Chiudi Finestra

 

BUON COMPLEANNO  RADIO!

di  Giuseppe Trabace

La radio, questa voce familiare che penetra a qualsiasi ora del giorno nelle nostre case è solo- come fu definita agli inizi del 1920- una forma di “teatro per ciechi”? Non proprio. E’ in verità una delle scoperte dell’italiano Guglielmo Marconi che ha rivoluzionato il 900 con effetti che ben pochi avevano previsto a quei tempi. In questi giorni si è conclusa nella sede del Vittoriano di Roma un’interessante mostra promossa dal Comune di Roma che celebra gli ottanta anni compiuti dalla radio e ci dà, tra l’altro, una panoramica  dei  tanti programmi che la stessa ha offerto ai suoi radioascoltatori. E’ una cavalcata che, in specie per chi ha superato la maturità……., stimola tanti ricordi e, diciamolo, un po’ di malinconia. Le voci, le musiche si accavallano, sembra una torre di Babele, eppure le emozioni puntualmente vengono fuori, ci circondano a volte dolcemente, a volte con secca drammaticità. Ascoltiamo questa mescolanza di suoni seguendo fino ad un certo punto un ordine cronologico aiutati nel percorso della mostra dalle foto dei tanti che, nel bene e nel male, hanno “fatto” la radio. Partiamo ascoltando la voce dolce, un poco demodè, della prima presentatrice di programmi radiofonici , Maria Luisa Boncompagni. Siamo nel 1924 e si nota in questa voce, che definiremmo “materna”, una voglia insopprimibile di comunicare ai novelli radioascoltatori tante notizie, ora liete ora tristi, nell’obiettivo di un loro coinvolgimento. E’ la prima dei tanti speaker popolarissimi di quegli anni lontani come Guido Notari e Titta Arista. Passiamo ora alle prime pubblicità di quegli anni di prodotti ora scomparsi . Ecco parole che inneggiano ad un misterioso “odontalbo” che dovrebbe risolvere tanti problemi. La voce  che udiamo è profondamente diversa da quelle della odierna pubblicità. Manca in essa quella meccanicità e non vi è quella musica assordante di sottofondo dei  “consigli per gli acquisti” dei nostri giorni. La voce che propaganda il prodotto è forse stentorea ma tutto sommato cerca di convincerci all’acquisto con un pizzico di partecipazione. Leggiamo che nei suoi primi anni la radio acquisisce gradualmente un maggior numero di utenti, anche se gli apparecchi costano tanto per l’Italia imperial-fascista . Una novità questo mezzo di ascolto che coinvolge anche intellettuali di alto livello come D’Annunzio, Pirandello e Bontempelli pronti a condurre trasmissioni culturali. La tradizione negli anni successivi non verrà mai meno. Gli intellettuali saranno sempre presenti in radio da Carlo Emilio Gadda a  Alberto Moravia al contemporaneo Andrea Camilleri.                   

 La popolarità del nuovo mezzo esplode con l’introduzione dei programmi sportivi. Ascoltiamo la prima radiocronaca sportiva. E’ domenica 25 marzo 1928, la partita di calcio trasmessa in collegamento con il Palazzo dello Sport di Milano è Italia-Ungheria. La voce del radiocronista Czerni non è chiara ma quante emozioni  per i tifosi del bel paese! Dopo qualche tempo si impone la voce dell’indimenticabile Nicolò Carosio. Quella voce un po’ rauca ma che riusciva a coinvolgere tantissimi, quelle sue esclamazioni di gioia o di sconforto a seconda dell’andamento delle partite della nostra nazionale  Un cronista partigiano “innamorato” del calcio della sua nazione. Seguiranno, negli anni fino ai nostri giorni, altri cronisti radiofonici specializzati nello sport dotati di voci originali e inconfondibili quali Ciotti, Giubilo, Ferretti, Ameri e Martellini. Tutti bravissimi ma le emozioni date agli appassionati da Carosio resteranno indelebili. La radio man mano passa da mezzo di informazione a promotrice di  spettacoli di rivista. Sono anni cupi, la guerra incombe ed ecco l’esplosione dei “ Quattro moschettieri” scherzoso ed esilarante rifacimento del famoso romanzo di Dumas che terrà moltissimi italiani incollati all’apparecchio radio. Si protrarrà per molti anni e sulla sua scia seguiranno altri rifacimenti di successo.In quegli stessi anni si afferma alla radio il mondo delle canzonette. Si affermano voci mitiche quali quelle di Natalino Otto, del trio Lescano, di Alberto Rabagliati e orchestre di musica leggera  dirette dai maestri Cinico Angelini e Pippo Barzizza.Quanti con i capelli grigi non ricordano ancora oggi il maestro Angelini che apre la sua trasmissione con la musica della canzone “C’e una chiesetta amor….” Scoppia la guerra. La radio, pur censurata, informa gli italiani, svolge il suo compito di mezzo di informazione, udiamo il proclama dell’armistizio dell’8 settembre 1943 letto dal generale Pietro Badoglio. Sia pure lentamente la pace torna.e i programmi si rinnovano. Si afferma il toscano Silvio Gigli che riscuote grande successo con il suo programma “Botta e risposta”. Famose le sue “domandine facili, facili” ai concorrenti. E’ la prima trasmissione di quiz e gli italiani si appassionano. Ne seguiranno altre di successo quale quella  dall’originale titolo “ Il motivo in maschera” presentata da quel giovane emergente italo-americano  Mike Bongiorno che non aveva all’epoca ancora “scoperta” la televisione. Riscuote consenso il teatro trasmesso per radio. Grandi testi di Cecov, Pirandello, Shakespeare, Goldoni, Moliere e via continuando vengono ascoltati per la prima volta da tante persone, alcuna delle quali mai entrate in un teatro. Quelle voci ora allegre ora tristi emozionano e coinvolgono. I più bei nomi del teatro di quegli anni si cimentano in quest’impresa da Memo Benassi a Renzo Ricci, da Paolo Stoppa a Rina Morelli, da Andreina Pagnani  a Gino Cervi, da Salvo Randone a  Elena Zareschi. Ascoltiamo la voce inimitabile di Eduardo De Filippo che con naturalezza incredibile, nel personaggio del ricco egoista Domenico Soriano, esprime tutto il suo disprezzo verso l’infelice popolana Filomena Marturano. Udiamo la dizione raffinata e vibrante di un giovane Vittorio Gassmann che declama il pezzo "Essere o non essere “ dall’Amleto di Shakespeare. Nel 1951 parte il primo festival della canzone italiana di Sanremo e Nilla Pizzi vince con la canzone “ Grazie dei fiori” Il festival è presentato con garbo un po’ demodè dal torinese Nunzio Filogamo, già moschettiere nella trasmissione di  15 anni prima.

