Una cartolina
da...
Palermo
è una città in cui si respira, oltre al profumo della zagara e dei
gelsomini, una straordinaria cultura. Poche città possono offrire una
così ricca molteplice e complessa armonia di stili dovuti alle varie
dominazioni avute.
A bordo di un pullman gran turismo partiamo alla scoperta della parte
monumentale.
Ecco piazza Castelnuovo con il Politeama Garibaldi ispirato al
classicismo romano, che ripropone la decorazione policroma degli edifici
pompeiani. L’ingresso ad arco trionfale sostiene una una
quadriga bronzea opera di Mario Rutelli dove i cavalli sembrano librarsi
nell’aria in un fantastico galoppo. Dentro il Politeama è alloggiato
in alcuni locali la Galleria d’Arte Moderna che ospita opere
ottocentesche italiane di Morelli, Mancini e dei siciliani Rutelli,
Patania ecc. Mentre il Novecento viene rappresentato da Campigli,
Pirandello, Carrà, Severini, Carena e Guttuso.
Scendendo per via Ruggero VII, che fu capo del governo Rivoluzionario
del 1848, si accede a piazza Verdi dove tra il 1875-1891 fu edificato il
Teatro Massimo
su progetto di Giovanbattista Basile portato a compimento dal figlio
Ernesto nel 1897 ispirato al gusto neoclassico.
Ai lati dello scalone vi sono due gruppi bronzei, a sinistra vi è
rappresentata la “Lirica” di Mario Rutelli, a destra la
“Tragedia” di Benedetto Civiletti e nella vicina aiuola c’è il
busto di Giuseppe Verdi, mentre nel portico invece si erge il busto di
Bellini. Il sipario fu dipinto dal Giuseppe Sciuti con la scena del re
normanno Ruggero II che si avvia all’incoronazione.
Continuando, nella visita, arriviamo
a palazzo dei Normanni che fu sede di emiri re e viceré. Purtroppo non
rimane nulla delle antichissime costruzioni in quanto uno spesso strato
di terra copre i resti della primitiva cittadella, elevata prima dai
punici e poi da i romani.
I musulmani nel IX secolo vi costruirono il loro palazzo che in seguito
divenne reggia normanna. Fu il cuore politico e amministrativo al tempo
di Federico II ivi fiorì la scuola siciliana che ebbe tanto peso nella
letteratura italiana. Con il declino dei normanni il palazzo andò quasi
in rovina si salvò solo la cappella reale. Nella metà del cinquecento
il palazzo fu restaurato e qui ebbero dimora i viceré spagnoli poi i
borboni e infine i savoiardi. Nell’interno del palazzo è la Cappella
Palatina costruita per l’incoronazione di Ruggero II. I soffitti
sono dovuti all’arte fatimita. Su una delle torri è l’osservatorio
astronomico, qui l’astronomo Giuseppe Piazzi scoprì il pianeta Cerere.
Si prosegue per San
Giovanni degli Eremiti costruita nel 1150 su un edificio preesistente
arabo la Qubba da maestranze prettamente islamiche operante in Sicilia.
L’interno è quasi nudo ma raccolto.
Coprono la chiesa cinque cupole rosse una per ciascuna campata.
Alla chiesa di San Giovanni per volere di re Ruggero fu annesso il
convento dei Benedettini; di questo è rimasto solo il magnifico
chiostro.
Passiamo alla
Cattedrale; questa prima dell’invasione musulmana era una basilica
cristiana in seguito fu trasformata in moschea, ma nel 1072 i normanni
la restituirono al primitivo culto. Nel XIV secolo il vecchio tempio fu
abbattuto e ricostruito e sulle quattro torri furono messi dei
campanili.
Nel suo interno si trovano vari sarcofagi tra i più importanti quello
di Ruggero II di epoca normanna, in lastra di porfido sorretto da
leoni mentre quello di Federico II poggia su due coppie di leoni
accosciati di intensa espressività; vicino è il sarcofago di Costanza
II d’Aragona prima moglie di Federico II. Molti decoratori ed artisti
siciliani hanno collaborato alle sculture della chiesa fra i quali: i
fratelli Gagini, il Velasquez e Serpotta.
