Racconto....
il tempo e lo specchio
Spesso, molto spesso, notiamo che il tempo scorre veloce come
tanti granelli di sabbia tra le dita. Oggi appena svegliata, come ogni
giorno, ho aperto le finestre di casa notando che il tempo è brutto,
grigio e piovoso. Io sono una persona solare, amo il sole, il tempo
brutto mi da malinconia. Ritornando in camera da letto il mio sguardo si
è soffermato allo specchio, mi sono guardata attentamente più degli
altri giorni, perché oggi è una giornata particolare, il mio compleanno,
guardandomi ancora mi sono detta: "Auguri Maria, sono trascorsi ben
76 anni!
Lo specchio inclemente mi rimanda l'immagine e sembra dirmi: Come ti
vedi oggi?"
Ed allora ho pensato al tempo trascorso, alla mia infanzia felice,
all'adolescenza, al matrimonio, ai figli nipoti e pronipoti. Si perché sono per ben due volte bisnonna!!
Poi ho ricordato la vedovanza, la solitudine che preme sul cuore, la
persona che non c'è più accanto a me.....
Quanti sacrifici e quante gioie la vita ci ha donato, quanti
sogni non avverati, frantumati via via come gocce di cristallo, ma in
compenso quanto amore!
L'amore non si compra, ci viene donato quando lo meritiamo. E
guardandomi sempre allo specchio mi sono detta: " Paura Maria, perché? il segreto della vita è proprio nel saper invecchiare."
Non voglio più guardarmi allo specchio, non voglio pensare al tempo che
passa, voglio svegliarmi al mattino, serena, salutare il sorgere del
sole e guardare il mio mondo con gli occhi dell'amore. Ascoltare il
cinguettio dei passeri, l'abbaiare dei miei cani che aspettano una
carezza, salutare Cocorito il mio pappagallo che aspetta il mio buon
giorno e un bacino porgendomi la zampina. Salutare mio figlio
benedicendo il Buon Dio per avermelo donato.....
In questo momento, vorrei catturare l'attimo fuggente.....
Il giorno del mio compleanno volge a termine e posso dire a me stessa:
"Maria la giornata è trascorsa serenamente, domani sarà quello
che la vita vorrà donarmi, sia nella gioia, come nel dolore. Salutare
il nuovo giorno, il sorgere del sole e dire al mio mondo: " Mondo
mio, la vita è bella se la si sa apprezzare.
Roma 10-02-2004
Maria De Leo
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di Lea Mina Ralli
Amore e dovere
Da circa un anno i due giovani sposi vivevano
felici nella loro bella casa, non molto grande, ma arredata con gusto e
semplicità col concorso di amici e parenti che avevano fatto i regali
di nozze seguendo le indicazioni della lista fatta dalla coppia stessa.
Ogni cosa, moderna e funzionale, rispecchiava il carattere aperto e
dinamico dei giovani sposi che, conosciutisi sui banchi scuola, avevano
deciso di coronare il loro sogno d'amore non appena lui, Paride,
conseguita la laurea di avvocato, aveva avuta la possibilità
d'inserirsi come praticante nello studio di un amico molto ben avviato.
Per sua moglie Tecla, invece, gli studi si erano dovuti interrompere
dopo il liceo per la limitata disponibilità economica della sua
numerosa famiglia che non poteva permettersi di mantenerla ai
lunghi studi universitari.
La ragazza però frequentando successivi Corsi di formazione
aveva conseguito l'attestato di ceramista e vetrinista e su
quest'ultimo aveva puntato per entrare
a far parte di una catena di negozi dei quali rinnovava le mostre ad
intervalli regolari che gli avevano permesso di contribuire al reddito
familiare e mettere a parte anche qualche risparmio.
Anche il suo fidanzato aveva cominciato a guadagnare abbastanza bene
perché entrambi volevano sposarsi appena possibile.
Ciò avvenne, infatti, per la loro felicità e fra le benedizioni del
parentado che gioiva insieme ai due ragazzi innamorati.
L'impiego che Tecla
mantenne anche dopo le nozze le consentì di riempire il tempo in cui
suo marito era in ufficio, lo svolgeva con passione creativa, ne
riceveva molta soddisfazione
e le dava modo di arrotondare il reddito familiare.
