La fuggitiva
Dorisa si trovava così bene in casa dei congiunti ritrovati che finì per
essere soddisfatta di aver messo
in atto il suo atto d'indipendenza perché stava vivendo giornate piene e
intense.
Era stata presentata al Priore del Duomo che fu gratificato nel
mettere a disposizione della studentessa l'archivio con interessanti
manoscritti. Vi passava due ore al giorno, la ragazza e prendeva
appunti per poter poi elaborare ciò che apprendeva della storia del paese
che pian piano stava scoprendo.
Già pensava alle nuove dispense di storia da dattiloscrivere con
la sua firma e se ne sentiva
anticipatamente orgogliosa. Anche i
cugini partecipavano alla sua gioia e la gratificavano col loro affetto e
esaudendo le sue richieste.
Nelle loro passeggiate, incontravano spesso persone disposte a
raccontare il loro vissuto, inframmezzato da storie di guerra, di
emigrazione e leggende paesane tramandate
oralmente che costituivano una mèsse d'informazioni di prima mano.
Le persone più attempate nel raccontarsi si sentivano orgogliose delle loro esperienze
e diventavano loquaci, rispolverando ricordi belli e brutti che
tutto diventava importante
per la curiosa studentessa che stava addentrandosi un mondo del tutto
sconosciuto e con
sorpresa, scopriva che fra quella umile gente si nascondevano pittori naif
e artigiani della creta e nelle loro semplici
case trovava esemplari di manufatti che nulla avevano da invidiare
alle creazioni di firme famose.
Era una vera storia dell'arte che avrebbe fatta la gioia di sua
sorella Sonia che frequentava il liceo artistico.
Attendeva con ansia il suo arrivo e l'avrebbe condotta seco ad
ammirare i mosaici e le sculture del Duomo risalenti al trecento e i
Codici miniati custoditi nell'archivio ecclesiastico.
In quella settimana godette appieno l'atmosfera pacifica dei
boschi. Il canto degli uccelli
che la svegliavano ad ogni levar del sole, l'avevano fatta diventare
mattiniera. Non più le sirene e lo
strombettio di macchine della città e la fretta spasmodica che rende
nervosi e insofferenti.
Le giornate, più calme e serene predisponevano al meglio ogni
lavoro sia manuale che intellettivo; in tal modo erano molto più lunghe e
produttive. Partecipava
ai lavori casalinghi di Pierangela e Nicoletta e talvolta scendeva in
cantina con gli uomini per cavare il vino dalle botti. Tutto le piaceva di
quella vita semplice e attiva.
Vissuta sempre in città, stava godendo
di un vivere diverso, più appagante e meno stressato.
E non era vero che nelle campagne regnasse l'ignoranza poiché, la
storia, la religione e persino gli avvenimenti politici venivano assorbiti
con una maggiore saggezza e riflessione, era molto piacevole dialogare con
quelle persone semplici e assennate.
Era il buonsenso a prevalere su ogni ragionamento. Specialmente fra gli ex emigranti
che, tornati in patria dopo aver vissuto per anni in luoghi lontani e più
progrediti, conservavano conoscenze ed esperienze che mai avrebbero
dimenticate.
Di ciò si era avveduta conversando la sera, dopo cena, con Tonino
che la sorprendeva perché sapeva di tutto e dai suoi ragionamenti
traspariva la rettitudine su cui aveva impostata la sua esistenza.
Raccontava anche la fatica di quei duri anni in miniera che per la
stanchezza non aveva avuta mai la possibilità di andarsi a svagare e il
suo chiodo fisso era stato sempre quello del ritorno fra i suoi.
Mentre parlava i suoi nipoti restavano a sentirlo assorti e muti e
i suoi racconti li avvincevano più delle trame di film.
La giovane cittadina, faceva tesoro di ogni informazione e con
l'aiuto dei paesani che si dimostravano lieti di accontentarla, mise
insieme appunti, foto e quant'altro potesse tornarle utile per
ripercorrere dalle origini la loro storia familiare.
Per diverse ragioni tutta la famiglia attendeva con ansia che
giungesse la domenica che doveva portare nella loro casa le ospiti
cittadine. Furono ricevute sulla
piazza centrale da Pierangela e Dorisa. Gisella
riconobbe subito sua cugina anche se un po' ingrassata dalle ripetute
maternità, ma ancora in collera con sua figlia, allontanò questa con la
mano ricusandole il bacio, accettando invece l'abbraccio della ritrovata
cugina. Confidenzialmente
le due donne si presero a braccetto, incamminandosi
mentre le due sorelle felici di essersi riunite
Dopo essersi abbracciate cominciarono a parlare fitto fitto.
Avevano mille cose da raccontarsi e continuarono fino a casa sua.
Fece piacere a Gisella udire le lodi che Pierangela elargiva
all'indirizzo di Dorisa: "Sai
che ti dico, è più brava di mia figlia e se sei disposta a fare il
cambio...me la tengo." Queste
parole ebbero il potere di far ritornare il buonumore a colei che si era prefissa di punire la bravata che l'aveva tenuta in pena
e, finalmente diede un bacio a sua figlia.
