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Assetato com’era di popolarità mondana, trovava mille pretesti per provocare gl’inviti più adatti per imporre la sua presenza, da solo o in coppia con la sua partner che credeva in buona fede che chi li invitava fosse spinto da amicizia e stima nei loro riguardi e stava prendendoci gusto.
Una nuova giovinezza pervadeva entrambi e se, talvolta s’impensieriva vedendo scemare il suo conto in banca, l’avvocato prontamente la rincuorava facendole prevedere il successo della prossima collezione per la vendita della quale avrebbe avuto sicuramente l’afflusso dei tanti nuovi amici facoltosi ed ella, incosciente, beveva le sue parole lasciandosi manovrare inconsapevolmente.
Ormai facevano vita comune ed anche Ornella vi si era adeguata anzi, per lei era stata come una acquisizione d’indipendenza perché dal momento che sua madre si era invaghita del suo spasimante non aveva più gli occhi materni puntati su tutte le sue azioni.
Si era sentita adulta col permesso di fare e disfare come voleva e i suoi difetti stavano acquistando maggiore consistenza.
Pur civettando con tutti, si era intestardita a conquistare Giorgio perché era l’unico che non la tenesse in considerazione e per lei, questa indifferenza, era insopportabile perciò continuava nel suo assedio opprimente per lui.
Egli aveva capito perfettamente che tipo di ragazza fosse. In quel luogo di villeggiatura ne aveva conosciute di simili ad ogni stagione, vanesie e desiderose di mettersi in vista superando le concorrenti.
Finita l’estate però sarebbe finita la sbandata di quell’infatuazione che, al momento, era soltanto una sfida contro il suo poco interesse.
Sperava soltanto che capisse da sola che stava facendo un giuoco nel quale sarebbe finita inevitabilmente sconfitta.
Purtroppo Giorgio qualche anno prima aveva creduto vero un amore del genere e se ne era ricreduto solamente quando l’aveva visto svanire nel nulla.
Mai più avrebbe dato il suo cuore a chi non lo meritava, pertanto aveva imparato a sue spese a stare in guardia.
La spiaggia si andava sfollando e fra un paio di settimane anche Ginevra e sua figlia se ne sarebbero andate verso una vita che si sarebbe modificata rispetto a prima.
Il futuro si presentava con nuovi profili.
Rimessasi perfettamente in salute, la stilista, aveva iniziato a disperdere le sue forze in altro modo e non si sentiva più di dedicarsi al lavoro in modo assoluto come aveva fatto negli ultimi anni.
Quel periodo splendente di dolce far niente, l’aveva fatta distaccare dagli impegni che l’avevano assillata negli ultimi anni ed ora che la sua Azienda si era affermata in modo stabile, non sarebbe stato molto dannoso, affidarla ai suoi fedeli collaboratori.
Avendo un uomo accanto pensava di essere protetta e quindi non sarebbe stato necessario prodigarsi troppo nel lavoro con la possibilità delle nozze che gli aveva fatto balenare Viscardo.
La vita brillante che aveva conosciuta con lui l’aveva conquistata.
Quando Cecilia ebbe sentore della cosa ne intuì i retroscena ed ebbe timore che la sua vicemadre stesse decidendo della sua vita alla leggera e con troppa velocità mettendo a repentaglio quella tranquillità che era riuscita a raggiungere dopo la sofferenza per la perdita del marito.
Ne fu molto sorpresa, perché da lei aveva sempre avuto dei buoni insegnamenti e la sua serietà era stata sempre un valido esempio.
Come aveva potuto, lasciarsi conquistare in così breve tempo da un uomo che seppure attraente, viveva alla giornata, con spensieratezza scroccando inviti a destra e a manca.
Possibile che una donna saggia come lei non intravedeva che l’avvenire con lui non le avrebbe dato nessuna sicurezza.
E alla figlia non pensava?
Al presente anche la giovane era pervasa dall’euforia di quella vacanza spensierata, ma sarebbe giunto il momento di guardare in faccia la realtà e allora?
Si sarebbero creati screzi imprevisti non solo nei rapporti con quello che sarebbe diventato un patrigno inadeguato, incapace di consigliarla e proteggerla, ma pure per una sicurezza patrimoniale.
Come parlare di questi argomenti con loro?
Cecilia si sentiva impotente di dare aiuto a entrambe.
Quanto lo avrebbe voluto invece?
Stava passando un periodo di febbrile lavoro e ne era felice perché in tal modo non c’era spazio nella sua mente per altro.
Non aveva dimenticato la bella domenica trascorsa in compagnia di Giorgio, ma doveva fingere che fosse avvenuto in un luogo così lontano da non doverlo mai più incontrare.
Doveva essere come un bel sogno che fa felice una notte e poi si dimentica. Invece dei sogni era suo dovere preoccuparsi del proprio avvenire lavorativo. Si stava facendo un nome negli ambienti informatici e un certo giorno con la Posta elettronica le giunse un invito da oltre oceano che le rimescolò il sangue.
Si richiedeva la sua presenza per un periodo di prova in una delle più prestigiose cattedre americane, proprio nella patria dell’Informatica.
Con la sua modestia, pensò ad un errore di persona, ma siccome c’era tanto d’indirizzo e di firme importanti decise di rispondere.
Le e-mail, si sa, viaggiano alla velocità della luce e, già con la risposta immediata fu informata che non solo la si attendeva al più presto, ma che avrebbe avuto tutto spesato: viaggio e soggiorno per due settimane.
Tanto sarebbe durato il periodo per le prove teorico/pratiche che se avessero avuto buon esito le assicuravano uno stipendio da favola e continui aggiornamenti. Ma l’incognita di una vita così diversa e lontana dai conoscenti la spaventava.
Stordita da questo inaspettato interesse sulla sua persona da parte di Aziende lontane e fornite peraltro di collaboratori eccellenti, chiese alcuni giorni per riflettere ed anche per portare a termine dei progetti che le erano stati ordinati.
La vita molte volte rimescola le carte in modo tale da sconvolgere delle esistenze così lineari e pacifiche con trame da romanzi, eppure è proprio la realtà.
Esempi storici restano a testimonianza di avvenimenti incredibili che i protagonisti non avrebbero mai pensato che dovessero accadergli. La paura dell’imprevisto non sempre fa accettare nuove situazioni.
Ma il tentare non nuoce è risaputo, quindi se si agisce con lealtà d’intenti e chiarezza di vedute bisogna saper prendere quel pizzico di fortuna nel momento che capita.
Questi ragionamenti tennero sveglia per parecchie notti la ragazza, ma considerato che, in fin dei conti anche se non avesse superata quella prova le sarebbe rimasto il piacere di vedere l’America, senza spendere nulla, decise di partire.
Si mise a contatto con coloro che l’avevano chiamata e lasciò la sua casa senza saper di preciso come sarebbe stata la fine di quella impresa.
Le sue amiche non erano ancora rientrate in città quando avvenne tutto questo ed ella le avvisò per telefono, con la promessa di tenerle informate.
Cecilia aveva avuto in America, un’accoglienza molto lusinghiera dagli incaricati del Dipartimento Docenti Elettronica Mondiale -DDEM - che aveva la sua sede principale in un grattacielo di 12 piani che sorgeva poco fuori la città di J… circondato da lineari giardini, adibiti a parcheggi per le auto degl’impiegati.
Non v’erano, attorno, abitazioni private, pertanto dovevano, necessariamente, far vita da pendolari tutti coloro che vi lavoravano.
La prima impressione della giovane fu quella di un mondo completamente diverso, caotico e dispersivo e già prevedeva che non sarebbe stato confacente al suo abituale ritmo di vita.
L’aveva già sentito raccontare, che i nuovi criteri americani di costruzione e di organizzazione di grandi fabbriche elettroniche rispondono ad una visione di efficienza ed opulenza da far sentire ogni dipendente nel ruolo di attore entro una regia sapiente e precisa.
