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L'umanità dell'asino

 

Aveva piovuto tutta la notte e parte della prima mattina, ma finalmente sul tardi la pioggia era cessata, le nuvole si erano diradate, l’aria era diventata pulita trasparente chiara, nel paese i venditori ambulanti si erano messi sulla via per vendere la loro mercanzia a gran voce.

La gente rincuorata dal cambiamento del tempo si era fatta sull’uscio ed incoraggiata andava per strada per le proprio incombenze mentre i ragazzi erano usciti da casa per organizzarsi a giocare.

Un barocciaio dovendo portare delle botti di vino al paese vicino affacciandosi alla porta decise di assolvere l’impegno preso. Andò nella stalla prese il vecchio asino lo imbrigliò e lo attaccò al carro, sedendosi a cassetta prese le redini e si accinse ad uscire da paese. Paziente l’asino cominciò a tirare il carico; il barrocciaio nel mentre con la frusta in mano gli carezzava i fianchi per fargli intendere che era presente e che non avrebbe sopportato bizze.

Lasciarono alle spalle il paese con i suoi rumori e si immisero su una strada battuta ancora bagnata dalla recente pioggia. Il carro camminava con le ruote poste su solchi già percorsi da decenni da altri carri, la strada era fiancheggiata da una distesa di campi e qua e la s’intravedevano macchie di rosso dovuto ai papaveri e più in la invece da margherite ora bianche ora gialle.

L’asino procedeva ma purtroppo il carico era molto pesante camminava riunendo tutte le sue forze, ma ad un tratto le zampe anteriori scivolarono sul terreno bagnato, il barrocciaio con colpi di frusta sulla schiena lo incitò a raddrizzarsi. Il povero asino si rimise in piedi ma andare avanti era un calvario, il padrone faceva schioccare la frusta sul suo dorso, ad un tratto puntando le zampe l’asino si voltò ragliando come per dire che stava andando avanti con tutte l sue forze, ma il barrocciaio di animo poco sensibile non capì ne il linguaggio ne le sofferenze dell’asino, questo davanti all’insensibilità del padrone dovette abbassare la testa ed andare avanti trascinandosi dolorosamente.

Vicino alla strada percorsa dal barocciaio c’era uno stagno dove aveva preso dimora un rospo, questo volendo conoscere cosa c’era al di la di quel posto saltellando raggiunse i campi invogliato dall’erba ancora umida e da qualche raggio di sole, si allontanò ma poi volendo tornare indietro purtroppo si accorse di avere  perduto la strada. Saltellava qua e la confuso, ora andava a destra ora a sinistra camminava alla ventura ad un tratto invece di ritrovare lo stagno si trovò davanti tre  ragazzini, questi appena lo videro cominciarono a  rincorrerlo due di essi si munirono di pietre e l’altro di un lungo bastone e cominciarono a tallonarlo. Il povero rospo capì che si era emesso in una brutta situazione saltava a zig-zag cercando di disorientarli una volta si nascose sotto delle foglie d’acanto, ma i ragazzi cercandolo lo trovarono e gli tirarono una pietra senza scolpirlo, il rospo saltellando ancora provò a mettersi sotto una grossa roccia che affiorava dal terreno, ma fu stanato dal bastone da uno dei ragazzi; costretto a lasciare anche quel rifugio ricominciò a saltellare, voleva confonderli, ma non ci riusciva era una battaglia impari lui che voleva scappare ed invece i ragazzi che lo volevano morto. Il rospo era stanco fu costretto a rallentare la sua corsa e quindi fu facile preda e colpito da una pietra ad una zampetta continuò il suo saltellare anche con la zampetta rotta.

Poi raccogliendo tutte le sue forze con un balzo andò a finire sulla strada dentro la carreggiata.

Nel frattempo si avvicinava l’asino con il suo carico, questi camminava con la testa bassa a ciondoloni per suo grande travaglio, vide il rospo gli andò vicino con la testa e notò la sua misera condizione il rospo lo guardò dolorante quasi a  chiedere aiuto e comprensione .

Le loro sofferenze attraverso gli sguardi si fusero in un solo straziante spasimo erano ambedue allo stremo delle loro forze. L’asino gli alitò attraverso la frogia un po’ del suo calore e poi con la punta della lingua gli toccò il dorso come per digli coraggio e poi riunendo tutte le sue forze mentre sentiva tutti i muscoli del suo corpo dilaniati, sollevò le ruote del carro che stavano sulla carreggiata per non schiacciarlo.

Il barrocciaio non capì il perché l’asino avesse deviato dalla carreggiata e ricominciò disumanamente con le frustate.

I ragazzi osservando capirono la scena ebbero una presa di coscienza e sentirono dal profondo del loro cuore una voce che diceva: “ siate buoni amate il creato”.

Il più grande dei ragazzi disse andiamo a casa perché il sole sta per tramontare ed i nostri genitori ci aspettano. Il barocciaio vedendo apparire da lontano il campanile della chiesa e i tetti del paese dove si doveva recare, si rallegrò e smise di dare frustate, pensava che fra poco sarebbe arrivato, il padrone l’avrebbe pagato e poi si sarebbe affrettato ad andare all’osteria dove dei cari amici l’aspettavano seduti ad un tavolo con un fiasco di vino e le carte per giocare.

L’asino ora camminava sempre più lentamente arrancava ansando sfinito poi ad un tratto cadde a terra e non si rialzò più.

IL sole si nascose dietro una nuvola dopo aver osservato l’immane tragedia della miseria umana.

Mimma Anello