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NELLE SALE ROMANE IL FILM DI MAZZACURATI
"LA GIUSTA DISTANZA"
IL MALE NASCOSTO

di Giuseppe Trabace


 

(scheda)

Cos’è la giusta distanza ? Può significare tutto o niente. Nel film di Carlo Mazzacurati con questo titolo si vuole esplicitare la tesi che un buon giornalista, nel descrivere gli avvenimenti, deve osservare il tutto mantenendosi ad una giusta distanza, e cioè analizzando i fatti con equilibrio, senza coinvolgimenti personali ma anche evitando prese di posizione rigide e avulse da sentimenti. Obiettivo difficile da perseguire in una società come la nostra, fondata il più

delle volte su un’immagine falsata del nostro vivere quotidiano.

 

Siamo nel Polesine in provincia di Padova. Un piccolissimo paese attraversato dal fiume Po e circondato da una verde campagna, spesso nebbiosa. La storia si sofferma sulla piccola comunità che vive in quel paese e sulla perversione del male che in un certo senso avvolge tutte le persone di quella comunità. Questo l’intento del regista Mazzacurati. Testimone della storia nonché voce narrante è il ventenne Giovanni, convinto che il suo futuro è quello del giornalista. Lavora in un giornale di provincia da precario, facendo la cronaca di ciò che succede in quella piccola comunità. La sua attenzione punta sull’arrivo in paese della giovane e bella maestra con mansioni di supplente ed in attesa di partire dopo pochi mesi per il Brasile per un progetto di cooperazione. I paesani la osservano con ovvia diffidenza. C’è anche il ricco tabaccaio che tenta di circuirla nonostante sia sposato. C’è infine il tunisino Hassan - un meccanico di auto che dopo anni di duro lavoro si è conquistata la fiducia ( ? ) dei paesani - che spia la maestra nella casa isolata in cui vive. Mara lo scopre sul fatto e lo respinge con durezza. Hassan pare sinceramente pentito e pian piano con la sua dolce insistenza intreccia una relazione con Mara. Giovanni è anch’egli affascinato dalla maestra e giunge ad utilizzare la sua abilità al computer per leggere i messaggi di posta elettronica che la ragazza invia e riceve. La relazione tra Mara e Hassan è tormentata in quanto la donna, desiderosa di nuove esperienze di lavoro, si ribella dinanzi alla prospettiva di un legame serio e duraturo. Hassan si incupisce e soffre nel profondo, i contrasti tra i due si inaspriscono sotto gli occhi degli abitanti del paesino. Ad un tratto una notte la giovane sparisce, poco dopo il suo corpo viene trovato sulle rive del fiume. E’ un omicidio, i paesani individuano in Hassan il colpevole senza esitazioni. E’caccia al diverso, all’immigrato senza più considerare il suo comportamento positivo per tanti anni. Lo stesso Giovanni, forse perché colpito dalla morte di Mara, si fa coinvolgere dalla situazione e nelle sue cronache non spende una parola per difendere il tunisino che pure conosce abbastanza. Hassan viene condannato a molti anni di reclusione, sconvolto si suicida. Giovanni riflette, si rende conto di avere scritto su quel fattaccio senza “ la giusta distanza “, di avere anch’egli condannato quell’uomo per quel male di strisciante razzismo che ha colpito la piccola comunità. Si riscatta, indaga servendosi dell’amato computer, nonostante l’ostilità che lo circonda. Scoprirà il vero assassino che naturalmente è un insospettabile abitante di quel paese. La storia si conclude con Giovanni che si trasferisce a Milano per un posto di giornalista in una testata nazionale. Non ha rimpianti di andare via, ormai nel suo paese di nascita non è più ben visto. Ha rotto la catena del pregiudizio-
Storia complessa, non semplice come potrebbe apparire da una lettura superficiale. Carlo Mazzacurati, con all’attivo film riusciti quali “ Notte italiana “ e “Vesna va veloce “, ritorna nel suo ambiente – la natia Padova – dove si muove come un pesce nell’acqua. Il pregio maggiore del film è nell’ambientazione, nella descrizione realistica, mai convenzionale, dei tanti piccoli personaggi del paesino, della loro umanità ma anche di quel veleno del pregiudizio verso i diversi che affonda quelle stesse persone. L’ eccellente fotografia di Luca Bigazzi dà un tocco magico a quei bei paesaggi del nord est verosimilmente molto amati da Mazzacurati. La sceneggiatura dello stesso regista, di Pettenello, di Leondeff e di Piersanti ,ottima nella prima parte del film, mostra qualche scriccolio nella seconda allorquando la storia prende la strada del giallo.Probabilmente chi ha scritto la storia non ne conosce appieno i meccanismi. Alcune scene finali sono scarse di tensione, anche se il regista non perde mai il polso dello script.
Attenta la scelta degli attori. I giovani protagonisti sono alle prime armi ma mostrano, da Valentina Lodovini al giovane giornalista Giovanni Capovilla al tunisino Ahmed Hafiene, una convincente spontaneità.
L’esperto Giuseppe Battiston ci dà un ritratto a tutto tondo del nuovo ricco targato Padova, senza mai scadere nel macchiettismo. Fabrizio Bentivoglio disegna da par suo il piccolo ruolo del direttore del giornale di provincia, un po’ cinico ma anche attento lettore della realtà quotidiana.
Il film, presentato in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma, ha riscosso consensi di pubblico e di critica.
Il suggerimento è di vederlo.

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