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REQUIEM |
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di Annemarie Lenz
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Quel tombino era il suo portone, la sua finestra sul mondo esterno. Si vedeva apparire il suo musetto e con il naso arricciato controllava la via. Non poteva sapere di non essere desiderato e, spaventato, si ritirava al minimo rumore. Qualche volta però l’aria era tersa, nessun disturbatore in vista e allora ... tip, tip, tip usciva un bel topo di fogna lungo una ventina di centimetri. Annusava di qua e di là, attraversava la strada e spaventando a sua volta i passanti, si faceva una bella passeggiata. Ritornava sempre nel suo tombino - finché un giorno uscì senza precauzioni e si trovò due grossi piedi a sbarrare la strada. Non poteva tornare a casa e si rifugiò nel nostro negozio pieno di biciclette. Si rese subito conto di non essere il benvenuto perché tre paia di gambe e tre scope si avvicinarono minacciose. Aveva ormai il magone e cercò una via di scampo, sbagliando direzione. Alle scope si aggiungevano ruote che vennero spostate, rumori di macchinari trascinati via; il povero topo non poté fare altro che nascondersi. Mentre questi umani cercavano freneticamente, lui aveva trovato un angolino tranquillo e forse già pregustava qualche cenetta a base di gomme e fili elettrici. Ma non era la sua giornata fortunata; due occhi attenti lo scovarono e - zac - che arrivò la scopa. Non fu colpito, ma decise che era meglio cambiare aria. Si arrampicò su una bici, idea non geniale perché giunse un colpo di scopa, e via alla prossima bici con il medesimo risultato. Finalmente vide l’uscita, ma nella fretta mancò la porta e urtò violentemente contro l’anta . Il guerriero cadde a terra esanime e fu portato senza gloria su un raccoglispazzatura fino al suo tombino. Per due giorni non si affacciò e non vide che questi umani crudeli avevano messo impedimenti vari intorno al suo portone. Non che questo gli avesse impedito l’uscita, ma quando si hanno quattro zampe da controllare è sempre difficile evitare inconvenienti. Il nostro topo era abbastanza furbo e presto lo vedemmo di nuovo a passeggio. Anche questa volte riuscì a far cambiare marciapiedi a due persone, ma proprio quel giorno qualcosa deve essere andato storto. Se fosse stato per i postumi dell’incidente, se avesse la luna per traverso per colpa nostra e di quel gatto che stava eternamente nei paraggi di casa sua anche se non pericoloso, visto che a grossi topi preferisce scatolette da supermercato, non si sa, ma la sua vigilanza era chiaramente abbassata. Non tornò a casa sua, non si faceva vedere, e il giorno appresso un grande topo molto piatto, ormai riconoscibile solo dal suo pelo grigio giacque in mezzo alla strada. Ultimamente un suo parente si affaccia spesso con aria circospetta.
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