La mentalità tradizionale di Cecilia, non accattava di buon grado, l’eccessiva programmazione che finiva per invadere anche il vivere privato.
Non era stata la sola convocata in America ed ebbe modo in quei giorni di fare conoscenza con altri concorrenti provenienti da molte città europee ed asiatiche, naturalmente - seppe poi - il fior da fiore dei cervelli applicati alle tecniche informatiche.
Le prove si svolsero nell’arco di due settimane, esclusi i weekend, sacri e intoccabili.
Il trattamento era stato di prim’ordine e nulla era stato trascurato per garantire un felice soggiorno a quel gruppo di privilegiati e pure avendo tutti socializzato con cameratismo, avevano sentito serpeggiare fra loro, quel fluido di mistero che alimenta ed esaspera qualsiasi competizione.
L’unica a cui era mancata la sfrenata voglia di primeggiare era stata l’italiana, attaccata alla sua semplice vita di lavoro che le manteneva la possibilità di godersi l’intimità della sua casa dove regnavano sovrani i ricordi di famiglia dei quali non amava disfarsi.
Erano le sue radici quelle e le avevano sempre data la forza per proseguire e migliorarsi.
Inclusa Cecilia, furono un giapponese e un tedesco a meritare il punteggio ottimale e, le offerte d’ingaggio, straordinarie e inaspettate. Sarebbe stato necessario però trasferirsi entro un mese e frequentare un Corso di specializzazione della durata di sei mesi.
Molto perplessa Cecilia prese la via del ritorno, riservandosi di soppesare al meglio le decisioni da prendere.
Internamente però si sentiva afflitta e non avvertiva affatto quella felicità che avrebbe dovuto avere dopo l’esito positivo della sua prova d’idoneità.
Le congratulazioni che sommersero la ragazza, al suo rientro in patria, furono davvero lusinghiere.
Le piovevano telegrammi e inviti da ogni dove con svariate proposte ragguardevoli di Società multinazionale che reclamavano la sua dottrina e la sua collaborazione.
Cosa questa che collimava con le sue recondite intenzioni.
Per curiosità pensò di accettare l’invito di una Società italo tedesca molto qualificata nelle produzioni di fiction per il grande e piccolo schermo.
La s’informava che poteva essere messa in prova da subito per il posto di Direttrice del Reparto effetti speciali computerizzati.
L’interesse venale non esisteva affatto per la professoressa e non si fermò neppure a quantificare l’introito che le sarebbe venuto dallo svolgimento di quella professione, intravedeva soltanto la possibilità di abbinare la ricerca di nuove tecniche da applicare ad ulteriori innovazioni fotografiche per rendere perfetti i Progetti di cui si occupava.
Aveva notato con rammarico che spessissimo delle progettazioni senza difetti, al momento della realizzazione perdevano di qualità per l’interferenza di cervelli e mani, non sempre specializzati che v’immettevano inutili modifiche. Bisognava giungere a rendere immodificabile il progetto di base, guidato elettronicamente, senza interferenze anomale e l’attività che le veniva offerta la poneva in grado di raggiungere il suo obbiettivo potendo disporre di apparecchi sofisticati e costosi.
Il presentimento di aver trovato proprio il lavoro che più le era congeniale la fece decidere di accettare di partire per Amburgo dove si trovava la Sede in cui doveva svolgere il suo periodo di prova.
La Germania piacque alla ragazza perché avvertì, fin dal primo impatto quel senso di perfezione che i tedeschi mettono nel lavoro che in qualche modo era simile al suo e le piacque il cameratismo con cui era stata subito trattata. Dall’ingegnere capo all’ultimo impiegato non vi era differenza : ognuno un granello della stessa
costruzione, il vero lavoro di cooperazione che permette la riuscita di qualunque progetto.
Non differenze di sesso né di capacità, ognuno sicuro e soddisfatto della propria opera.
Soddisfatti tutti anche delle loro retribuzioni che corrispondevano all’effettivo rendimento personale; un cottimo accettato secondo le capacità. Naturalmente i test ai quali fu sottoposta l’italiana furono entusiasmanti e l’ottimo giudizio degli esaminatori la gratificò moltissimo.
C’era stato solo un neo dovuto al fatto che non conoscesse la lingua tedesca. Non che fosse un gran problema giacché il suo posto di lavoro sarebbe rimasto sempre nella città in cui abitava.
Avrebbe preso servizio non appena terminate le pratiche di assunzione. Dopo una ventina di giorni, infatti, gliene fu recapitata la notifica ufficiale.
L’arrivo della nuova collega creò molto scalpore nella compagine dei collaboratori.
Positivi i commenti dei più giovani mentre i più anziani dissentivano dall’essere diretti da una ragazza così giovane.
I pareri discordi sulla sua persona non passarono inosservati al sesto senso dell’interessata che non si scompose affatto riserbandosi di avere la sua piena rivincita dopo aver preso servizio effettivo.
La prova di tre mesi fu superata brillantemente e Cecilia fu assunta definitivamente.
Poteva disporre di un orario abbastanza elastico che le avrebbe permesso anche qualche lavoro privato e questo agli effetti di un ulteriore guadagno economico non era da disprezzare.
Tutto sommato non aveva di che rimpiangere il rifiuto inviato in America, nel quale, con molto tatto, chiariva che per ragioni di salute non le conveniva spostarsi dall’Italia.
Tranne i fine settimana, che occupava per far fronte a richieste private, le sue giornate venivano assorbite dalla elaborazione di Progetti per i quali oltre che l’input iniziale della prima idea, aveva il compito di insegnare l’uso degli scanner affinché ogni effetto speciale fosse un’opera d’arte.
Una volta avviata la progettazione era necessario ricavarne un modello di prova e sottoporlo all’approvazione finale del Consiglio di Amministrazione.
La sua bravura fu presto messa in evidenza e fece cessare gl’iniziali mormorii di disapprovazione motivati dalla sua età.
L’esperienza che aveva già fatta con la notorietà che aveva raggiunta stava a testimoniare che la nuova Direttrice era sicura del fatto suo. La collezione primavera/ estate per la prossima stagione era quasi ultimata e si stavano facendo i preparativi per presentarla in America. Almeno questo Ginevra doveva farlo: presenziare alla sfilata. Avrebbe avuto piacere di essere accompagnata da Viscardo, ma questi, adducendo affari di famiglia da sistemare preferì non farlo.
A malincuore dovette allontanarsi lasciando che il suo compagno restasse in Italia consolandosi solamente col pensiero che sarebbe stato vicino alla sua figliola che aveva ripreso a frequentare la scuola d’arte specialmente ora che non poteva più contare su Cecilia, assorbita nella sua nuova attività.
I primi di dicembre si sarebbero svolte le sfilate americane e per Natale contava di essere di ritorno.
Partita la madre Ornella, non rispettava più nessun orario e, si può dire che la casa fosse disabitata, tanto lei che Viscardo la usavano solamente per dormire negli orari più strani.
Viscardo ogni tanto partiva, per non si sa dove, e la ragazza tolte le poche ore settimanali alle lezioni di gemmologia, se ne stava gironzolando in compagnia dei vari fannulloni, conoscenti più o meno occasionali e facendo tardi nelle discoteche.
Per i pasti si serviva delle paninerie, rimpinzandosi di alimenti appariscenti e poco nutrienti a scapito della salute.
Ad un certo momento cominciò a soffrire di crampi e bruciori gastrici e sentì la necessità di consigliarsi con Cecilia che, solo al vederla così pallida e sofferente, capì che aveva bisogno di un medico.
Naturalmente Cecilia fu ancora il suo angelo custode, ma non poté nulla di fronte ai risultati delle varie visite specialistiche che dopo ricerche e controlli, diagnosticarono una forte infiammazione gastrica dovuta al suo nutrirsi affrettato e quando capitava.
