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Rione Ponte - V

1. Febbraio 2008

 
Il nome del Rione si riferisce a ponte S.Angelo quando quest’ultimo faceva parte di Campo Marzio nella Regia 1X augustea e i Rioni erano 11.
Esso si snoda seguendo il corso del Tevere protetto dalle Mura Aureliane ove, oltre la Porta Cornelia, si aprivano altre posteruole.

 
 
 
 

La più importante era la Domitia in prossimità dell’approdo che permetteva alle imbarcazioni di scaricare i materiali da costruzione per gli edifici del Campo Marzio, specialmente marmi e colonne.
Sul Lungotevere dei Tebaldi, dal ponte Agrippa a quello di Nerone, vi era uno spazio sacro ove si teneva la rituale corsa del Trigarium dell’Octobre equus che terminava portando rapidamente il cavallo di destra della Triga vittoriosa al Campo Marzio per sacrificarlo a Marte sgocciolandone il sangue della coda nel focolare dedicato al dio.
Altri culti arcaici si celebravano a Ponte fra cui quello di Dite e Proserpina o alle Nixae fra un tripudio di folla delirante.
La zona era attraversata da un canale a cielo aperto che convogliava nel Tevere le acque in eccesso, dal lontano stagno di Agrippa alle Porticus maximae, che collegavano fra loro i molti Portici dell’epoca.
Il Rione Ponte era avvantaggiato anche dal facile reperimento di acqua di fiume da parte dei popolani che si erano riversati in questa parte di Roma dopo essere fuggiti dalle colline saccheggiate dagli invasori goti e bizantini.

BIONNO TEVERE …NUN ZEI PIU’ TU

Tevere mio che scivoli pé Roma
e la taji pé mezzo tutta quanta
sopra quell’acqua torbida, no…dorata
quanta mai Storia ce trovi accumulata.

T’ha colorata la tera pozzolana
che da le cave veniva scorticata
e poi serviva a fabbrica’ le case
cor quer colore rosso che ce piace.

Quanti ricordi, leggènne e dicerie
hai fatte nasce sopra quele rive
e li romani che poi so' paciocconi
te vònno bene e te scriveno canzoni

che canteno affacciati da le sponne.
Ma tu, pacioso, nun jé pòi arisponne
artrimenti diressi: "Gente bella
Io v'aringrazzio de 'sta sentinella,

ma sì m'amate tanto, perché ancora
nun m'aridate prestiggio com'allora
quanno che d'ero assai conziderato,
ero pescato e puro navigato?

Sento discorzi, proposte e inizziative
che, a la fine, nun so' mai costruttive
perché er tempo se seguita a ammucchia'
senza decide quer che s'ha dda fa'.
E io ce soffro...scusateme, ma è vero
vedenno che tutto s'ariduce a zero”.

Colonie di marchigiani e toscani vi presero stabile dimora dando vita a varie attività; i fiorentini, specialmente impiantarono sul Tevere la Mola e il ponte di ferro per poterlo attraversare e fu detto del Soldino perché di tanto era il pedaggio per chi lo percorreva e dopo un contratto di 99 anni, fu demolito il 15 luglio 1941 mentre la Chiesa a via Monserrato ancora esiste. Le processioni s’incontravano di frequente in gai e improvvisati teatrini oppure tristemente funebri come quelle che si organizzavano per ogni condannato a morte che si concludevano nella piazza S. Angelo dove avveniva l’impiccagione davanti alla folla attirata dallo “spettacolo”.

