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Rione di S. Eustachio - VIII

S. EUSTACHIO VIII

Il Rione S. Eustachio è sorto sulle rovine più importanti di Roma e si presenta con una lunga striscia di territorio che si snoda nella parte più centrale; anticamente questa area era compresa nella IX regione augustea, poi divenne l’VIII delle 13 urbane alle quali nel 1585 Sisto V aggiunse Borgo che, a quel tempo, era la XIV.
Quanto vi era costruito antecedentemente è riemerso in parte dagli scavi che sono di grande interesse storico come le Terme di Agrippa quelle di Nerone e il Teatro di Pompeo.
Sui cimeli di epoca romana si sono aggiunte le costruzione barocche, rinascimentali e liberty, che insieme formano le attrazioni della Capitale.
Piazze artistiche, palazzi principeschi, fontane fantasiose e chiese tappezzate di opere d’arte di ogni epoca; da non tralasciare anche i vicoli caratteristici de Rioni del centro che hanno la loro ragion d’essere… e che coi loro aneddoti completano la storia seriosa che si apprende nella visita di musei e centri culturali e artistici.
Piazza Sant'EustachioLa casa del Burcardo a via del Sudario, ad esempio, ospita la Biblioteca e il Museo teatrale della S.I.A.E. con una storia che vale conoscere perché era la casa, con Torre annessa, che nel 1503 si fece costruire il cerimoniere di Papa Alessandro VI, Giovanni Burkardt, nato a Strasburgo che in latino suona Argentoratum.
Per cui la zona si chiamò Torre Argentina e il nome fu dato anche al Teatro di Roma che si trova nella piazza omonima e che fu edificato nel 1731 su progetto di Girolamo Theodoli; rimodernato recentemente in tutta la struttura, possiede ora un modernissimo impianto di acustica.
Un altro Teatro è il Rossini in piazza Santa Chiara che è l’unico in cui si recita in romanesco e che fu tenuto a lungo da Checco e Anita Durante.
Il Teatro Valle, nella omonima strada, era stato costruito in legno nel 1726 dall’architetto Tommaso Morelli su Ordine di un Capranica junior per emulare suo padre che aveva fondato nel 1678 il Teatro Capranica.
Sul lato nord dell’area sacra, sotto il piano stradale, si possono vedere i resti di un ambulacro coperto detto Hecatostylon, perché formato da 100 colonne, chiamato dal Coarelli: Porticus Lentolorum ; nel medioevo i portici furono distrutti e i relativi avanzi sono lungo le vie del Sudario, dell’Argentina e degli Staderari.
San Lorenzo in LucinaLa zona un tempo mostrava numerose torri che s’innalzavano su case importanti divise fra loro da orti e ballatoi e che stridevano accanto alle misere abitazioni di povera gente.
Furono vari Papi che, allargando e pavimentando le strade, diedero un migliore assetto al territorio facilitando la  costruzione di residenze cardinalizie e nobiliari e chiese monumentali di vasta importanza. Sant'Eustachio, detta Platania per gli alberi attorno ove nel medioevo si svolgeva la cerimonia del “Dottorato” che veniva conferito agli studenti della Sapienza al termine degli studi accademici; Sant’Ivo, avvocato dei poveri, alla Sapienza; S. Luigi dei francesi, nella vecchia via Saponara (così chiamata perché vi si fabbricava il sapone).
Sant’Andrea della Valle dal nome del Cardinale della Valle, Santa Maria in Aquiro; quella di Sant’Agostino, accanto alla quale ora si trova la Biblioteca Angelica che conserva vari manoscritti di Cola di Rienzo, del Tasso e di Sisto V e che ospita pure l’Accademia Arcadia coi ritratti di poeti appartenenti al sodalizio.
Piazza della MinervaAll’uscita sinistra della chiesa vi è una lapide che ricorda i Caduti della guerra 1915-18 non solo di S. Eustachio, ma anche di Regola, Parione, Campo Marzio.
Gli abati di Farfa possedevano in questa parte di Roma case e giardini e anche piccole chiese come S.Maria in Cellis, S. Benedetto in loco qui dicitur Scorticlaro, S. Salvatore in Thermos e S. Biagio.
Nei muri di molti fabbricati vi sono ancora affisse le lapidi con la raccomandazione di non gettare rifiuti sulle strade e ciò non soltanto in questo rione.
Scorticlariis ( da scortum) era il luogo ove risiedevano i lavoratori del cuoio e la zona andava da piazza in Agone fino a via Pontificalis includendo piazza Madama (ex Lombardia) Tor Sanguigna e piazza S. Apollinare. Nel Rione è accorpato il Panteon che fu eretto, in onore agli Dei, dal grande e generoso Vipsanio Agrippa, genero di Augusto Ottaviano nel terzo suo consolato, 26 anni prima dell’era cristiana.
Da notare come nomi di animali si ritrovino nei toponimi stradali e nelle fontane, specie in alcune di finissima fattura che sono nei cortili interni dei palazzi: via della Palombella,via della Scrofa, via e piazza Caprettari (a ricordare il mercato di detti animali che qui si è svolto per un lungo periodo).
Lo stemma del Rione riporta un cervo che è quello della casata di S. Eustachio. Quando fu sistemato il palazzo del Senato, fu abbattuto un ampio edificio in angolo con la Dogana Vecchia, nel quale per quasi cento anni aveva dimorato la famiglia Lasagni, i cui membri più illustri furono Bartolomeo, presidente di Corte di Cassazione sotto Napoleone I, Gioachino, ministro delle finanze nel 1844 e Pietro che divenne cardinale. Scomparve pure la famosa farmacia Corsi fondata negli ultimi anni del 600, il cui titolare era lo speziale del Conclave e un altro congiunto donò una somma ingente, per la Clinica termometrica inserita nell’Ospedale S. Gallicano. Ciò che ha avuto diversi collocamenti e più volte è stata decapitata è la statua dell’abate Luigi che è una delle Statue parlanti di Roma dove nottetempo venivano appesi spassosi componimenti satirici che schernivano governo e leggi.  

