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ESCE  "LA TERRA" DI SERGIO RUBINI

Famiglia, vincolo che non si rompe

di Giuseppe Trabace

 

Luigi, maturo professore che lavora a Milano, torna dopo tanti anni a Mesagne in Puglia, suo luogo di origine, rivede i suoi tre fratelli, entra nella casa dove ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. Si aggira frastornato per quella vecchia casa di paese, ricordi non piacevoli riaffiorano, una sensazione di vuoto ma anche una voglia di esserci. Questa una delle scene iniziali del film “ La terra “ in cui l’autore Sergio Rubini ci illustra in sintesi le sensazioni di un uomo che credeva di essere ormai lontano dalle sue radici ma ora, al rientro nel ventre delle sue origini, sente crescere in lui un desiderio di cui ancora non si rende conto.
Il protagonista, trasferitosi a Milano tanti anni prima per gravi dissensi con il padre ora defunto, torna nella sua Puglia perché due fratelli vorrebbero vendere l’azienda agricola di famiglia. Tale intendimento è duramente ostacolato dal violento fratellastro Aldo che quella terra lavora. Rancori atavici ritornano in quel nucleo familiare.. Alla fine la rissa sfocia in fatti più gravi. L’omicidio in paese di un malavitoso vede coinvolti i fratelli di Luigi che si accusano fra di loro senza esclusione di colpi.Alla fine il più giovane dei fratelli, in apparenza il migliore dei tre, si accusa dell’omicidio. A quel punto Luigi, sino ad allora fuori della mischia, interviene con decisione.. Non esita ad accordarsi con la famiglia dell’ucciso offrendo, in cambio del silenzio, la proprietà dell’azienda agricola. Il finale vede ritornare la pace tra i quattro fratelli in nome di una solidarietà familiare che non può venire meno.
Un film sanguigno che ci mostra una Puglia forse arcaica in cui la famiglia rappresenta un valore che nei momenti difficili si afferma e si impone. La storia ha momenti di convincente realismo anche se talvolta pare perdere il filo per l’intenzione di voler dire troppe cose.Non condividibile, o almeno ambigua, è la tesi degli sceneggiatori Rubini e Domenico Starnone secondo cui in nome della famiglia debba pagarsi il prezzo di un compromesso che arriva al punto di mandare libero un omicida. Sergio Rubini, che ancora una volta torna ai paesaggi ed alle atmosfere della “ sua” Puglia, dirige con mano sicura una storia di passioni, di rabbie a volte grottesche ma anche segnata dalla malinconia, a stento repressa, del protagonista. Fabrizio Bentivoglio è spontaneo e credibile nel ruolo di Luigi. Gli altri attori sono tutti affiatati. Una citazione per Massimo Venturiello, ottimo attore di teatro, che nel ruolo di Aldo sa dare le giuste coloriture ad un personaggio di duro che pure sottende infantili debolezze. Sergio Rubini si ritaglia un cammeo impersonando con grinta un malavitoso che sarebbe meglio non incontrare mai.
Un film, di qualità superiore alla media, da vedere.

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