Bisognava prendere dei medicinali e, soprattutto, mangiare a orario e determinati alimenti.
Cecilia comprese l’importanza delle prescrizioni e che bisognava starle accanto per rimettere ordine nelle sue giornate sbandate.
Ma questa sarebbe stata una cosa a lungo termine e, fintanto che non fosse rientrata sua madre, questo incarico le toccava ed era l’unica cosa che poteva fare. Cecilia, disponibile come sempre, modificò le sue abitudini e si trasferì presso l’amica, assumendo una domestica che si prendesse cura della casa e provvedesse alle compere, ai pasti avrebbe pensato personalmente.
Dovette però sacrificare il suo lavoro straordinario che espletava nei momenti in cui non era al Centro di produzione.
Ornella accettò di buon grado che l’amica si occupasse di lei e fin dai primi giorni, i pasti che trovava pronti e la sua confortevole compagnia, la rimisero in sesto.
Era iniziato dicembre, recando giornate più corte e più fredde ed anche Viscardo che, per la durata del bel tempo, era stato ancora ospite di vari conoscenti, si sentì più a suo agio nell’abitazione di Ginevra dove da tempo aveva avuto libero accesso.
Spesso alla sera si ritrovavano insieme intorno al tavolo apparecchiato per la cena.
L’uomo non nascondeva di trovarsi molto a suo agio in compagnia di quelle due belle ragazze e non lesinava complimenti né all’una né all’altra. Apprezzava la cucina di Cecilia e verso Ornella si atteggiava a padre affettuoso mentre questa rideva e scherzava volentieri alle sue battute.
Cecilia, non gradiva affatto le premure che ostentava.
Vedeva chiaramente che egli agiva per propria opportunità, scroccando vitto e alloggio e aveva anche timore che covasse qualche altra subdola intenzione. Era un ospite sgradito di cui non si fidava.
Si era assunta il compito di vegliare sulla sua sprovveduta amica ed anche se a lei questo recava disagi e fatica, doveva farlo.
Durante le ore che passava in ufficio, la professoressa era sempre in pensiero e si augurava che Ginevra si sbrigasse a tornare.
Una sera, rientrando, non trovò nessuno e ne fu turbata… di solito Ornella a quell’ora era a casa! Nel suo cervello frullarono mille idee mentre trafficava attorno ai fornelli.
Aveva appena finito di apparecchiare la tavola che la risata spensierata di Ornella la fece accorrere all’ingresso dove la ragazza stava entrando sottobraccio al suo accompagnatore.
Alla domanda di Cecilia rispose che Viscardo, avendo avuto due biglietti d’invito per una prima pomeridiana, l’aveva portata a teatro.
Fin qui nulla di male, ma d’un tratto la giovane se ne uscì con una frase che diede da pensare all’amica più accorta: “Sai che ci hanno chiesto se eravamo fidanzati? E il bello è che Viscardo ha detto di si. Che ridere è stato!“
L’indomani Cecilia volle documentarsi sulla commedia a cui aveva assistito l’amica e dalla critica del giornale capì che il soggetto pornografico non sarebbe stato adatto a una ragazza per bene.
Cosa era saltato in mente all’avvocato?
Non era stato davvero un invito in veste di padre accorto,
Alla professoressa non parve chiaro l’invito fattole, la considerava una strana manovra, ma non ne riusciva a vedere il fine, l’unico plausibile era quello che egli, quasi sessantenne, fosse spinto dalla spavalderia di ostentare al suo fianco una giovanissima preda.
Perché l’aveva fatta passare per una fidanzata?
Non aveva pensato alla mancanza di rispetto verso Ginevra alla quale non avrebbe certo fatto piacere se qualcuno glielo avesse riferito?
Almeno se Ornella avesse avuto davvero un fidanzato ?
Cecilia non aveva mai saputo come fosse finita la storia con Giorgio perché al primo accenno, lei, era pronta a sviare l’argomento. E poi non avevano avuto mai l’opportunità di lunghe conversazioni negli ultimi tempi, qualche sporadica telefonata per tenersi a contatto, ma nulla di più. Ci voleva il suo malessere a farla riavvicinare. Ed era stato senz’altro un bene che non avesse altri che lei a cui appoggiarsi e, come la volta precedente, l’amica si era messa al suo fianco.
Cecilia non sarebbe mai venuta meno all’affetto che aveva sempre avuto per la cara amica di sua madre e con quella sventatella di Ornella era sempre stata comprensiva perché vedeva in lei la sorellina che avrebbe voluto avere. Si era imposta di consigliarla sempre
per il meglio e dandole buoni esempi.
Peccato che la madre l’avesse un po’troppo viziata.
Cecilia si diceva che non era mai troppo tardi per mettere giudizio e su questo sperava assai. Del resto era stata cura della madre lasciarla vivere spensierata e senza alcun rimprovero quando non poneva l’impegno dovuto nelle cose che faceva compreso lo studio sul quale non si era mai applicata molto.
C’erano volute le continue ripetizioni di Cecilia a ricucire gli anni scolastici poco soddisfacenti.
Per l’avvenire, se veramente riusciva a diventare una esperta di gemme, poteva crearsi un’attività dalla quale avrebbe potuto ricavare molta soddisfazione.
Cecilia si trovava a pensare all’avvenire della giovane amica come avrebbe dovuto fare sua madre per la quale la più grande preoccupazione nei riguardi di quell’unica figlia era sempre stata quella di non farle mancare anche più del necessario.
Abituata a togliersi qualunque capriccio, se mai nella vita fosse capitato un tracollo finanziario come si sarebbe ritrovata?
L’augurio era che questa fatalità non avvenisse mai.
Certo era che se l’andamento casalingo non ritornava presto sui binari precedenti tutto poteva succedere.
Necessitava che principalmente Ginevra rientrasse nella vita attiva, il suoi risparmi erano i proventi dell’atelier e non erano inestinguibili; come poteva pensare di mollare il suo lavoro per dedicarsi ad un uomo così poco affidabile che trovava naturale vivere in una casa non sua casa perfino in assenza della proprietaria?
Era stata veramente sfortunata a fare un simile incontro.
Intanto, l’uomo in questione, da quando era arrivato il freddo, viveva sempre più in casa ed era diventato una costante compagnia per Ornella.
Guardavano la televisione, prendendo parte ai vari quiz irradiati dai molteplici programmi di evasione, quando non ingaggiavano loro stessi lunghe partite a carte.
In poco tempo Ornella aveva imparato tutti giuochi che si possono fare con le carte dimostrando quella prontezza di riflessi che la sua giovane età consentiva e, molto spesso, vinceva lei le partite con grande scorno del suo antagonista.
L’unico vantaggio di questo stato di cose, era quello di tenere a casa la giovane che usciva, ormai, solo per andare a lezione.
Il ritorno della stilista era ormai prossimo e le vetrine mostravano già i loro sgargianti addobbi natalizi che invogliavano a preparare il tradizionale ‘albero.
A Cecilia venne in mente di andare a prendere Ornella all’uscita della scuola d’Arte per condurla seco a sceglierne uno.
Vi si recò con largo anticipo e fu, quasi ricevere un pugno in pieno petto. nel trovare accanto al portone il vecchio ganimede, in attesa anche lui.
Di sicuro fu una sorpresa anche per Viscardo incontrarvi Cecilia, ma con la sua faccia tosta fece credere che passando per puro caso nei paraggi aveva pensato di fare una sorpresa alla studentessa.
La professoressa non credette una parola di quanto diceva e cominciò a chiedersi da quanto durasse quell’accompagnamento.
Non si spiegava però perché l’amica non glielo avesse mai detto.
A meno che non si fossero accordati di non farlo.
