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SULLO SCHERMO
"L'ultima missione"
Giustizia in tilt
di Giuseppe Trabace


 

Schneider, poliziotto in profonda crisi, quasi sempre ubriaco, nel profondo è un uomo onesto, Si ribella, pur nel suo sfinimento non solo fisico, si batte contro le distorsioni della giustizia ma sa di non farcela. Come lui stesso dice nella sequenza iniziale, Dio gli ha voltato le spalle. La conclusione sarà inevitabilmente tragica. Questi il messaggio, intriso di pessimismo, di Olivier Marchal, sceneggiatore e regista del film “L’ultima missione“: Il male pervade ed intriga l’essere umano, il bene, anche con le sue umane contraddizioni, deve cedergli il passo.

(scheda)

Olivier Marchal racconta con emotiva partecipazione questa storia nera come la pece. E’ il percorso coerente di un regista che anni or sono è stato un poliziotto, ricavandone traumi che cerca forse di superare dirigendo film che poco concedono alla speranza di un futura vera giustizia. E’ una tematica su cui il regista insiste dopo aver girato 3 anni or sono uno dei maggiori successi del cinema europeo “36, Quai des Orfevres“. Con questo film rinnova i fasti del noir di marca francese anche se ancora una volta indulge troppo alla descrizione super realistica di scene di violenza che possono talvolta generare rigetto da parte dello spettatore. Va peraltro posta in evidenza l’approfondimento del carattere dei personaggi, il suo soffermarsi sulle loro debolezze senza di sottofondo far mancare, ove lo script lo consenta, una umana pietà. Il ritmo non è veloce ma questo tipo di storie del noir transalpino – vedasi i film diretti dal compianto Jean Pierre Melville - richiedono una “riflessione“ sul male con tempi adeguati. Una storia così impostata richiede interpreti completamente coinvolti che possano dare le giuste tonalità. Il cast è scelto con indubbia professionalità, i volti sono giusti e la tensione è assicurata. Daniel Auteil è il tormentato protagonista. Come nel precedente film dello stesso regista, questo grande attore fa trasparire, diremmo in modo impressionante, quel misto di forti emozioni che lo percorrono, dall’abbrutimento dato dall’alcool alla comprensione umana verso l’infelice Justine, dalla dignità dell’uomo onesto che respinge la corruzione all’odio che traspare nel finale del film. Gli tiene, sia pure in parte, testa la giovane Olivia Bonami che impersona con sensibilità vibratile il non facile ruolo di Justine. Adeguati tutti gli altri attori. La fotografia tutta in ombra di Dennis Roudin rispecchia virtuosamente i contenuti della storia.
 

Il film si dipana su due storie parallele che si svolgono in una Marsiglia triste e piovosa. La brutta vicenda personale del detective si incentra sulla morte dell’unica figlia e sulla grave invalidità della moglie a seguito di un incidente stradale. La vita professionale non va meglio, la sua intransigenza nel ricercare ad ogni costo autori di sordidi delitti gli inimica i colleghi, ora disonesti ora compiacenti che sfruttano a loro vantaggio le sue intemperanze di ubriaco e lo trascinano, senza un’ombra di pietà, verso l’abisso. Tolto di mezzo come poliziotto della divisione criminale e relegato un compiti amministrativi Schneider continua testardamente le sue indagini per scoprire uno spietato serial killer di donne sole. L’uomo indaga al di fuori dell’ufficialità ma contemporaneamente a lui chiede soccorso Justine figlia disperata di due persone trucidate, vent’anni prima sotto i suoi occhi di bambina da un brutale individuo ormai settantenne. Ricorre a lui perché fu proprio il detective a scoprire a suo tempo l’infame assassino ed ora quest’ultimo è in procinto di uscire dal carcere per buona condotta e per i suoi comportamenti da santone pentito. Schneider individua, nel frattempo, il serial killer di donne ma nella colluttazione che segue per arrestarlo lo uccide. Invano cerca di dimostrare la sua buona fede. Ai suoi superiori interessa nascondere tutto per il motivo che quell’assassino è figlio di un importante personaggio. Esplode l’ira del detective, le sue escandescenze lo portano al ricovero in una clinica psichiatrica e al licenziamento. Uscito dal carcere, il settantenne assassino si mette sulle tracce di Justine con l’intenzione di sopprimerla vedendo in lei un potenziale pericolo. Schneider è ormai alla disperazione, sa che deve eliminare quei rappresentanti del male che lo hanno portato alla rovina o attentano alla vita della sfortunata Justine. Annebbiato dall’alcool uccide prima il poliziotto che lo ha rovinato poi il persecutore della ragazza. Ora l’uomo ha esaurito la sua tremenda “missione“, non gli restano che macerie. Si uccide con un colpo di pistola.

Un film per adulti che non manca di interessare.

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