Elzeviri |
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ELOGIO ALL'ELZEVIRO La prima cosa da chiarire in questi elogio è l'origine del vocabolo che deriva da Elzevier, cognome di una celebre famiglia belga di editori/librai/tipografi che dal 1585 e, per varie generazioni, si è distinta in tutta Europa. Il carattere "elzeviro" da loro lanciato è sottile, elegante e nitido e fu molto usato, in passato specialmente, per gli articoli di terza pagina che trattavano di arte e di letteratura. Famosi gli "Elzeviri di Emilio Cecchi" raccolti poi in volume. L'elogio era doveroso e vado a spiegare il mio innamoramento. Introdotta, in tenera età anche alla lettura dei giornali, la mia preferenza, più che agli avvenimenti di cronaca, era per la terza pagina nella quale m'immergevo estraniata dal mondo. In particolare era l'Elzeviro ad attirarmi, sia per il contenuto che per il carattere corsivo e mi dispiaceva che fosse molto breve, una sola colonna, a firma di prestigiosi giornalisti. Senza presunzione, credo di seguirne le orme perché, molti dei miei scritti sono degli Elzeviri.
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PARTE PRIMA |
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1-10 -1932
Il velo della sera sta per avvolgere cose e persone, il sole fra poco scompare lasciandosi dietro nuvolette e cirri rosa e cilestrini. Intorno, una pace insolita. Perché nell'ora del tramonto l'animo si riempie di nostalgica malinconia? Perché l'imperioso bisogno di restare soli a meditare sorge in noi? Forse perché gli affanni del giorno non ancor trascorso, ci hanno preso ogni attimo e ci hanno privati della concentrazione necessaria ad assaporare i doni della natura. Il tramonto coi suoi toni smorti c'infonde l'animo di bontà e ci fa desiderare di essere migliori. Vorremmo ringraziare Iddio per tutte le cose belle che ha messo attorno a noi e che non apprezziamo mai abbastanza. Solo in quest'ora vespertina il pensiero riesce a penetrare profondamente fino alle origini della creazione e nei nostri occhi, assorti e lucenti, si rispecchiano i veri sentimenti perché tutto il nostro essere partecipa all'incanto del momento. Il fardello d'ipocrisia che la vita c'impone cade dalle nostre spalle e ci rende leggeri e liberi. Perfino la bocca serrata in una linea dura, si ammorbidisce e si schiude al sorriso. Sorridiamo alla vita! Nel mentre, una pace dolce e profonda ci pervade facendoci sentire come rinati: puri e semplici.
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Il cielo si rischiara. Fata Aurora arriva coperta di rosei veli rappresentata da una leggiadra nuvola che ondeggia e sfuma ai primi raggi del cocente sole di luglio. La natura si ridesta dal sonno della breve notte estiva e le corolle dei fiori si schiudono bevendo la dolce rugiada del mattino... Com'è bella l'aurora! Ci appare come una vaga fanciulla che con candide mani cosparge di colori e profumi prati e giardini. Il fresco venticello mattutino che la sospinge s'infiltra fra i rami verdi e rinnovati, smuovendo leggermente le foglie tenerelle che fra poco si scalderanno al sole. Nei boschi e nei prati si ridesta la vita e tanta poesia si diffonde intorno. Ma non tutti sono svegli così presto per godersi l'incanto di quest'ora! Si avrebbe voglia di esclamare: Alzatevi, poltroni! Correte fuori all'aria pura che fa bene al cuore e ai polmoni. Riempitevi di ossigeno e, i vostri occhi, dell'azzurro che il cielo vi regala. Siate più vivi...via.... godetevi l'Aurora!
FINE
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Il cielo si presenta burrascoso, l'uragano è vicino. Ne seno approssimarsi il brontolìo e vedo addensarsi velocemente le nuvole! Ecco ! Sempre più cupo vedo l'orizzonte e il cielo sembra nero.. Quei grossi nuvoloni somigliano all'interno dei vulcani prima che il fuoco dell'eruzione non li arrossi.. il rumore del tuono si avvicina sempre più e una folgore squarcia le nubi. La bufera comincia e scoppi e tuoni si susseguono e piovono scariche elettriche tra fulmini e saette. I torrenti d'acqua che si rovesciano con furia inaudita sembravo sommergere uomini e cose come per un castigo divino che con furia annientatrice voglia distruggere ogni forma di vita. L'aria di distruzione è evidente perché si sradicano alberi, si scoperchiano tetti e smottano i terreni. Ciascuno ha paura e si sente impotente ad arginare un simile sfacelo. Osservando la potenza di questo spettacolo che la natura ci offre quando è corrucciata, ci sentiamo immiseriti. Come possiamo misurarci con la grandezza di chi guida la natura? E cosa siamo noi, poveri umani? Da sempre, altre menti, si sono poste gli stessi quesiti, ma nessuna ha saputo dare le risposte esatte... Rimane soltanto l'inchinarsi reverenti accettando la vita così com'è senza trovare le nostre spiegazioni che sarebbero sempre errate. Dobbiamo convincersi che, anche l'uomo più potente,nulla può dinanzi alla maestà dell' opera che ci permette di nascere, vivere e respirare. Nel suo insieme la Creazione sarà sempre il più colossale dei misteri e, l'uomo, al suo cospetto sarà soltanto un miniscolo insieme di molecole.
FINE
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Procedo assorta e non bado al fango nel quale affondano le mie scarpe. I miei occhi guardano un alto, scrutando il cielo pulito e splendente perché lavato dalla recente pioggia. Macché pioggia ! Una tempesta mai vista prima. Nel cielo si perdono i miei pensieri...ma li ritrovo tutti in un istante..più belli, più puri e speranzosi. Avanzo così lentamente e il mio andare , pur pesante a causa del fango, mi sembra alato e mi trasporta dal regno della fantasia a quello della realtà e ho, dentro, un senso di felicità. Rifletto che, dopo una tempesta, tutto si riordina e induce a sperare. Purché io sia sola! Ritrovo un mondo di gioia irreale che ripaga il mio soffrire per ogni piccola cosa; purtroppo non è frequente questo mio gioire e, quando accade, mi sembra di essere al cospetto di Dio e a lui parlo e a Lui mi confido e, Lui mi ascolta...mi sorride e mi consola. Il mio procedere diritto, a testa alta e con l'occhio sereno, mi aiuta a capire che la tempesta che porta incubo e oppressione lasciando tanto fango, non appena il caos è concluso, ripulisce ogni cosa, deterge il cielo riportando chiarezza e trasparenza. Così è per l'animo umano. Ciò mi conforta e vado serena...con i piedi nel fango e la testa nel sole...
FINE
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EREMO
DI SAN SILVESTRO
Sono a Montecompatri, uno dei punti più alti dei Castelli Romani e mi trovo a fare un picnic nel bosco con due amiche e con la signora Anita, una colta signora amica di mia madre che mi ha condotto seco insieme a sua nipote, per poter respirare qualche giorno di aria pura. Sono con me Elena, la nipote poco più grande di me ed Emma mia coetanea.che è nativa del posto e ci fa da guida. Elettrizzate dai preparativi della colazione al sacco sotto la guida della previdente signora, ci siamo levate presto e ci siamo incamminate lungo la salita che conduce al bosco. Che sensazione strana! Un'aria così fina è cosa rara trovarla in qualsiasi punto della città. Inerpicandosi nell'interno della boscaglia vediamo rosseggiare le more non ancora mature e vorremmo prenderle , ma la nostra "vigile" Signora ce lo vieta perché sono ancora acerbe e impolverate... Si sale sempre più in alto nel percorso che da Montecompatri porta a Roccapriora. E sulla cima, quasi a contatto col cielo, giungiamo a San Silvestro, la nostra meta. Non è solo una piccola radura! E' uno spicchio di Paradiso o un ritiro per anime candide? Me lo chiedo, affascinata dal verde e dal silenzio. Non so bene come definirlo perché l'incanto che se ne ricava è sublime! La cara signora, conoscendo la mia passione per lo scrivere mi ha rifornita di carta e matita ed io, subito, ad appuntare questi pensieri disdegnando pure la invitante colazione. Traccio rapidamente le mie "vedute" come per tema di vederle scomparire prima di averle fermate sulla carta. E sono sempre poche le parole per descrivere certe visioni! La sola contemplazione sa incantare e la mente si smarrisce per le troppe cose che vorrebbe "fotografare" all'istante. In questo luogo sembra di essere fra la realtà e la fantasia... Sarà una Fata Morgana che ci mostra ciò che non esiste? Ma non siamo nel deserto ... bensì nei pressi di Roma, in una delle sue colline più belle. Quassù del tempo si perdono le ore e tralasciando l'arrampicata, si tace assorti, in contemplazione mistica , invidiando pure quel san Silvestro che vi ha vissuto da eremita. E l'anima s'intenerisce fino alle lacrime.