Per avere conferma del suo sospetto, Cecilia, fingendo di passeggiare si scostò dall’uomo per non trovarsi immediatamente di fronte a chi usciva dal portone della scuola.
Ebbe la certezza che non era la prima volta che lui andava a prenderla poiché lei, uscendo di corsa, si precipitò letteralmente fra le sue braccia dandogli un bacio calorosamente ricambiato.
La sorpresa per lei fu invece la presenza dell’amica. L’idea delle compere natalizie era del tutto sfumata dalla mente della Professoressa che stava pensando solo al come chiarire quella faccenda. Giustificata la sua presenza come una pura coincidenza di orari, i tre s’incamminarono verso casa: la coppia sottobraccio e Cecilia, affiancata, come fosse una zia nel ruolo di scorta.
La professoressa accusò il disagio di questa situazione. I due la ignorarono letteralmente presi com’erano dalle loro chiacchiere.
Guardandoli un’assurda idea si stava facendo strada in lei : Avrebbe scommesso che egli stava tentando di rendersi indispensabile a quella ragazzina.
I motivi non potevano essere che riprovevoli o quello di farla innamorare o di averla alleata nel caso di rottura con la madre.
Cecilia doveva assolutamente schiarire le idee ad Ornella, facendole capire l’assurdità di quella costante presenza accanto a lei.
Che fosse già troppo tardi? Questo atroce dubbio si rafforzò ripensando che da parecchio tempo non si contornava più dei compagni della sua età.
Fino a poco tempo addietro le telefonate e gli appuntamenti si susseguivano ad ogni momento, c’era sempre qualche amica pronta a uscire con lei o che in casa le teneva compagnia. E dove erano finiti gl’innumerevoli ragazzi, compagni di scuola o di discoteca con le loro lunghe telefonate, scoppiettanti di motti e risate?
Allontanati, forse, da qualche diceria circolante?
Cecilia, assillata dal dubbio fu invasa da furore.
A siffatto uomo, così pieno di sé, non importava che l’assiduità verso la giovanetta, che avrebbe potuto essergli nipote, poteva portare a giudizi maliziosi, tali da rovinarle la reputazione.
E verso colei che aveva riposta in lui tale fiducia da farla decidere di sposarlo, non sentiva nessuna rispetto.
Il suo comportamento non era da gentiluomo come voleva apparire. No! A lui serviva solo dimostrare che era ancora capace di conquistare le ragazzine che preferivano la sua compagnia invece che quella di coetanei.
Cecilia, sempre disponibile con quella famiglia, si sentiva svuotata e si angustiava al pensiero che se qualcosa di riprovevole fosse accaduta ad Ornella in assenza della madre se ne sarebbe sentita responsabile.
Doveva aprire bene gli occhi e appurare al più presto come stavano realmente le cose, a costo di mettere alla porta quell’intruso pur facendo la figura della ficcanaso. Era suo dovere agire.
Non era mai stata ipocrita, ma il fine giustifica i mezzi quando si tratta di aiutare qualcuno che ci è caro.
Con il cervello colmo di queste amarezze, si accinse a preparare il pasto serale mentre gli altri due, ciascuno nella propria stanza, si stava preparando per andare a tavola.
Cecilia, preparava sempre dei pasti semplici e sostanziosi e sapeva presentarli in modo invitanti, conoscendo poi la golosità dell’amica sapeva come accontentare il suo palato.
L’ospite, neanche a dirlo, era anche lui mangiava sempre con gusto e non contribuiva mai, sostanzialmente, all’acquisto di un qualsiasi genere alimentare. Sembrava come se tutto gli fosse dovuto.
Anche questa era un modo di fare che Cecilia aveva rimarcato.
Lo vedeva circolare in quella casa come fosse il padrone di cose e persone. Tutto contribuiva a renderla nervosa e quella sera aveva un motivo in più che la faceva essere concitabonda perciò stava consumando il suo pasto in silenzio.
Nel corso della cena Ornella, fra tante chiacchiere, diede la notizia che fra qualche giorno ci sarebbe stata una gara di aquiloni in un grande prato periferico. “Ti va di accompagnarmi Viscardo?” La domanda insospettata,
riempì di stupore l’amica più grande che istintivamente intervenne: “Sarà una gara campestre dove si corre dietro gli aquiloni ed fatta per i giovani come te; non mi sembra una festa adatta all’avvocato. Perché non ci vai coi tuoi compagni? Ma che hai litigato con tutti che non ti cercano più ?”
L’interpellata arrossendo di colpo, fu pronta nelle risposte.
“Io non ho litigato con nessuno di loro, ma mi sono accorta che sono tutti dei bambocci cretini e nessuno sa fare un discorso serio… proprio da uomo”.
Viscardo, credette d’intervenire per dar forza a quanto detto: “Ornella ha ragione, ora che non è più una bambina ha bisogno di accostare persone che sappiano apprezzarla in un certo modo”.
La professoressa, invece, non apprezzò affatto quest’intervento e ribadì con impeto: “Forse c’è della verità in quanto lei dice, ma io credo che le diverse compagnie a cui allude se le debba trovare da sola e non esserle imposte e, in tutta franchezza debbo dirle che non è la sua quella che ci vuole!”
A queste parole, Ornella si voltò verso l’amica con atteggiamento arrogante: “Come ti permetti di offendere Viscardo che cerca di proteggermi e di consigliarmi? Non ti sapevo così villana e poi, non ho
più bisogno dei tuoi consigli e poi tu che t’impicci?”
Sapendo che era suo dovere andare fino in fondo, la professoressa non raccolse l’insulto, continuando imperterrita: “Senti, mia cara, ogni volta che mi hai chiesto aiuto, ti ho tratto d’impaccio e ti sei trovata bene, ora voglio dirti che siccome ti sei ristabilita e tua madre da un giorno all’altro ritornerà, io, che all’improvviso ti sembro villana e impicciona, domani stesso me ne torno a casa mia e a tutto ciò che ho trascurato fin troppo. Una cosa però ho il dovere di dirti : uscirò da qui nel momento stesso che lo farà anche l’avvocato; se sai di poter vivere da sola, sola devi restare. Per aiutarti basterà la domestica“.
Alle ultime parole Ornella, indispettita, si alzò da tavola andandosi a rifugiare nella sua stanza, mentre l’avvocato continuava imperterrito il suo pasto.
A lui si rivolse Cecilia con aria decisa: “Mi dispiace, avvocato, ma era giusto parlare come ho fatto per il bene di tutt’e due le mie amiche che io considero la mia famiglia e non voglio che soffrano… Sono convinta che lei abbia capito ciò che voglio dire. Entro due giorni, noi due ce ne dobbiamo andare”.
La brutta scenata non diede adito a nessuna replica e ognuno restò nella propria stanza.
L’indomani alle dieci del mattino, le porta finestre della balconata facevano vedere il cupo grigiore del cielo che minacciava pioggia e che sembrava rispecchiare anche l’umore dei tre abitanti.
Nell’ingresso vi erano già pronti due colli : la valigia dell’avvocato e la capace borsa della professoressa.
Quest’ultima, pronta per uscire, se ne stava seduta nella poltroncina accanto all’attaccapanni aspettando pazientemente che fosse lui ad andarsene per primo come essa stessa aveva richiesto nell’ultimatum che gli aveva dato.
Molto sostenuto l’uomo apparve nell’arco del corridoio e senza dir parola, prese la sua valigia e uscì.
Si udì l’ascensore salire, aprirsi e richiudersi e, infine giungere al pianterreno. A questo punto Cecilia mise la sua borsa a tracolla e lasciò l’alloggio. Aveva il cuore stretto, ma non sentiva alcun rimorso di come erano andate le cose perché sapeva di avere agito per il meglio. Intuiva già che gli altri due avrebbero impostato, ognuno a suo modo, il racconto dell’accaduto alla rispettiva madre e amante ed era certa che entrambi non si sarebbero astenuti da mettere in cattiva luce, lei, divenuta insidiosa e maldicente.
