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di Mimma Anello

La pianta della gloria

Lauro o alloro?

Il Lauro o Laurus nobilis appartiene alla famiglia delle lauracee e prende il nome dal celtico “lauer” ossia sempre verde: è una pianta di media grandezza con fiori bianchi appariscenti foglie coriacee lanciolate e bacche nere.
In ambiente greco un mito narra che la ninfa Dafne, amata da Apollo, viene da questo inseguita e quasi raggiunta. Dafne prega Giove di essere salvata dal fastidioso spasimante, il sommo Dio acconsente e trasforma la ninfa in pianta di Alloro, la pelle fu mutata in cortaccia i piedi in radici e il volto nella cima dell’albero.
Apollo raggiunta la pianta con passione poggia la testa sul tronco dell’albero e attraverso la scorza sente che il cuore della ninfa batte ancora e con ardore le dice: “se non vuoi essermi sposa sii almeno la mia pianta!” Così il Lauro divenne pianta sacra ad Apollo. Il grande artista Lorenzo Bernini immortalò la metamorfosi di Dafne in una grandiosa scultura custodita ora nella galleria Borghese di Roma.
Nella cultura romana il Lauro fu considerato la pianta della vittoria, infatti il poeta Ovidio faceva dire ad Apollo, mentre abbracciava la sua Dafne trasformata in albero:

“Quando restanti canti orneranno i solenni trionfi
e lunghe pompe vedrà il Campidoglio,
sarai sul capo dei condottieri romani….”

Infatti sia i generali, sia gli imperatori vittoriosi si facevano precedere a Roma da messaggeri che portavano in Campidoglio alcuni ramoscelli di Lauro che deponevano poi sulle ginocchia del sommo Giove. Successivamente i trionfatori giungevano su di un carro trainato da quattro cavalli bardati dalla stessa pianta, tenendo nella mano destra un ramoscello e sulla fronte una corona di Lauro.
Apollo è il Dio della luce, della musica e della poesia parallelamente anche il Lauro pianta a lui sacra assume le prerogative del Dio; a questi simbolismi si riferisce l’incoronazione dei poeti. Una leggenda medioevale sulla vita di Dante riferita da Boccaccio narra che la madre di Dante sognò di essere sotto un albero di Lauro quando partorì il figlio che si cibò subito delle sue bacche innalzandolo a grandi vette intellettuali tanto da renderlo immortale attraverso i secoli.
Con una corona di Lauro fu incoronato anche Francesco Petrarca in Campidoglio il quale dedicò alla pianta alcuni sonetti descrivendo il mito di Apollo e Dafne.
Dalla parola latina Laurs è stata tratta la parola “Laurea” tale nome oggi  indica  una persona che ha seguito un corso di studi  conseguendo un dottorato.
Dal Lauro o Alloro si utilizzano sia le foglie sia le bacche, le foglie sono aromatiche aperitive, digestive, stimolanti, leggermente antisettiche ed espettoranti.

Per uso orale si ha:
- Per un decotto di foglie: mettere tre foglie secche e ben pulite in un tegamino in una tazza d’acqua e fare bollite tre minuti, tale tisana, dopo il pasto è contro le flautolenze e favorisce la digestione.

Per uso esterno:
- Decotto composto da cinque foglie d’Alloro in una tazza d’acqua;  bolliti per tre minuti sono ottimi per gargarismi sciacqui alla bocca e contro angine ed infezioni laringee, oppure per compresse sulla fronte contro le sinusiti da tenere per l’intera notte.

- Unguento di bacche: mettere cinque bacche dentro mezzo litro d’olio extravergine d’oliva, tenere ermeticamente chiuso e dopo un mese adoperare come frizione contro i dolori reumatici.

Per uso di cucina:
- Le foglie d’Alloro rendono più gradevoli le carni in particolari quelle di maiale, arrosti, salamoie, selvaggina e salumi. Un’altra utilizzazione dell’Alloro è mettere alcune foglie sempre pulite in una bottiglia d’aceto oppure d’olio; questi risulteranno piacevolmente aromatizzati.

Eccovi la ricetta di un particolare liquore digestivo:
Bisogna raccogliere un centinaio di foglie di Alloro e conservarle per una decina di giorni per eliminare il sapore amarognolo pulirle bene con uno strofinaccio umido e metterle in un vaso a chiusura emetica precedentemente sterilizzato, insieme con un litro di alcool puro di pasticceria a 90°. Chiudere il vaso e scuotetelo energicamente e lasciare riposare il tutto per quattro o cinque giorni.

Passati i cinque giorni si mette a bollire un litro di acqua con quattrocento grammi di zucchero e altre trenta foglie di Alloro pulite per trenta minuti, dopo che lo sciroppo è raffreddato si versa il tutto nell’altro vaso agitando bene e si lascia riposare altri due giorni al buio. A questo punto si filtra nelle bottiglie usando un pezzetto di stoffa a trama rada. Lasciare riposare il filtrato per un mese. Per diminuire la gradazione alcolica basta aggiungere più acqua allo sciroppo; due litri di acqua anziché uno per un liquore a circa trenta gradi.