Sopra
il maglione una giacca, mani e piedi ghiacciati, eppure siamo a
marzo; sono sempre stata una sostenitrice del freddo, la mia
stagione preferita è da sempre l’autunno, ma quest’anno sono
inquieta - sogno spiagge bianche e limpidi mari tropicali, pardon...
sognavo; eh si, sognavo e poi sono uscita dalla doccia. Ho la
disgrazia di avere un grande specchio direttamente di fronte, e
“blob” hanno fatto i sogni. Questo inverno mi sono ispirata agli
scoiattoli che fanno scorte di cibo per la stagione fredda e poi le
sotterrano. Anch’io l’ho fatto, ma in assenza di giardino le ho
mangiate - e si vede.
La
mia immagine di sirena che esce dai flutti è diventata quella di una
sirena con gommoncino incorporato.
Niente posti esotici, ma neanche stazioni sciistiche, non ne posso
più del freddo - a parte i maglioni che coprono così bene.
Malinconicamente affiorano i ricordi delle vacanze passate, del
piccolo paradiso in Sardegna che ci ha accolti per molti anni e che
ci ha dato tanta serenità fino ad un paio di anni fa quando la casa
non era disponibile e, sentendoci orfani, dovevamo trovare una
alternativa. Su consiglio di parenti partimmo alla volta della
Puglia dopo la metà di settembre. Che non potevamo aspettarci la
piena estate era scontato, ma che da Frosinone fino a Bari ci
sarebbe stato più utile un motoscafo non avevamo messo in conto.
Sembrava che avessimo preso a traino il temporale che continuava a
martellarci. Il Salento ci accolse con un timido sole ed iniziammo a
vederci in costume. Santa Maria di Leuca è molto bella ma in quel
periodo alquanto addormentata. Di spiagge non c’è l’ombra, ma basta
fare qualche chilometro e la sabbia si trova. Il secondo giorno
eravamo pronti per l’abbronzatura e il primo bagno in mare.
L’abbronzatura o meglio il rossore era assicurato, ma al momento di
immergermi scoprii due tracine che pattugliavano minacciosamente
l’acqua bassa. Dato che era casa loro mi ritirai in buon ordine. Il
secondo giorno di spiaggia era accompagnato da venti che
richiedevano l’ancora e portarono con loro nuvole nere nere. La
decisione di darci al turismo culturale non fu difficile, ma
l’esecuzione era talvolta avventurosa. Un giorno scappammo sul punto
più alto di Santa Maria, al Faro, perché la strada era diventata un
furioso torrente; gli altri erano in gran parte degli slalom per
evitare pozzanghere grandi e profonde come Loch Ness. Vedevamo cose
molto belle ed interessanti, ma quando vedemmo i primi segni di
muffa sulla pelle fuggimmo sotto una pioggia copiosa verso Roma.
Dopo quell’umida vacanza la Sardegna che in tanti anni non ci aveva
mai tradita ci attirò tanto che ci saremmo andati anche a nuoto. Non
ce ne fu bisogno, ma la nave era talmente lenta che a metà strada ci
offrimmo di dare il cambio ai rematori.
Era di nuovo settembre e la solita casa già occupata. Ci furono
altre offerte ma i prezzi sembravano più di vendita che non di
affitto. Una signora ci disse che, però, c’era anche l’aria
condizionata. Ci salvò un “last minute” con un prezzo sbalorditivo.
Finimmo in un condominio simile ad un alveare, ma per fortuna quasi
vuoto. L’appartamentino con vista mare - uno spicchio tra le case -
aveva l’aria condizionata, molto condizionata. Data la misura della
cucina (con un fazzoletto si poteva fare la moquette) la finestra
non si chiudeva e l’eterno vento dell’isola aveva libero accesso al
nostro tavolo da pranzo. La prima sera avevamo ancora un po’ di
riserva di calore, ma in seguito ci vestimmo di tutto punto per
andare a tavola. Il bagno era molto raccolto, si potevano utilizzare
tutti i servizi insieme. Anche lì la finestra non era chiudibile ed
essendo basculante l’aria gelida colpì inesorabilmente la parte
superiore del corpo sotto la doccia. Avessi portato la muta da sub
di mio figlio! Ammetto che il letto era ottimo, ma non finirò mai di
ringraziare la mia mania di portarmi dietro una trapunta.
Il mare era esattamente quello che avevo sempre sognato, cristallino
con leggere increspature, grazie la fatto che eravamo all’interno di
una serie di isolotti; la passeggiata da casa piacevole in mezzo a
giardini curati. Immergersi in quel mare era il colmo della goduria;
immergersi si, ma non uscire.... il vento ti trasformava in un
ghiacciolo prima ancora di raggiungere l’asciugamano. In 15 giorni
feci un unico bagno, passeggiavo molto, ma sempre molto vestita con
l’ombrello a portata di
mano.
La vita notturna si limitava al “canto” del gufo e all’ascolto di
temporali e scrosci di pioggia.
Non do la colpa alla Puglia o alla Sardegna, ma prima di partire la
prossima volta avviserò amici e parenti e forse anche il servizio
meteorologico - in tanti mi saranno grati.
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