FINE
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Questa parola breve e semplice all'apparenza, è invece formata da una lega di mistero e di dolcezza giacché sa rapire in estasi fascinatrice le persone più sensibili e buone, specialmente gli adolescenti. Sono i più giovani , infatti, ad essere conquistati dal sogno come fosse una magìa sia esso derivato dal sonno o dalla fantasia. Fantasticando essi trovano, a volte, la spiegazione ai loro dubbi, ai loro desideri, alle loro aspirazioni e, spesso, ne restano anche appagati. Il sogno è qualche volta solamente un miraggio, ma aiuta a vivere e si spera che ogni sogno si avveri è, altresì, la parte nascosta di ognuno di noi che emerge insospettata, rivelandosi più valida e volitiva della realtà. Chi ama poi, ritrova nel sogno l'essere amato e con esso parla e si spiega e ne abbellisce i tratti e in esso pone tutte le virtù fino a idealizzarlo. E nel sogno, si sogna, di realizzare tutto ciò che è irraggiungibile e forse chi vive di sogni, trova in essi la sorgente della felicità, conservando così l'animo di fanciullo.
FINE
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Con questo nome di distingue quel tratto solitario di spiaggia che si trova quasi a metà strada fra Fiumicino e Focene ed è l'ultimo arenile di Ostia Lido. Vasta la spiaggia e limpido il mare. In più, essendo lontano dal centro abitato di Ostia, non è molto frequentato dai bagnanti locali. Più facile trovarlo affolato nei giorni festivi quando i pendolari lo assaltano giungendovi con le loro automobili che fungono poi da spogliatoio per poter indossare il costume da bagno. In questo caso anche la spiaggia si popola dei colori di ombrelloni e sdraio occasionali piazzati a casaccio Nelle mattinate feriali è più invitante perché è bello sostarvi e godere della spiaggia scura, perché ferrosa, e così soffice da rendere molto piacevoli le passeggiate sul bagnasciuga e perfino lo sguardo è attratto dal fondale visibile chiaro e trasparente. Purtroppo la solitudine di certe ore, non invita ad avventurarvisi e solamente all'alba è facile incontrarvi i cercatori di telline che come tutti gli uomini di mare sono taciturni e con la pelle scura, abbrustolita dal continuo bagnarsi nell'acqua salata e successiva esposizione al sole bruciante. Sono figure quasi sempre scheletriche che pazientemente e con perizia tirano le reti in silenzio quando sono ricolme di questi frutti di mare molto richiesti dai buongustai, ma che bisogna cucinare con circospezione, dopo averle ben lavate e fatte posare affinchè perdano le impurità raccolte poiché come vongole e cozze, anche le telline sono le ripulitrici del mare. Bella la spiaggia, limpido il mare e suggestiva la striscia di verde che delimita la pineta aldilà della strada, formando un'oasi invitante per chi non desidera sostare a lungo al sole estivo. Quasi un miraggio! Chi vuole pace ed ama meditare, più di altri apprezza la fusione di giallo, verde e azzurro che si offre allo sguardo e resta affascinato da quel lembo naturale che è sempre più difficile trovare.
FINE
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Ci troviamo spesso a fantasticare guardando un cielo stellato o uno sfolgorìo di sole. A chi non è capitato? Qualcuno, persino, ha acquistato un telescopio per addentrarsi nei misteri celesti. Nell' antichità il Cosmo smisurato ha stimolato curiosità e creato leggende che il progresso ha sfatato rendendo plausibili quei fenomeni che avvengono per cause di fisica e di onde sonore. A quei tempi stregonerie e allucinazioni abbagliavano i semplici e creavano miti ed anche i primi studiosi che andavano scoprendo certi fenomeni stabili e ricorrenti, venivano imprigionati e torturati come stregoni e i dati matematici alla base dei loro ragionamenti venivano sottaciuti e sottintesi dalle masse ignoranti. Da quell'iniziale sbalordimento si è arrivati all'Era spaziale che ha spiegato il come e il perché dei misteri celesti e l'uomo si è recato lassù per sindacare coi propri occhi quanto vi sia di vero. Nulla pare più impossibile. Né la terra che fluttua nello spazio senza precipitare, né le scie luminose di frammenti di meteoriti chiamate stelle cadenti (queste, ora vengono persino bombardate per sviscerarne i reconditi inizi) tal quali gli oggetti misteriosi che si vedono anche ad occhio nudo e che sono semplicemente sonde spaziali che controllano e registrano dati importanti. Pure l'eventuale incontro di dischi volanti, non farebbero più quella impressione di alcuni anni addietro perché esiste la spiegazione e, apparirebbe naturale, persino vedere aggirarsi alieni e marziani fra i miliardi di stelle che popolano il cielo. Se solamente la Costellazione di Andromeda che dista dalla terra 12000 anni/luce possiede 300 miliardi di stelle è difficile, se non impossibile, sommarle a quelle di tutte le Costellazioni che si conoscono. A questo punto sembra anche logica l'esistenza di altri pianeti popolati come il nostro e l'umanità continuerà nella ricerca fino alla fine dei secoli. Vi è pure chi ha pensato che la vita di noi esseri umani, così come siamo, sia dovuta ad un errore di composizione fra minerali, acqua e cellule. E allora ? L'uomo sarebbe uno sbaglio di natura? E se così fosse la sua arroganza e la sua prosopopea si fonderebbero soltanto sulla sua nullità!
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Se potessi, farei tradurre le mie prose e le mie poesie nella scrittura Braille per donarle ai Non Vedenti così, in modo silenzioso, potrei testimoniare loro il mio affetto e la mia solidarietà mettendogli a disposizione il mio modo di guardare le cose trasfondendo in essi il mio sguardo e chiedere loro se quanto vado scrivendo da una vita, riesce ad essere persuasivo e... visivo. Queste persone speciali che riescono a vivere il loro destino crudele senza rinunziare a proseguire il loro cammino diverso e pieno d'insidie. Essi che sanno sempre essere intuitivi e perspicaci e posseggono un tatto così sensibile da assorbire il di dentro di ciò che toccano, chissà se riuscirebbero a "vedere"manualmente nel modo esatto quanto descrivo. Si tratti di un' alba chiara o di un cupo tramonto? E la descrizione di una vasta distesa marina verde-azzurra o un cielo plumbeo e tenebroso come arriva loro? Descrivendo un fiore saprei dargli la visione esatta di come siano belle, e trasparenti le corolle e le varietà delle sfumature? Ed un tramonto romano così rosato e caldo sanno "vederlo" dalla mia poesia? Questo vorrei sapere! L'espressione di ansia e di dolore nel volto di chi soffre, solo leggendolo con le mani, come viene percepito? Se accadesse veramente che i miei scritti sappiano suscitare la visione vera delle cose... avrei la conferma che riesco a trovare le parole giuste per rendere vive e vere le mie impressioni. Inoltre avrei la sensazione di avere una facoltà straordinaria della quale potrei essere orgogliosa : far vedere i ciechi! Non parlo per presunzione, ma intendo dire che amerei avere la possibilità prodigiosa di moltiplicare all'infinito il mio sguardo mettendolo a disposizione di chi non vede. Se così fosse ne sarei felice! Questo pensiero mi è presente ogni volta che mi accingo a riportare sulla carta le mie sensazioni visive giacché sento accanto la presenza ignota di eventuali lettori che intimamente ringrazio per l'appoggio spirituale che m'infondono. Chi scrive, pur non avendo la certezza che le sue pagine diverranno di dominio pubblico, sa quanto sia necessaria la comunicativa perfetta nel trasmettere parole che altri dovranno percepire nel modo preciso. Questo, fra chi scrive e chi legge è fondamentale Perciò proprio i Non Vedenti potrebbero darmi la prova che ciò che scrivo è visibile per loro, sarebbe la conferma che ciò che scrivo è ben espresso avendone la critica più attendibile… anche se fosse negativa. Per colui che scrive, l'attestato più lusinghiero è l'afflato sincero coi lettori. figurarsi poi coi lettori del Braille!!! Avrei veramente la soddisfazione di sapere che non è inutile continuare a scrivere. Anche se ho sempre creduto in ciò che faccio!
