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Lettera del presidente della Commissione europea a Blair e Borrell Fontelles
 
Barroso, cinque punti per il rilancio dei negoziati
 

La Commissione Ue presenta le proposte per rilanciare i negoziati sulle prospettive fìnanziarie 2007-2013: aumentare le risorse destinate alla crescita e all’occupazione fino a un terzo del bilancio comunitario, introdurre un nuovo meccanismo di crisi per assorbire gli shock connessi alla globalizzazione, favorire un maggiore dinamismo della spesa agricola, riesaminare la spesa comunitaria a partire dal 2009 per modernizzare il bilancio, accrescere il controllo democratico e la coerenza dell'azione esterna dell'UE

Bruxelles, 20 ottobre 2005 – In vista del Consiglio europeo di dicembre che segnerà la chiusura del semestre inglese, José Manuel Barroso ha inviato oggi una lettera al Primo ministro Tony Blair e al presidente del Parlamento europeo Josep Borrell Fontelles. Nel messaggio, il presidente della Commissione europea evidenzia che "il raggiungimento di un accordo sulle prospettive finanziarie entro la fine dell'anno è essenziale per la credibilità e l'efficacia dell’azione dell'Europa allargata. Il costo di un non-accordo sarebbe enorme, in termini di ritardo nella convergenza, di rallentamento della crescita e di posti di lavoro perduti, e sarebbe sostenuto soprattutto dalle zone più povere dell'Unione”. Nella sua lettera, il presidente Barroso avanza cinque proposte a nome della Commissione europea e fa appello ad una soluzione equilibrata e politicamente accettabile, invitando tutte le parti a dare prova di flessibilità nei negoziati. Queste proposte non saranno discusse alla riunione informale di Hampton Court, ma intendono offrire uno spunto di riflessione alla Presidenza di turno e agli Stati membri in vista del Consiglio europeo di dicembre.

 

Le proposte avanzate dalla Commissione europea per rilanciare i negoziati sulle prospettive finanziarie 2007-2013 sono articolate in cinque punti e mirano a: incrementare le risorse destinate alla crescita e all’occupazione, rispondere alle sfide della globalizzazione, completare le riforme agricole e consolidarle, definire una tabella di marcia per la ristrutturazione del bilancio per renderlo adeguato, intensificare il controllo democratico e la coerenza delle relazioni esterne dell’ Unione europea.

Le proposte della Commissione Ue

Incrementare le risorse destinate alla crescita e all’occupazione  - Esse rappresentano le principali priorità dell’Unione e necessitano uno stanziamento specifico di fondi nell’ambito delle spese per la coesione. Il primo passo consiste nell’identificare gli investimenti che, nell’ambito della politica di coesione, sono diretti ad accrescere la competitività e nel destinarli irrevocabilmente a questo obiettivo, puntando su ricerca e innovazione,  capitale umano, servizi alle imprese, grandi infrastrutture europee, efficienza energetica e fonti energetiche rinnovabili.  Gli investimenti devono aumentare di pari passo con l’accelerazione della strategia di Lisbona. Ogni Stato membro deve fissare un  proprio obiettivo, in modo tale che la quota di spesa destinata direttamente a promuovere la competitività superi il 60% delle spese complessive per la coesione.

Rispondere alla sfida della globalizzazione – E’ necessario un apposito meccanismo per affrontare le emergenze e assorbire gli shock. L'istituzione di un fondo per l'adattamento alla globalizzazione permetterebbe di rispondere a livello europeo ai bisogni di coloro che devono fare i conti con le conseguenze di questo fenomeno, offrendo una risposta rapida a problemi specifici connessi alla ristrutturazione. Non è necessario creare nuova burocrazia, in quanto potrebbero essere utilizzati gli strumenti e le reti esistenti. Ciò che invece è necessario è l’accesso a risorse supplementari. Il fondo potrebbe finanziare la formazione, il trasferimento e il reinserimento dei lavoratori, ossia il costo delle azioni necessarie per trovare un nuovo posto di lavoro. Saranno definiti precisi criteri per quanto riguarda la natura delle crisi e il livello dei costi ammissibili. Il meccanismo dovrebbe intervenire soltanto in caso di superamento di una soglia ben determinata, definita in termini di quota di lavoratori interessata dai licenziamenti nel settore e nella regione considerati, tenendo conto del tasso di disoccupazione locale, e funzionare attraverso gli strumenti e secondo le regole dei Fondi strutturali.

Consolidare e completare le riforme agricole -  Nel 2002 è stato raggiunto un accordo sul bilancio della politica agricola comune fino al 2013, parallelamente all’adozione di una riforma radicale della politica agricola, ancora in corso e via via estesa a tutti i settori. Si tratta ora di rispettare integralmente il contenuto dell'accordo. Uno degli elementi fondamentali della riforma è un maggiore dinamismo della spesa agricola, con il trasferimento di fondi dagli aiuti diretti agli agricoltori allo sviluppo rurale. L’incremento del tasso di trasferimento all’1% annuo a partire dal 2009 permetterebbe di disporre di altri fondi da destinare alla crescita e all’occupazione nelle comunità rurali, e consentirebbe inoltre di accrescere i finanziamenti destinati alla rete “Natura 2000”.

Definire una tabella di marcia per la modernizzazione del bilancio - Su questo punto esiste un largo consenso. L'Unione europea deve impegnarsi a procedere a un riesame completo di tutti gli aspetti dell'organizzazione del suo bilancio (spese, entrate e struttura), per poter far fronte alle sfide del futuro. Nei primi mesi del 2009 la Commissione dovrebbe pubblicare un Libro bianco sulla modernizzazione delle spese e delle entrate, che dovrebbe dare il via al riesame del bilancio.

Accrescere il controllo democratico e la coerenza dell’azione esterna dell’UE - Nelle ultime settimane l’Unione europea ha assunto una serie di impegni molto coraggiosi per promuovere la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio. Tuttavia il livello di stanziamenti discusso in seno al Consiglio europeo non è sufficiente. D’altro canto, non è immaginabile per l’Unione ritirarsi dagli impegni assunti o posporne l’attuazione, soprattutto nei confronti dei paesi più poveri. La separazione operata tra le spese del bilancio generale e il Fondo europeo di sviluppo (FES) nuoce alla coerenza dell’azione esterna dell’UE. La soluzione migliore continua ad essere l’imputazione al bilancio delle spese del FES. Se ciò dovesse risultare impossibile, un passo in avanti potrebbe essere comunque quello di integrare il FES nei meccanismi tradizionali della spesa esterna dell’UE, pur mantenendo  - per un periodo transitorio - una chiave di ripartizione degli oneri distinta da quella utilizzata per le spese del bilancio generale. Un compromesso del genere implicherebbe peraltro la necessità di apposite disposizioni per garantire le prerogative del Parlamento europeo in materia. A tal fine, nell’ambito dell’obiettivo generale di semplificazione e miglioramento dell’efficacia dell’azione esterna dell’UE, occorrerebbe concludere un accordo interistituzionale specifico destinato ad assicurare un ruolo adeguato al Parlamento nella definizione della politica relativa alla spesa esterna dell’UE.

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