Pur soffrendone non avrebbe fatta la prima mossa, si riprometteva di rispondere se Ginevra l’avesse interrogata.
La temperatura sempre più rigida preannunciava il Natale, le scuole avevano chiusi i battenti e li avrebbero riaperti dopo l’Epifania.
Come stabilito, la stilista fece ritorno dall’America, lieta del buon esito del la sfilata: i suoi modelli avevano strabiliato le signore d’oltre oceano, le richieste erano molteplici e bisognava darsi da fare per fare fronte alle ordinazioni.
Per sua figlia aveva serbato l’abito da sera più bello della collezione che era il suo regalo di Natale.
Fu sorpresa di non trovare Viscardo ad attenderla e neppure Cecilia. Seppe così da Ornella del comportamento che quest’ultima aveva tenuto con l’ospite, scacciandolo addirittura mentre stavano cenando.
Presentata così la cosa parve a Ginevra una vera assurdità perché aveva saputo da Viscardo che la professoressa si era indignata nel sapere che lui era andato a prenderla un giorno all’uscita della scuola. Questo denotava che il loro amico non aveva riferito proprio tutto tutto.
Ornella ancora piena di risentimento per il comportamento dell’amica verso l’uomo che le aveva dimostrato premure e affetto, ne parlò con tanto livore che la madre, cercando di rabbonirla, capì che, per il momento, era meglio cambiare argomento, riservandosi però di rimproverare direttamente Cecilia che si era arrogata il diritto di scacciare un suo ospite a lei caro.
L’avvocato, pur restando in costante contatto telefonico con l’amica, aveva fatto sapere di avere un viaggio di affari per evitare, inevitabili e difficili confronti al di lei ritorno; pensava fosse meglio diluirne il ricordo, lasciando passare del tempo.
Non si sarebbero visti fino alla vigilia di Natale.
Per la notte c’era già una prenotazione ad un lussuoso Veglione dove si sarebbero incontrati con il loro stuolo di amici e conoscenti
dell’alta società così che anche la ragazza avrebbe avuto modo di sfoggiare il regalo materno.
Tormentata per l’assenza prolungata dell’amico, Ginevra necessariamente dovette occuparsi personalmente dell’ordinazione tempestiva dei tessuti per poterli mettere in lavorazione secondo le richieste e le date di consegna dei compratori americani.
Il fatturato sarebbe stato consistente ed era necessario rimpinguare un po' il suo conto in banca depauperato dalla vita dispendiosa degli ultimi tempi ed anche da qualche incauto affare propostole dall’avvocato.
Telefonate, incontri coi compratori e preparazione delle liste di campionari e taglie da mettere in esecuzione erano cose che doveva sbrigare di persona.
Quindi, per giorni, non ebbe tempo di occuparsi d’altro.
Finito quel periodo così assillante, si avvide che Viscardo, aveva rispettato persino troppo il suo impegno lavorativo e, tranne qualche sporadica telefonata, se ne era stato in disparte.
Sul principio aveva apprezzata la sua gentile discrezione, ma riflettendoci meglio, le stava sembrando indifferenza e trascuratezza che mortificava il suo amore.
Lo credeva impaziente di ritornare al suo fianco nella intimità che lei riteneva ormai consolidata e sarebbe dovuta andare in crescendo; stava constatando che, al contrario, si era affievolita non appena lei aveva dovuto occuparsi della sua attività,
Possibile che quell’affetto assiduo che aveva dimostrato per tanto tempo, fosse cessato di botto?
Non riusciva a persuadersene.
A meno che non fosse dipeso dalla sfuriata fatta da Cecilia !
Doveva documentarsi meglio anche su quella tale serata della quale aveva avuto resoconti frammentari, evasivi e poco concordanti.
Non da Cecilia però che solo per telefono le aveva augurato il buon ritorno. Non c’era stata la possibilità di parlare a lungo con lei e sentiva la necessità di sapere veramente il motivo di quella che si stava dimostrando una rottura di rapporti fra loro.
La latitanza del suo spasimante la rendeva inquieta e pretendeva accertarne i motivi, ne aveva tutto il diritto dopo che ne aveva accettato apertamente la convivenza e, credendolo sincero, sarebbe stata anche disposta a sposarlo.
Forse aveva agito con troppa leggerezza, se ne rammaricava in ritardo. Complice la vacanza spensierata, l’infortunio della figlia che, fino alla guarigione, era stata in disparte, ella si era sentita libera di disporre del suo tempo e, purtroppo anche del suo cuore, sordo per anni alle svariate profferte d’amore.
Quei palpiti che credeva finiti per sempre le avevano riportato la fiducia in se stessa, ma anche l’incoscienza che prevale nella gioventù. Sentirsi desiderata, prescelta, appagata aveva contribuito pure a farle ritrovare la salute che aveva cominciato a vacillare dandole un sentore di precoce senilità che la mortificava.
Anche per tali motivi l’avvocato aveva avuto buon giuoco ed aveva vinto la rigidità morale che sempre era stata la sua protezione.
Dopo questo solitario e spassionato esame di coscienza Ginevra si sentì pronta a riordinare la sua vita.
Si trovava in uno stato di animo controverso quando nella sua cassetta delle lettere nell’atrio dell’Atelier trovò una lettera anonima.
Vi lesse alcune spiacevoli informazioni che riguardavano l’avvocato. Scorse il foglio più volte senza capacitarsi sulla verità di quanto vi era esposto: calunnie o verità, come fare per saperlo.
Per prima cosa doveva incontrarsi con la sua cara Cecilia.
Sentendo forte il desiderio di confidarsi con lei, le telefonò la sera stessa, sapendo che l’avrebbe trovata in casa.
L’invito a pranzo per la prossima domenica, rallegrò moltissimo la giovane grafica che aveva pensato di essere caduta in disgrazia nell’opinione dell’amica in seguito a chissà quali resoconti.
Ritrovò invece, nel consueto modo affettuoso con cui le aveva parlato al telefono, l’amica di sempre e fu veramente contenta di rientrare nella sua casa. L’idea di incontrarsi con l’odioso Viscardo era l’unica nota storta di quell’invito, ma ripromettendosi di reprimere la sua antipatia, vi si recò ben disposta a sopportarlo per non dispiacere alla sua vice madre.
L’accordo era che sarebbe giunta un’ora prima di quella fissata per il desinare per aver modo di fare... una rimpatriata, come disse allegramente la stilista.
Il desiderio di rivedersi era uguale per entrambe e Cecilia se ne avvide appena giunta sotto la balconata della casa perché vide subito la bella testa bionda che fra le piante spiava il suo arrivo.
Fu accolta da lei, affettuosamente e persino la figlia, che le e era rimasta ostile dall’infausta sera ebbe un comportamento che fece ricordare l’amica d’un tempo. Ne fu sorpresa e felice.
Ancor più rasserenante fu l’assenza dell’avvocato.
Credette bene non informarsi su questo punto, preferiva ignorare tutto quanto riguardava quell’uomo, contenta di ritrovarsi nell’atmosfera familiare che aveva sempre conosciuta.
La giornata volgeva al termine e Ornella dovendo raggiungere la sua comitiva ad un certo punto salutò madre e amica, lasciandole continuare le loro conversazioni.
Ginevra, solo allora disse alla figlioccia che era giunto il momento per parlare di cose più personali e l’argomento fu subito chiaro.
Voleva sapere cosa era accaduto di preciso per farle perdere la correttezza che aveva sempre dimostrato di possedere.