La vita in quella casa iniziò così tranquilla e soddisfatta e, dopo
alcuni mesi, anche la gioiosa novella di una prossima maternità aveva
allietata l'unione felice e tutto lasciava prevedere un altrettanto
sereno futuro.
La nuova vita che si era annunziata contribuiva a farli fantasticare e
ad assumere con impegno il nuovo ruolo di genitori.
Come ogni futura madre, la giovane Tecla, sopportò i primi disagi che
la gravidanza comporta e nausea, astenia e insonnia furono superate
ottimamente e non vi fu neppure la necessità di sottoporsi ai numerosi
esami che, in quegli anni, cominciavano ad essere abitudinari per tutte
le mamme in attesa. Non essendo, però ancora obbligatori, Tecla, aveva
ritenuto farne a meno e aveva seguito i consigli della madre che per le
sue quattro gravidanze aveva tenuto sotto controllo soltanto le urine
per evitare l'eventuale albuminuria, sottoponendosi a due sole visite
della sua levatrice per rilevare la posizione del feto.
Era giunta così al quarto mese di gestazione e tutto procedeva bene, ma
un giorno che stava allestendo una vetrina natalizia molto elaborata,
cadde in malo modo da una scaletta provvisoria
che, tranne qualche livido, sembrò non aver lasciato postumi.
Dopo circa una settimana, però, Tecla fu colta da violenti dolori
addominali che le causarono anche alcune perdite di sangue che potevano
essere avvisaglia di aborto.
Fu necessario, quindi, farle assumere delle massicce dosi di medicinali
specifici per scongiurare l'aborto
mantenendo un assoluto riposo fino al termine della gravidanza.
Il marito nelle pause di lavoro s'ingegnava a tenerla di buonumore:
"Sai! la nostra bimba ha tentato di anticipare la sua venuta al
mondo soltanto per conoscermi prima....sai che le bambine sono tutte per
il papà" ed io non vedo l'ora di tenermela fra le braccia."
"Ma che dici Paride? Tu
insisti nel credere che sia una femmina. E se fosse una maschio? "
Non conosci l'antico detto che afferma essere la pancia a punta che
porta il maschio, ed io, sono tonda tonda!"
Simili schermaglie si susseguirono per tutto il tempo della gestazione
che, comunque, non raggiunse il tempo debito e il parto avvenne
prematuro, recando un'amara sorpresa.
Non per il sesso che rivelò essere un maschio, malgrado la forma della
pancia e l'antico proverbio.
Bello, forte e vivace, Fulvio, coi suoi primi strilli rivelò avere dei
forti polmoni, ma disgraziatamente era focomelico con due moncherini al
posto delle braccia.
La necessità di assumere dei farmaci capaci di arrestare l'aborto per
un tempo lunghissimo, aveva determinato la grave anomalia che gettò
nella costernazione tutta la famiglia che aveva attesa questa nascita
con amore e trepidazione, ignari di quanto il destino stava loro
preparando.
Sul momento nessuno ebbe coraggio di farne partecipe la madre che vide
la sua bella creatura strettamente fasciata com'era l'uso del tempo e
solo quando dovette attaccarla al seno capì
la situazione e, con un urlo di raccapriccio seguito da un pianto
convulso e prolungato che rischiò di
annullarne la scesa del latte, allontanò da sé il piccolo
innocente che cercava la turgida mammella che la madre le rifiutava:
"Non può essere mio
figlio. Non voglio vederlo più. Lo rifiuto, portatelo via. Qualcuno me
lo ha scambiato."
Queste le parole allucinate della povera madre e le infermiere della
clinica non sapevano come consolarla.
Dal suo canto Paride se la prese col destino crudele e malvagio che
aveva recata una condanna non solo a loro genitori, ma allo stesso
neonato che non avrebbe avuta una vita facile.
Ne parlò con l'anziano ginecologo con accento angosciato: "Capisce
dottore? E' come una maledizione per noi che ci attendevamo un bambino
come gli altri.
Cosa abbiamo fatto per meritarci un castigo simile ? E mia moglie che
non vuole neppure vederlo
dopo averlo atteso con tanto amore e tanta sofferenza. Come potremo
allevarlo ?
La nostra è una famiglia distrutta prima ancora di formarsi".
