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Rione Ponte - V |
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1. Febbraio 2008 | |||||||||||
La più importante
era la Domitia in prossimità dell’approdo che permetteva alle
imbarcazioni di scaricare i materiali da costruzione per gli edifici del
Campo Marzio, specialmente marmi e colonne.
Colonie di marchigiani e toscani vi presero stabile dimora dando vita a varie attività; i fiorentini, specialmente impiantarono sul Tevere la Mola e il ponte di ferro per poterlo attraversare e fu detto del Soldino perché di tanto era il pedaggio per chi lo percorreva e dopo un contratto di 99 anni, fu demolito il 15 luglio 1941 mentre la Chiesa a via Monserrato ancora esiste. Le processioni s’incontravano di frequente in gai e improvvisati teatrini oppure tristemente funebri come quelle che si organizzavano per ogni condannato a morte che si concludevano nella piazza S. Angelo dove avveniva l’impiccagione davanti alla folla attirata dallo “spettacolo”. I supplizi più atroci furono la strage dei Borgia e, per l’anima della giovane Beatrice, ogni anno si ripetono Messe di suffragio. Dopo che la sede Papale dal Laterano si trasferì in Vaticano, Ponte acquistò sempre più importanza, le sue strade furono raddrizzate e pavimentate nei papati di Sisto IV e Sisto V per agevolare il cammino dei pellegrini che si recavano a San Pietro. L’acqua che, qui, più facilmente poteva essere presa direttamente dal Tevere favorì anche l’insediamento degli artigiani e le targhe di alcune strade stanno a ricordare i Coronari, i Pianellari, i Cestari, i Giubbonari, i Falegnami, i Sellari ed altri ancora che costituirono delle vere Accademie che avevano l’obbligo di contribuire insieme agli ebrei del Ghetto allo sfarzoso allestimento del Carnevale romano che si svolse dal XII al XVI secolo. Non solo le interminabili parate di equipaggi e stendardi multicolori delle loro Confraternite, riscuotevano l’ entusiasmo dei romani, ma pure i giuochi ludici dei migliori atleti che erano Miti al pari dei calciatori odierni. L’epilogo, purtroppo, era quasi sempre cruento perché nella gara del maiale, che veniva rincorso dalle carrozze in una discesa spericolata al traguardo del Monte Testaccio, molti partecipanti perdevano la vita come la povera bestia che era il trofeo per il vincitore. Nella zona vi sono ancora i discendenti degli estrosi e capaci artigiani detti Artisti che dal ferro, dal legno,dalla terracotta e dai pellami sapevano trarre i capolavori che sono nelle numerosissime chiese dedicate a Santi e Madonne. Impossibile nominarle tutte perché, ognuna, rappresenta uno specifico scorcio storico e di costume, ma qualcuna va ricordata per dovere di cronaca: San Luca, Sant’Apollinare, La Madonna dell’Anima, La Madonna della Pace e altre decine.
La medesima considerazione vale per le dimore delle illustri Casate che sono un numero infinito e che si ergono lungo le antiche strade e nei vicoli: Corso V. Emanuele II, Corso Rinascimento, Banchi Vecchi, Banchi Nuovi, Piazza Farnese, piazza Sforza Cesarini, piazza Cancelleria, via Giulia (dove al numero civico 34 nacque Papa Pacelli l’11 marzo 1876) sono solamente un accenno. Fortunatamente ora è possibile accedervi in visite coordinate cosicché affreschi, fontane, colonne, sculture, quadri, edicole e mascheroni, custoditi gelosamente per anni, si concedono all’ammirazione di estimatori e curiosi.
Anche Ponte è stato soggetto a
cambiamenti e trasformazioni, pur conservandone la storia non solo nei
riti pagani, ma pure nella religiosità fraterna e umana di San Filippo
Neri, il caro Pippo Bono della povera gente. Cose e fatti che si
ritrovano in racconti e leggende, allegre e tragiche, mentre le
tradizioni si conservano ancora, ad esempio la vendita delle candele
nella ricorrenza di Santa Lucia dinanzi alla chiesa omonima.
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