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  IN SALA “ IL REGISTA DI MATRIMONI “ DI MARCO BELLOCCHIO

COME USCIRE DA UNA CRISI ?

di Giuseppe Trabace

 

Smamma, il vecchio regista di cinema ormai decaduto, viene intravisto come un fantasma. nel buio di una spiaggia dal protagonista del film Franco Elica. Un mese prima era stata data notizia della sua morte e il vecchio spiega che in Italia i premi e i riconoscimenti ai cinematografari li danno quelli della sinistra e la chiesa. Soltanto gli autori morti fanno eccezione e per questo motivo lui si è fatto credere morto. E’ una stilettata dell’ottimo regista Bellocchio a certe abitudini……..del nostro bel paese.Una scena che rispecchia il senso del film “ Il regista di matrimoni “ sospeso, con un tocco di ironia, tra realtà e sogno.

Franco Elica, affermato regista di cinema, è in crisi creativa da qualche tempo, Abbandona la preparazione di un film, anche per fuggire da un’ imbarazzante situazione personale. Si rifugia in Sicilia in un’incantevole paese che si affaccia su un mare stupendo. Incontra casualmente un regista del luogo che si arrangia girando film sui matrimoni dei paesani. Non manca di dare una mano al modesto collega e accetta l’incarico affidatogli da un ambiguo principe decaduto di filmare il matrimonio della figlia Bona. La storia ha sviluppi imprevedibili, Elica si rende conto che quel matrimonio serve solo a coprire i tanti debiti del principe ed opera per far saltare quelle nozze che non vuole in quanto si è innamorato dell’affascinante ragazza. Dopo vari colpi di scena il matrimonio va a monte. Franco e Bona fuggono salendo su due diversi treni. Il regista non chiarisce il finale, forse i due si ritroveranno.

Bellocchio ha diretto questo film “strano” che richiama, nei suoi slanci onirici, certo cinema di Bunuel ed, a tratti, alcune scene del grande “Fellini otto e mezzo“ . Il protagonista del film elabora nella sua mente la storia in parte contribuendo allo sviluppo degli avvenimenti. Elica con l’occhio del regista nella parte conclusiva del film – a titolo di esempio- visualizza modi differenti di concludere la storia, nel suo immaginario pensa a situazioni diverse, che addirittura sfociano nella tragedia. Nella sua mente il protagonista vede inoltre le immagini sgranate, che quindi non corrispondono a ciò che captiamo noi spettatori. Una riflessione sofisticata del regista piacentino sul modo di inventare un film, sul modo di fare cinema nella nostra Italia.Non è il miglior film di Bellocchio, vi sono sequenze involute nel loro svolgimento, qualche caduta di gusto come la preconcetta sottovalutazione dei valori della religione cattolica. Intendiamoci, Bellocchio resta, a giudizio di chi scrive, forse l’autore più valido nel panorama cinematografico nazionale ed il film di cui trattiamo è, pur nella sua complessità, opera dignitosa e rispettabile. Gli preferiamo altre sue opere di maggiore coerenza e intensità quali “I pugni in tasca“, “In nome del padre“, “La balia“ e il magnifico “Buongiorno notte“.

La fattura del film è di primo livello. La fotografia- vedi gli squarci sulla magnifica e fiabesca Sicilia- di Pasquale Mari è eccellente e da premio è il montaggio di Francesca Calvelli. Nel ruolo di Elica Sergio Castellitto, seguendo la linea indicata dalla regia, appare intenso, la sua maschera sofferente esprime anche l’ironia di un intellettuale disilluso. Segnaliamo un efficace Sami Frey che impersona con sottile abilità il principe squattrinato. Un apprezzamento particolare per Gianni Cavina che nel ruolo del regista Smamma ci da un ritratto credibile – e per certi aspetti buffo- di un uomo di spettacolo ormai del tutto privo di speranze. Corretti gli altri interpreti.

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