Schneider,
poliziotto in profonda crisi, quasi sempre ubriaco, nel profondo è un uomo
onesto, Si ribella, pur nel suo sfinimento non solo fisico, si batte contro
le distorsioni della giustizia ma sa di non farcela. Come lui stesso dice
nella sequenza iniziale, Dio gli ha voltato le spalle. La conclusione sarà
inevitabilmente tragica. Questi il messaggio, intriso di pessimismo, di
Olivier Marchal, sceneggiatore e regista del film “L’ultima missione“: Il
male pervade ed intriga l’essere umano, il bene, anche con le sue umane
contraddizioni, deve cedergli il passo.
(scheda) |
Olivier
Marchal racconta con emotiva partecipazione questa storia nera
come la pece. E’ il percorso coerente di un regista che anni or
sono è stato un poliziotto, ricavandone traumi che cerca forse
di superare dirigendo film che poco concedono alla speranza di
un futura vera giustizia. E’ una tematica su cui il regista
insiste dopo aver girato 3 anni or sono uno dei maggiori
successi del cinema europeo “36, Quai des Orfevres“. Con questo
film rinnova i fasti del noir di marca francese anche se ancora
una volta indulge troppo alla descrizione super realistica di
scene di violenza che possono talvolta generare rigetto da parte
dello spettatore. Va peraltro posta in evidenza
l’approfondimento del carattere dei personaggi, il suo
soffermarsi sulle loro debolezze senza di sottofondo far
mancare, ove lo script lo consenta, una umana pietà. Il ritmo
non è veloce ma questo tipo di storie del noir transalpino –
vedasi i film diretti dal compianto Jean Pierre Melville -
richiedono una “riflessione“ sul male con tempi adeguati. Una
storia così impostata richiede interpreti completamente
coinvolti che possano dare le giuste tonalità. Il cast è scelto
con indubbia professionalità, i volti sono giusti e la tensione
è assicurata. Daniel Auteil è il tormentato protagonista. Come
nel precedente film dello stesso regista, questo grande attore
fa trasparire, diremmo in modo impressionante, quel misto di
forti emozioni che lo percorrono, dall’abbrutimento dato
dall’alcool alla comprensione umana verso l’infelice Justine,
dalla dignità dell’uomo onesto che respinge la corruzione
all’odio che traspare nel finale del film. Gli tiene, sia pure
in parte, testa la giovane Olivia Bonami che impersona con
sensibilità vibratile il non facile ruolo di Justine. Adeguati
tutti gli altri attori. La fotografia tutta in ombra di Dennis
Roudin rispecchia virtuosamente i contenuti della storia.
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Il film si
dipana su due storie parallele che si svolgono in una Marsiglia triste e
piovosa. La brutta vicenda personale del detective si incentra sulla morte
dell’unica figlia e sulla grave invalidità della moglie a seguito di un
incidente stradale. La vita professionale non va meglio, la sua
intransigenza nel ricercare ad ogni costo autori di sordidi delitti gli
inimica i colleghi, ora disonesti ora compiacenti che sfruttano a loro
vantaggio le sue intemperanze di ubriaco e lo trascinano, senza un’ombra di
pietà, verso l’abisso. Tolto di mezzo come poliziotto della divisione
criminale e relegato un compiti amministrativi Schneider continua
testardamente le sue indagini per scoprire uno spietato serial killer di
donne sole. L’uomo indaga al di fuori dell’ufficialità ma contemporaneamente
a lui chiede soccorso Justine figlia disperata di due persone trucidate,
vent’anni prima sotto i suoi occhi di bambina da un brutale individuo ormai
settantenne. Ricorre a lui perché fu proprio il detective a scoprire a suo
tempo l’infame assassino ed ora quest’ultimo è in procinto di uscire dal
carcere per buona condotta e per i suoi comportamenti da santone pentito.
Schneider individua, nel frattempo, il serial killer di donne ma nella
colluttazione che segue per arrestarlo lo uccide. Invano cerca di dimostrare
la sua buona fede. Ai suoi superiori interessa nascondere tutto per il
motivo che quell’assassino è figlio di un importante personaggio. Esplode
l’ira del detective, le sue escandescenze lo portano al ricovero in una
clinica psichiatrica e al licenziamento. Uscito dal carcere, il settantenne
assassino si mette sulle tracce di Justine con l’intenzione di sopprimerla
vedendo in lei un potenziale pericolo. Schneider è ormai alla disperazione,
sa che deve eliminare quei rappresentanti del male che lo hanno portato alla
rovina o attentano alla vita della sfortunata Justine. Annebbiato
dall’alcool uccide prima il poliziotto che lo ha rovinato poi il persecutore
della ragazza. Ora l’uomo ha esaurito la sua tremenda “missione“, non gli
restano che macerie. Si uccide con un colpo di pistola.
Un film per
adulti che non manca di interessare.
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