Elisabetta, regina d’Inghilterra
da oltre 50 anni, sosta da sola in un magnifico prato della Scozia.
Questa regnante ha una convinzione incrollabile di rispetto dei suoi
doveri verso il popolo britannico, eppure sente tutto su di sè il peso
della responsabilità che la porta a sacrificare anche i suoi affetti più
cari. In quella solitudine per pochi attimi cede all’emozione e sul suo
volto contratto spunta qualche lacrima ma questa donna non può
permettersi debolezze e in breve tempo la sua espressione cambia, il
volto esprime nuovamente la sicurezza di chi , volente o nolente, deve
esercitare il potere. Questa una scena significativa girata con
particolare. sensibilità dal regista Stephen Frears per il film “The
Queen“.
Il film tratta la notissima vicenda della tragica morte, a seguito di
incidente stradale avvenuto il 31 agosto 1997 a Parigi, di Lady Diana
Spencer, moglie separata di Carlo, primogenito ed erede al trono della
regina Elisabetta. La notizia piomba come un fulmine a ciel sereno
sulla famiglia reale e le reazioni, in vista dei funerali che si
terranno dopo 6 giorni, sono profondamente differenti Carlo, l’ex
coniuge, ne è sconvolto, anche per l’impatto che questa morte potrebbe
avere sui due figli adolescenti , Filippo, il principe consorte della
regina, è infastidito e ostile ad ogni riconoscimento formale per quel
lutto. La regina, è abbastanza contraria ad esternazioni della monarchia
regnante per la nuora scomparsa che in vita con la sua esuberanza e la
sua vita mondana le ha procurato tanti grattacapi e in conseguenza
ritiene che il funerale vada effettuato in forma privata. Comprende il
trauma che stanno subendo il figlio e i due giovani nipoti ma pare
decisa ad evitare coinvolgimenti e si rifugia con la famiglia reale
nella residenza estiva del castello di Balmoral in Scozia. Della partita
fa parte anche il Primo Ministro Tony Blair che viene da un grosso
successo elettorale dell’estate del 1997. Il capo del governo si rende
conto delle reazioni che potrebbe avere l’opinione pubblica rispetto a
questa tragedia, essendo nota la popolarità di cui godeva Lady Diana. Lo
scontro, sia pure tenuto ad un livello di algida dialettica, tra Blair
ed Elisabetta è inevitabile ma quest’ultima non molla, anche se
attraversata da dubbi e contestata con garbo crudele dal figlio Carlo. I
giorni della prima settimana di settembre trascorrono lentamente ma sale
a dismisura il fenomeno mediatico sull’avvenimento. Blair commemora la
principessa scomparsa con parole toccanti, sui giornali e la tv
l’atteggiamento della famiglia reale è quasi sempre duramente criticato.
Infine c’è una certa forma di sollevazione popolare, a Londra innanzi a
Buckingam Palace si raduna una grande folla, dinanzi ai cancelli di quel
palazzo vengono deposti migliaia di mazzi di fiori, spesso accompagnati
da bigliettini che enfatizzano la vita di Diana e lanciano pesanti
accuse sui comportamenti della stessa regina. I rapporti di Elisabetta
con Blair si raffreddano. La regina è sola e si rende lucidamente conto,
al di là di quello che pensa, che si sta creando un pericoloso distacco
tra la monarchia e il popolo inglese. A non molte ore di distanza dal
funerale Elisabetta lascia la Scozia, torna a Londra, pronuncia in
diretta TV un discorso in cui commemora ufficialmente Diana, partecipa
ai funerali di Stato, appiana le divergenze con il primo Ministro. La
regina ne esce sconfitta? Non del tutto, essa ancora una volta ha
dimostrato la sua sensibilità politica e la sua capacità di saper dare
una risposta alle istanze popolari. Resta saldamente sul trono.
Sorretto dalla esemplare sceneggiatura di Peter Morgan, il film di
Frears non si perde in insinuazioni trasversali, non accarezza le vie
facili delle fiction televisive, si sofferma invece con rigore, non
meramente documentaristico, sui personaggi che esercitano il potere,
sulle loro reazioni politiche, ma anche umane, a fronte di un
avvenimento che con il trascorrere dei giorni assume un’importanza
imprevedibile, tale da minacciare la stessa istituzione monarchica.
Esemplare il modo in cui il regista collega le immagini televisive che
descrivono la vita e le circostanze della morte della principessa con
gli atteggiamenti della famiglia reale e dello stesso Blair. E’ una
chiara dimostrazione che i mass media penetrano senza riguardi anche
nella vita dei potenti della terra e ciò non pare proprio un segnale di
progresso. Impeccabile la direzione degli attori da parte di Frears ma
va anche detto che il suo lavoro è facilitato dalla esemplare
professionalità di tutti gli interpreti. Helen Mirren, nel ruolo della
regina, ha conquistato al recente Festival del cinema di Venezia, la
coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, con voto unanime
della giuria internazionale. Giudizio del tutto condivisibile. La Mirren,
senza mai cedere alle tentazioni dell’istrionismo, si identifica nel
personaggio di Elisabetta, carpendone i gesti - perfino il modo di
inforcare gli occhiali - ma riuscendo addirittura, con toni quasi
impalpabili, a farci assaporare tutta la gamma delle sensazioni che
attraversano sia la regina sia la donna in quel particolare momento
storico. Nella parte del principe Filippo James Cromwell riesce con
ammirevole compostezza a darci il ritratto di un regnante non
all’altezza del suo delicato ruolo.
Citiamo infine Peter Morgan che al Festival di Venezia ha vinto
meritatamente il premio per la migliore sceneggiatura.
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