Al
complesso del Vittoriano di Roma si è aperta di recente una mostra
antologica sulla storia dell’Italia repubblicana dal 1946 al 2006.
L’iniziativa è interessante non solo sul piano culturale.Tra i
molteplici significati , a nostro avviso ve ne può essere uno che
riguarda la gente che ha vissuto, -spesso sulla propria pelle in
alcuni casi- quelle vicende storiche.Visitando quella mostra questa
fetta di italiani non più di primo pelo potrà fermarsi un attimo per
una riflessione consapevole, per una analisi ed infine per un
bilancio di quanto è successo, non nascondendosi gli errori e le
inadeguatezze ma riconoscendo anche gli – forse non molti….-
obiettivi raggiunti. Quanto esporremo concernerà i primi trent’anni
di vita della Repubblica italiana. La mostra pone all’attenzione del
visitatore ampi cartelli in cui sono evidenziati gli avvenimenti più
significativi di ciascun anno. Su questo impianto informativo si
costruisce una rete che attraverso fotografie, documentari e oggetti
simbolo delle diverse epoche fornisce un’immagine quasi sempre
vicina alla realtà del nostro paese.
Forse noi di
non più giovane età siamo ancora legati a consuetudini superate,
eppure riteniamo che ancor oggi per capire i tanti aspetti de nostro
vissuto le foto possono rappresentare il modo più efficace per
ricordare.
La descrizione di alcune foto che hanno sollecitato la memoria di
chi scrive potranno essere utili per un excursus della nostra storia
dal 1946 al 1977.
Siamo nel 1946.
In forza del referendum popolare gli italiani hanno scelto la
Repubblica e il suo Presidente provvisorio è il grande avvocato del
foro di Napoli Enrico De Nicola..La foto ce lo mostra in una via
della natia Torre Del Greco mentre stringe la ma mano ad una donna
del popolo.Il volto del Presidente è bonario, il suo braccio teso
mostra tutta la sua disponibilità e comprensione verso quel popolo
così duramente colpito dalla terribile seconda guerra mondiale. Nel
viso semplice della donna si coglie la speranza, la fiducia che
quell’uomo retto, quel compaesano illustre lotterà per far uscire il
suo popolo dalla disperazione che segue a quella guerra distruttiva.
E’ il 1948. La campagna elettorale si infiamma. Sono contrapposti il
fronte cattolico- moderato guidato dalla battagliera democrazia
cristiana e il fronte popolare in cui sono presenti i due principali
partiti della sinistra , il partito comunista e quello socialista.
Si gioca una partita decisiva, anche per gli effetti della guerra
fredda, per la conquista della guida del paese Una foto ci presenta
Palmiro Togliatti, prestigioso segretario del P.C.I., mentre arringa
la folla nel corso di un comizio elettorale. Le mani dell’uomo
politico sono teatralmente rivolte verso la gente che lo ascolta.
Questa immagine pare divergere dal modo di essere dell’uomo,
solitamente pacato e portato al sottile ragionamento. In realtà la
posta in gioco è alta ed i comportamenti ne sono una conseguenza.
Corre il 1951,
l’Italia si sta risollevando dalle macerie di una guerra
distruttiva, ma ecco nella bassa pianura veneta. il grande fiume Po
esce violentemente dagli argini e allaga vastissimi spazi del
Polesine. E’ terra povera, tante case di modesti contadini vengono
sommerse dal furore delle acque. Non c’è ancora la televisione, ma
dalla radio si annunciano le sofferenze di quelle sfortunate
popolazioni. Dal termine del conflitto mondiale è il primo grande
evento calamitoso che si verifica nel nostro paese. Partono i
soccorsi, tutta l’Italia si mobilita per aiutare economicamente gli
alluvionati. Una foto semplice ,ma significativa rievoca quelle
sofferenze. Quattro contadine vengono sorprese sulla riva del Po,
sono tutte vestite in nero, hanno accanto grossi fagotti, ma i loro
volti, segnati dalla fatica, appaiono tranquilli, fiduciosi di uscir
fuori da quel disastro. E’ l’immagine di un’Italia semplice che
vuole resistere.
1953, una foto
tanto diffusa dai giornali dell’epoca. Una ragazza è distesa senza
vita sul bagnasciuga. E’ Wilma Montesi, una fiorente fanciulla
romana. L a spiaggia è quella di Torvaianica nei pressi di Roma.
Come è morta Wilma? E’ un enigma che non sarà mai sciolto. Si
susseguiranno inchieste della polizia, si istruiranno processi,
saranno implicati personaggi equivoci ma anche il figlio di un
importante uomo politico della democrazia cristiana. Si parlerà di
droga, di festini della società bene, alcune persone subiranno
processi sui giornali. Tutto finirà in una bolla di sapone, il
tribunale manderà assolti tutti, la povera Wilma non avrà giustizia.
Un’Italia in cui per la prima volta uno scoop giornalistico
provocherà, come un turbine impazzito, un interesse morboso di tanti
connazionali
Facciamo un salto di qualche anno, è il
1958. Una foto fissa il volto
trasfigurato dalla felicità del grande cantautore Domenico Modugno.