“Parlami senza alcun timore, puoi dirmi tutto, sta tranquilla perché devi sapere che l’avvocato non si sta comportando bene con me ed è parecchio tempo che non lo vedo e questo me lo fa vedere sotto un’altra luce. Non vorrei dirlo neppure a me stessa, ma credo che mi abbia imbrogliata e che il suo ”profondo amore” era solo fasullo. Ora aspetto anche la tua opinione per decidere della mia vita. Forse il tuo acume ti ha mostrato qualcosa che a me deve essere sfuggito. O meglio che lui, mi ha voluto tenere nascosto e che una lettera anonima mi ha rivelato. Parla Cecilia, mi fido di te, dimmi quello che sai“.
La confessione di quella donna che poteva esserle madre, sorprese e commosse la ragazza, soprattutto perché, suo malgrado aveva visto giusto nei programmi di quel tizio che aveva approfittato della buona fede di lei.
Ma, doveva crederle, lei non sapeva niente di preciso sul suo conto, aveva avuto soltanto istintive repulsioni dal primo momento che l’aveva conosciuto, ma era troppo tardi per metterla in guarda.
La vide così innamorata che non voleva essere una guastafeste imponendole le sue supposizioni. Sperò di essersi sbagliata e che lui fosse veramente l’uomo che l’avrebbe fatta felice.
In quel contesto, talmente imprevisto, la grafica raccontò le sgradevoli impressioni avute dal suo comportamento. Disse anche i timori riguardo alla giovanissima Ornella e proprio la padronanza che stava esercitando su di lei, l’aveva indotta a metterlo alla porta.
L’esposizione di queste verità dettate da vero affetto commossero la stilista che, abbracciandola, si disse rammaricata di non essersi consigliata con lei prima di compiere un passo, rivelatosi poi, così falso. Non finiva più di darsi della sciocca, ma siccome il suo carattere forte stava riprendendo il giusto ruolo, decise di allontanare per sempre lo sciagurato che aveva tentato di portare lo scompiglio nella sua famiglia.
La lettera anonima era servita a guardare più a fondo e capire meglio. Qualcosa però, Ginevra non aveva detto all’amica era la denunzia che aveva in atto di sporgere contro di lui che l ‘aveva convinta a sborsare una grossa somma di denaro per l’acquisto, a condizioni favorevoli, di una futuro loro alloggio.
Circonvenzione d’incapace! Disse l’ufficiale all’atto della denunzia e questo la ferì come una staffilata.
Le balenò l’idea che anche quel mascalzone avesse agito pensando che fosse una incapace e quel briciolo di simpatia che poteva ancora sussistere per lui, si tramutò in odio.
Comprese, troppo tardi, che cedendo alle sue pressioni si era messa in sua balia con tute le conseguenze che ne erano derivate.
A momenti stava per naufragare anche la sua prospera attività.
Il pomeriggio trascorso insieme aveva rinsaldato i rapporti di amicizia e di solidarietà con Cecilia che era l’unica persona di cui si potesse veramente fidare e con il suo giudizio lucido e analitico riuscì a dare la giusta interpretazione su ogni cosa.
Nel loro vario conversare, quest’ultima, incidentalmente, seppe da lei di un piccolo scandalo accaduto al mare negli ultimi scorci della loro villeggiatura. Il fatto che riguardava sua figlia, le fu riportato proprio da Viscardo che si era fatto in dovere di raccontarle le chiacchiere di Ornella per il giovanotto della palestra che era partito all’improvviso per ignota destinazione.
Il giorno che non lo trovò, ella andò su tutte le furie e usò l’interrogatorio sistematico a tutti i frequentatori del Centro di riabilitazione, a cominciare dai titolari per scoprire dove e perché se ne fosse andato senza salutarla.
Così facendo, la sciocca ragazza si era messa alla berlina ed era sulla bocca di tutti.
Fu proprio la madre che, la redarguì severamente facendole capire che sbaglio madornale avesse fatto infatuandosi di un uomo che non era interessato a lei.
Doveva smettere di cercarlo affannosamente, non era dignitoso per una ragazza per bene. Ma che era impazzita per caso?
Il fatto stesso che non aveva lasciato recapiti stava a significare che non voleva essere ritrovato.
La cosa più saggia era lasciarlo al suo destino.
Dopo giorni di mutismo e di reclusione volontaria, Ornella sembrò aver sbollito la sua rabbia perché di questo si trattava : solo orgoglio ferito da una indifferenza alla quale non era abituata.
Per fortuna il caldo e la volontà di divertirsi la spinsero ad unirsi ancora alle comitive chiassose e, ben presto, puntò gli occhi su altri obiettivi. Ginevra, aveva raccontato lo spiacevole episodio quasi a sua discolpa per non aver capito cosa stava passando nella testa di sua figlia e tutto questo da assommare alla brutta influenza esercitata su di lei dall’avvocato.
Se fosse stata meno presa da lui, non avrebbe perduto la vicinanza della figlia che le aveva sempre confidato tutto.
Cecilia, fu molto colpita da ciò che aveva saputo, ma sul momento non fece commenti limitandosi a dire che la giovane età di quella figliola l’aveva portata spesso in situazioni del genere che poi svanivano come bolle di sapone; quando si sarebbe innamorata sul serio si sarebbe comportata con più discernimento. Fu al ritorno, nella solitudine della sua casa, che la grafica cercò di mettere a punto lo sconvolgimento che doveva essere accaduto della vita di Giorgio.
Forse lei sola era in grado di giustificare quella che per tutti era sembrata una fuga senza motivo.
Il motivo esisteva e solo lei lo conosceva.
Egli aveva sicuramente deciso di cambiare città per sottrarsi all’invadenza di Ornella - “senza essere sgarbato“- come aveva detto allorché chiese il suo appoggio.
Sapendo quanto era attaccato al suo paese, Cecilia immaginò la sua sofferenza per uno spostamento così repentino anche se, nei suoi progetti, lo aveva detto chiaramente, c’era questa eventualità.
Si sentiva quasi contenta che egli avesse trovata da solo la soluzione a quel problema. Rimase però in lei la curiosità di sapere dove fosse finito, nella certezza che non l’avrebbe mai appurato e tanto meno rivisto.
Peccato! Ad un giovane così sarebbe stato facile affezionarsi.
Tornarono le occasioni di stare accanto alle sue amiche ed ella constatò che nella loro vita si stavano diradando tutte le ombre degli ultimi tempi.
Ornella fra poco si sarebbe diplomata e sua madre avrebbe portate le sue collezioni in ogni parte di mondo.
Anche l’attività pubblicitaria stava dando nuove soddisfazioni a Cecilia, passata al grado di Revisore capo, aveva spesso periodi di trasferte presso le succursali sia in Italia che all’estero.
Sul principio, quei viaggi che la staccavano da casa ogni tanto, non l’avevano molto rallegrata, ma una volta entrata nella routine di lavoro, aveva apprezzata anche la possibilità di approfondire la sua sete di conoscenze culturali.
Dopo le ore occupate a controllare i Centri e, se necessario, coordinare l’impiego di nuove attrezzature fotografiche computerizzate, si era abituata ad… ispezionare Musei e gallerie d’Arte, specialmente fotografiche, che la riempivano di gioia.
Studiando a fondo le opere dei grandi interpreti della fotografia si sentiva in grado di mettersi alla prova, non solo usando gli scanner per riproduzioni tecniche e azzardate, ma proprio in campo fotografico tradizionale, prese l’abitudine di fare foto ovunque e fermare così, in modo permanente, ogni cosa che colpisse il suo sguardo.
Era un modo intelligente di completare i suoi viaggi.
I tre anni successivi trascorsero senza grosse novità, tranne il diploma d’arte conquistato da Ornella che diede modo alla madre di organizzare una bella serata di festeggiamenti.
L’avvenimento, riportato dalle cronache mondane, dava anche l’annuncio del fidanzamento ufficiale della bella festeggiata con un giovane nobile e la fotografia della coppia, abbracciata e sorridente, stava a testimoniare la loro felicità.