 Lo spettacolo di intrattenimento è interrotto dalle cronache tristi - ma quanto efficaci !- sull’alluvione negli anni cinquanta del  Polesine con il suo carico di morti  in un’Italia travolta già da allora da spaventosi eventi naturali aggravati dall’incuria degli uomini.

Torniamo allo spettacolo. Si affermano in quel periodo eccezionali talenti comici quali Alberto Sordi, Mario Riva, Riccardo Billi, Nino Manfredi, Tino Scotti, Franco Parenti, Dario Fo, Franca Valeri. Tutti o quasi lasceranno negli anni successivi la RAI ed emigreranno per i lidi più allettanti del cinema e della televisione. Il cinema è raccontato con brillante disinvoltura dallo scattante Lello Bersani che incessantemente intervista divi italiani e stranieri e sforna per gli appassionati notizie puntuali e documentate sui tanti festival del cinema. Siamo nel 1954, è il momento della televisione. La gente pare affascinata dal nuovo giocattolo. La qualità dei programmi non è eccelsa ma la massa va a casa del vicino più abbiente o affolla i bar pur di non perdere questo o quel programma. La vecchia radio accusa il colpo ma  non demorde. Reggono bene i programmi delle fasce mattutine come la famosa trasmissione “Chiamate 3131” presentata dall’ottimo giornalista Franco Moccagatta. I veri talenti quasi sempre continuano ad avere il loro battesimo in RAI. Esempi? Un nome per tutti, Renzo Arbore. Quella ventata di nuovo ed originale modo di fare spettacolo per via etere lui la porta in  trasmissioni radiofoniche come “Bandiera gialla” del 1965 e  le mitiche “Alto gradimento”e “Radio anche noi” . Ecco che lo spiritoso Renzo, assieme al compagno di scherzi Gianni Boncompagni,  si diverte a  ridicolizzare quel costume a volte serioso di quel periodo ma sa anche cogliere, magari con lo strumento dello sberleffo, le rabbie e le insoddisfazioni di quella gioventù  dell’Italia del post boom. Questo presentatore-autore  nella sua opera di dissacrazione è aiutato da amici scapigliati sempre fuori dalle righe. Ci riferiamo ai buffi tipi improvvisati (ma non ci crediamo tanto )da Giorgio Bracardi, da Mario Marenco e altri. Si respira nuova aria in quegli anni ma il luna park della televisione man mano catturerà anche la banda Arbore.                                                                                                                 

Dalla fine degli anni 80 ad oggi la radio sembra più ripiegata su sé stessa. Si impegnano nuovi professionisti, le musiche trasmesse si adeguano ai nuovi tempi del sound, le inchieste giornalistiche sono sempre interessanti ma si sente che si stanno sperimentando nuove tecniche e nuovi mezzi per arrivare ad un pubblico sempre più attirato dalle sirene facili- e quanto superficiali!-di una televisione sempre più commerciale.

             La radio per molti come noi appare un’amica più vicina, meno colorata e invadente ma anche più impegnata culturalmente della TV. Questi flasch sulla sua storia descritti in queste pagine ci rendono ottimisti per una radio che deve resistere sulla trincea della qualità e, ad un tempo, innovare.

 Augurissimi cara RAI!

……………………………………………….