(scheda) |
Film indipendente sceneggiato e diretto con intensa
partecipazione dalla emergente Jenkins. Le migliori immagini ce
le offre la scena iniziale già citata che descrive con sofferta
ironia quell’illusorio mondo di cartapesta per anziani. In
seguito lo script molto efficace si sofferma con duro realismo
su una forte condizione di disagio. La regia talvolta indulge a
qualche lentezza e caduta di gusto nella descrizione della
banalità del vivere quotidiano, il che può originare stanchezza
nello spettatore. La regista si fa peraltro valere
nell’approfondimento psicologico dei caratteri dei tre
protagonisti ed in ciò è molto aiutata dall’eccellente
recitazione dei tre attori protagonisti. Laura Linney vive
letteralmente il personaggio di Wendy. Sostenuta da una
sceneggiatura che le dà ampi spazi l’attrice ci regala con
sensibilità il ritratto di una donna dei nostri tempi, stretta
tra l’ambizione di arrivare e le difficoltà della sua vita
solitaria. Per questo film la Linney ha avuto la nomination per
l’Oscar 2008 quale migliore attrice protagonista. Conferirle
l’Oscar pare senz’altro una scelta azzeccata. Philip Seymour
Hofman, al vertice tra gli attori quarantenni de cinema
statunitense, disegna mirabilmente il ruolo di Jon. La
sceneggiatura si sofferma meno sul suo personaggio, ma lui sa
infondere- con una recitazione tutta interiore -a Jon tutta la
sua, per certi aspetti disperata, nevrosi. Indimenticabili
i suoi sguardi rivolti ad un padre morente che pure ha
difficoltà ad amare e comprendere. Il ruolo del capriccioso e
scarsamente sensibile vegliardo Lenny è affidato all’esperto
Philip Bosco. E’ ineccepibile.
Pare opportuno rivolgere una critica ai distributori che,
probabilmente “affascinati “ dalle pellicole digestive del
momento, hanno pochissimo promosso un film meritevole di essere
veduto.
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Le prime sequenze del film
statunitense “ La famiglia Savage “ ci mostrano la località amena di Sun
City in Arizona. Vie ampie, casette deliziose ad un piano circondate da
giardini curatissimi, multicolori segnali pubblicitari. Quivi in una
palestra si esibiscono in grotteschi balletti un vasto numero di uomini e
donne in calzamaglia, dall’età molto avanzata. La regista Tamara Jenkins con
queste prime immagini ci da il segnale evidente di una problematica tanto
attuale nella società del benessere : l’incapacità di tante persone avanti
con gli anni di affrontare il tema reale della fine dell’esistenza e
l’illusorio ritorno a vezzi e abitudini giovanili. Quando sopraggiunge la
malattia scoppia il dramma che coinvolge anche i familiari. Questo uno dei
temi esistenziali affrontati da un film che trova la sua ragione nello
scandagliare nelle coscienze di una normale famiglia americana che si trova
per l’appunto precipitata in un abisso a fronte dell’insorgenza di una grave
malattia senile che colpisce un suo membro.
L’anziano Lenny Savage vive
da 20 anni nel paradiso fasullo di Sun City in una villetta di proprietà
della sua convivente. L’anziana donna muore improvvisamente e Lenny subisce
un duro colpo che incide pesantemente sul suo già fragile equilibrio.
Vengono avvertiti i due figli quarantenni che da anni non vedono il padre
per dissensi dovuti al carattere autoritario di quest’ultimo. Wendy vive a
Manhattan, non ha un lavoro fisso, scrive commedie teatrali ma non ha
sfondato. La sua vita privata è precaria, vive sola, ha una relazione
abbastanza infelice con un uomo sposato. Jon vive a Buffalo, insegna
letteratura teatrale all’università ma ambisce a traguardi più esaltanti. Ha
da anni una relazione con una polacca ma vi sono problemi difficili da
affrontare. I fratelli hanno caratteri profondamente diversi. Wendy vive con
nevrotica fragilità la sua condizione di precaria e di single cui tenta di
opporsi con l’attaccamento morboso al suo gatto, ma riesce tutto sommato ad
esternare i suoi sentimenti. Jon, pur parzialmente affermato nel lavoro,
vive con dolore la sua condizione di nevrotico apparentemente non in grado
di esternare le emozioni, anche quelle amorose, che pure lo attraversano.
I due fratelli, nonostante qualche esitazione di Jon, accorrono a Sun City e
vengono informati dai medici che il padre è affetto da demenza senile e che
ormai non gli rimane molto da vivere. I due figli sono in crisi La loro
condizione la regista Jenkins la sintetizza con questa frase “Fratello e
sorella sono costretti a compiere un viaggio nel mondo surreale della
vecchiaia al quale non sono sicuri di poter sopravvivere“. Jon, vinte le sue
remore verso il padre, gli trova una collocazione presso un ricovero per
anziani nei pressi di Buffalo. Wendy con slancio generoso vorrebbe per il
padre una collocazione più dignitosa ma le loro condizioni economiche non lo
consentono ed in aggiunta, il vecchio Lenny assume atteggiamenti inconsulti
non dovuti soltanto alla malattia ma anche alla sua connaturata incapacità
di aprirsi agli altri. I fratelli per stare vicini al padre ora vivono
assieme nella casa di Jon ormai solo. In buona parte estranei fra di loro,
lo scontro dei caratteri differenti è inevitabile ma un inizio di contatto
umano si fa pian piano largo. Jon giunge a sciogliersi in lacrime a fronte
delle difficoltà della vita mentre Wendy riflette sul significato dei
vincoli familiari pur con tutte le loro contraddizioni. L’anziano padre
muore e i figli, nonostante tutto, sentono un vuoto che forse non si
aspettavano. Sei mesi dopo i due fratelli si rincontrano. Ora Wendy ha
tangibili riconoscimenti sulla sua attività di commediografa mentre Jon ha
ritrovato il suo rapporto amoroso con la donna polacca. Finale un po’
consolatorio ma che vuol significare che dai grandi dolori dell’esistenza
può sgorgare un positivo modo di confrontarsi e di conoscersi.
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