Chiacchierando il gruppo giunse alla villetta ove Gisella era
cresciuta.
Le medesime
emozioni provate dalla figlia toccarono la madre poiché, come se gli anni
non fossero passati affatto, le si presentò come allora.
Dorisa si avvide dei suoi occhi umidi nell'entrarvi ed era sicura
che anche il suo cuore aveva battiti più accelerati.
Per l'occasione la grande cucina apparve
un salotto perché Nicoletta si era premurata di sostituire
l'usuale tappeto di velluto che
giornalmente ricopriva il tavolo con un grande centro bianco lavorato
all'uncinetto che, di solito, si metteva il giorno di Pasqua.
Un' altro simile ricopriva la vecchia madia con sopra un vaso pieno
di rose appena colte. Il
profumo di quei fiori stordirono quasi Gisella che col pensiero tornò al
tempo in cui era lei stessa a cogliere le rose.
Dopo la presentazione dei
ragazzi fu la volta di Pietro
che col suo fare allegro disse subito rivolto a Dorisa: "Io neppure
me la ricordavo tua madre a quel tempo non guardavo le ragazze, perché
ero uno scriteriato e mi divertivo a tirare di fionda ai passeri di nascosto di mio
fratello che era il "serio" della famiglia. In quella giunse Tonino che raccolse l'ultima
frase e nello stendere la mano a Gisella mormorò :"Ecco il serio che
si ricorda molto bene di questa "signora cittadina".
Non so se lei si ricorda che eravamo amici d'infanzia? Vero
Gisella?" Col viso imporporato, Gisella rimase interdetta non sapendo
della presenza di Tonino in
casa della cugina.
Mentre i più giovani la guardavano sorpresi, fu pronta rispondere
: " Si giustissimo, solo amici d'infanzia, dopo abbiamo prese strade
diverse...e io non sapevo che ti avrei trovato qui oggi."
Quel breve scambio di parole che potevano parere, di circostanza,
furono per Nicoletta e Dorisa una
rivelazione! A quest'ultima era
bastato vedere la sorpresa di sua madre, il suo rossore e il lieve
puntiglio nella voce, mentre il suo interlocutore sembrava divertito dal
suo imbarazzo che, sicuramente aveva calcolato, arrivando per ultimo.
L'acuta Dorisa capì subito che l'eroina della storia che l'aveva
tenuta sveglia non era altri che sua madre.
Fantastico! Ne era contenta e addolorata !
Nelle sue fantasticherie l'aveva quasi odiata la sconosciuta che
aveva fatto tanto soffrire Tonino che aveva imparato a conoscere come
l'uomo più buono del mondo. Perché
non avevano legato quei due? Buoni
e generosi entrambi ed anche esteticamente, avrebbero formata una
bellissima coppia... Da quanto aveva saputo era stata la donna a rifiutare
l'uomo. Quello che più la sorprendeva era che,
conoscendo sua madre, sapeva quanto fosse semplice e poco esigente perché non le piacque Tonino?
Misteri dell'animo umano !
In cuor suo, però, decise di trovare il bandolo di quella
ingarbugliata matassa. Pensando
a questo mistero, condusse le sue congiunte
a rinfrescarsi e a mettersi in libertà intanto che metteva al
corrente sua sorella di quante cose interessanti aveva appuntate nel suo
notes. Da basso
salivano gli effluvi di un menù straordinario che la padrona di casa si
era premurata di approntare perché sentiva che il ritorno della cugina
sarebbe stato positivo.
La brava donna, senza parlare, aveva capito perché sua cugina
avesse ripudiato il paese e ci teneva a farla sentire in famiglia perché il loro
affetto non era cambiato.
Si era alzata di buon'ora e si era messa all'opera con farina e
uova per fare la sfoglia tirandola sottile col bastone, nel frattempo
aveva fatto un bel sugo coi
pomodori novelli e basilico che stuzzicava l'appetito. Poi messo al
forno il pollo e le patate era andata a prendere le ospiti lasciando sua
figlia, a sorvegliarne la cottura.
L'allegria dei convitati condì ancor di più le fettuccine,
sottolineando con applausi e battimani ogni altra portata.
Anche i conversari si susseguivano dato che
dovevano raccontarsi quasi un quarto di secolo di distacco
familiare e ve ne erano di cose di cui parlare.
Infine con una eccezionale crostata di amarene, preparata da Dorisa
in onore della mamma si concluse quella rimpatriata e, questo dolce, il
preferito di Gisella, fu
ancora più gradito sapendolo opera di sua figlia
giacché aveva potuto dimostrare che, lei, alle figliole aveva
anche insegnato a cucinare. Così
si disperdeva anche qualche brutto pensiero sulla figlia " scappata
di casa"se c'era stato. La
glaciale Gisella si era sciolta fra tante attenzioni e quando disse che non potevano far tardi per non
perdere l'ultima corriera, il
volto di Tonino impallidì, cosa che non sfuggì a Dorisa che aveva notato
quanto poco egli avesse mangiato per covarsi con gli occhi sua madre.