Ha in mano una coppa, ha stravinto il festival di Sanremo con la
canzone “Nel blu dipinto di blu“, poi diventata popolarissima nel
mondo per le parole “ Volare oh oh!“.. Il “Mimmo“ nazionale, assieme
a Migliacci, si è letteralmente inventato un modo del tutto
originale di fare musica leggera, è uscito dagli schemi melodici e
retrò portati avanti da molti anni da cantanti pur popolarissimi
quali Claudio Villa e Nilla Pizzi. Nella piccola storia della
canzone italiana il trionfo di Modugno resterà per tanti anni nella
memoria degli italiani...
1960, una foto in chiaroscuro ci
mostra il volto dell’attore in quel momento storico più prestigioso
del teatro italiano, Vittorio Gassman. E’ una foto di scena,
l’attore mostra il viso malinconico del personaggio che sta
interpretando in quel momento, Adelchi, protagonista dell’omonimo
dramma di Alessandro Manzoni. Quello che più interessa è che questa
opera teatrale nasce da un’iniziativa coraggiosa dell’attore che ha
fondato il “ Teatro popolare italiano “. Trattasi di un teatro-circo
itinerante che porta questo dramma nelle periferie di tante città
avvicinando la cultura ai cittadini. Gassman si prodiga
efficacemente in modo poliedrico in quanto, oltre a giocare da par
suo il ruolo di attore, è anche regista e addirittura imbonitore
dello spettacolo. Sarà, nonostante le enormi spese, un trionfo di
pubblico e una forma di rivoluzione nel modo di fare teatro.
Un anno cruciale, il 1968.
Il vento della ribellione giovanile attraversa l’Europa e tocca
anche l’Italia.. Covata da tempo scatta l’insofferenza dei giovani
studenti verso la famiglia intesa in senso tradizionale, la scuola,
il Governo, in sintesi vi è un sonoro no ad ogni condizionamento
borghese . I ribelli, provenienti per la maggior parte da famiglie
agiate, si ispirano quasi tutti al marxismo, i loro idoli sono Chè
Guevara, il filosofo della contestazione Marcuse e uomini politici
come il cinese Mao Tse Tung e il cubano Fidel Castro . A Roma
scoppiano gravi disordini all’università “ La Sapienza “e
precisamente in via di Valle Giulia., i giovani lanciano pietre, i
poliziotti caricano con durezza..La foto rievoca quel momento di
tensione. Due funzionari della celere in borghese trascinano,
strattonandolo senza complimenti, un giovane contestatore che ha la
parte superiore del corpo piegata in avanti. L’immagine sintetizza
mirabilmente la situazione. Non vi è necessità di commenti, la foto
dice tutto.
1974, sarà tristemente ricordato per
l’attentato in Piazza Della Loggia a Brescia.. La contestazione,
promossa nel 1968 da giovani borghesi, si è fatta più dura, si è
estesa alla classe operaia Scoppiano le molotov, sezioni di partiti
di sinistra e di destra vengono incendiate. La tensione provoca
reazioni incontrollate. La paura monta, anche perché dal 1969- con
la strage di Piazza Fontana a Milano- sono iniziati attentati di
mano ignota che colpiscono proditoriamente la popolazione provocando
morti e ferimenti.. In quella piazza strapiena mentre si tiene una
manifestazione sindacale scoppia una bomba. E’ l’inferno, vi sono
molti innocenti uccisi e tantissimi feriti.. Una serie di foto su
quella tragedia rammentano agli smemorati i frutti avvelenati
situazioni ed atteggiamenti che la collettività respinge. Una foto,
scattata pochi minuti dopo la deflagrazione, ci mostra grandi
chiazze di sangue sotto i portici della piazza. Un’altra mostra un
padre disperato, è in ginocchio ed ha tra le braccia la giovane
figlia esanime con gli occhi chiusi, forse colpita a morte. Foto
che, pur a distanza di oltre trent’anni, fanno male.ma che pure
possono insegnare tanto.
1977, in Italia la
tensione politica,o meglio pseudo politica scatenata dalle brigate
rosse ed altri movimenti terroristici di estremisti di destra e di
sinistra, è giunta ai massimi livelli . Siamo nuovamente
all’università di Roma “ La Sapienza “. Il prestigioso segretario
generale della C.G.I.L. Luciano Lama parla all’aperto da un palco.
Ribadisce la sua ferma opposizione al Governo in carica ma anche la
sua dura condanna verso il terrorismo sanguinario. Nella piazza si
odono urla scomposte, fischi prolungati, poi si tenta di passare a
vie di fatto. Pare incredibile che perfino quest’uomo, che proviene
dalle file della resistenza, che da sette anni si batte per i
lavoratori alla guida del sindacato più forte, venga così
ferocemente contestato e minacciato da molti di coloro che fino a
poco tempo prima lo osannavano. La foto ritrae in primo piano Lama
mentre arringa la folla mentre non ci fa vedere i tumulti che stanno
avvenendo in quel momento. Se ci soffermiamo ad analizzare quella
foto ci accorgiamo che il volto del leader sindacale è contratto
nello sforzo di dare il suo messaggio di pacificazione mentre a
pochi metri da lui avviene di tutto. Un’immagine che ci evidenzia la
difficoltà per chi detiene responsabilità a livello
politico-sindacale di frenare il turbine di una ribellione che si
acuisce sempre di più. L’anno seguente il movimento terroristico
raggiungerà l’apice delle sue azioni delittuose, con il rapimento e
l’uccisione del. Presidente della D.C. Aldo Moro.
Anni difficili sono trascorsi,
eventi lieti e tristi, frammenti di una vita trascorsa, eppure la
Repubblica deve continuare il suo percorso di democrazia.
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