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Nel dare consigli alle persone di età, si rischia di urtarne la suscettibilità perché nessuno come loro è ricco di cognizioni e di esperienze, ma l'argomento che vorrei trattare, rivolgendomi ad una speciale categoria di anziani è la difficoltà di comunicare con i giovani, specialmente nell'ambito familiare e non ha affatto la pretesa di consigliare, ma solo quello di una pacata riflessione offertami dalla mia condizione di nonna e bisnonna di svariati nipoti con i quali ho sempre mantenuto un ottimo rapporto. Intendo parlare di quanto sia proficua l'affabile comunicazione fra nonni e nipoti. Non è necessario essere consanguinei poiché una persona anziana quando è degna e stimata può essere considerata nonno o nonna anche se di fatto non lo è purché accetti il fatto che la società è destinata a cambiare. L'anziano intransigente che biasima i nuovi comportamenti e non accetta le libertà moderne è destinato a non essere ascoltato e scaverà un abisso d'incomprensione che mai potrà essere colmato. Ciò avviene, talvolta, già fra genitori e figli, figurarsi quando le età sono ancora più distanti. Oggi la possibilità di vivere a lungo reca anche molti vantaggi alle persone non più giovani perché non restano escluse completamente dalla vita di relazione come accadeva nel passato. Specie quando è il pensionato stesso a non sentirsi sorpassato e che, approfittando di più tempo libero, continua ad aggiornarsi. Vedere un "nonno" che frequenta le università della terza età ( meglio chiamarle d'istruzione continua )annulla la differenza di età e sprona al dialogo e alla comprensione. Certo è, che un giovane non insofferente, disposto quindi ad ascoltare le vicissitudini di cui è formata ogni esistenza,avrà tanti motivi di confronto che lo arricchirà sempre positivamente purché l'anziano voglia e sappia raccontare, senza mettersi in cattedra, non solo le sue glorie, ma anche le sconfitte e le delusioni subite. Tanto tempo addietro, quando le giornate erano vissute con più calma e non esistevano videi e discoteche, questi racconti di vita vissuta riempivano le serate delle famiglie e i racconti venivano ascoltati avidamente e ciascuno ne faceva tesoro. La conclusione di questa riflessione è scontata : il racconto e lo scambio d'idee fra generazioni dovrebbero ancora rappresentare la base dell'eguaglianza e della comunicabilità ed eviterebbero tante depressioni.
LE DUE STAGIONI
Se c'è una cosa che fa bene al cuore è di vedere un nonno e un nipotino. Le due stagioni se ne vanno assieme legate a filo doppio dall'amore.
Il vecchio pensoso avanza lentamente gravato dal fardello della vita. Il bimbo avanti a lui lieto cammina guardando tutto con curiosità.
Ma al bivio c'è un fossato da varcare resta dubbioso e incerto il piccolino.. Si offre la mano adulta a sostenere e il bimbo sa che si potrà fidare
FINE
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Storia Leggende Misticismo e Ratto delle Sabine Secondo lo scrittore latino Varrone, la Sabina sorse dall’insediamento di alcuni discendenti del popolo greco dei Pelasgi e prese nome da Sabino, figlio del Dio della guerra Sabo. La radice greca SAB significa venerare e ciò giustifica anche la moralità, la lealtà e l’austerità che sempre ha evidenziato il carattere dei sabini. Fu nel 749 a.C. che al fine di non far estinguere Roma, fondata da pochi anni, Romolo organizzò il famoso ratto delle donne di questo popolo che avvenne dopo una grande festa in onore delle popolazioni limitrofe. La storia dice che ne furono rapite 683 e che invece di offendersi per il sopruso subito, scendessero in campo per far cessare la sanguinosa guerra capeggiata da Tito Tazio alla testa dei soldati sabini, preferendo restare a fianco dei loro simpatici rapitori. Col passare del tempo la Sabina divenne un piacevole territorio destinato alle ville dei ricchi nobili che vi trovarono ameni rifugi per sfuggire alle calure estive e, voleva l’usanza, che in ognuna di queste residenza vi fosse anche un tempio, ne danno testimonianza i frammenti e le iscrizioni su capitelli e tombe rinvenute. Anche a Farfa, nel Colle Acuziano, esisteva una villa con un tempio dedicato alla Dea Vacuna. Nel 400 però la villa e il tempio stavano andando in rovina e fu San Lorenzo con alcuni discepoli che vi trovarono asilo facendone un centro di ritiro e di preghiera al quale molti ricchi aderirono facendosi monaci ed offrendo beni e territori che nel quinto secolo furono preda dei Longobardi. La grande storia del Monastero ebbe inizio quando San Tommaso ne prese a cuore le sorti, vi visse e vi morì. Nei secoli seguenti Farfa ebbe privilegi imperiali e assurse al massimo splendore fino all’827 quando i Saraceni che la depredarono distruggendola. Fu il giovane Abate Ugo di nobili origini a ricostruire la potenza di Farfa che giunse ad avere persino un piccolo esercito e una flotta navale che sostava nel porto di Civitavecchia risalendo il Tevere quando si dovevano rifornire di mercanzia pregiata le famose Fiere farfensi, mentre i Monaci coltivavano i campi seguendo la regola di San Benedetto che combatteva l’ozio come nemico dell’anima. La località è folta di alberi silvestri e di piante officinali su uno strapiombo coltivato ad ulivi e vigneti. Al bivio dei Quattro Venti, sulla strada provinciale, nel silenzio solenne dei boschi, improvvisamente, alto e affusolato, appare il campanile benedettino della Basilica. Al presente Farfa è uno dei monumenti nazionali visitati da continui pellegrinaggi di turisti internazionali. Se è sufficiente mezz'ora per visitare tutto il Borgo medievale e le botteghe artigianali che espongono e vendono lavori di ogni genere, non è così per la Basilica contenente le opere pregevoli d'insigni artisti. Si accede al sagrato della Chiesa attraverso un Arco romano e subito l’aria mistica pervade i visitatori. Il Portale di marmo bianco costituito da due parti, romana la più antica e gotica la più recente e fa spicco la lunetta con l’affresco della Vergine col Bambino di scuola toscano/bizantina del XIV secolo dello stesso periodo l’ altro maestoso affresco della parete di fondo dell’interno della Chiesa a tre navate che rappresenta il Giudizio Universale, opera di monaci fiamminghi del 1651. Moltissimi altri dipinti suggestivi e meritevoli costituiscono un grande richiamo per fedeli ed estimatori mentre un'altra attrazione per gli amanti dell'Arte e della Storia è la visita, su prenotazione, del Museo del sottosuolo, vasto quanto la Chiesa stessa, dove i religiosi hanno sempre custodito gelosamente manoscritti e incunaboli. Non si può dimenticare la rinomata Fiera del bestiame che interessa tutte le località circostanti e che si svolge il 9 di settembre, all'indomani della Processione in onore del nome di Maria. Fiera che sta a ricordare la sua origine religiosa dato che lo stesso Abate, si recava a dorso di una mula bianca a darne annuncio a tutte le Roccaforti preposte alla vigilanza e alla difesa di Farfa che si estendevano per un territorio vastissimo che oltrepassando la Sabina raggiungevano l'Umbria e la Toscana. Ora non occorrono più i sei mesi di allora per allestire la Fiera però l'importanza di questo raduno mantiene sempre la sua validità al pari di altre tradizioni sabine che tramandano usi e costumi di quei luoghi dove, a volte, sembra che il tempo si sia fermato poiché vi regna ancora una sana e operosa vita familiare e religiosa.
