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LA NONNA DI NATALE
racconto di Lea Mina Ralli

 

  La signora Eva aveva sempre fatto la sarta. Aveva imparato il mestiere da sua madre più rubandolo con gli occhi che seguendo un insegnamento preciso ed ogni suo successo la rendeva lieta e contenta.
La madre, giudiziosamente non le risparmiava le lodi, spronandola al lavoro e la bambina aveva acquistata sempre più padronanza nel trattare stoffe, filati e modelli che persino le clienti restavano soddisfatte per le rifiniture degl'indumenti che la piccola eseguiva.
Frequentava le elementari quando aveva cominciato a darsi da fare aiutando a passare le imbastiture, togliere quelle sui tracciati del gessetto, radunare con la calamita tutti gli spilli caduti e persino scucire abiti e cappotti che, a quel tempo, molti clienti si facevano rivoltare e questo era di gran lunga il lavoro più opprimente perché i vari pezzi da rielaborare, avevano necessità di essere riportati a nuovo prima d'iniziare la nuova confezione.  
Al termine della scuola dell'obbligo, la giovanetta capì che le sarebbe piaciuto continuare a cucire e allorché andò sposa ad un giovane impiegato delle poste, trovò giusto contribuire alle entrate familiari dedicandovi una parte della giornata.  
Dal matrimonio non nacquero figli e le sue mansioni di casalinga le permisero di dedicare sempre più ore al lavoro che amava.  
Sapeva come accontentare la clientela col suo estro originale, tanto che col suo gusto particolare, di ogni modello ne faceva un piccolo capolavoro.
Malauguratamente, suo marito per una polmonite mal curata, la lasciò presto vedova e anche in questo frangente il lavoro di sartoria seppe riempire le troppe ore di silenziosa solitudine e la sua esistenza si protese sempre più nell'adempimento di tale lavoro che, oltretutto, le permise una certa disponibilità pecuniaria per qualche piacevole parentesi di svago.  
Qualche villeggiatura e brevi viaggi ristorarono la sua operosa vita di casalinga fino a che non sopraggiunsero le cataratte a darle problemi di vista e dovette diradare la clientela.  
Certamente il suo reddito ne risentì parecchio, anche perché dovette affrontare le due operazioni agli occhi che rappresentarono un lungo periodo di astensione dai lavori di cucito, rappresentando per lei un periodo di difficoltà triste e solitario.  
Difatti le sue giornate le trascorreva in solitudine e, tolta la frequentazione delle clienti durante la confezioni, non aveva amicizie che potessero dedicarle del tempo.
Anche nel palazzo, pur avendovi sempre abitato, non aveva avuto tempo di coltivarvi amicizie e, tolti i rapidi convenevoli durante gli sporadici incontri per le scale con qualcuno dei coinquilini, non aveva approfondita nessuna conoscenza.
Mentre lavorava teneva accesa la radio o la tivù, per sentire un sottofondo musicale o qualche conversazione con l'illusione di essere in compagnia di qualcuno, ma spesso si ritrovava a seguire il filo dei propri pensieri che quello che veniva trasmesso.  
Sempre presa dai lavori da eseguire, da provare e consegnare, la sua vita si era incanalata in modo da bastare a sé stessa senza l'aiuto di nessuno ed anche se le capitava di sentire rumori e risate o pianti e grida di bambini, attraverso le pareti o perché giungevano dal cortile sottostante, non avrebbe saputo specificarne l'appartenenza.  
La società le viveva intorno e questo bastava a non farla sentire completamente isolata, ma dacché aveva dovuto diradare il lavoro, sentiva di aver perduto qualcosa, forse la parola affettuosa di qualche persona amica.  
Pure il telefono non squillava più tanto spesso...
Fu proprio in questo periodo che le fu chiesto dalla famiglia che abitava nello stesso stabile, se fosse disposta ad affittare per un breve periodo, una stanza della sua vasta casa ad una coppia di amici toscani che avrebbero voluto trascorrere le imminenti feste natalizie in loro compagnia...  
Alla richiesta insolita, Eva, rimase perplessa perché non aveva mai pensato di fare l'affittacamere... Si prese due giorni per riflettere, valutando la cosa da diversi aspetti
e, seppure non amasse avere estranei in casa, credette opportuno accondiscendere.
Trattandosi di una coppia di coniugi non tanto giovani che avrebbero soltanto dormito nella stanza degli ospiti, capì che il disagio sarebbe stato limitato e inoltre, incassare una sommetta in quel momento, l'avrebbe sollevata da qualche difficoltà.    
