chiudi


Rione Ripa - XII

 
 
 
 

Ripa è rione fluviale perché col fiume ha sempre avuto un legame fortissimo, lo attesta anche lo stemma che rappresenta una ruota di timone da barcone.
Il primo insediamento avvenne nella Roma del Foro Jugario e, memorie archeologiche che vi sussistono, dimostrano che dallo scalo Tiberino partirono e giunsero per compiere le loro eroiche imprese miti e santi e, per più prosaici rapporti, i commercianti di tutte le epoche.
Si deve ai Re etruschi la prima sistemazione della zona perché organizzarono il primo porto sul Tevere e vi costruirono accanto i templi della Fortuna, della Mater Matula e del dio fluviale Portunus, per il quale si organizzavano grandi festeggiamenti periodici.

 
 
 
 
 

Dai Porti Teverini al Velabro, dall’Aventino al Circo Massimo, è un susseguirsi di partenze e arrivi ( di extracomunitari si direbbe oggi ) che per i più svariati motivi erano attirati da Roma e proprio il Fiume permetteva scambi di genti e di commerci.
Nell’area arcaica di Sant’Omobono si sono ritrovate iscrizioni tracciate col primo alfabeto di tipo euboico ed anche i resti di ceramica corinzio ionica e oggetti fenici e egiziani perché nella zona si svolgevano i commerci fenicio/punici.
Leggende e tradizioni sono nate in questo territorio comprendente il monte Aventino e questa parte di Tevere. La stessa Isola Tiberina è legata alla leggenda che racconta come sia sorta dai covoni di grano e fieno posseduti dal despota Tarquinio il Superbo, spodestato dal popolo stanco dei suoi soprusi e che per sfregio, gettò i raccolti delle sue terre in quel punto del Tevere che facendo massa hanno dato vita a un canneto stabile e poderoso e che fu scelto per eclissarsi dal serpente di Epidauro mentre veniva trasportato a Roma per via fluviale.   
Altra storia quella del brigante Caco che viveva in una caverna del sovrastante monte Aventino depredando degli armenti i pastori romani.
Fanno parte di eventi grandiosi l’approdo di Enea sulla riva teverina, la traversata a nuoto di Orazio Coclite, quella a dorso di cavallo di Clelia per sfuggire a Porsenna; di battaglie e eroismi ne è piena la storia in un susseguirsi di avvenimenti che sono alle origini di Roma.  
Templi, archi, colonne sono legati a storie di eroi deificati dal consenso popolare; l’infinito numero di chiese e conventi sopravvenute col cristianesimo e, spesso ricostruite sugli antichi templi ivi esistenti, raccontano riti pagani e processioni cattoliche.
Nell’antico spazio Ortaccio degli ebrei, così detto perché cimitero ebraico di valle Murcia sull’Aventino, oggi sorge il magnifico Roseto di Roma, voluto dalla contessa Mary Senni, a poca distanza dalle chiese dei SS.Alessio e Bonifacio, di S. Sabina, di S. Prisca ( del III sec), di S. Anselmo officiata dai benedettini.
Sulla piazza Cavalieri di Malta si erge il complesso di proprietà dell’Ordine che oltre la chiesa di S. Maria detta Aventina, comprende il Palazzo del Priorato con le insegne e la Croce di Malta che svetta dall’alto.

La ristrutturazione della chiesa fu affidata nel 1765 al Piranesi che edificò anche il palazzo e escogitando una veduta insolita e suggestiva della Basilica di S. Pietro che appare guardando dal buco della serratura del magnifico portale d’ingresso.

Scendendo per il Clivus Publicius si raggiunge la chiesa di Santa Maria in Cosmedin eretta nel luogo ove esisteva l’Ara Maxima di Ercole e nel cui portale sta incassato il Mascherone di pietra conosciuto come la Bocca della verità che da nome alla piazza


L’ISOLA TIBBERINA
 

Un Santuario nell'antica Grecia
l'aveveno creato p'Esculapio
e a simulacro de quer gran dottore
veniva venerato un serpentone.


Un giorno fu richiesto a quella gente
d'imbarcà su 'na nave er Dio serpente
che commodo fu messo fra le ceste
mannato a Roma come “ferma peste”.


La bestia stette bòna tutto er viaggio
ma poi arivanno sotto l'Aventino
guizzò ner fiume come un lattarino
e sverto s'inguattò in mezzo ar canneto

ch'aricopriva l'Isola ar compreto.

Da quer momento nun fu più trovato
tanto che parve un zegno d'Esculapio
pé fa' capi ch'era predestinato

er primo ospedale che poi ce fu creato.

Cosicché l'Isola fra l’antichità
tiè ancora l’ospedale der passato,
ma grazziaddio assai rimodernato.

 

antistante e dove sono ancora il tempio a Ercole Vincitore ritenuto erroneamente dedicato a Vesta e i resti della chiesa di S. Maria Egiziaca ricavata dal tempio di Portunus. Un’arcata del Ponte Rotto resta a ricordare le feste che si celebravano sul fiume in onore del Dio e il ponte Palatino sorse in seguito a sostituirlo e su quest’ultimo si sono disputate fitte sassaiole fra i trasteverini e i marmorari del Testaccio.
Questa la limitazione di Ripa: piazza della Consolazione, via dei Fienili, via S. Teodoro, via dei Cerchi, piazza porta Capena, viale Aventino, piazza Albania, largo Manlio Gelsomini, via Mormorata, piazza dell’Emporio, ponte Sublicio, isola Tiberina, ponte Fabricio, piazza monte Savello, Vico Iugario.
 

APPROFONDIMENTI
Il Ghetto, fu costruito da Paolo IV che nel 1555, appena eletto che decise di rinchiudervi tutti gli ebrei viventi a Roma che ammontavano a oltre tremila persone. L’area di circa tre ettari si estendeva tra piazza Giudea ( Santa Maria del Pianto ) il Portico d’Ottavia e le rive del Tevere dinanzi all’isola Tiberina, era circondata da catene e con cinque portoni che venivano chiusi ogni sera. Gli Ebrei potevano lasciare il ghetto solo in ore stabilite del giorno e, quando uscivano, gli uomini dovevano portare un berretto giallo e le donne uno scialle dello stesso colore. Il "claustro" finì con Pio IX nel 1870.