FINE
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E' unica questa Centrale ed è il Cervello, formato da una massa bianca che sembra l'ingrandimento di una mezza noce e che è protetta dalla ossatura del cranio come fosse in una gabbia.. Il suo peso è di circa 1300 grammi .circa ed è l'organo sensoriale più elaborato che si possa trovare e che ci permette ogni attività del nostro vivere comportamentale. Pensare, vedere, udire, respirare, mangiare, correre ed altri del gestire umano partono da questo punto come una vera centrale elettrica da cui si dipartono gli ordini per ogni altro organo. I moderni cervelli meccanizzati esistenti, cioè i Computer, è sullo stesso schema che sono stati costruiti, dopo aver esaminato ed analizzati i miliardi di cellule di cui si compone il cervello umano. Sono gli Stimoli a farne scattare le Memorie e, istantaneamente, una serie di combinazioni danno le risposte incognite che sono state richieste. Le Memorie, si badi bene perché sono molteplici, stanno racchiuse atavicamente in scomparti catalogati perfettamente nelle cellule infinite che tutto conservano e nulla disperdono. Si pensi che anche gli animali inferiori di qualunque specie ne sono provvisti e sono gli Istinti che ogni razza si ritrasmette di generazione in generazione e ogni istinto ha sede in un preciso punto che si riattiva nel ricordo e nell'azione. La capacità di selezione, raffinata e precisa del cervello umano, nessuno mai potrà eguagliarla, neppure la macchina più prodigiosa. Alcune memorie e istinti sono comuni anche nei vegetali e, gli scienziati, da secoli sono alla ricerca di prove tangibili e questo vale anche per i minerali che sono portatori di proprietà specifiche che li rendono insostituibili per alcune applicazioni. In special modo, quello comune al Regno animale e vegetale di tutte le specie e razze è l' Istinto Principe o, più semplicemente Istinto di Conservazione. Se ne ha prova osservando sia bimbi piccolissimi che animali quando si trovano di fronte ad un pericolo improvviso: perché si arrestano di botto, quasi fiutando la fine e che appare come paura.. Non si sottovaluti, invece, questo istinto che protegge la vita e che, come gli altri ha origine nel cervello al pari dei sentimenti, tutti imprigionati in zone predisposte e ben individuate come l'intelligenza che sprona la mente, la creatività coi suoi lampi di genio, il ricordo che fotografia il tempo coi suoi avvenimenti. L'ordine di agire giunge alla zona interessata dal midollo spinale attraverso le sinapsi che sono le innumeri terminazioni nervose collegate, ognuna, al suo scomparto preciso che, sollecitato al momento opportuno, agirà automaticamente senza sbagliare. Per mantenere sempre in perfetta efficienza questa magnifica Centrale, bisogna che sia sia sempre allenata e sollecitata a lavorare; solo così non patirà di usura e si manterrà in vita. E, con essa, il corpo intero. Se poi mostrerà delle deficienze, causate da fattori da scoprire, che potrebbero essere traumi o stress, saranno gli specialisti neurologi a evidenziarne le tare e a ripristinarne le prestazioni.. Perfino la chirurgia ha escogitato specifici interventi.. Infine la vitalità di questa Macchina perfetta sta nelle mani dell'uomo che per primo dovrà averne cura non lasciandolo indebolire dall'uso improprio di farmaci micidiali, come droghe e alcool che potrebbero interferire modificandone struttura e applicazioni. Solo tenendola in continua attività questa Macchina naturale e perfettissima potrà garantire di lavorare a pieno ritmo consentendo all'uomo di essere capace di progettare e compiere imprese meravigliose.
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La Badia di Farfa conserva l'aria monastica di quando era soltanto proprietà benedettina, ma i frati, dopo averne venduti i vasti territori agricoli all'intorno, compreso l'imponente fabbricato centrale, si erano riservati la Chiesa e una parte del, monastero dove i seminaristi trascorrevano le vacanze. Nell'antica Basilica, aperta al culto per i pochi coloni del circondario,si celebravano solenni funzioni liturgiche mentre il vasto sottosuolo, si apriva per i pellegrini e per gli studiosi che andavano a visitarlo. Da tutto il mondo venivano a visitare i tesori artistici e gli antichi manoscritti che vi erano custoditi e conservati. Negli anni trenta,la facoltosa famiglia che aveva acquistata la proprietà, si era insediata nella massiccia dimora che denominò Il Castello a cui si accedeva per un vialetto delimitato ai lati da pareti murarie ricoperte di rose rampicanti fino all'ingresso padronale in stile coloniale. L'ingresso esotico fu la sola modifica esterna apportata alla costruzione mentre i vasti saloni interni furono arredati sontuosamente. L'edificio constava di tre piani da basso le cucine, i guardaroba e i vari servizi, Al piano nobile le camere da letto ed erano molte giacché ogni componente la famiglia ne aveva una propria. Il terzo e ultimo piano si divideva in due ali alla sommità della scalinata: il lato nord per la servitù e, il lato opposto il occupato dal grande Solarium che aveva anche un altro accesso più privato quello della lunghissima scala a chiocciola che portava all'Agrumeto,vanto dell'ingegno agrario degli esperti che lo avevano realizzato. E che aveva una uscita anche dalla parte delle scuderie, Nel varcare questa soglia, si veniva avvolti dal profumo intenso ed inebriante degli agrumi che vi venivano coltivati e che era divenuta anche una fonte di guadagno per il proprietario che l'aveva ideato, riportando personalmente da terre straniere, le varietà più rare e ricercate e che, con accorte colture e in una disposizione di giardino all'italiana vi avevano ben attecchito prosperando benissimo. Cedri del Libano,arance e mandarini di Sicilia, limoni di Amalfi e di Sorrento, vi era anche il bergamotto di Calabria molto ricercato come stabilizzante di costosi profumi. La policromia e la varietà del fogliame che, dal giallo al verde toccavano tutte le sfumature,appagavano l'occhio creando grande ammirazione. Il territorio che, nel tempo, ha subìto altre trasformazioni, recentemente è tornato in proprietà ai benedettini, ma l' Agrumeto,ha perduto molto del suo fascino perché si è ridotto come ampiezza e non vi si possono profondere grosse cifre per tenerlo in auge. Rimane il profumo delle poche piante che ancora vi sono, piuttosto appartate. Resta il ricordo di chi ha avuta la fortuna di goderne gli effluvi al tempo che miriadi di farfalle variopinte vi aleggiavano considerandolo il loro regno incontrastato.