Il medico aveva lasciato sfogare il povero padre che seduto aldilà
della sua scrivania parlava con accento accorato, infine si alzò e,
ponendogli una mano sulla spalla gli si rivolse con voce comprensiva:
" Mio caro Paride, io potrei essere suo padre e di casi come questi
ne ho visti parecchi, posso assicurare che le soluzioni ci sono.
Basta ragionare su alcuni punti essenziali. La natura umana ha ancora molti lati sconosciuti e non sempre le
cure danno gli stessi risultati.
Le medicine date a sua moglie, non hanno causato sempre lo stesso
abnorme risultato e questo disastroso fenomeno non ha una causa precisa.
Non vi è ancora certezza che le sole cure ne siano il motivo. Purtroppo,
quando ciò avviene non resta altro che rimettersi al fato avverso ed
accettare con doppio amore questi poveri bimbi
che, quasi sempre, dimostrano di avere un'apertura intellettiva
superiore alla media come succede anche nei Dawn che
nel corso della vita, riescono a superare gli ostacoli più
invincibili.
Ciò accade proprio perché con l'intelligenza s'ingegnano a mettere in
evidenza le loro capacità
più nascoste. Siamo tutti a conoscenza che molti
menomati fisici sono diventati insigni pittori, atleti, musicisti,
ma questo solamente perché non sono stati respinti dalle loro famiglie.
E' fondamentale convincere sua moglie che il bambino è sano e vivace e,
soltanto se chi lo ha messo al mondo lo rifiuta, potrebbe diventare un
disgraziato."
Con la testa fra le mani, il povero padre, era rimasto muto ad
ascoltarlo e il professore riprese il suo discorso: " Mi creda, il
primo a rimanere sconcertato sono stato proprio io che l'ho visto per
primo e mi rendo conto di quanto sia doloroso farne partecipi i
genitori."
Il medico sostò un attimo per asciugarsi gli occhiali inumiditi dalla
commozione e subito
riprese:
"Il mio compito, è quello di chiarirle le idee e spronarlo a
convincere sua moglie che un figlio è un dono prezioso
e non va ripudiato in nessuna situazione. Anzi l'amore materno sa
fare i più grandi miracoli e, lei, come padre e come avvocato, deve
trovare le parole giuste per persuadere sua moglie ad abbracciare e
nutrire questo bimbo che se potesse parlare, sarebbe il primo a
prendersela con chi lo ha generato e, crescendo, si concilierà con la
vita soltanto attraverso voi che lo amerete e lo aiuterete a trovare la
sua strada. E' un compito grave quello che vi aspetta, ma dovrete
affrontarlo non solo per amore, ma anche per dovere. Rifletta sulle mie
parole ed affronti con coraggio e consapevolezza . l'avvenire di suo
figlio sarà senza dubbio
la sua più grande causa che dovrà perorare."
Le parole del professore, furono un balsamo per l'angosciato Paride che
vi riflettè a lungo e
furono da sprone per persuadere la sua compagna a prendere un più
positivo atteggiamento verso quella creaturina che non aveva nessuna
colpa.
Tornato accanto al letto di Tecla, ancora in lacrime, cominciò a
parlarle con tono sommesso e persuasivo descrivendole anzitutto le
sembianze del loro piccino nel mentre accarezzava i capelli di sua
moglie madidi di sudore.
"Smetti di piangere e di accorarti, mia cara. Pensa invece a quanto
è bello il nostro piccolo,. Hai visto che ha gli occhi simili ai tuoi? E poi è maschio ed risaputo che, i maschi, stravedono per le
loro madri...tu invece che fai ? Lo ripudi? Mentre sei proprio tu che in
questo momento dovrai nutrirlo e provvedere a lui . Io vi sarò accanto
e farò la mia parte condividendo con te amore e sacrifici e, solo da
noi, egli troverà
l'appoggio che gli spianerà quel percorso che si è annunziato lungo e
difficile. Il nostro Fulvio è frutto del nostro amore e lo abbiamo
aspettato con tanta trepidazione per poi rifiutarlo? Dovremo amarlo più
di ogni altro bambino perché i suoi bisogni saranno maggiori
e, se sapremo trasmettergli qualcuna delle nostre qualità troverà,
anche lui, qualcosa che farà amargli
la vita. Comincia a guardarlo con altri occhi, scorda la sua
anomalia, tienilo accanto a te e il tuo cuore di madre non resterà
insensibile al suo pianto e al suo riso. Fulvio ha bisogno di te come
ogni neonato che fino a che non sarà svezzato non potrà usare le sue
braccine e, per quel tempo, avremo insieme trovate molte soluzioni
affinché egli non rimpianga di essere nato sentendosi diverso. Anche la
scienza ci verrà incontro e lo provvederemo di protesi adatte a lui.
