chiudi

REBUBBLICA, L’ITALIA SI SPECCHIA

di Giuseppe Trabace

Al complesso del Vittoriano di Roma si è aperta di recente una mostra antologica sulla storia dell’Italia repubblicana dal 1946 al 2006. L’iniziativa è interessante non solo sul piano culturale.Tra i molteplici significati , a nostro avviso ve ne può essere uno che riguarda la gente che ha vissuto, -spesso sulla propria pelle in alcuni casi- quelle vicende storiche.Visitando quella mostra questa fetta di italiani non più di primo pelo potrà fermarsi un attimo per una riflessione consapevole, per una analisi ed infine per un bilancio di quanto è successo, non nascondendosi gli errori e le inadeguatezze ma riconoscendo anche gli – forse non molti….- obiettivi raggiunti. Quanto esporremo concernerà i primi trent’anni di vita della Repubblica italiana. La mostra pone all’attenzione del visitatore ampi cartelli in cui sono evidenziati gli avvenimenti più significativi di ciascun anno. Su questo impianto informativo si costruisce una rete che attraverso fotografie, documentari e oggetti simbolo delle diverse epoche fornisce un’immagine quasi sempre vicina alla realtà del nostro paese.
Forse noi di non più giovane età siamo ancora legati a consuetudini superate, eppure riteniamo che ancor oggi per capire i tanti aspetti de nostro vissuto le foto possono rappresentare il modo più efficace per ricordare.
La descrizione di alcune foto che hanno sollecitato la memoria di chi scrive potranno essere utili per un excursus della nostra storia dal 1946 al 1977.

Siamo nel 1946. In forza del referendum popolare gli italiani hanno scelto la Repubblica e il suo Presidente provvisorio è il grande avvocato del foro di Napoli Enrico De Nicola..La foto ce lo mostra in una via della natia Torre Del Greco mentre stringe la ma mano ad una donna del popolo.Il volto del Presidente è bonario, il suo braccio teso mostra tutta la sua disponibilità e comprensione verso quel popolo così duramente colpito dalla terribile seconda guerra mondiale. Nel viso semplice della donna si coglie la speranza, la fiducia che quell’uomo retto, quel compaesano illustre lotterà per far uscire il suo popolo dalla disperazione che segue a quella guerra distruttiva.

E’ il 1948. La campagna elettorale si infiamma. Sono contrapposti il fronte cattolico- moderato guidato dalla battagliera democrazia cristiana e il fronte popolare in cui sono presenti i due principali partiti della sinistra , il partito comunista e quello socialista. Si gioca una partita decisiva, anche per gli effetti della guerra fredda, per la conquista della guida del paese Una foto ci presenta Palmiro Togliatti, prestigioso segretario del P.C.I., mentre arringa la folla nel corso di un comizio elettorale. Le mani dell’uomo politico sono teatralmente rivolte verso la gente che lo ascolta. Questa immagine pare divergere dal modo di essere dell’uomo, solitamente pacato e portato al sottile ragionamento. In realtà la posta in gioco è alta ed i comportamenti ne sono una conseguenza.

Corre il 1951, l’Italia si sta risollevando dalle macerie di una guerra distruttiva, ma ecco nella bassa pianura veneta. il grande fiume Po esce violentemente dagli argini e allaga vastissimi spazi del Polesine. E’ terra povera, tante case di modesti contadini vengono sommerse dal furore delle acque. Non c’è ancora la televisione, ma dalla radio si annunciano le sofferenze di quelle sfortunate popolazioni. Dal termine del conflitto mondiale è il primo grande evento calamitoso che si verifica nel nostro paese. Partono i soccorsi, tutta l’Italia si mobilita per aiutare economicamente gli alluvionati. Una foto semplice ,ma significativa rievoca quelle sofferenze. Quattro contadine vengono sorprese sulla riva del Po, sono tutte vestite in nero, hanno accanto grossi fagotti, ma i loro volti, segnati dalla fatica, appaiono tranquilli, fiduciosi di uscir fuori da quel disastro. E’ l’immagine di un’Italia semplice che vuole resistere.

1953,
una foto tanto diffusa dai giornali dell’epoca. Una ragazza è distesa senza vita sul bagnasciuga. E’ Wilma Montesi, una fiorente fanciulla romana. L a spiaggia è quella di Torvaianica nei pressi di Roma. Come è morta Wilma? E’ un enigma che non sarà mai sciolto. Si susseguiranno inchieste della polizia, si istruiranno processi, saranno implicati personaggi equivoci ma anche il figlio di un importante uomo politico della democrazia cristiana. Si parlerà di droga, di festini della società bene, alcune persone subiranno processi sui giornali. Tutto finirà in una bolla di sapone, il tribunale manderà assolti tutti, la povera Wilma non avrà giustizia. Un’Italia in cui per la prima volta uno scoop giornalistico provocherà, come un turbine impazzito, un interesse morboso di tanti connazionali

Facciamo un salto di qualche anno, è il 1958. Una foto fissa il volto trasfigurato dalla felicità del grande cantautore Domenico Modugno. Ha in mano una coppa, ha stravinto il festival di Sanremo con la canzone “Nel blu dipinto di blu“, poi diventata popolarissima nel mondo per le parole “ Volare oh oh!“.. Il “Mimmo“ nazionale, assieme a Migliacci, si è letteralmente inventato un modo del tutto originale di fare musica leggera, è uscito dagli schemi melodici e retrò portati avanti da molti anni da cantanti pur popolarissimi quali Claudio Villa e Nilla Pizzi. Nella piccola storia della canzone italiana il trionfo di Modugno resterà per tanti anni nella memoria degli italiani...          