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Chi mai riesce a sottrarsi al desiderio di fermare gli attimi sublimi che sanno dare significato alla vita? Seppure restano nel ricordo. Indubbiamente esistono mezzi tecnici adatti ad esaudire questo desiderio, ma anche usando registrazioni e filmati, il risultato sarà approssimativo perché i sentimenti con le sue sfumature e le sensazioni più intime avvertite, non verranno mai riprese nella loro integrità. Alcuni di questi attimi sublimi durano soltanto il tempo necessario per dare felicità essendo irripetibili e, chi li avverte, li assapora e li ripone immediatamente nel bagaglio della memoria. Di quei momenti, bisogna farne tesoro! Momenti Magici, assai preziosi che, come perle, conserveranno nel tempo il loro splendore per tornare a brillare e a rischiarare i momenti grigi, della più squallida esistenza perché di tali gioie si può godere anche in povertà e in solitudine purché si predisponga l'animo a ciò che è bello e semplice. E questa, può essere la felicità! Alcune mattine intravedendo l'opacità di un cielo, ancora ricoperto di brume,si cerca di penetrare collo sguardo la foschìa, senza riuscirvi, standosene lì, abulici e senza desideri...ecco però, arrivare il Momento Magico che mostra i contorni del consueto panorama rivestito di trine evanescenti da farlo apparire irreale e, quella immagine da favola, ha il potere di rinnovare il nostro essere, riportandolo alla purezza dell'infanzia. Anche una notizia a lungo attesa e ormai insperata, al suo giungere ci crea un Momento Magico. Così pure una parola amica che ci solleva da un insostenibile dolore, darà un istante di magia. E magari un uccellino implume che sceglie il nostro balcone per posarsi a cinguettare, a noi par che ci rechi un Messaggio Magico tutto nostro. Che dire poi dello sguardo di due occhi innamorati che vedono in noi la perfezione... è magia anche questa! Persino il gesto di un dono umile di chi non ha altro da offrire, sarà prezioso dandoci commozione...sarà il Momento Magico giusto per far felice il cuore. C'è poi l'istante in cui un pensiero telepatico viene condiviso istantaneamente dandoci la percezione di un perfetto accordo...Magico anche questo! Infiniti possono essere gli esempi ed ogni essere umano li recepisce a proprio modo,incastonandoli nell'animo per riassaporarli nelle giornate scure. Lievi contorni o semplici sfumature possono diventare... preziosi Momenti Magici
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Ascoltando le disquisizioni di alcuni pedagoghi, con tutto il rispetto per questi illustri personaggi c'è da restare perplessi su quanto affermano sul come sia controproducente racconta fole ai bambini.. Seppure nel campo i pareri siano discordi sembra sia finito il tempo delle favole. Essi credono che i bambini abbiano già pensieri adulti e vogliano solo fatti concreti da sentire e da vedere e che le favole possano suggestionarli in modo negativo perché mostrano mondi inesistenti e incantesimi improbabili. Alcuni dicono che i tempi sono più crudi e meno poetici e bisogna abituarli a vivere queste verità Mentre, altri, la pensano diversamente, attribuendo alle favole una base poetica benefica che servirà a smussare proprio la crudezza della vita. Se posso esprimere il mio parere, modestissimo, ma pieno dell'esperienza avuta nel raccontare fole ai miei figli e nipoti che ancora da adulti, ricordano come parentesi uniche e gioiose le ore trascorse nell'ascoltare gl'intrecci di storie fantastiche. Il piacere di ascoltare lo snodarsi di una vicenda che li avvince, li rende attenti e sereni e che vorrebbero riascoltare all'infinito con gli stessi particolari e con le medesime parole. Fingendo di prenderle sul serio, stanno al gioco e se ne sentono protagonisti appagando il loro desiderio di avventura che in essi è sempre presente. Più pericolosi mi sembrano le favole paurose di tanti autori che mostrano personaggi brutti e paurosi in vicende pseudo scientifiche che li impauriscono e li suggestionano in modo negativo. Che può veramente accendere le tensioni, instaurando complessi inconsci. Specialmente quando sembra tutto fattibile, mentre nelle vecchie fole, era soltanto grazie a qualche bacchetta magica di una buona fata, sempre difficile da reperire, era possibile il realizzarsi di fatti incresciosi con un finale sempre lieto. Chi racconta, in special modo, deve saper dosare l'ascolto e far scaturire qualche salutare risata in momenti di troppa tensione, mescolare dell'umorismo nel racconto è il segreto per divertire veramente i piccini e, così gioiosamente essi ricorderanno nel tempo le loro favole dell'infanzia. Meglio ancora se le favole vengono costruite sui loro suggerimenti dove veramente si sentiranno oltre che autori anche protagonisti e, spesso, nel corso del racconto, vogliono spiegazioni che bisogna essere pronti a fornire semplicemente e con parole facili Il racconta fole è da secoli uno dei sistemi per completare le riunioni familiari in modo perfetto perché mentre gli adulti conversano su fatti di cronaca o questioni familiari o semplicemente si distraggono con partite a carte, i bambini saranno felici di ascoltare le favole della nonna.
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Le principali azioni di ogni essere umano per poter vivere in salute sono tre: respirare, mangiare e bere. Affinché queste azioni, però, avvengano in modo da non arrecare danno all'organismo debbono essere fatte nel modo giusto : respirare aria pulita, mangiare cibi sani e bere bevande naturali. Questa saggia condotta di vita che garantisce la buona salute era, ed è, praticata solamente da chi segue i saggi consigli della scuola salernitana perché è appurato che molti malanni sono causati dal modo errato di condurre la propria esistenza. Sono noti oramai i danni dell'aria inquinata dai gas di scarico e da smog e, nei soggetti a rischio, specialmente, il vizio del fumo diventa micidiale causando danni irreversibili che si evidenziano, purtroppo, solamente quando diventa difficile, se non impossibile, rimediare. L'ideale sarebbe vivere perennemente in ambienti asettici ! Ma questa è pura utopia perché la vita odierna, caotica e asfissiante non lo rende facile neppure nei territori ritenuti da sempre salubri. Difatti, oggi, le macchine stanno sostituendo i lavori manuali pure nelle campagne e l'uso d'insetticidi per rendere perfetti i prodotti, non giovano certo alla salute perché diffondono residui tossici che non scompaiono se non dopo decenni. Altrettanto succede per quanto s'ingerisce siano cibi e bevande che adesso si conservano all'infinito e nessuno garantisce che gli additivi e i conservanti contenuti in essi, non arrechino danni. Quante allergie e intossicazioni croniche affliggono il genere umano? Adesso si sono moltiplicate e pure i medici specialisti non riescono a diagnosticarle e a curarle nel modo giusto e definitivo. Probabilmente anche il modo disordinato di nutrire lo stomaco ne è all'origine dato che una cattiva digestione compromette tutte le altre funzioni dell'organismo. Che dire poi dell'uso indiscriminato e smodato di alcool e aperitivi? Specialmente se assunti in concomitanza di alcuni farmaci? Nell'età primaria si debbono escludere alimenti e bevande irritanti ed è doveroso impedire che i ragazzi prendano cattive abitudini e dare, invece, esempio di sobrietà perché chi stramangia e si abbuffa, presto ne pagherà le conseguenze. Ancora le sagge massime salernitane dovrebbero fare da guida per garantire la buona salute. E " buona salute" significa avere integri corpo e mente e per assicurarsi uno stato di perfetto benessere, restando fedeli ad una vita semplice e completa senza lasciarsi guidare dalla golosità e dall'ingordigia che inducono a sbagliare. Nessuno tiene presente che, spesso. sono le diete sbagliate che tutti seguono per sentito dire e senza guida medica a causare deficit organici poiché anche l'esclusione di alcuni cibi possono generare carenze e che l'organismo umano abbisogna di proteine, grassi, carboidrati, acqua e vitamine in giusta proporzione . Si dovrebbero prendere ad esempio gli animali che, istintivamente rifiutano ciò che il loro fiuto non accetta e non si lasciano ingannare dall'apparenza. Delle semplici e opportune regole che sono alla base del buon vivere ci si ricorda solamente quando è troppo tardi per porvi rimedio.
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Dico subito che io sono una patita del Bricolage che, tutti sanno, essere una parola francese adottata dal mondo intero. Il significato spiega molte cose perché è simile alle costruzioni manuali che fanno i ragazzini coi pezzi del meccano o coi cartoni numerati ed è anche simile al riciclaggio che eppure diventata una moda se si guarda all'affollamento dei mercati di antiquariato o modernariato. Quel fare da soli, mettendo in moto le proprie capacità è ciò che più invoglia a farne la conoscenza e quando si comincia vi si rimane invischiati. E' un modo di creare che da soddisfazione perché si segue un progetto personale e dimostra la buona volontà che rifugge dalla pigrizia. Una cosa facile è comperare, più difficile è costruire. Però è stimolante perché mette in moto le mani e, soprattutto il cervello.. Mi fa rabbia sentir dire: "Non ci provo neppure perché non ne sono capace!" Il punto è proprio questo, se non ci si prova, come si può essere certi di non saperlo fare? Chiaro è che un artigiano del settore sa fare meglio e più presto, ma ha occhi, mani e mente come noi, quindi perché non provare? Basterà iniziare con cose semplici e sbrigative e via via impegnarsi sempre di più e la riuscita sarà assicurata. La pigrizia e l'indolenza sono spesso le nemiche del fare e ostacolano l'intraprendenza per questo bisognerebbe che fin nelle scuole primarie vi siano spazi per lavoretti manuali che insegnino a non temere martelli, pinze e seghette, magari in misura mignon che verrebbero visti come giocattoli E ben vengano quei veri giocattoli creati proprio per stuzzicare l'ingegno dei giovanissimi. I lavori fatti per gioco, però, non debbono essere lasciati a ricordo di manufatti infantili, ma stimolare a proseguire tenendosi allenati e pur scegliendo carriere impiegatizie o professioni importanti continuare con gli hobby che, da semplici svaghi ricreativi diventeranno anche utili. Non sono pochi i personaggi della storia che lo hanno fatto del bricolage e ne fanno fede gli orologi costruiti da Re francese Luigi xiv e i merletti di Re Gustavo di Svezia, tanto per citare i più noti. Visitando le Mostre di fine anno scolastico dei Giardini d'infanzia, si ha la certezza delle capacità di tante piccole mani che con gli anni, poi, diventeranno inerti. Specialmente in questi tempi moderni in cui gli artigiani sono diventati rari, sarebbe opportuno che in ogni famiglia ci fosse qualcuno capace di risolvere certi problemi che richiedono intuito e capacità manuale, se non altro come primo intervento.. Chi invece è già attratto dai vari bricolages, ogni volta che vedrà l'ammirazione su qualcosa che il suo ingegno avrà creato potrà dire con orgoglio:. "Questo l'ho fatto io!" e sarà la rivincita su certi ampollosi intellettuali che si vantano di non aver mai usato le mani per fare lavori grossolani.