Per questo dovremo essere forti anche noi per affrontare i futuri
problemi, ma adesso consoliamoci pensando che è robusto e vivace e non
è affetto da mali incurabili.
Pensa a quanti altri bambini infelici vi sono nel mondo e che
abbandonati a sé stessi finiscono per soccombere senza avere conosciuto
l'affetto di genitori che si fanno carico delle loro sofferenze. A
nostro figlio non deve essere riserbato questo destino."
Le parole del marito scossero Tecla che da troppi giorni si rifiutava di
alzarsi dal letto, mostrò il desiderio di sgranchirsi
e Paride l'aiutò ad infilarsi la vestaglia esortandola a fare
una camminatina nel corridoio mentre si scambiavano effusioni.
Dopo una ventina di passi giunsero davanti la vetrata della nursey dove
i neonati erano allineati nelle loro culle e dietro il vetro sembravano
tutti uguali e nessuno mostrava le braccine coperte da lenzuoli e
copertine tanto che Tecla stentava a riconoscere il suo.
Una puericultrice s accorse del suo imbarazzo e ne approfittò per
approssimarsi a colei che in quei giorni era al centro delle attenzioni
e con molta cortesia le indicò il suo piccino:
"Vede signora il suo bimbo è il più bello di tutti ! Tecla lo
guardò riluttante e, per la prima volta, il viso di suo figlio gli
apparve in tutto il suo splendore con la testina ricoperta dalla folta
capigliatura bruna come la sua e due occhioni azzurri come quelli del
suo babbo; veramente un'amore di bimbo."
Un fiotto di emozione pervase la giovane madre mentre dai capezzoli
sentiva sgocciolare il suo latte pronto per nutrire quel figlio che fino
a quel momento non aveva voluto avere accanto.
Anche Paride che col suo braccio sorreggeva sua moglie, fu pervaso dalla
commozione sentendo il brivido trasmessogli da Tecla
mentre le parole, gli fluivano dalle labbra istintive e
persuasive, non per nulla era avvocato...
"Vedi tesoro, quanto è bello il nostro bambino? Pensa con quanto
amore lo abbiamo creato e quanto abbiamo fatto per non
perderlo. Queste sono cose che dovremo raccontargli e lui sarà
fiero dei suo genitori come noi lo saremo di lui. Per il momento saremo
noi le sue braccia e mano a mano che crescerà provvederemo nel modo
migliore a non fargli sentire le difficoltà del suo stato.
L'infermiera intanto, aveva fatto entrare Tecla nella Nursery offrendole
una sedia e, intuendo che le mammelle della puerpera
erano pronte per essere svuotate, sollevò Fulvio ancora fasciato
e glielo pose in grembo. La boccuccia avida del neonato si attaccò
immediatamente al capezzolo turgido che sua madre istintivamente le offrì
mentre l' emozione nuova che la pervadeva sancì il connubio eterno che
lega madre e figli che è uguale in ogni parte della terra.
Mentre il bimbo poppava, lo sguardo di sua madre indugiava su quel
capino bruno e sulle gote arrossate dallo sforzo di succhiare e l'amore
materno, represso fin'allora, si concretizzò in un sorriso estasiato
che sbocciò istintivo. In quel momento, lei vedeva solo il lato
superiore di suo figlio, il resto ricoperto dalle trine candide del
coprifasce si mostrava perfettamente uguale agli altri nascituri.
I problemi li avrebbe affrontati a suo tempo e si sentiva pronta ad
avere quattro braccia per lui.
Era sorto in lei quel senso materno che credeva di poter scacciare
solamente con la sua volontà, ma che invece è presente in ogni donna
che auspica la maternità come una realizzazione
vitale ed è
formato da immenso amore ed altrettanto senso del dovere.
Così è ogni madre degna di questo nome.
Tecla sarebbe divenuta davvero un'altra Madre Coraggio affrontando
tormenti e sacrifici, col risultato di trasmettere a suo figlio
quell'ottimismo necessario per scegliere in serenità il suo posto nella
società.
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