Finalmente Ornella dimostrava di essersi maturata in modo positivo sia dal lato affettivo che da quello professionale essendo diventata anche esperta di gemme preziose e presto avrebbe esposto le sue originali creazioni.
Mamma Ginevra covava delle speranze in questo senso e il futuro avrebbe provato se le capacità di sua figlia rispondevano alle aspettative. Il tempo che s’incarica di placare dissapori e risentimenti aveva lavorato anche a favore della donna, ferita nell’amor proprio e ingannata dalle apparenze; una volta messa nella giusta inquadratura la personalità dell’uomo che l’aveva fatta soffrire, si era ritrovata più agguerrita per affrontare i suoi impegni, rifuggendo per sempre dalle complicazioni sentimentali.
Stava bene così, con il cuore libero e ciò non le impediva di accettare anche qualche invito di famiglie amiche.
Fra qualche tempo sua figlia si sarebbe sposata ed ella in serenità si sarebbe appagata del ruolo della nonna come tante donne che conosceva.
Al contrario, le giornate di Cecilia, erano diventate sempre più dinamiche da concederle meno tempo da passare in casa.
Questa sua presenza nei vari settori delle applicazioni informatiche ne avevano accresciuta la notorietà e, specialmente con una intervista televisiva di pochi minuti, nell’ambito di un programma fotografico specifico divenne noto anche il suo volto.
Costretta a rifiutare clienti privati per lanci pubblicitari composti dal suo estro, non lavorava più al chiuso della sua casa.
Ma un giorno sulla segreteria telefonica trovò registrato un laconico messaggio al quale non poté rispondere negativamente perché ogni volta che aveva provato a telefonare al numero inciso, lo squillo non riceveva risposta.
Per educazione, dovette ricevere questo signor Bianchi che diceva di averla contattata tempo addietro, richiedeva una consulenza di lavoro e si sarebbe presentato da lei il sabato successivo.
Un pò indispettita e un po’curiosa di vedere questa persona che era sicura di non avere mai vista si preparò a riceverlo.
Alle quattro in punto, come preavvisato la persona arrivò.
L’emozione che colse di sorpresa Cecilia fu indescrivibile e non controllabile giacché di fronte a lei c’era nientemeno che Giorgio del quale aveva sempre ignorato il cognome.
Lo seppe nell’istante che le aprì l’uscio e la cordialità con cui egli fu pronto a scusarsi per il piccolo mistero di cui si era circondato, la fece ridere amichevolmente mentre il suo volto avvampava.
La professoressa disse di aver creduto persino ad uno scherzo ricevendo quel messaggio sibillino, tanto più che avendo telefonato non aveva avuta risposta.
Il giovanotto si scusò ancora, era andato due giorni a trovare i suoi per questo non era in casa e se non aveva specificato di più nel messaggio lasciato, era stato e, lo disse chiaro e tondo, ”Un conto è parlare con una persona e un altro con la segreteria, non le pare?
Parlava senza preamboli e con molta sincerità e avvedendosi dell’emozione da lei provata nel rivederlo capì con piacere che quella bella ragazza era rimasta la semplice e gentile signorina che aveva conosciuta. Disse subito che aveva necessità di un servizio pubblicitario per una sua Palestra che stava allestendo e chi, meglio di lei, che considerava amica, poteva trovare uno slogan per convogliare la clientela che ne avesse avuto bisogno verso il locale che aveva rilevato e che stava rinnovando.
“Dovrà essere una bomba!” Disse proprio così e a queste parole Cecilia non seppe dire di
no.
Aggiunse che non avendola più vista tornare al mare, aveva pensato che si fosse offesa per le confidenze fatte sul comportamento dell’amica preferendo licenziarsi in tutta fretta e partire, accettando lo stesso tipo di lavoro presso un amico che da tempo glielo stava
offrendo. Aveva sofferto nel lasciare la famiglia e il luogo natio, ma non se ne era pentito, perché era stato facilitato nel frequentare Corsi serali, tanto da conseguire il diploma necessario per iscriversi al bando che gli stava a cuore.
Superato brillantemente anche l’esame ISEF e assunto in qualità di Insegnante ginnico, gli si era presentata l’opportunità di rilevare una vecchia palestra che una volta ripristinata e ammodernata poteva diventare un ulteriore cespite di guadagno dedicando ad una clientela privata le sue ore serali.
Si ricordava la Professoressa di quando le aveva accennato ai suoi progetti futuri? Ebbene, con un po’di fortuna si stavano realizzando.
Quanto diceva il giovanotto denotava la sua determinazione nel riuscire a fare quanto si era prefisso e lei, ascoltandolo, godeva per lui. Vi ritrovava la stessa soddisfazione che lei stessa aveva provata nel mentre vedeva avverarsi dei sogni che sembravano impossibili,
Come la professoressa anche lui disse di credere nel motto che volere è potere e se non c’è volontà, applicazione e sacrificio è inutile crogiolarsi nei sogni, resteranno sempre tali.
Sottolineò ciò che andava illustrato con maggiore evidenza nello spazio pubblicitario che intendeva far diffondere da alcune Emittenze private di amici, non esose come quelle statali.
Avendo appena iniziato la ristrutturazione del locale, le lasciava ampio spazio di tempo per approntare il progetto pubblicitario
Se poi aveva bisogno di qualche schiarimento aveva già il suo numero telefonico e nelle ore serali lo avrebbe sempre trovato a casa.
Si salutarono affabilmente e compresero che la gioia di rivedersi era stata eguale per tutti e due.
Quella notte altri sogni si aggiunsero ai precedenti e, stavolta erano molto simili perché i protagonisti erano loro stessi.
Cecilia si buttò in quel lavoro con molto entusiasmo e dopo soli quindici giorni le bozze animate del video erano pronte, altrettanto gli slogan. Telefonò quindi al suo sponsor che rispose, stavolta, al primo squillo. Disse ridendo che stava armeggiando con una padella per prepararsi un “frittatone” e fu contento della velocità con cui la professoressa aveva lavorato e la risposta di lei fu altrettanto gaia: “ Per prima cosa elimini la Professoressa che mi fa sentire una
"vecchiona" e aggiunse “poi non creda che il lavoro sia finito, ora forse verrà quello più lungo perché si dovrà sintonizzare il sonoro e scegliere le voci adatte alle battute”.
Giorgio, lestamente si disse pronto a visionare il già fatto appena lei fosse disponibile, per il resto si sarebbero messi d’accordo.
Fissarono l’incontro alla prossima domenica, giorno festivo, così che poi potevano andare anche a mangiare insieme, da buoni amici… ”come quella sera“. Alla ragazza parve di sentire una incrinatura nella sua voce mentre pronunziava le ultime parole e ne provò una forte emozione. Chissà se era stato solo interesse “pubblicitario” il rinnovato incontro?
Sperava molto che così non fosse, ma il dubbio rimase perché se non l’aveva dimenticata perché non si era fatto vivo prima?
Attese con ansia che trascorressero quei tre giorni, infine giunse la domenica e puntuale anche l’ospite.
Si era ripromessa di riceverlo come faceva di solito coi clienti abituali. Avrebbero esaminate le bozze pubblicitarie ed eseguite le eventuali modifiche e poi sarebbero usciti per consumare la colazione insieme. Di quest’ultimo punto si era pentita non appena riattaccato il telefono, ma oramai era andata e sarebbe stata una scortesia annullarlo. In ogni modo Cecilia credette di poter nascondere l’emozione che il visitatore le stava causando dal momento che era entrato nella sua casa.
Attribuì la sua impazienza alla curiosità di vedere come fosse stata realizzata la sua ordinazione e fu sollecita a mostrargliela.