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E' l'imbrunire! Il sole sta per tuffarsi in mare e appare come un globo infuocato con l'ultimo guizzo di vita... ancora un barbaglio dorato e l'orizzonte ne appare incendiato. Dal molo la vista abbraccia l'orizzonte e par d'essere sospesi nel vuoto. Guardo anch'io l'acqua schiumosa e agitata che s'infrange sotto di me su questa punta estrema del porto e gli spruzzi giungono fino a me lambendomi il viso. Non mi ritraggo e mi offro come ad una carezza quasi purificatrice che sento come una violenza umida fatta apposta per rendermi netta. Resto ferma, in una immobilità assoluta e quel vento non mi dispiace affatto! Bello e terribile osservare il mare col maestrale; l'onda rabbiosa e possente che alta s'infrange e torna indietro ha reso lucido, nei secoli,il lastrone del molo che, come un baluardo impedisce, al mostro ruggente di penetrare e distruggere. Ed io mi sento protetta da quel baluardo massiccio. So bene che non è possibile cadere nel grembo infuriato che vorrebbe ingoiarmi ed è come una sfida. Per questo non mi volto per fuggire...voglio vedere la sua sconfitta.
FINE
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Vicino alla scogliera riposo il corpo stanco e sogno inseguendo le mille fantasie che mi detta il pensiero. A me dinanzi vedo frangersi le onde sugli scogli levigati dal tempo e la schiuma salina del mare lambisce i miei piedi... Le mille goccioline iridescenti giungono fino a me e portano l'odore di salsedine come fossi entro l'acqua e la scogliera mi avvolge. A volte sembra che l'onda accarezzi la secolare scogliera formata da massi rocciosi , in altri momenti però non sono carezze , ma schiaffi violenti e la scogliera resiste. La comparo alla vita che reca levità di sorrisi e e sferzate crudeli. Sono trascorse molte ore di sole che hanno scaldato mare e scogliera, basterà poco a portare la frescura della sera e una calma mestizia. La distesa marina si adegua e le onde , dapprima selvagge e irruenti si vanno placando nel placido vespro. Improvvisa, mi penetra una dolcezza infinita che placa i miei tumulti e mi rende serena.
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Mai come in questo caso il titolo corrisponde al vero dato che la ricerca punta a rendere tutto tecnologico e ogni atto dell'uomo dovrà essere automatizzato e, per conseguenza, tutti dovranno saper usare il computer alla perfezione Oramai i maggiori centri di ricerca sono aiutati da macchine computerizzate, creandone sempre di nuove e, il circolo, diventa vizioso perché qualsiasi apparecchiatura utilizza la cibernetica e il futuro sarà sempre più meccanizzato in tal senso. In Giappone, visitando il Panasonic Center che è la Mostra permanente di questa Multinazionale si ha la possibilità di vedere il prototipo della casa robottizzata che è veramente da fantascienza dove alcune apparecchiature sono già pronte da immettere sul mercato e le previsioni affermano che per il 2010, tutti i progetti inerenti, saranno completati. Tutte le invenzioni, seppure fantasiose si riveleranno, all'uso, oltremodo semplici e comode con la capacità di togliere fatica e preoccupazioni ai fruitori. Dalla cucina al bagno, dal soggiorno alla camera da letto, tutto funzionerà egregiamente attraverso i tasti del computer, azzerando persino la fatica di pensare. Si prevede un cervello capofamiglia con il compito di decidere qualsiasi necessità dei singoli componenti della casa. Questo varrebbe tanto per la scelta dei menù giornalieri differenziati come per l'organizzazione delle vacanze e persino per indicare gl'indumenti da indossare secondo ogni occasione e per quantificare gli acquisti necessari alla dispensa, al frigo e al guardaroba.. Il Pc specifico per questo futuro alloggio sarà capace di elaborare qualsiasi tipo di richiesta perché si avvarrà di un centro di raccolta ove ogni appartenente al nucleo familiare convoglierà le proprie idee e i suoi personali desideri, per ogni tipo di decisione da prendere e la risposta arriverà in breve selezionata oculatamente e digitata sullo schermo eliminando per sempre discussioni e litigi verbali. La cosa più sorprendente è accorgersi che il Pc si sostituirà all'uomo in ogni azione della vita e questi dovrà sottostare a continui test che la macchina gli proporrà. E' veramente sconcertante prevedere simile vita poiché l'automa, allora, diverrà l'essere umano e non la macchina e addio alla libertà.
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E’ invalso l’uso d’inserire la cronaca in molti programmi televisivi che sono graditi e seguiti da tutti. Ciò comporta che i giornalisti sono diventati conduttori e presentatori di spettacolo; fin qui nulla di male, ma il fatto saliente è che essi siano indotti a scrivere sempre meno. Difatti la cronaca parlata e illustrata con dovizia di immagini, spesso anche troppo crudeli, induce la gente a leggere sempre meno i giornali. L’informazione cartacea, pertanto, sta subendo radicali trasformazioni e dovrà divenire sempre più concisa ed immediata a meno che non si adatti a reportage particolareggiati e minuziosi degli avvenimenti già visti e sentiti ed è per questo che sono più diffusi i rotocalchi che i quotidiani. Considerando poi che tramite Internet l’informazione raggiunge gli utenti direttamente al loro domicilio, non resta che mettere in secondo piano la notizia cartacea. Restano i “veri lettori” ai quali fa sempre piacere acquistare il proprio giornale, sfogliarlo mentre sceglie, secondo il proprio gusto, il genere di articoli scritti dai giornalisti che segue e dei quali conosce il modo di raccontare gli avvenimenti. Si deve a questa parte di umanità se il vero giornalismo non perirà mai seppure in condizione di doversi adeguare alle nuove esigenze della società.
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Sapere che chiunque è ammesso alla visita del Palazzo Montecitorio, ci ha dato la possibilità di andare ad indagare anche sulla spesa che comporta sul bilancio della Nazione. Le curiosità erano molte e, oltre riguardare la visita vera e propria di un palazzo storico, ve ne sono state altre di ordine pratico e informativo. Principalmente vederne da vicino la struttura architettonica e l'arredamento, ammirando l'ampiezza e le bellezze artistiche che contiene, ma sopratutto poter constatare le ragioni per cui vi si prodigano tanti miliardi di spese vive. E' risaputo che la macchina di Montecitorio assorbe tanti miliardi giornalieri e, noi curiosi, siamo andati ad indagare. Premesso che si tratta di una grande Azienda con 1.850 dipendenti e numerose esigenze, i dati che ne escono sono veramente imponenti: coi suoi 360 deputati, i 391 giornalisti accreditati, i commessi, i segretari e portaborse e gli uomini del servizio di ordine e sicurezza che, in tale ambito, hanno diritto a usufruire di tutti i servizi che sono messi a loro disposizione e la spesa è ancor più ragguardevole aggiungendovi gli ex deputati che conservano tutti i diritti di quando erano in carica. L'immenso Palazzo contiene 1500 stanze, 3 mense, 4 bar, 360 gabinetti, 6300 telefoni, 473 fax, 600 fotocopiatrici, 600pc, 200 videoterminali che comportano le seguenti spese: 4 miliardi e mezzo per energia elettrica e gas, 5,7 miliardi per le pulizie, 1 miliardo per la carta, oltre 3 miliardi per la ristorazione, 440 milioni per l'acqua, senza contare il lavoro che svolge l'ufficio postale sempre efficiente. Ora la visita a Palazzo Montecitorio è aperta al pubblico la prima domenica di ogni mese, esclusi agosto e gennaio.
