ragazzi
disposti anche a derubarlo pur di fuggire da quell’incubo. Una situazione
senza vie di uscita anche perché il professore non si rende conto che i
problemi esistenziali del figlio dipendono esclusivamente da lui.
L’episodio nelle sequenze iniziali pare ben congegnato. In seguito il
personaggio del padre è troppo caricato, le vicende raccontate si
ingarbugliano al punto che pure il figlio pare non meno colpevole del
genitore. Si ride poco. Verdone ce la mette tutta come interprete ma il suo
personaggio sembra costruito a tavolino ed, a parte qualche momento, non
riesce ad incidere.
Il film prende quota solo nel terzo episodio. L’arricchito e maturo
commerciante Moreno va in vacanza in un lussuoso hotel di Taormina. L’uomo
pensa di potere dare tranquillità al suo nucleo familiare composto dalla
bella e insoddisfatta moglie e da un figlio adolescente un po’ scapestrato
nonché –manco a dirlo ! – fanatico amante del calcio. Il trio suscita
scandalo tra i raffinati clienti dell’hotel per il linguaggio disinibito e
la grossolanità del comportamento. Il disagio viene fuori. Leo tenta di
uscirne corteggiando una bionda fatalona mentre la moglie subisce senza
problemi le “premure “di un bello e vuoto attore di fiction. Finirà male per
tutti due che forse riscopriranno un nuovo slancio nel loro rapporto, ma la
delusione è tanta………
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