Dalla porta a destra dell’abside si perviene alla sacrestia dove si
possono ammirare paraventi sacri calici, ostensori, mitre, ecc che vanno
dal XVI al XVIII secolo. Molto interessante è la Tiara (copricapo) con
perle e gemme di Costanza d’Aragona rinvenuta nel suo sepolcro ivi
portata ed esposta.
Scendendo per Corso
Vittorio Emanuele si trova la Fontana Pretoria, creata originariamente
per il verde di un parco. Costruita negli anni 1554 dallo scultore
fiorentino Camilliani e da Michelangelo Naccherino era destinata alla
villa fiorentina di Don Vito di Toledo ma i suoi figli preferirono
venderla al senato palermitano. L’acqua versata da un vezzoso puttino
al culmine della fontana trabocca di vasca in vasca raccogliendosi
in quella più bassa. Dalle balaustre divinità allegoriche pagane,
cavalli marini, sirene geni alati e putti reggono le vaschette centrali.
Nella vasca più bassa l’acqua zampilla da teste di mostri animaleschi
e da quattro statue giacenti che simboleggiano fiumi, fiancheggiati
ciascuno da una nereide e un tritone.
Nella piazza successiva
troviamo la Chiesa della Martorana, piccolo gioiello; edificata da
Giorgio Antiocheno grande ammiraglio di re Ruggero.
La sua edificazione si rifà ad alcune costruzioni fatimite nord
africane. Nel suo interno ci sono mosaici del XII secolo in particolare
l’ammiraglio di Antiochia ai piedi della Vergine e dall’altra parte
Cristo che incorona re Ruggero.
L’ingresso è sostenuto da otto colonne di origine islamica e
normanna: una di esse reca incise versetti coranici l’altra frasi
augurali.
Seguono sulle pareti dipinti di santi ed episodi del vangelo.
Sull’altare maggiore è un tabernacolo in lapislazzuli. La Cappella di
San Cataldo è sullo stesso piano della Chiesa della Martorana,
edificata al tempo di Guglielmo I dall’ammiraglio Maione di Bari;
questa era la Cappella attigua ad un castello oggi scomparso.
Nella città è presente un barocco di raffinata grazia che si può
ammirare nella Chiesa di Casa Professa e di San Giuseppe dei Teatini ed
ancora nell’Oratorio di san Salvatore.
Tra
i tanti mercati caratteristici di Palermo ricordiamo l’Albegheria, il
Capo ed il Borgo ma quello che spicca in maniera particolare è la
Vucciria rinomato per il suo spaccato
arabo.
Qui si trovano prodotti artigianali, locali, ceramiche, lavori in pelle
carrettini siciliani, bambole e una grande varietà di generi alimentari
ed in particolare frutta fresca e secca ma quello che emerge
prepotentemente è il vociare dei venditori di pesce fresco che invitano
gridando a comprare perché a detta loro “u mare è in tierra”.
Questo mercato antico, rinomato e folcloristico ha ispirato registi
cinematografici ed artisti tra cui Guttuso.
Sul
lungo mare si possono vedere il Castello Normanno, La Porta Aragonese,
le fortificazioni del quattrocento e la Cala; antico porto punico.
Il nome “Palermo” deriva dal greco “Panormum” che significa
tutto ormeggi per la vastità del suo porto.
Ora il pullman si allontana dalla città si arrampica lungo i tornanti di
Monte Pellegrino fino ad arrivare alla vetta.
Là nel grande piazzale si erge la statua di Santa Rosalia protettrice
di Palermo il paesaggio
è stupendo, suggestivo e di rara bellezza; poi laggiù in fondo,
l’infinito e splendido mare di un azzurro intenso.
E’ naturale e spontaneo ricordare quello che scrisse Gothe in una sua
visita a Palermo:
”conosci
la terra dove il cedro fiorisce
e dove tra brune foglie splendono aranci d’oro
umile vi germoglia il mirto alto l’alloro.
La conosci tu ben?”
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