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Finalmente l'ho vista la mia città natale! Quante volte avevo pensato di andarvi, ma per mille motivi ho dovuto pazientare settantasei anni per compiere questo mio - quasi - dovere. E non è che fossi nata in un paese irraggiungibile perché è nella bella Vicenza che ho aperto gli occhi alla vita per un momentaneo soggiorno dei miei genitori romani.. Vicenza duecentesca, Vicenza palladiana, Vicenza scenografica! Questi appellativi le sono stati attribuiti nel tempo ed ora che, tutto ho visto e ammirato.debbo riconoscere che sono giustissimi. Attraente e perfetta nei suoi scorci medievali, Andrea Di Pietro, detto Palladio, nella sua " Carta Angelica" del 1571.la consacrò:Città a struttura definitiva. Egli, semplice scalpellino, iniziò la sua sfolgorante carriera di architetto dopo aver restaurata la Villa Cricoli del poeta classicista Giangiorgio Trissino che divenne suo mecenate. Geniale e innovatore, il Palladio, seppe unire gli archi romani con le colonne greche in forme slanciate e ariose, malgrado la possenza dei marmi usati e l'impronta teatrale.. Ne sono testimonianza i suoi molteplici progetti e le sue opere sparse per l'Italia. Nella Piazza dei Signori che può definirsi il cuore di Vicenza, si rimane estatici ad ammirare la Loggia del Capitanato e il Palazzo della Ragione ( Basilica Palladiana). Quì l'architettura innovativa fu motivata anche da una ricerca pratica per collegare i passaggi stradali, il Corso Palladiano che attraversa la città è un susseguirsi di Case nobili create con facciate artistiche come quelle delle chiese. Da citare Santa Maria in Foro ornata da angeli e detta anche dei Servi perché fu tenuta a lungo dai Serviti. La struttura del Palazzo Chiericati, sede del Museo civico e della Biblioteca storica ha modificata la prospettiva originaria della piazza con l'adiacente Teatro Olimpico, costruito completamente in legno, comprese le bianche statue degli Accademici poste, su due piani, ai lati del palcoscenico. Questa fu l'ultima opera dell'artista e resiste al tempo come resistono le pitture tridimensionali che possono essere pronte per attuali rappresentazioni. La lunghissima scalinata per visitare la Basilica di Monte Berico e la Rotonda sono le ultime visioni che completano l'incanto di Vicenza che è divenuta Città dell'Unesco. Ed io sono fiera di appartenere a Roma per sangue e tradizioni e a Vicenza per nascita.
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Volendo sviscerare tutti i requisiti internettiani, ci si trova di fronte a molte contraddizioni giacché se da un lato appare come mezzo alla portata di tutti e facile da usare, dall’altro comporta una certa preparazione sull’uso del computer. In Italia la diffusione sembra avviata bene in molti settori, con molte iniziative intese a popolarizzare la conoscenza dei primi elementi informatici. La più mirata è quella di fornire gl’istituti scolastici di computer per permetterne la conoscenza e l’uso alla fascia giovanile, più adatta e ricettiva alle nuove tecnologie. Questo permette di fronteggiare le richieste lavorative del futuro che prevedono l’informatizzazione nei molti settori delle Aziende. Oggi un operaio o un impiegato deve conoscere i nuovi sistemi perché qualsiasi macchinario, dal più semplice al più sofisticato, abbisogna di persone qualificate che sappiano conoscerne l’uso perfetto visto che tutto è informatizzato. La navigazione Internet diventa quindi una ricerca continua di ulteriori possibilità di lavoro e di contatti usufruibili per lavoro, per scopi commerciali o per semplice svago ove, l’unica raccomandazione che vale per tutti è quella di essere prudenti e non gettarsi con incoscienza nell’incognita di indirizzi poco chiari per non avere cocenti delusioni. Fortunatamente anche i prezzi più contenuti permettono l’acquisto di apparecchi casalinghi che diventeranno così indispensabili a tutta la famiglia come qualunque altro elettrodomestico e sarà un passo avanti per far si che ciascuno si senta cittadino del mondo non appena un clic genera il contatto dall’uno all’altro polo. Ancora più vero questo per tanti sfortunati che non hanno agibilità fisica per potersi spostare, ma che attraverso Internet possono studiare, lavorare ed anche socializzare.
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Dalla catastrofe americana del famoso
"11 settembre" i Vigili del fuoco sono entrati in una nuova considerazione mondiale, anche se sono stati visti sempre come uomini di coraggio che con sprezzo del pericolo e abnegazione hanno dato molte dimostrazioni del loro operato, adesso sono veramente diventati quei miti da ammirare ed uguagliare. Sempre presenti in qualsiasi calamità naturale o premeditata, essi, da soli, riescono a fronteggiare qualsiasi evento. In questa primavera variabile al punto che, dopo tanta siccità, sta scatenando scrosci di acqua sui più disparati luoghi del mondo, anche l'Italia ne è rimasta colpita in modo massiccio e l'opera dei vigili è richiesta in continuazione per soccorrere i malcapitati che si trovano in difficoltà. Precisamente la grande zona del Varesotto sta richiedendo il loro aiuto senza soste perché una vastissima alluvione sta modificando il territorio e persino Milano sta subendone i disagi.
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La preoccupazione più grande per coloro che amano i libri e ne possiedono tanti è del dove conservarli, specialmente quando la casa non è immensa e più di una biblioteca non è possibile avere. Questo problema che, per alcuni, è diventato vera sofferenza, con l’avvento d’Internet sta per essere risolta. Difatti nella rete si stanno scaricando continuamente intere raccolte di libri di ogni genere e qualità. Per chi lo ha già sperimentato, il metodo di ricercare e studiare attraverso Siti preposti, si è dimostrato rapido e positivo. Si pensi che con le indicazioni giuste si arriva ad aprire dei libri i cui indici conducono a conoscenze specifiche di ogni argomento che interessa sia lo studioso che colui che legge per svago. E’ facile dire che ancora questo mezzo non è alla portata di tutti, ma riflettendo a come le nuove generazioni si avvicinano ai misteri d’Internet, abbiamo la conferma che non ci vorranno molti anni ancora affinché, magari in gruppo e in sedi adatte, purché fornite di Computer e Internet, gli studenti possano tutti avere la possibilità di accedere a quelle pubblicazioni che interessano. Bisogna considerare anche che i costi esosi di alcune creazioni letterarie hanno costituito spesso l’ostacolo più grande al proseguimento degli studi a tante menti aperte e disponibili, altrimenti costrette a restare nell’ombra dell’ignoranza. I libri elettronici stanno formando quelle fornitissime e complete raccolte che i “ topi di biblioteca” hanno sempre sognato. Si possono fare ricerche in ogni lingua di parole, frasi, testi rari e argomenti vecchi e nuovi, prepararsi ad esami e concorsi. Questo è alla portata di coloro che sanno accedere ad Internet ed è uno sprone in più per coloro che ancora guardano con sospetto alle novità tecnologiche di questa nostra era lungimirante, pronta ad accogliere chi è preparato a ricoprire i ruoli che la nuova tecnologia offre.