I supplizi più atroci furono la strage dei Borgia e, per l’anima della giovane Beatrice, ogni anno si ripetono Messe di suffragio. Dopo che la sede Papale dal Laterano si trasferì in Vaticano, Ponte acquistò sempre più importanza, le sue strade furono raddrizzate e pavimentate nei papati di Sisto IV e Sisto V per agevolare il cammino dei pellegrini che si recavano a San Pietro. L’acqua che, qui, più facilmente poteva essere presa direttamente dal Tevere favorì anche l’insediamento degli artigiani e le targhe di alcune strade stanno a ricordare i Coronari, i Pianellari, i Cestari, i Giubbonari, i Falegnami, i Sellari ed altri ancora che costituirono delle vere Accademie che avevano l’obbligo di contribuire insieme agli ebrei del Ghetto allo sfarzoso allestimento del Carnevale romano che si svolse dal XII al XVI secolo. Non solo le interminabili parate di equipaggi e stendardi multicolori delle loro Confraternite, riscuotevano l’ entusiasmo dei romani, ma pure i giuochi ludici dei migliori atleti che erano Miti al pari dei calciatori odierni. L’epilogo, purtroppo, era quasi sempre cruento perché nella gara del maiale, che veniva rincorso dalle carrozze in una discesa spericolata al traguardo del Monte Testaccio, molti partecipanti perdevano la vita come la povera bestia che era il trofeo per il vincitore. Nella zona vi sono ancora i discendenti degli estrosi e capaci artigiani detti Artisti che dal ferro, dal legno,dalla terracotta e dai pellami sapevano trarre i capolavori che sono nelle numerosissime chiese dedicate a Santi e Madonne. Impossibile nominarle tutte perché, ognuna, rappresenta uno specifico scorcio storico e di costume, ma qualcuna va ricordata per dovere di cronaca: San Luca, Sant’Apollinare, La Madonna dell’Anima, La Madonna della Pace e altre decine.

Approfondimenti

Nel cuore del Rione Ponte, in un contesto lussureggiante e straordinario, sorsero fin dal 400 palazzi di ricche famiglie e molti furono dimore di Papi e di cortigiane e che oggi è possibile visitare attraverso prenotazioni e visite guidate. A Via dei Coronari è visibile ancora la casa di quella Fiammetta che morì ricchissima avendo avuto come amanti, prima l’Ammannati e successivamente il bel Duca Valentino figlio di papa Borgia.
Nella via della Maschera d’oro, il Palazzo Cesi, mostra ancora sul portone lo stemma di Clemente VII e oggi vi è la Sede del Consiglio della Magistratura Militare e gli Uffici Giudiziari Militari Superiori; questo palazzo ha avuto varie vicissitudini essendovi stata lungamente la Depositeria Urbana dei Pegni e per 35 anni è stata la sede del Tribunale Supremo Militare e la Procura Militare di Roma. La vernice ha però ricoperta la facciata istoriata, nascondendo le decorazioni che rappresentavano scene di storia romana, di guerra, di caccia e di sacrifici. Questi abbellimenti pittorici erano il vanto delle ricche famiglie che le abitavano e che si avvalevano dell’opera dei più grandi artisti per mostrare l’opulenza del loro stato.

La medesima considerazione vale per le dimore delle illustri Casate che sono un numero infinito e che si ergono lungo le antiche strade e nei vicoli: Corso V. Emanuele II, Corso Rinascimento, Banchi Vecchi, Banchi Nuovi, Piazza Farnese, piazza Sforza Cesarini, piazza Cancelleria, via Giulia (dove al numero civico 34 nacque Papa Pacelli l’11 marzo 1876) sono solamente un accenno. Fortunatamente ora è possibile accedervi in visite coordinate cosicché affreschi, fontane, colonne, sculture, quadri, edicole e mascheroni, custoditi gelosamente per anni, si concedono all’ammirazione di estimatori e curiosi.

Anche Ponte è stato soggetto a cambiamenti e trasformazioni, pur conservandone la storia non solo nei riti pagani, ma pure nella religiosità fraterna e umana di San Filippo Neri, il caro Pippo Bono della povera gente. Cose e fatti che si ritrovano in racconti e leggende, allegre e tragiche, mentre le tradizioni si conservano ancora, ad esempio la vendita delle candele nella ricorrenza di Santa Lucia dinanzi alla chiesa omonima.

I confini di Ponte sono: fiume Tevere, via del cancello, via dell’Orso,Via dei Portoghesi, via dei Pianellari, piazza e via S,Agostino, piazza delle Cinque Lune, piazza S.Apollinare, piazza e via di Tor Sanguigna, largo Febo, via S.Maria dell’Anima, via Tor Mellina, via della Pace, piazza del Fico, via del Corallo, via del Governo vecchio, piazza dell’Orologio, via dei Filippini, piazza Chiesa nuova, vicolo Cellini, Via banchi vecchi, vicolo della Scimmia.