La coppia giunse qualche giorno prima di Natale ed a Eva fece subito buona impressione la giovialità toscana e il franco sorriso aperto e, soprattutto i frequenti motteggi fra loro che lasciava trasparire la buona armonia di un sano legame...  
Si profusero in ringraziamenti facendo presente che essendo privi di automobile, se non avessero trovata quella soluzione, non avrebbero potuto accettare l'invito della famiglia amica.  
Poteva star certa che non l'avrebbero importunata troppo perchè avevano intenzione di stare molto fuori per visitare Roma e dintorni, tranne le giornate natalizie che avrebbero trascorso cogli amici.
Convennero il prezzo che fu soddisfacente d'ambo le parti ed Eva assicurò che avrebbe provveduto al rigoverno della stanza e alla prima colazione, proprio come si usa in ogni pensione a trattamento familiare e potevano anche usufruire dell'acqua calda per i loro usi personali.  
Soddisfatti gli ospiti e soddisfatta la signora Eva.    
I patti furono mantenuti e la vita giornaliera a cui era abituata non fu sconvolta minimamente; Anzi lei fu contenta di potersi occupare di qualche cosa che la faceva sentire utile ed ebbe meno tempo di commiserarsi giacché anche la vista si stava adeguando al cambio dei "vetrini" e pian piano si stava ristabilizzando.  
Giunse così la sera di Natale e la padrona di casa già sapeva che l'avrebbe trascorsa in solitudine, come sempre, con la sola compagnia dei programmi televisivi fino a che il sonno non l'avrebbe spinta a letto.  
Faceva freddo e lei, all'imbrunire aveva già chiuse le persiane, sapendo che i suoi ospiti avrebbero passata la serata al piano di sotto e sarebbero rientrati soltanto dopo il brindisi di mezzanotte, come avevano preavvisato.  
Avrebbe avuto tutto il tempo di cenare e di schiacciare un sonnellino, prima del loro rientro.  
Stava avviandosi in cucina, per preparare la sua modesta cena di magro consistente nel tradizionale piatto romano di spaghetti con tonno e acciughe, seguito da un piccolo pesce cotto a vapore e irrorato di olio e limone con contorno di fresca insalatina, un mandarino e due dita di vino dolce allungato con l'acqua.  
Questo parsimonioso menù avrebbe rappresentato il suo " cenone" natalizio e non avrebbe aperto neppure il panettone, lasciandolo per il pranzo dell'indomani.  
Una lunga scampanellata la colse sulla soglia della cucina, si affrettò ad aprire la porta d'ingresso e, dopo un attimo, si vide circondata da quattro persone gaie e gentili e da un nugolo di ragazzini che la invitavano a passare la serata con loro.
Si trattava dei suoi ospiti e degli inquilini del piano di sotto che avevano quattro bambini in tenera età e tutti stavano incitandola ad accettare il loro invito alla cena di Natale.
Eva, commossa e sbalordita, tentò di declinare la loro offerta, ma alla spontanea frase di uno dei piccoli non seppe rifiutare. Promise che sarebbe scesa poco dopo.  
Giusto il tempo di cambiarsi di abito e mettersi una collana.  
Meccanicamente scelse un abito adatto e mentre si accomodava la chioma brizzolata ripensò alla frase udita poco prima: " Non vuoi essere la nostra nonna per Natale?"  
Fu accolta con grande entusiasmo ed accenti di amicizia da tutti i presenti e le fu dato il posto d'onore a quella tavola preparata con amore per un cenone che sarebbe stato l'inizio di una lunga amicizia.  
Eva sentì sciogliersi il gelo che aveva nel cuore in quella sala accogliente che le riportò all'istante i ricordi dei natali della sua infanzia quando i suoi genitori preparavano la tavola che avrebbe accolto parenti e amici compresi gli amati nonni e come allora, a un angolo del salone, guarnito di festoni dorati, troneggiava un sontuoso albero illuminato dalle colorate lampadine intermittenti.
Accanto al quale la brava signora Eva depose il suo modesto panettone che trascorsa la mezzanotte avrebbe gustato coi suoi ospiti brindando alla Nascita del Santo Bambino che a lei aveva portato il conforto di amorevoli persone che non volevano lasciarla sola in una serata simile e che le stavano dando la gioia di sentirsi amata da quei cari piccini come una vera nonna:- La nonna di Natale...appunto.  

                                                  Lea Mina Ralli