Era evidente che gli costasse separarsi da lei poco dopo averla
rivista. La mamma era
ancora bella e attraente e smessa l'aria severa con la quale era giunta
sembrava ringiovanita e lui pendeva dalle
sue labbra per non perdere una parola.
Dopo parecchi brindisi, una frase incauta
dettata dalla sua consueta impulsività uscì dalle labbra di
Pietro rivolgendosi a sua moglie: "Ma guarda questi due... il tempo
pare non sia passato per loro e sono sempre una bella coppia !" La moglie fu pronta a rimbeccarlo: "
Sentite che bugiardo, prima aveva detto che neppure se la ricordava
adesso invece fa delle precisazioni ".
Donato che non parlava quasi mai chiese al padre : Se erano una
bella coppia perché non si sposarono?"
Suo padre, ormai lanciato, concluse : "Valli a capire gli
sbagli della gioventù...quello fu davvero uno sbaglio fatto proprio da
te...scusami Gisella. Te ne andasti in città da un giorno all'altro
lui se ne andò in America."
Nicoletta alla quale la storia di questo amore incompiuto era
sempre piaciuta chiese a suo zio: "Ma tu, zio Tonino, gliel'avevi
fatta la dichiarazione? " Stavolta
fu proprio lui a prendere la parola: " Eccome ! Proprio quì fuori,
vicino alla fontanella e col chiaro di luna e la notte stessa le ho fatto
pure la serenata, ma lei, si vede, che
dell'amore di un campagnolo non sapeva che farsene. "
Lo disse con un sorriso amaro
mentre fissava colei che amava ancora e che,
avvampata di rossore stava ascoltando cose
che nessuno si era mai sognato di dirle.
Si sentì accusata e d'impeto portò le sue verità:" Ma quale
amore se avevi già una fidanzata
a cinque chilometri da qui e io per questo me ne sono andata. Non volevo
essere presa in giro! " Tonino
scattò in piedi sconvolto da quanto stava ascoltando, profondamente
turbato. "Fidanzato? Ma con chi ?
Chi ti ha detto una simile fandonia se erano due anni che non
trovavo il coraggio di parlarti!... Mio Dio!
Stento a credere quanto mi dici...ho pensato che era la mia
condizione di provinciale che non ti andava a genio.
Mi ero convinto che volevi andarti
a cercare un marito cittadino.
Mi sono sentito respinto proprio per questo....e invece le cose
stavano in modo diverso. Non riesco a individuare chi ti ha riportata una
tale bugia sul mio conto."
In preda alla rabbia Tonino andava
avanti e indietro mentre stringeva i pugni : " Vorrei sapere
chi è stato a rovinare la nostra vita e a calunniarmi ! " A quel
tempo, andavo a lavorare a giornata nei campi dei paesi vicini, ma non mi
sono mai fidanzato con nessuna.
Aspettavo te...e ancora ti aspetto!"
Mai era stato tanto agitato il povero Tonino e si lambiccava il
cervello per trovare la risposta a questo enigma.
" Sono sicuro che solo gente invidiosa ha voluto farci del
male, a me e a te! "
Non si dava pace e dopo quest'ultimo
sfogo sedette con la testa fra le mani mentre Gisella
commossa piangeva e tutti gli altri erano ammutoliti.
Pierangela, cercando di ristabilire una atmosfera consolatoria
prese a dire che, spesso è
il destino a ingarbugliare certe esistenze, purtroppo.
A sua volta, Pietro intervenne col suo buon senso contadino: "
Siete ancora in tempo perché finché c'è vita c'è speranza.
Pensateci e riparlatene con più calma."
Gisella, affranta, disse solo: " Dici bene tu, ma ora ci sono
altri doveri non si può essere egoisti."
Lo sconvolgimento di quel pomeriggio pesava un po' su tutti e le
ultime parole della madre fecero riflettere Dorisa.
Aveva forse voluto
dire che senza le sue figlie qualcosa sarebbe potuto avvenire?
Ma lei sarebbe stata ben lieta di avere un patrigno come Tonino
e anche Sonia nello scoprirlo così dabbene, non avrebbe tardato ad
affezionarglisi con la certezza che la loro madre vissuta solo per loro
avrebbe potuto ritrovare quella parte di felicità che si era preclusa.
Lei e sua sorella ne avrebbero parlato e, se lei, provava ancora
affetto per il suo primo amore, nessuno avrebbe ostacolato il
matrimonio. La ragazza si convinse che la sua "voglia di
partire" le era venuta dall'alto affinché l'adorata madre
ricominciasse, da dove era partita, per ritrovare la sua vita di donna
completata da un amore che non era mai cessato.
Ripartirono nella tepida serata mentre le ombre della sera stavano
avvolgendo il paese e Tonino che le aveva accompagnate al capolinea, nel
salutarle fece alla "sua" Gisella una richiesta precisa:
"Ti voglio bene come allora e spero di rivederti
perché non intendo più perderti!"
F I N E
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