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I MOLTI TALENTI DI UNA ITALIANA di Lea Mina Ralli
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Morena a quattordici anni lavorava presso una stilista di Venezia e ricamava vestiti da sera. Era un lavoro di attenzione e di grande precisione e la Signora, proprietaria di uno dei più prestigiosi Atelier di alta moda, aveva affidato quel delicato lavoro alla giovanissima lavorante perché bastò il periodo di prova per indovinarne la predisposizione. Nell’assumerla non aveva avuto alcun dubbio. Era educata e amava l’ordine, anzi, era persino puntigliosa nell’eseguire alla perfezione il tracciato predisposto su stoffe leggere e, talvolta, trasparenti e la mano doveva essere delicata per non sciuparla.
Spesso
prendeva anche l’iniziativa di modificare il ricamo o i colori per
migliorane il risultato e sempre otteneva il consenso della
Direttrice. Morena agucchiando con pajette e perline sapeva armonizzare col colore di base, il centinato, le volute e i riccioli che ogni ricamo richiedeva e i risultati erano superbi,. mai pacchiani e ogni “ Signora” sapeva di indossare un capo unico. La giovanissima lavorante era svelta e precisa, ma la sua paga era talmente irrisoria che quando ebbe l’occasione di entrare nel grande Cotonificio non ci pensò due volte perché si era in tempo di guerra e suo padre, richiamato alle armi, era dovuto partire rammaricato di dover lasciare la moglie i figli ad affrontare le difficoltà del momento. Sua madre che aveva fatto la tessitrice in gioventù riattivò il suo telaio per realizzare tessuti a richiesta, senza uscire di casa cosicché poteva badare ai figli minori e Morena che era la più grande entrò nella fabbrica dove il lavoro non mancava, ma non vi trovò il lavoro artistico/creativo della Stilista. Vi restò cinque anni e nel frattempo pure il laboratorio casalingo della mamma prese maggior avvio e furono assunte delle lavoranti e anche Morena collaborava non smettendo d’ ingegnarsi a cucire i suoi abiti che con le sue abili mani e il suo acume riusciva a rendere eleganti e originali. Bisogna dire che era dotata di una figura ben proporzionate e slanciata, che pure un semplice abitino, indossato da lei, acquistava maggior pregio. La sua vita trascorreva tra lavoro e casa e, l’unico suo rimpianto era quello di non aver potuto proseguire gli studi nei quali sarebbe riuscita benissimo. La sua sete di cultura la portava a leggere molto e questo le fece acquisire un distinto modo d’interloquire aiutato dal suo accento veneto che non la faceva mai sfigurare nelle conversazioni fra amici della sua età. Fu proprio in una di queste comitive giovanili che incontrò Franco un bel ragazzo che si stava per laureare in ingegneria e che fu colpito dalla avvenente ragazza. I due giovani si piacquero, s’innamorarono e il loro fidanzamento trascorse sereno e senza problemi, facendo progetti per il futuro allorché egli avesse trovato una sistemazione adeguata alla laurea che avrebbe conseguita. Dopo la tesi cominciarono a pensare al matrimonio. La ricerca di una occupazione fu, per il giovane ingegnere più problematica di quanto pensassero e dopo varie speranze e delusioni , si delineò l’opportunità di essere assunto da una prestigiosa azienda italiana con sede in Australia. Questo sconcertò la famiglia di Morena che non accolse di buon grado la decisione dei giovani di sposarsi ed emigrare. Ma dopo un po’ di tira e molla i fidanzati ebbero la meglio, assicurando i rispettivi genitori che appena sarebbe stato loro possibile sarebbero rientrati in Patria. La cerimonia fu commovente e la felicità degli sposi, belli e giovani, mise fine ai dubbi degli anziani. Partirono, infatti dopo poco tempo, raggiungendo la terra lontana ove si prospettava la possibilità di un buon futuro che avrebbe data pure la certezza di trovare subito una comoda casa. Superando con buona volontà i disagi della lingua e del clima diverso, s’inserirono perfettamente e con l’avanzare degli anni si adeguarono a nuovi sistemi e a nuove tradizioni. In quella realtà si realizzarono entrambi, mantenendo intatto l’orgoglio di essere italiani e strinsero amicizia con altre famiglie di residenti e connazionali e la nostalgia dei primi tempi finì con lo stemperarsi nei teneri ricordi della loro gioventù e mai ebbero a pentirsi della scelta fatta. Tanto più dopo la nascita della figlia che fece dileguare il desiderio di un ritorno definitivo in Patria compensato dal frequente scambio di fotografie e lettere sempre affettuose fra parenti e amici con parentesi vacanziere da ambo le parti. Le capacità manuali della signora italiana dal dolce sorriso, furono ben presto conosciute e, di buon grado, lei fu pronta a mettere a loro disposizione il suo estro e la sua genialità nel confezionare abiti da sposa e da cerimonia dove esplicare la sua costante capacità creativa. Ha persino organizzato Corsi di lingua italiana dove insegna il dolce idioma e, dopo l’avvento dell’era informatica, in una età più matura, ella non ha perduto ancora la voglia d’imparare cose nuove restando al passo coi tempi con la soddisfazione di poter navigare in Internet, raggiungendo facilmente ogni punto della terra, specialmente le località delle sue radici. |