ce
n’è una sola dice un famoso detto.
Giusto ma è pur vero che talvolta il troppo amore materno può creare dei
guai ai propri figli eternamente in fasce… Questo tema affronta la
spiritosa commedia “Prime“ senza tuttavia sforzarsi di trovare una
soluzione che peraltro non è semplice.
Siamo
a New York ai nostri giorni.. Rafi, un’affascinante donna in carriera di
37 anni, vede fallire dopo nove anni il suo matrimonio. Ricorre per
lenire la ferita amorosa alla matura e bonaria analista ebrea Lisa. Il
consiglio alla spaesata Rafi è di cercare un nuovo amore anche se non
duraturo. Detto fatto la donna incontra l’aspirante pittore David di
bell’aspetto e di attraente sensibilità. E’ un colpo di fulmine ma di
mezzo c’è un bel guaio. Tra i due c’è una differenza di età di 14 anni
in quanto il giovane ha solo 23 anni. Il fuoco divampa, la coppia fila
in perfetto amore ma succede l’imprevedibile. Nel corso della seduta
terapeutica Lisa scopre che l’uomo di Rafi è il suo adorato figlio.
Apriti cielo! Può una mamma ebrea, fortemente attaccata alla sua
religione, ammettere che il suo "innocente cucciolo" amoreggi con la
"tardona" miscredente Raffi? Lisa non svela la sua scoperta ma tenta di
convincere David a interrompere la relazione. Nel frattempo Rafi, ignara
di tutto, rivela all’esterrefatta analista i particolari, anche intimi,
del suo rapporto amoroso. Lisa non ne può più e svela il "fattaccio"
alla donna. La coppia è frastornata ma alla fine il cuore di madre
prende il sopravvento e Rafi conosce ufficialmente la famiglia di David.
La coppia però accusa il colpo, la differenza di età nella vita
quotidiana si fa sentire, i due si lasciano sia pure con dolore.
Film, abbastanza
incredibile negli sviluppi della trama, si distingue dalle scontate
commedie made in Usa per un approccio meditato, sia pure tenendosi su
toni leggeri, su certe realtà del comune vivere quotidiano. Si pensi
alla descrizione ironica ma abbastanza puntuale della famiglia ebrea di
David, un humus familiare tradizionale che sopravvive e tenta di
difendersi a fronte di una società spesso priva di principi che la
circonda o al modo in cui si smitizza la figura “carismatica “
dell’analista in ambasce. Sceneggiato e diretto con piglio disinvolto
dal giovane Ben Younger, il film si avvale in primo luogo
dell’interpretazione eccellente di un affiatato gruppo di attori. Meryl
Streep, nel ruolo dell’analista, è da applausi quando mima tutte le
insicurezze di una professionista “ deviata “ dall’amore materno. La
splendente Uma Thurmann gioca con abilità la parte della donna in
carriera colpita inaspettatamente da una passione irrazionale. Brjan
Greenberg ha il fisico giusto per il ruolo di David ed è naturale nella
recitazione. Una citazione va fatta per Jon Abrahams che caratterizza
con gusto la parte di uno strano amico di David uso a spiaccicare torte
sul viso delle ragazze che lo respingono.
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