Domenica mattina.
La tepida giornata settembrina, mi ha invitata ad uscire
per fare una capatina fra le bancarelle dei libri usati dove,
talvolta, si trovano delle rarità.
Gironzolando a caso, mi sono poi fermata a curiosare attirata da una
esposizione accurata di libri non antichi, ma decisamente straniti dai
lunghi maneggi subiti.
Guardando con più attenzione ho visto pacchetti di pochi
autori dai nomi nuovi e ho indovinato il motivo che li aveva
raggruppati su quel piano di legno posto su due cavalletti.
Non era una mostra per una vendita regolare, ma qualcosa che i titoli
rappresentavano bene : sprazzi di vita e cumuli di sensazioni inappagate
di giovani esordienti.
Quelle pagine racchiudevano i pensieri, i desideri, i sogni di chi li
aveva scritti e forse pure tante aspettative deluse; a cominciare dalla
cattiva accoglienza delle librerie autorizzate che ripudiano
invariabilmente le stampe degli sconosciuti senza neppure degnarle di uno
sguardo.
Conosco la sensazione che si prova in questi casi !
Ero così assorta che non mi accorsi che qualcuno mi era accanto. La sua
voce mi riscosse e ne sentii la delusione nel constatare che non era
interessata a comprare.
Dissi che anch’io scrivo e che mi ero soffermata soltanto per pura
curiosità e per vedere se fra quegli Autori ci fosse qualche nome amico.
Soltanto a queste parole il responsabile di quella mostra si presentò:
“Sono Pietro Patriarca, poeta e
con gli amici, autori di questi libri che vede e apparteniamo alla comunità
“ La forchetta ” e viviamo facendo
traslochi.
Immaginai delle vite difficili e strinsi la sua
mano con un sorriso mentre dicevo:” Piacere caro collega!“ Seguì
il mio nome che a lui non era sconosciuto.
Ne sembrò gratificato e, incoraggiato dalla mia comprensione, inizio a
dirmi di aver pronto anche il racconto della sua vita, che sarebbe stato
pubblicato quanto prima. A conferma prese il grosso involto del
manoscritto e iniziò la lettura : “Sono
nato a Roma nel maggio del 50, unico maschio fra dieci sorelle e, a soli
17 anni, presi a girare il mondo con un amico in cerca di fortuna
…” Abituata a
correggere bozze, ho subito capito che ci sa fare e con il linguaggio
crudo della nuova generazione espone la difficoltà di vivere di chi
vorrebbe mostrare quanto sente e quanto sa fare.
La tenerezza mi è venuta specialmente nell’apprendere che ha l’età
del mio caro figlio che da quindici anni non c’è più.
Avrebbe letto fino in fondo ciò che aveva scritto, lì in mezzo la
strada, ma, mio malgrado sono stata costretta a interromperlo,
augurandole molta fortuna e, lui, mi ha fatto omaggio di un opuscolo con
la sua foto e alcune sue poesie piene di sentimento e di solitudine e che
sottopongo anche al giudizio dei lettori di Tempi Nostri.
Lea
Mina Ralli
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