1960
, una foto in chiaroscuro ci mostra il volto dell’attore in quel momento storico più prestigioso del teatro italiano, Vittorio Gassman. E’ una foto di scena, l’attore mostra il viso malinconico del personaggio che sta interpretando in quel momento, Adelchi, protagonista dell’omonimo dramma di Alessandro Manzoni. Quello che più interessa è che questa opera teatrale nasce da un’iniziativa coraggiosa dell’attore che ha fondato il “ Teatro popolare italiano “. Trattasi di un teatro-circo itinerante che porta questo dramma nelle periferie di tante città avvicinando la cultura ai cittadini. Gassman si prodiga efficacemente in modo poliedrico in quanto, oltre a giocare da par suo il ruolo di attore, è anche regista e addirittura imbonitore dello spettacolo. Sarà, nonostante le enormi spese, un trionfo di pubblico e una forma di rivoluzione nel modo di fare teatro.

Un anno cruciale, il 1968. Il vento della ribellione giovanile attraversa l’Europa e tocca anche l’Italia.. Covata da tempo scatta l’insofferenza dei giovani studenti verso la famiglia intesa in senso tradizionale, la scuola, il Governo, in sintesi vi è un sonoro no ad ogni condizionamento borghese . I ribelli, provenienti per la maggior parte da famiglie agiate, si ispirano quasi tutti al marxismo, i loro idoli sono Chè Guevara, il filosofo della contestazione Marcuse e uomini politici come il cinese Mao Tse Tung e il cubano Fidel Castro . A Roma scoppiano gravi disordini all’università “ La Sapienza “e precisamente in via di Valle Giulia., i giovani lanciano pietre, i poliziotti caricano con durezza..La foto rievoca quel momento di tensione. Due funzionari della celere in borghese trascinano, strattonandolo senza complimenti, un giovane contestatore che ha la parte superiore del corpo piegata in avanti. L’immagine sintetizza mirabilmente la situazione. Non vi è necessità di commenti, la foto dice tutto.

1974
, sarà tristemente ricordato per l’attentato in Piazza Della Loggia a Brescia.. La contestazione, promossa nel 1968 da giovani borghesi, si è fatta più dura, si è estesa alla classe operaia Scoppiano le molotov, sezioni di partiti di sinistra e di destra vengono incendiate. La tensione provoca reazioni incontrollate. La paura monta, anche perché dal 1969- con la strage di Piazza Fontana a Milano- sono iniziati attentati di mano ignota che colpiscono proditoriamente la popolazione provocando morti e ferimenti.. In quella piazza strapiena mentre si tiene una manifestazione sindacale scoppia una bomba. E’ l’inferno, vi sono molti innocenti uccisi e tantissimi feriti.. Una serie di foto su quella tragedia rammentano agli smemorati i frutti avvelenati situazioni ed atteggiamenti che la collettività respinge. Una foto, scattata pochi minuti dopo la deflagrazione, ci mostra grandi chiazze di sangue sotto i portici della piazza. Un’altra mostra un padre disperato, è in ginocchio ed ha tra le braccia la giovane figlia esanime con gli occhi chiusi, forse colpita a morte. Foto che, pur a distanza di oltre trent’anni, fanno male.ma che pure possono insegnare tanto.

1977,
in Italia la tensione politica,o meglio pseudo politica scatenata dalle brigate rosse ed altri movimenti terroristici di estremisti di destra e di sinistra, è giunta ai massimi livelli . Siamo nuovamente all’università di Roma “ La Sapienza “. Il prestigioso segretario generale della C.G.I.L. Luciano Lama parla all’aperto da un palco. Ribadisce la sua ferma opposizione al Governo in carica ma anche la sua dura condanna verso il terrorismo sanguinario. Nella piazza si odono urla scomposte, fischi prolungati, poi si tenta di passare a vie di fatto. Pare incredibile che perfino quest’uomo, che proviene dalle file della resistenza, che da sette anni si batte per i lavoratori alla guida del sindacato più forte, venga così ferocemente contestato e minacciato da molti di coloro che fino a poco tempo prima lo osannavano. La foto ritrae in primo piano Lama mentre arringa la folla mentre non ci fa vedere i tumulti che stanno avvenendo in quel momento. Se ci soffermiamo ad analizzare quella foto ci accorgiamo che il volto del leader sindacale è contratto nello sforzo di dare il suo messaggio di pacificazione mentre a pochi metri da lui avviene di tutto. Un’immagine che ci evidenzia la difficoltà per chi detiene responsabilità a livello politico-sindacale di frenare il turbine di una ribellione che si acuisce sempre di più. L’anno seguente il movimento terroristico raggiungerà l’apice delle sue azioni delittuose, con il rapimento e l’uccisione del. Presidente della D.C. Aldo Moro.

Anni difficili sono trascorsi, eventi lieti e tristi, frammenti di una vita trascorsa, eppure la Repubblica deve continuare il suo percorso di democrazia.

 

……………………………………………..