ER PANTEON

A Roma viè chiamato Panteonne
e ha sbalordito sempre ommini e donne
pé l'arditezza dell'architettura
che assicura puro la frescura.

L'adulatore Agrippa lo fece costruì
e contro artri pareri lo volle propio lì
così che messo ar centro c'era da sperà
che tutta quanta Roma lo annasse a visita'.

All'idoli d'allora co' fede dedicato
puro attraverzo i secoli da tutti viè ammirato
ma studiosi e inzigni artisti nun ze sanno spiegà

'ste costruzzioni ardite de tanto tempo fà.
Adesso la ner Tempio stanno ner sonn’eterno
li perzonaggi illustri assieme a Raffaello

 

Dal 1936 al 1938 hanno comportato la scomparsa o il taglio di luoghi e di palazzi importanti dei quali si ricordano gli splendidi salotti intellettuali che radunavano i politici e gli artisti sulla cresta dell’onda.
Vissero, operarono o, solamente passarono, in questi luoghi personaggi famosi che hanno lasciato il loro segno nella storia italiana: da S.Filippo Neri a Giuseppe Garibaldi e qualcuno dei Mille, da Margherita d’Austria a Felice Cavallotti, da Adelaide Ristori a Aldo Palazzeschi, il Marchese del Grillo con le sue burle e gli eruditi dell’Archiginnasio che tenevano conferenze in Campo dei fiori. Il Rione ha l’ariosità dignitosa che viene dagli sfondi prospettici di chiese e di edifici storici fra negozi artigianali che permangono e che si assommano a quelle dei Rioni limitrofi. Memorabili le feste popolari come quella della Befana che, fino al 1872, si svolgevano nella piazza S. Eustachio; la festa del Pallio era quella del 29 gennaio in occasione del dono di un Pallio di velluto rosso per ricordare che nella stessa data, ma nel 1598, sotto Clemente VIII, lo Stato della chiesa aveva recuperata Ferrara; la festa del Patrono,il 20 settembre nel corso della quale il popolo romano offriva solennemente alla Chiesa un calice a quattro facce.
Alcune tradizioni sussistono altre non più, ma a testimoniare che in questo Rione sono presenti opere immortali, basta ammirare i lavori dei valenti artisti che hanno profuso il loro ingegno in tutto il Rione.   
La delimitazione di Sant. Eustachio: largo Arenula, Via di Torre Argentina, via e piazza della Rotonda, via del Pantheon, piazza e via della Maddalena, piazza e via di C. Marzio, via della Stelletta, via dei Portoghesi, via dei Pianellari, piazza e via di S.Agostino, corso Rinascimento, via dei Chiavari, via dei Giubbonari, piazza Benedetto Cairoli, via Arenula.

APPROFONDIMENTI

Si dice che la Chiesa di sant’Eustachio sia stata costruita da Costantino Magno e restaurata da Celestino III°. Fu poi rifabbricata nuovamente da Antonio Canevari che vi aggiunse il portico per esaudire il legato del canonico Morelli. Fu poi adornata dai dipinti interni, veri capolavori, che sono numerosi. Accenniamo soltanto allo splendido San Carlo dell’Altare che è di Pietro Paolo Baldini. Dei dipinti singolari si trovano nelle facciate di una casa di fronte alla Chiesa eseguiti da Federo Zucchini che riprese i momenti più salienti della vita del Patrono: il Battesimo, la Conversione e il Martirio. Quest’ultimo fu veramente tragico e raccapricciante perché tanto Lui che la moglie e i due figli furono perseguitati e poi chiusi ermeticamente in una botte messa poi sul fuoco, ma quando tirarono fuori i cadaveri , li  trova-rono immobili come fossero solo addormentati. La storia che è circolata come una leggenda dice che egli era un patrizio romano di nome Placido, sua moglie aveva nome Teopista e i due figli Agapito e Teopisto. Si comportò da valente soldato fino a dive-nire generale, ma subì questo martirio, unitamente ai suoi perché non accettarono di abiurare.