I complimenti che seguirono parvero eccessivi alla grafica anche se li ricevette con molto piacere e, definiti i dettagli per porli in esecuzione, egli si soffermò a guardare ogni apparecchio di quello stanza coi quali, una così bella e giovane donna, sapeva realizzare delle cose stupende.
Un po’lusingata e un po’confusa, l’eroina della situazione, interruppe quelle lodi, indicando l’antico orologio sulla parete che suggeriva essere giunta l’ora del pranzo. Non che fosse affamata, ma siccome era già pronta per uscire, credette opportuno affrettare i tempi.
Avevano già concordato di recarsi in una piccola trattoria nei pressi della futura palestra, dove lui andava talvolta, così avrebbe potuto anche sentire il suo parere.
Il pasto fu gustoso e sostanzioso con piatti tradizionali e ben cucinati. Parlarono di molte cose e, naturalmente, egli tenne a far sapere alla sua ospite che non l’aveva mai dimenticata e che si era riproposto di migliorare la sua posizione prima di rivederla sperando che, nel frattempo, ella non si fosse sposata.
Mentre parlava la guardava negli occhi e la vide turbarsi a queste ultime parole.
Cecilia, imbarazzata perché non si aspettava una dichiarazione così improvvisa e al tavolo di un ambiente quasi familiare come quella piccola trattoria sentì un impeto di emozione che le velò lo sguardo e, istintivamente, portò il fazzoletto agli occhi facendo ritornare il pensiero del giovane ad un altro momento simile: “Ma io devo sempre vederla piangere, Cecilia? “
L’interpellata rispose a monosillabi che le era facile la commozione, senza dire che alla sua sensibilità non erano consuete certe situazioni. Disse però che non aveva dimenticato la bella domenica estiva da non sembrare che fossero trascorsi quasi tre anni e dovendo assolvere tutti gl’impegni che le erano piovuti addosso non aveva davvero avuto tempo fidanzarsi e, tantomeno sposarsi.
Furono, queste, le parole che Giorgio bramava di udire da quella ragazza che aveva sperato di fare sua.
Sapeva finalmente che anche per lei c’era stato un subitaneo sentimento di simpatia fin dal primo istante e tutto lasciava sperare che finalmente il loro sogno, così simile, si sarebbe concretizzato in una unione felice.
La gioia che traspariva dai loro sguardi, attirò anche quelli della proprietaria che conosceva la solitudine del suo cliente
L’anziana signora nel salutarlo, con la schiettezza della gente semplice, non poté fare a meno di fare un augurio: “Tanti auguri Professore, si è trovato finalmente una bella fidanzata. Siete proprio una bella coppia!” L’augurio spontaneo della signora Adele sigillò un fidanzamento che ancora non era ufficiale, ma aveva già tutte le premesse per diventarlo fra brevissimo tempo.
Fatto un rapido sopralluogo a quello che, per ora, era solo un cantiere e che sarebbe divenuto un ricercato ritrovo sportivo, i due giovani si lasciarono con la promessa di trascorrere insieme le loro giornate di riposo.
Senza più ostacoli ora che l’orizzonte si era schiarito, restava a Cecilia il compito di dare la notizia a Ginevra e Ornella.
Era prematuro però e per farlo avrebbe atteso ancora un poco.
Ginevra aveva ritrovata la sua serenità e trascorreva le sue giornate quasi completamente nell’ambito dell’Atelier dove aveva fatto allestire un capace salotto/bar con soffici divani bianchi e cuscini multicolori che, con una sua geniale idea, faceva sostituire ogni settimana con i campioni delle stoffe appena giunte dalle filande.
Le clienti erano orgogliose di frequentare il suo ambiente, ove spesso si davano appuntamento soltanto per prendervi il tè ai profumi di bosco o degli speciali liquorini alle erbe.
Scordata del tutto la triste esperienza, la signora era entrata in pieno nel suo ruolo di stilista d’avanguardia che proiettava la linea del suo stile raffinato in tutto il mondo, compresi nuovi profumi ed accessori fra i più estrosi.
Ultimamente stava circolando, sempre più apprezzato, il nome di Ornella come creatrice di gioielli che guarniva i modelli della madre con preziosità originali,
Prossima alle nozze, dopo varie sbandate, aveva trovato la stabilità emotiva accanto ad un giovane che l’aveva fatta innamorare veramente.
La coppia aveva pronta una residenza principesca che lui aveva ereditato dai nonni in Baviera e appena celebrato il matrimonio vi si sarebbero insediati.
Contribuiva anche questo alla serenità della stilista.
Con Cecilia, occupatissima anche lei, i contatti si erano allentati e ognuna viveva la sua vita, scambiandosi saluti e auguri sinceri e affettuosi, ma senza morbosità e interferenze né da una parte né dall’altra che è il modo più sicuro di mantenere salda una vera amicizia.
Andato in porto il progetto pubblicitario sul cui Video la ragazza aveva inserito degli effetti speciali elettronici, non restava che presentarlo al Canale televisivo regionale di cui era Direttore un conterraneo di Giorgio.
La visionatura a circuito chiuso, suscitò grande entusiasmo fra gli esperti e in tutta l’èquipe degli operatori tecnici e, dopo il brindisi di buon augurio furono fissati i termini della sponsorizzazione.
Con la promessa delle prime tessere omaggio a tutti, il professore Giorgio ottenne un sensibile sconto e fin dalla settimana seguente sarebbero state divulgate le sequenze girate ai fra le attrezzature e lungo i bordi della grande piscina della nuova Palestra Bianchi.
Sporadicamente vi sarebbero stati, nei telegiornali, anche passaggi di interviste in diretta coi primi clienti.
Il professore di ginnastica, stava vivendo la felicità di una completa realizzazione ritenendo che la sua fortuna era stata quella di aver conosciuto una donna come Cecilia per la quale si era proposto una meta che qualcuno aveva ritenuto impossibile da raggiungere.
Egli, ammirandola, ancor prima di conoscerla, si era voluto innalzare dalle sue misere origini per sentirsi degno di offrirle il suo amore.
E ce l’aveva fatta!
Dopo anni di studio e di lavoro e, dopo aver affrontato tanti esami, stava raggiungendo una tranquillità economica che avrebbe permesso a breve termine di mettere su famiglia con colei che aveva amato da subito. La chiamava: il mio Angelo portafortuna mentre lei si commuoveva alle sue affettuosità, credendosi al centro di un sogno.
La vita reca tempi di tormento e di pene non meritate, ma quando arriva la gioia dovrà essere considerata come giusto compenso alle tante lacrime versate.
L’euforia dei fidanzati si completò il giorno della inaugurazione della palestra e fu proprio in quella occasione che Ginevra e Ornella ebbero l’annuncio del fidanzamento di Cecilia.
Ornella, quasi non riconobbe in Giorgio colui che le aveva fatto perdere la testa, ma fu un attimo, con la sua bella risata fu lei stessa a superare l’imbarazzo momentaneo dicendo francamente: “ Guarda, guarda che bella sorpresa ! Io pensavo che fossi andato a fare l’emigrante in America e, invece, eccoti proprietario e fidanzato della nostra Cecilia. Me l’avete fatta birbanti! Abbiatevi tutti i miei auguri e ci rivedremo alle nostre nozze.
Ginevra, presente alla conversazione, non riusciva a contenere la commozione, grata al cielo per avere riordinate nel modo giusto le loro esistenze e il suo cuore sapeva con certezza che molto si doveva al buon senso e alla rettitudine della brava e cara amica Cecilia.
Le cerimonie nuziali avvennero a breve distanza, naturalmente su due piani diversi in quanto ad allestimento e ad invitati, quello che non mancò a Cecilia fu un sontuoso abito bianco offerto da Ginevra alla sua cara pupilla.
E un dono ancora più gradito da parte di Giorgio fu il contratto di acquisto di villa Glicine che avrebbero pagato a dilazione e che sarebbe stata la loro casa per le vacanze.
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