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Mi ero alzata all’alba perché avrei dovuto attraversare mezza Roma per giungere al Liceo Tasso all’orario stabilito. Era la prima volta che mi s’invitava per essere intervistata come Autrice letteraria e più precisamente come poetessa. Aveva fatto da tramite una studentessa del Primo Corso di Ragioneria dell’ Istituto Torquato Tasso, che aveva dato da leggere alla sua Professoressa d’italiano due miei libri. I miei scritti avevano suscitato interesse nella Docente che mi avrebbe voluto ospite durante la sua ora di lezione. L’invito mi era stato fatto telefonicamente da Antonella che avevo conosciuta cinque mesi addietro nella clinica dove avevo subito l’intervento di alluce valgo a entrambi i piedi, all’età di 49 anni, quando ero già nonna. Antonella aveva occupato il letto accanto a me nella stanza del reparto di Chirurgia dove io, ero stata appena operata di alluce valgo ad entrambi i piedi. La giovanetta che dimostrava meno dei suoi quindici anni, vi restò per tre soli giorni tanto bastava per la sua tonsillectomia d’urgenza. Ma non era stata preparata all’intervento e fin dal suo arrivo, mi avvidi che era terrorizzata. Specialmente quando la madre, doveva lasciarla dopo l’ora di visita, la sua agitazione si accentuava e la notte non dormiva al pari di me che pativo per le mie dolenti estremità appena operate. Provai subito tenerezza per lei vedendo che era la prima volta che entrava in un nosocomio ed io, pensando alla mia nipotina che di recente aveva subita la medesima dolorosa esperienza, mi compenetravo per quanto passava nella sua testolina. Cercavo di tranquillizzarla in molti modi minimizzando il guaio che le era capitato, dicendole che quei pochi giorni di dolore li avrebbe presto dimenticati e non sarebbe stata più soggetta a febbricole e tonsilliti. Impossibilitata a muovermi perché ero stata operata da sole ventiquattro ore, feci del mio meglio per consolarla, palandole come una nonna e per distrarla le passai i miei libri di poesia che avevo presso di me. Notai che si elettrizzò nel sapere che io ero l’autrice di quanto andava leggendo. Come stabilito,dopo tre giorni fu dimessa e nel salutarmi mi promise che sarebbe venuta a farmi visita, visto che la mia degenza si sarebbe prolungata. Fin quando non sarebbero stati pronti i calzari su misura che erano stati ordinati non avrei potuto lasciare la clinica quindi lei sapeva che ancora per dieci giorni sarei rimasta ricoverata. Non avevo preso molto sul serio la promessa di visita che mi aveva fatta e fui sorpresa dopo pochi giorni di vederla approssimarsi al mio letto serena e contenta. Mi abbracciò recandomi un mazzolino di fiori da parte di sua madre e mi disse subito che le era rimasto il desiderio di leggere i miei libri e aveva intenzione di acquistarli. Acconsentii e, tenendo conto della sua giovane età, le chiesi un prezzo simbolico che non copriva neppure il costo di una fotocopia e lei ne fu entusiasta e se li portò via come un trofeo, commossa per le amichevoli dediche che vi avevo apposte. Abitando non molto lontano, ritornò ancora due volte esternandomi la gioia che aveva provata nel leggere sia i versi in lingua del libro “Tre rose”che quelli in vernacolo di “ Coriandoli a la rinfusa”. Nell’andarsene si annotò il mio indirizzo telefonico e, confessandomi che anche lei si dilettava a scrivere qualcosa, mi lasciò alcune copie dei suoi pensierini , affinché ne dessi un giudizio e s’informò circa la data del mio ritorno a casa. Dopo una ventina di giorni, giunse precisa la sua telefonata. Naturalmente la incoraggiai a scrivere , sottolineando che questa è sempre una vocazione da non sottovalutare poiché fa bene all’anima fermare sulla carta pensieri e riflessioni e spesso introduce a carriere soddisfacenti. Tornata a casa avevo ripreso la mia vita di madre di famiglia e pian piano stavo riabilitando la mia deambulazione, lenta e faticosa a causa delle impegnative incombenze familiari giacché, il lavoro giornaliero non era poco e lo spazio da dedicare ai miei piedi era insufficiente. pertanto la mia andatura era ancora zoppicante e solo alzandomi un’ora prima del consueto facevo i pediluvi e i massaggi che il chirurgo mi aveva prescritti, ma sempre molto rapidi… Dopo qualche tempo, la giovanile voce di Antonella , mi giunse una mattina inaspettata. Seppi così che frequentava il primo anno di ragioneria nel prestigioso Liceo romano e che la sua Professoressa di letteratura avendo letto i miei libri, m’invitava per una dissertazione sulla poesia romana in una delle sue prossime ore di lezione. La sua euforia , mi lasciò capire quanto ella fosse ansiosa di convincermi e avrebbe desiderato una pronta risposta per fissare il giorno dell’appuntamento e mi enunciò gli orari settimanali delle lezioni fra cui avrei potuto scegliere e si raccomandò caldamente di accettare l’invito. Sul momento rimasi perplessa e, per la risposta, le chiesi di richiamarmi. Difatti, avrei dovuto organizzarmi perché questa ospitata culturale scolastica avrebbe scombinate le mie abitudini mattutine dedicate al riordino della casa, alla spesa e alla preparazione del desinare sempre invitante e laborioso per l’ appetito dei miei che sembrava insaziabile e ogni giorno le ore da passare in cucina erano interminabili. Inoltre la Scuola, rimaneva molto distante dalla nostra abitazione ed io ancora non camminavo speditamente. Avrei dovuto preparare un menù di rapida preparazione e allo stesso tempo sostanzioso, ché abituati a trovare tavola apparecchiata e pranzo pronto, nessuno sarebbe stato disposto ad aspettarmi nel caso fossi rientrata tardi e neppure osavo sperare nel loro aiuto anche perché non volevo far pesare a nessuno questa mia uscita estemporanea. Superate tutte queste perplessità decisi di andare. Trovai Antonella che mi aspettava sul portone del Liceo per accompagnarmi al secondo piano dov’erano le classi miste di Ragioneria e dove già gli allievi stavano prendendo posto e notai che quasi tutti , specialmente i maschi, mi lanciavano sguardi curiosi ed ironici, incerti se riconoscere davvero in me l’Autrice che era attesa. Giunta che fu l’Insegnante, ci presentammo ed entrammo in classe e nel mentre lei si assideva alla cattedra mi presentava ai suoi studenti come scrittrice e soprattutto poetessa romana che aveva acquisito diversi premi e che si sarebbe prestata a leggere qualcosa dei libri che aveva portati spiegando anche il suo amore per la poesia. Lo spunto per iniziare mi fu dato proprio da alcuni sorriseti ironici che avevo captato nel corridoio e senza molti preamboli dissi a quegli adolescenti che tutti possono diventare scrittori se hanno facilità di esporre i propri pensieri correttamente, con semplicità e immediatezza , ma il talento vero si riconosce quando ciò che si descrive, riesce a far breccia nell’animo di chi legge e, spesso è l’umiltà di un autore che trapela e conquista. Dopo questo preambolo, la classe si fece più attenta e silenziosa e fu allora che la Professoressa cominciò a sfogliare i miei libri facendomi le domande comuni di ogni intervista. Con uno scroscio di applausi si stabilì una gradevole intesa e la docente invitò i giovani a farmi le domande che volevano e, per alzata di mano, se preferivano ascoltare la declamazione di poesie in lingua o in dialetto. Fu accolta la scelta della maggioranza che preferì il dialetto e insieme si scelsero i titoli dal libro in romanesco. È risaputo che la poesia romana è arguta e giocosa e nella battuta finale rivela spesso la sua morale che può essere drammatica o ridanciana ed è proprio questo che attira l’uditorio. Lessi cinque o sei poesie di cui dovetti spiegare l’ispirazione e la composizione e ad ogni risposta la loro attenzione diveniva più acuta e consapevole mostrando quanto l’audizione fosse gradita. Gli adolescenti non si aspettavano forse che io scrivessi in quel modo tanto da divenire euforici e anche la professoressa, volle gratificarmi cedendomi il suo posto in cattedra mentre qualche ragazzo mi sfidava a poetare a braccio. Le richieste erano maggiormente sportive indirizzate alle squadre di calcio preferite, ma siccome nella Capitale il tifo è pressoché in ugual misura sia per la Squadra della la Lazio che per quella della Roma e dovendo creare la composizione in un tempo ristrettissimo,decisi di accomunare le due passioni componendone una sulla partita del Derby, dettandola ad alta voce mentre uno dei presenti l’avrebbe scritta col gesso sulla lavagna mentre gli altri potevano copiarla immediatamente. Fu così che nacque : “Regazzi romani” e mentre gli studenti si accalcavano attorno alla cattedra per avere l’autografo su ogni copia , ricevevo dalla cara Antonella un bacio di riconoscenza per averle permesso di presentarsi come mia prima Fans. Sono state numerose le interviste che ho avute e le mie poesie le ho declamate in molte altre scolaresche di Roma, instaurando sempre un feeling immediato coi giovani, ma l’emozione di quella prima volta non la dimenticherò mai. Mentre la cara Antonella, divenuta ragioniera, poi sposa e madre mi ha sempre partecipato gli avvenimenti della sua vita e ha sempre continuato a leggere gli altri numerosi libri cui ho dato vita.
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