(scheda) |
Ai
nostri giorni essere spiati è divenuto uno sport “normale“ della
nostra evoluta società. Entrare, intrufolarsi senza un minimo di
rispetto nella vita intima delle persone, coglierne i segreti
pare che frutti parecchio. L’uomo mostra in tal modo una delle
sue facce meno presentabili e tanti di noi assistono impotenti a
questo fenomeno che peraltro ha radici ben salde nel passato
recente e remoto. Questo ha forse indotto il regista tedesco
Florian Henckel Von Donnesmrck a costruire un film di alta
qualità su questo tema dal titolo “Le vite degli altri“.
Emozioni si susseguono senza soste in un’intensa opera
quest’anno giustamente premiata con l’Oscar per il migliore film
straniero. |
Siamo nel 1982. In quel periodo in cui ancora trionfava il muro che
separava le due Germanie, quella comunista dell’Est sotto il tallone dell’
Unione Sovietica e quella democratica dell’Ovest.
Nella Germania comunista il regime illiberale dominante tiene sotto
controllo tutti i cittadini che diano adito a sospetti in merito al loro
parziale o totale non asservimento alle ferree regole imposte.
Un occhio più attento è rivolto agli intellettuali che potrebbero esportare
anche oltre i confini la loro voglia di denuncia sulle storture del potere.
Molte volte i massimi dirigenti politici, all’interno della intensa attività
di spionaggio sul privato dei cittadini da essi promossa, approfittano per
scopi personali di questa possibilità con il fine di rovinare persone che
vengano a contrastare con i propri interessi. Dreymann è un drammaturgo
famoso che gode fama di essere fedele al regime. Ha colleghi che hanno avuto
problemi politici pesanti ma lui pare stare in riga. Il suo punto debole è
quello di essere sposato con la bella Christa-Maria celebre attrice. Essa,
minacciata dal potente ministro Hempf che le potrebbe chiudere ogni
possibilità di continuare a fare l’attrice, gli cede e ne diviene l’amante.
Non contento Hempf ,che vuole la donna tutta per sé, dà incarico al servizio
segreto dello Stasi di indagare a fondo sul rivale al fine di toglierlo di
mezzo. Incaricato di ciò è l’agente Wiesler, uomo che svolge il suo lavoro
con indubbia efficienza ed, ove richiesto dagli eventi, con lucida
spietatezza. La casa del drammaturgo è riempita di cimici mentre poco
distante Wiesler ascolta tutte le conversazioni che ivi avvengono. In realtà
dopo non molto tempo l’agente scopre che Dreymann complotta contro il regime
scrivendo articoli di denuncia per un grande giornale della Germania Ovest.
Ecco l’imprevisto, l’agente uomo profondamente solitario, dedito a squallidi
amori mercenari, resta affascinato da quel clima di libertà che si respira
in quella casa, da quell’amore che unisce i due coniugi . Tutto ciò in cui
da zelante comunista in buona fede credeva va in frantumi. L’uomo che
avrebbe dovuto incastrare il commediografo ne diviene un complice discreto-
e sconosciuto – e pertanto, nonostante i forti sospetti dei superiori di
Wiesler, nulla trapela. Gli avvenimenti precipitano. Sotto l’incalzare del
perfido ministro, funzionari dello Stati costringono Wiesler ad interrogare
Christa-Maria ed essa confessa i tradimenti alla causa comunista del marito.
La polizia segreta perquisisce la casa del drammaturgo in cerca di prove ma
è lo stesso Wiesler a fare in tempo ad occultarle. La polizia è sbigottita,
nel frattempo l’attrice, ignara dei maneggi di Wiesler, ritenendo di avere
compromesso il marito corre in strada e muore travolta da un automezzo.
Ormai Wiesler è un uomo sospetto, viene privato delle sue mansioni e ridotto
al rango di postino. Passano gli anni, il muro tra le due Germanie è
crollato, l’ex ministro Hempf, sempre a piede libero, rivela all’ignaro
commediografo, di averlo in quegli anni fatto spiare nella sua casa.
Dreymann svolge indagini e scopre incredulo che quell’agente segreto, da lui
ignorato, lo ha salvato senza chiedere nulla in cambio. A distanza lo
osserva mentre continua a svolgere il suo umile lavoro ma si astiene dal
contattarlo. Sulle sue vicissitudini il commediografo scriverà un libro di
successo con una dedica rivolta allo pseudonimo utilizzato dall’agente
segreto in quel triste periodo. Wiesler, con un lampo di soddisfazione che
attraversa il suo volto impassibile, acquisterà una copia di quel libro.
Film emblematico di un’epoca per fortuna tramontata. Il giovane regista Von
Donnersmarck ce ne dà uno spaccato credibile e, senza soffermarsi su
retoriche condanne,ci mostra come quei tempi grami incidano sulle coscienze
di chi non vuole piegarsi alle logiche dell’assolutismo. Ma la storia non è
solo questo, vi è uno studio dei caratteri che intriga, un modo di
descrivere gli avvenimenti partecipativo senza che però la macchina da presa
si soffermi più di tanto onde non appesantire la visione del film.. C’è
qualche breve scena che sfiora la volgarità (come ad esempio la violenza
carnale subita in auto dall’attrice da parte del ministro) ma nel complesso
la storia convince ed emoziona. Impeccabile la direzione degli attori.
Spicca la recitazione tutta interiore di Ulrich Muhe nel ruolo dell’agente
segreto Wiesler. Solo con un battito di ciglia o con una lieve contrazione
del volto Muhe riesce a trasmettere le emozioni di un personaggio complesso
e sfaccettato. Bravi e impegnati gli altri attori.
Un film che consigliamo a chi fosse disponibile ad analizzare i guasti del
passato ed a trarne insegnamento.
...............................................
|